venerdì 25 febbraio 2011

Olocausto invisibile (III)

Noi animalisti veniamo spesso tacciati di essere degli estremisti, pazzi esaltati che preferiscono gli animali al genere umano (... con tutti i problemi che ci sono nel mondo, bambini che muoiono di fame, malattie, guerre, lavoro precario, governo ladro ecc. questi vanno a pensare agli animali...  , o - nella migliore delle ipotesi - degli ingenui idealisti che credono ancora che sia possibile cambiare il mondo (... tanto non è che se uno smette di comprarsi la bistecca poi cessano gli allevamenti intensivi, la carne si è sempre mangiata e sempre si mangerà, eh sì, l'uomo è crudele, ci sono le guerre, continuerò a comprarmi la pelliccia perché tanto ormai gli animali sono morti, anche gli animali si mangiano tra loro e noi siamo i predatori più abili e più forti, se la natura è fatta così io che ci posso fare, allora non dovresti mangiare nemmeno la lattuga,  ma se allora fossi su un'isola deserta non ti metteresti a pescare per sopravvivere?... ).
Di idiozie ne sento tante; spesso banali luoghi comuni che vengono ripetuti a mo' di mantra cantilenante, sentendo i suoni che scivolano via attraverso le labbra ma senza comprenderne realmente il significato o senza concedersi un attimo di tempo per elaborare realmente la risposta che si sputa fuori; spesso giustificazioni pronunciate con un certo livore, con tono astioso, tipico di chi si mette sulla difensiva, probabilmente riconoscendo una fondata verità alle accuse mosse dagli animalisti ma troppo preoccupato di dover ripensare e mettere in discussione il proprio stile di vita, preferendo così liquidare il tutto con... il mondo va così da sempre... .
A queste sciocche argomentazioni, e prive di un reale fondamento, se ne potrebbero aggiungere altre e sono sicura che ogni animalista sa di cosa sto parlando, ma per il momento preferisco fermarmi qui per iniziare a demolirle (non che ci voglia chissà quale sforzo mentale... basterebbe riflettere un secondo e, soprattutto, rinunciare alla disonestà mentale tipica di chi ricorrerebbe anche al più squallido dei luoghi comuni pur di avere la meglio in uno scontro dialettico, come fanno molti cacciatori, ad esempio).
Partiamo dall'estremismo di cui vengono tacciati gli animalisti; la questione è molto semplice: o si amano gli animali oppure no. O si ha a cuore la vita di ogni creatura vivente oppure no. O si rispetta la vita oppure no. O si ritiene che uccidere sia sbagliato oppure no. Non si tratta di essere estremisti, si tratta di essere coerenti con i propri principi e con le proprie scelte. Quando si tira in ballo questioni tanto importanti e definitive come la vita e la morte non si può che dare una risposta di tipo assoluto; non è estremismo, è coerenza. Non si può dire: "uccidere è sbagliato ma lo è di meno se... " o parlare di "vivisezione o scuoiamento etico": è una contraddizione in termini. Come quella di molti cacciatori che dicono di rispettare la natura (seeh... quale, quella del giardino di casa loro? Una volta è venuto un tizio a casa mia: come faccio sempre quando entra un estraneo provvedo a richiamare il mio cane ed i miei gatti perché non vadano ad infastidirlo - non tutti amano gli animali infatti e non è che noi animalisti vogliamo costringere tutti ad amare gli animali, noi vogliamo solo che siano rispettati... ma di questo parlerò un'altra volta - e lui mi fa: "no, no, non si preoccupi, a me piacciono gli animali... sono un cacciatore". Ah, beh, certo, infatti notoriamente si uccide ciò che amiamo... ).
Gli animalisti preferiscono gli animali al genere umano? Questa è un'altra tra le considerazioni più stupide che abbia mai sentito; l'amore per gli animali - che quindi include ogni specie vivente, fuori da ogni considerazione specista - è semmai un'estensione dell'amore che proviamo anche per il genere umano. Significa avere un senso della pietà e della comprensione talmente elevato da includere non solo chi ci assomiglia strettamente (come gli altri esseri umani) ma anche chi è diverso da noi geneticamente parlando. Significa avere rispetto per tutte, TUTTE, le creature che abitano il pianeta. Il fatto che poi spesso ci capiti di maledire il genere umano per gli orrori che è in grado di compiere sugli animali è un altro discorso. Personalmente provo un senso di pietà, di sconfitta e fallimento (come essere umano) quando sento parlare di certi orrori. Anche rabbia, certo. E dolore. Lo stesso che proviamo tutti quando leggiamo di omicidi, guerre, stupri, violenze ecc.. Il fatto che esistano persone malate o malvagie o ignoranti (infinite sono le cause che portano a compiere certi atti) non significa odiare il genere umano nel complesso. Nè - come ebbe a pensare dapprincipio Raskolnikov, noto protagonista di Delitto e Castigo -  che sia giusto procedere all'eliminazione fisica di determinate persone considerate un danno per la società. Io non gioisco quando un cacciatore spara ad un altro, quando un torero viene incornato e ferito gravemente da un toro, o quando un macellaio muore d'infarto a causa dello stress lavorativo. Provo invece una profonda pietà. Pietà perché è una persona che ha perso la propria opportunità di evolversi nel rispetto di ogni creatura. Non grido ai vivisezionatori "assassini, che voi siate maledetti" perché persone così sono GIA' maledette. E' il loro gesto imbrattato di sangue che li qualifica e maledice.
E' vero poi che nel mondo ci sono tantissimi problemi molto seri. E' vero che ci sono bambini (ed adulti) che muoiono di fame, persone senza lavoro, malate ecc.. Ma non capisco il nesso. Sul serio. Mi sfugge. Non capisco come occuparsi anche degli animali possa impedire o disturbare le altre opere di carità, soccorso ed impegno civile. Prendersi cura del benessere degli animali può in qualche modo contrastare gli aiuti umanitari? Non credo proprio! La cosa che più mi fa sorridere è che poi - guarda caso - simili obiezioni vengono spesso rivolte proprio da quelle persone che in vita loro non hanno mai mosso un dito per qualcuno, né umano né animale. Quindi, si potrebbe replicare "bello, intanto comincia tu a muovere il culo, poi semmai preoccupati di quello che faccio o non faccio io!"
Inoltre non è che per sostenere la causa animale serva poi tutto questo tempo: intanto basterebbe smettere di comprare carne, di comprare pellicce o articoli in pelle... già sarebbe tantissimo. E con questa rispondo anche all'altra obiezione, cioè che "il mondo non si può cambiare". Questo non è assolutamente vero. Chi dice così è perché in realtà NON lo vuole cambiare. Noi esseri umani abbiamo un potere enorme anche, e specialmente - in quest'epoca di capitalismo estremo - come semplici consumatori. Se calassero gli acquisti di carne molti allevamenti intensivi sarebbero costretti a chiudere. Se nessuno comprasse più la pelliccia, molti animali non verrebbero più scuoiati vivi. Se nessuno portasse più i bambini al circo, non ci sarebbero più animali frustrati per essere addestrati a compiere gesti ridicoli, contrari alla loro natura, solo per il gusto di far ridere un pubblico inconsapevole della sofferenza che c'è dietro. Se si boicottassero determinati prodotti verrebbe meno la sperimentazione animale (ma io preferisco continuare a chiamarla vivisezione perché non è l'adozione di un eufemismo a cambiare l'essenza dell'atto orrorifico in sé). Eh... ma poi se iniziano a chiudere gli allevamenti intensivi molte persone perderanno il loro lavoro... dicono alcuni. Per come la vedo io, far cessare la produzione di un lavoro eticamente scorretto, causa di dolore, sofferenza e morte, può essere solo un bene per l'umanità. Se uno spacciatore viene arrestato, eh beh sì, magari smette di portare i soldi a casa con cui sfamava la famiglia ma ve la sentireste di considerarlo comunque un mestiere che doveva essere salvaguardato? Anche i camorristi ed i mafiosi hanno famiglia e producono e guadagnano denaro. Vi dispiacerebbe però se restassero "disoccupati"? Dite che è una cosa diversa? No. Non è una cosa diversa. E' solo che una professione viene giudicata legale e l'altra no. Ed è solo la cultura in cui si vive che stabilisce gli aspetti giuridici di un'azione.  Ma eticamente, sotto il profilo etico, uccidere un animale ed un uomo è lo stesso ignobile gesto. Il verbo è sempre lo stesso: UCCIDERE. Cambia il paziente non l'essenza del gesto in sé.
Ci sono persone che muoiono di fame. Certamente. Forse pochi di voi sanno che migliaia di ettari di terreni nei cosiddetti paesi poveri vengono coltivati a cereali con cui poi si faranno "papponi" destinati ad ingrassare bovini che poi verranno esportati a nutrire gli abitanti dei paesi occidentali. Pensate allora a quante persone povere potrebbero invece essere sfamate se quei terreni venissero coltivati direttamente a riso o a cereali destinati alla loro diretta nutrizione.
Avete idea di quante calorie abbia bisogno un bovino per crescere ed ingrassare? Avete idea di quante persone - con il medesimo quantitativo - potrebbero essere invece sfamate? Tanto più che quei bovini andranno ad arricchire (che tristezza!) le tavole dei paesi occidentali, paesi in cui si muore per malattie legate all'obesità, ai problemi cardiaci e di cancro: tutte malattie che sono in stretta correlazione con l'alimentazione grassa troppo ricca di prodotti animali.
Alcuni di voi si ricorderanno che nei primi anni '80 ci fu un'enorme carestia in Etiopia, carestia a causa della quale morirono migliaia di bambini ed adulti. Persino il mondo dello spettacolo si attivò, facendo uscire sul mercato un disco chiamato Do they know it's Christmas? - alla cui  realizzazione contribuirono tutti i più famosi cantanti e gruppi di allora riuniti nel nome di Band Aid - i cui proventi sarebbero stati destinati all'Etiopia nel tentativo di alleviare la loro situazione disperata. Fu un'iniziativa che ebbe molto successo e che negli anni si è ripetuta tantissime volte per altre situazioni difficili, in altri contesti ecc..
Forse però non tutti sanno che in quello stesso periodo, sempre in Etiopia, fu smessa la coltivazione,  su migliaia di ettari di terreno, di riso e cereali adatti a sfamare la popolazione umana per essere convertita in culture di mangimi destinate ad ingrassare i bovini, la cui carne, e lo ripeto, sarebbe stata esportata negli Stati Uniti o nella ricca Europa. Quella carestia fu in parte causata ed ingigantita dalle sporche dinamiche economiche dei paesi cosiddetti "ricchi" (ma poveri di spirito, ahimé!).
Smettere di mangiare carne non è solo un gesto di amore e rispetto verso tutte le creature viventi, un gesto di altissimo valore etico degno dei popoli più evoluti ma anche un gesto di enorme solidarietà verso tutti quei popoli che non esitiamo mai a tirare in ballo quando si parla di impegno civile.
Quindi, non solo essere animalisti non significa trascurare altre iniziative di aiuto ed impegno umanitari ma addirittura ne amplifica l'utilità.
Quando rinuncio a comprare la carne aiuto i miei fratelli animali ma anche - sebbene indirettamente - molti miei fratelli lontani, meno fortunati di me. Io che posso scegliere, scelgo di farlo.
Quest'ultima è una considerazione anche utilitaristica, certo: non mangio la carne anche perché contribuisco  a ridurre la fame nel mondo.
Vorrei infatti aggiungere che molte scelte animaliste vengono fatte per motivi secondari: appunto utilitaristici, di salute, o persino religiosi (dei motivi religiosi magari parlerò in un post a parte). Se alla fine questi altri motivi conducono alla scelta di rispettare gli animali a me sta pure bene. Però vorrei dire - ci tengo - che ogni mia considerazione nasce da presupposti esclusivamente ETICI ed ANTISPECISTI. Io ritengo che tutte le creature abbiano il medesimo diritto a vivere in pace la loro esistenza. Punto. Se poi qualcuno sceglie di non uccidere gli animali perché ha a cuore aspetti ecologici, economici, civici o perché la sua religione gli dice che altrimenti non porrà mai fine al suo ciclo doloroso di reincarnazione, a me - ma forse soprattutto a tutti gli animali la cui vita sarà risparmiata - sta bene uguale. Questi però, ci tengo a sottolinearlo, sono motivi secondari, utilitaristici. Motivi che ogni animalista  "puro" pone al di fuori della sua primaria considerazione etica, l'unica la quale davvero può vincere su qualsiasi altra obiezione.
Rispettare tutte le creature viventi è una scelta talmente assoluta e assiomatica che è in grado di reggersi perfettamente su se stessa. Non ha bisogno di altro. Tutte le altre considerazioni sono di supporto o periferiche ma l'unica cui non si può in alcun modo obiettare è quella del rispetto di tutte le creature. E' una scelta di valore talmente assoluto che supera ogni altra considerazione di tipo utilitaristico o economico.
Nei prossimi post metterò a nudo l'infondatezza delle altre obiezioni che ho citato sopra.

1 commento:

Claudio ha detto...

"Estremismo" è d'altronde una parola inventata dal potere per gettare discredito sugli individui non addomesticabili.