domenica 11 settembre 2011

Per non dimenticare


Quell’Agosto
(Roberto Spigarelli)

Era un giorno perfetto ad Hiroshima. Il sole sembrava avere tanti raggi da non poterne più trattenere.

Ore 7:45

Da una casa in lontananza una donna usciva per andare al mercato, definendo con una mano un cenno di saluto rivolto ai i pesci rossi, quasi fossero suoi figli.

Dietro la stessa abitazione un uomo curava le proprie piante sussurrando del più e del meno, convinto che lo stessero ascoltando.

Ore 7:53

Per le vie di Hiroshima un continuo flusso di gente a piedi e in bicicletta, si affannava nei pochi minuti utili a raggiungere il posto di lavoro.

Li Vedo.

Ricordo che erano lì.
Un ragazzino con il cucciolo e il fratello più piccolo sul triciclo. Rivedo gli occhi vigili della madre.

Ore 8:00

Ricordo la stazione ferroviaria sovraffollata. Molti preferivano camminare piuttosto che accalcarsi nei vagoni stracolmi.

Ho negli occhi la figura di un monaco davanti ad un tempio. Credo stesse pregando contro l’orrore della guerra, rimirato da un ragazzo stanco seduto su scalini di pietra.

Ore 8:06

Le strutture lignee e sofisticate che donavano un bell’aspetto alla città oggi non ci sono più, ma ho nella memoria quella terra verde ed irrigata dal fiume.

Ore 8:11

Udii un suono quella mattina, proveniva dall’alto, mi sembrò quello di un motore.
Scrutammo il cielo.

Ore 8:12

Lo vedemmo tutti. Era un aereo, una visita sconosciuta.
Stava attraversando il centro abitato, lo fissammo confusi e quasi affascinati.
  
 Ore 8:14

Il velivolo aprì un portello dal quale uscì qualcosa di scintillante.
I nostri sguardi si accanirono contro quell’oggetto, rapiti nel silenzio illusorio di un attimo unico.

Ore 8:16

Pika-Don

La Bomba

Un lampo, un boato, un vento caldissimo, un’onda d’urto, rumori di crolli, la pelle che brucia, occhi accecati, corpi che inceneriscono,
ombre che rimangono impresse, orologi che si fermano, acqua che bolle, unghie che si sciolgono,
il respiro che manca, la pelle che cade, gli abiti che si attaccano, l’erba che pietrifica, il sole che si oscura, il ferro che fonde, i capelli che cadono… la morte che falcia... le mani che tremano... il cuore che si ferma... la pioggia nera.

La perdita di ogni cosa.
L’assenza della ragione umana.

Questo ho visto ad Hiroshima quel 6 agosto, ed è ciò che ho raccontato ai miei figli.
Vorrei che almeno loro, ripercorrendo la mia esperienza, non pensino all’accaduto come ad una storia lontana, ma ad un fatto realmente successo.
 Spero possano afferrare informazioni utili per l’edificazione della loro coscienza, la stessa che, almeno quell’Agosto, ha lasciato il posto alla malvagità più oscura con un gesto spaventosamente malsano e ripercorribile.
9 Agosto 1945, Nagasaki.
Non avrò mai pace fino a quando la bomba sarà sempre là, in agguato, pronta ad uccidere di nuovo.

* * * * *

Il giorno 6 agosto del 1945 gli Stati Uniti sganciano la prima bomba atomica - chiamata “Little Boy” - su Hiroshima; tre giorni dopo, il 9 agosto 1945, fanno esplodere un’altra bomba atomica - chiamata “Fat Man” - su un’altra città giapponese, Nagasaki.
Il numero di vittime che muore immediatamente dopo il lancio ed entro i quattro mesi successivi è stimato tra i 90.000 e i 160.000 ad Hiroshima; tra i 60.000 e gli 80.000 a Nagasaki.
Ovviamente il numero degli animali uccisi, ustionati, mutilati, ammalati non viene neppure riportato.
Un intero ecosistema è distrutto.
In un secondo migliaia di persone e di animali, senza avere nemmeno il tempo di capire cosa stia accadendo, vengono spazzati letteralmente via dalla faccia della terra. Cancellati. Annientati. In un attimo.
Di molti di loro rimarrà solo un’ombra impressa su un muro. Un’ombra.

Questo vorrei ricordare.
Perché se ne parla sempre troppo poco.
Perché se ne parla sempre in maniera troppo neutra, impersonale, come se tale esplosione fosse stata una catastrofe naturale ascrivibile alla mera casualità degli eventi, anziché un’azione deliberata e programmata dal governo degli Stati Uniti.
Perché quando ricorre il triste anniversario di quelle due date, non leggo mai sui giornali che poco più di un trafiletto, e  quasi mai un titolo che attribuisca la piena responsabilità di quanto accaduto agli Stati Uniti, che ne rimarchi l’assoluta, deliberata volontà di distruggere due intere città e dintorni.
Ad esempio, leggo su Wikipedia (italiana): “I bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki furono due attacchi nucleari operati sul finire della seconda guerra mondiale”.
I bombardamenti atomici furono... come se fossero stati essi stessi soggetti attivi.
Operati sul finire... operati da CHI?
Perché sempre questa forma impersonale quando si parla degli attacchi atomici da parte degli Stati Uniti sulle due città giapponesi?
Ricordo che anche sui libri di storia ho sempre notato questa “impersonalità”, questo tono “neutro”.
E allora, per non dimenticare, io voglio oggi ricordare questo crimine di proporzioni gigantesche compiuto dagli Stati Uniti.

Senza nulla togliere alle povere vittime dell’11 settembre 2001 - povere vittime anch’esse, di cui in data odierna i giornali saranno tutti unanimi nella commossa commemorazione, e di cui già da un mese a questa parte, nell’avvicinarsi dell’anniversario, si è iniziato a parlare (ad es., sui quotidiani on line, in quest’ultima settimana, ho letto svariati sondaggi del tipo: “e voi dove eravate in quel momento?” E persino il Colosseo stasera si illuminerà per la commemorazione) - quel che ho inteso comunicare con questo post è il mio disappunto verso la solita retorica trita e ritrita dei media al servizio di una propaganda di stampo unilaterale per cui solo a certi eventi si intende dare il giusto rilievo, mentre altri, e forse poiché la Storia la scrivono sempre i vincitori, sembrano quasi voler rientrare nell’aleatorietà di una decisione fatalmente dolorosa, ma necessaria.
E per non dimenticare che quell’esecrabile duplice strage fu compiuta non solo e non tanto per porre fine ad una guerra - in cui la resa da parte del governo giapponese peraltro pare fosse anche già avvenuta o comunque imminente -, ma anche come gesto dimostrativo per far capire al mondo intero nelle mani di chi effettivamente fossero il Potere ed il Comando.
E, come suggeriscono i versi finali della splendida poesia del carissimo amico Roberto Spigarelli, non avrò mai pace fino a quando la bomba sarà sempre là, in agguato, pronta ad uccidere di nuovo: oltre l’intento commemorativo dell’evento storico, la riflessione si estende all’orrore della bomba atomica in sé, quale strumento di morte; dimostrazione dell’ennesima follia che il genere umano, folle, è capace di compiere.

23 commenti:

Anonimo ha detto...

http://www.youtube.com/watch?v=GJQj14H9-Ro

"The big bang -- took and shook the world
Shot down the rising sun
the end was begun -- it would hit everyone
When the chain reaction was done
The big shots -- try to hold it back
Fools try to wish it away
The hopeful depend on a world without end
Whatever the hopeless may say"

Rita ha detto...

Bello! Non lo conoscevo.

Grazie.

ivaneuscar ha detto...

Bel post.
Le vittime dovrebbero essere ricordate tutte.
Non condivido la tendenza - imperante - a stabilire gerarchie fra "drammi di serie A" e "drammi di serie B" - e di conseguenze fra "vittime di serie A" e "vittime di serie B"; e queste gerarchie non sono nemmeno basate sul numero delle vittime (criterio già di per sé discutibile, perché se in un bombardamento vengono uccise anche solo 2 persone è comunque un dramma, se è vero che la vita è sacra, come tutti - a parole - dicono di credere), ma sul rango politico dei soggetti e paesi coinvolti.
Dunque, anziché a celebrare realmente le vittime, queste commemorazioni servono in definitiva a ristabilire le distanze fra "chi conta" e chi no: se io ho diritto a dire che i *miei* morti sono più importanti dei tuoi e *devono* essere celebrati a differenza dei tuoi, vuol dire che conto di più, che sono più potente. E a vedere chi sta con me e chi sta contro di me, a verificare amicizie e alleanze, ecc.
A volte mi viene da dire: ma cosa penseranno di noi i parenti delle vittime dei massacri e bombardamenti avvenuti in varie parti del globo in questi decenni? (anche solo volendo considerare le vittime degli ultimi 30 o 40 anni, senza spingersi troppo indietro nel tempo)
Si renderanno conto di essere meno importanti, visto che non vivono in Europa o negli Usa?
Che colpa aveva chi è stato ammazzato a Timor, in Cambogia o in Rwanda (e sono solo esempi fra i tanti)? Nessuna, come nessuna colpa aveva chi è morto nelle Twin Towers.
Eppure ragioniamo e ci comportiamo come se una differenza ci fosse, differenza che siamo noi a marcare e a martellare sul piano politico-mediatico, appunto per ristabilire le differenze di rango: i *nostri* morti pesano, nei giornali, nei libri di storia, diventano "epocali"; i morti altrui, dei continenti "sbagliati", sono morti qualunque, numeri persi nella memoria, messi fuori dal nostro racconto della storia.
Io non voglio invertire la "classifica", sarebbe insensato anche quello: voglio solo che la classifica sia cancellata; non credo nemmeno che noi o gli statunitensi siamo i "cattivi" per antonomasia (è una semplificazione "favolistica" della realtà pure quella, a prescindere dalle singole colpe che abbiamo). Vorrei che si celebrassero i morti dei massacri e dei bombardamenti come vittime "alla pari", perché sarebbe un modo per cominciare a riflettere seriamente sull'assurdità di questi conflitti "industriali" che funzionano programmando morti in massa.
Anche Hiroshima e Nagasaki hanno "cambiato il mondo", eccome, se proprio dobbiamo usare questa espressione, e sono stati "massacri deliberati di popolazioni civili", gli stessi che ora noi occidentali condanniamo. Non nascondiamo la testa sotto la sabbia.

Rita ha detto...

Infatti Ivaneuscar, mi fa piacere che tu abbia colto il senso profondo del mio post, che era quello appunto di rivadire l'uguale importanza di tutte le vittime di tutti massacri, le stragi, le guerre del mondo; ho scelto in particolare Hiroshima e Nagasaki perché - oltre a ciò che ho scritto, e cioè che se ne parla sempre troppo poco ed in maniera impersonale, neutra, quasi a sussurrare appena sotto voce l'attribuzione della colpa - mi sembravano simboli perfetti di quello che volevo dire e anche perché la bomba atomica usata contro di loro rappresenta, ai miei occhi, oltre l'enorme potenza distruttiva che ha, proprio il simbolo della follia umana.

Nei quotidiani di oggi ho letto tanta retorica, veramente da darmi il voltastomaco; ecco, come dici tu, allora se vogliamo le stragi di Hiroshima e Nagasaki hanno cambiato il mondo ancor di più, rispetto all'11 settembre, proprio perché, purtroppo, sono serviti da dimostrazione che per far sparire un'intera città (e quindi, volendo, un intero paese) basta un attimo. Come dice Kubrick ne Il Dottor Stranamore, ma è anche il senso del bellissimo Il pianeta delle Scimmie (l'originale, non il remake di Burton), potrebbe bastare un attimo di follia di qualcuno dei Potenti del mondo, per ditruggere l'intero pianeta.
Dei media del nostro paese, oggi, mi ha dato fastidio questo l'averci trasformato quasi in un satellite degli Stati Uniti (addirittura il quotidiano "La Stampa" on line ha usato i colori della bandiera americana per la scritta "LaStampa.it". Mi sembra un po' eccessivo dai, una vera e propria adulazione).

Ma si sa, la Storia la scrivono i vincitori. E la propaganda statunitense nel cinema, ad esempio, è sempre quella di far vedere gli Stati Uniti come salvatori del mondo o, al massimo, quando invasori, sempre perché costretti da urgenti e gravissime necessità.

Poi, se vogliamo parlare dell'11 settembre, e ripeto, fermo restando il mio dispiacere per le vittime perché, come dici tu, tra le vittime le graduatorie non devono esistere, mi dà immensamente fastidio la strumentalizzazione che ne è seguita (e parlo proprio della politica del Terrore instaurata dal governo statunitense per sopprimere privacy, libertà individuali, per inscenare e realizzare ciò che Orwell aveva immaginato solo come distopia, ossia Il Grande Fratello (telecamere ovunque, a fornire una presunta sicurezza). Insomma, lo scriveva anche Kafka ne La talpa, la politica del Terrore ha sempre fatto il buon gioco del controllo sulle masse. Più la gente è impaurita, più è facile tenerla sotto scacco.
Quindi, sì, da una parte l'America (e tutti gli stati satelliti, noi compresi) piange le sue vittime (e, lo stra-ripeto, povere vittime davvero!), dall'altra le strumentalizza come non mai per continuare ad esercitare il Potere.
Pensiamo un attimo anche solo a Guantanamo, e a come i media - di nuovo anche italiani - abbiano fatto passare il messaggio che la tortura a volte può essere legittimata se serve a catturare un nemico (ricorderai tutta la storia, avvenuta poco tempo addietro, della cattura ed uccisione di Osama Bin Laden, catturato, così hanno scritto i media, proprio grazie ai prigionieri di Guantanamo. Fai due più due, e capisci quale messaggio ignobile sia passato).
Ne avevo parlato qui:

http://ildolcedomani.blogspot.com/2011/05/ho-parlato-spesso-di-diritti-degli.html

(segue)

Rita ha detto...

P.S.:
poi, vorrei chiarire una cosa importante: questo mio dichiarato e palese schierarmi contro la politica estera e la propaganda degli Stati Uniti (e nostra, d'accatto) NON vuole essere un tentativo di semplificare la realtà riducendola ad una banale dicotomia tra buoni da una parte e cattivi dall'altra, ma solo una personale riflessione sulla distorsione e l'orrore delle logiche del Potere (non di solo appannaggio degli Stati Uniti quindi, ma di chiunque lo abbia esercitato nei secoli della Storia).
E' la manipolazione della Storia ad uso e consumo delle masse, che mi interessa, semmai.
Ovviamente l'11 settembre, come primo grande evento mediatico, è divenuto l'evento per eccellenza.
E proprio per questo io ho voluto scrivere una sorta di anti-post :-)

Grazie per il tuo commento, interessante come sempre.

Nifth ha detto...

Tristemente la guerra è scritta dai "vincenti".
Oggi davanti agli occhi ci sono gli orrori dei campi di concentramento, l'attentato "???" alle torri gemelle (giusto per dovere vi invito a capire cosa sia il N.O.R.A.D. e come funziona).
Guerre come il vietnam, afghanistan, libia..sono perse nella memoria.
La fame in Africa....
L'invasione deliberata del tibet per il controllo delle sorgenti d'acqua.
Lo sgancio delle bombe, sono state un attacco deliberato e voluto, la guerra era già finita.
Eppure a malapena viene ricordato.

Rita ha detto...

@ Nifth

A malapena viene ricordato perché appunto i media non ci tengono a tenere vivo quel ricordo e purtroppo viviamo più che mai in una società mediatica.

Così come dai media non viene mai menzionato l'orrore degli allevamenti intensivi, degli stabulari della vivisezione, dei macelli (l'olocausto invisibile!).

Ho letto cosa sia il N.O.R.A.D. (diciamo un po' frettolosamente perché ora ho poco tempo, poi magari approfondirò).

Guarda, sull'11 settembre sono state fatte tante ipotesi e personalmente non ho i mezzi per sostenere alcuna di esse in particolare. Certo è che ci sono state tantissime incongruenze.
Ho visto anche il film di Michael Moore e all'epoca (che ancora guardavo la tv) vidi qualche servizio di approfondimento e lessi qualcosa in internet sulle varie teorie complottistiche.
Certo è, per esempio, che trovo materialmente impossibile sostenere la versione ufficiale di quello che è accaduto al Pentagono (si vede chiaramente che lì dentro non può esserci entrato un aereo). Ma ti pare che dell'aereo presunto nemmeno un resto? Nemmeno, che so, un pezzo di un sedile? Salvo poi trovare intatti i passaporti, guardacaso, dei presunti piloti?
Insomma, via, ci vuole coraggio per sostenere la versione ufficiale nei particolari.
Però, ripeto, personalmente non ho proprio l'animo indagatore da poter sostenere questo o quel complotto di preciso, ed non ho nemmeno gli strumenti per potermi accertare della verità, non su un evento così macchinato e macchinoso.

Una cosa è certa: l'attacco alle due torri (da qualsiasi parte sia venuto), è servito agli Usa per realizzare la politica del Controllo e del Terrore, per invadere l'Afghanistan, per aprire Guantanamo, per porsi agli occhi del mondo ancora una volta come salvatori ed esportatori della "democrazia".
Quel che temo per il futuro è la possibilità di "pretesti" altri per fare chissà cosa. Magari un giorno ci diranno che dobbiamo vivere tutti tappati dentro casa perché sono sbarcati gli alieni e dobbiamo proteggerci da loro.
Insomma, è la manipolazione mediatica ed il controllo delle masse che mi spaventa.
Grazie per l'intervento.

Nifth ha detto...

Purtroppo i queste cose invece le devo studiare e conoscere a fondo...e ogni tanto qualche cosa dico.
Teorie e fatti.
Il rasoio di occam dice che tra due o più teorie, quella con probabilità vera è la più semplice.
Ora degli attentatori nessuno era Afghano e nessuna cellula ha "realmente" mai rivendicato gli attacchi. Ma l'Afghanistan aveva dichiarato da pochi giorni (une settimana) che avrebbero smesso di produrre "eroina" la principale fonte di reddito del paese e dei mercati internazionali (80% eroina e oppioidi in generale arrivano dal medio-oriente)....

Rita ha detto...

Questa dell'eroina proprio non la sapevo. Come al solito per nascondere le verità poi vengono diffuse altre notizie, che apparentemente sembrano di contro-informazione, mentre magari servono solo a distogliere l'attenzione dalle masse dalla vera questione.
Io ho sempre pensato che fosse per il petrolio.

Fai bene a studiare e ad approfondire le cose. Dovremmo farlo tutti.

Conosco la teoria del rasoio di Occam ed in linea di massima è sempre così. A volte (anche nella vita semplice quotidiana) accadono dei fatti apparentemente inspiegabili e magari stiamo lì a fare tremila congetture per spiegarli, mentre davanti agli occhi avremmo la soluzione più semplice.
Penso che all'essere umano piaccia arricchire la realtà, talvolta, connotarla di una fascinazione che invece non ha, e questo anche perché l'accettazione della verità nuda e cruda, il più delle volte, non piace a nessuno.
Per dire, guarda cosa ci siamo andati ad inventare con la religione :-D

Non ho capito se tu "devi" studiare queste cose per motivi, diciamo così, professionali, o perché proprio è nella tua natura voler conoscere, sapere, approfondire i fatti che riguardano la politica mondiale. Se ti va di dirmelo, naturalmente.

Nifth ha detto...

Mi sono preso la briga e il gusto di spedirti una email in tal proposito.

eustaki ha detto...

alcuni miei punti di vista.
intanto il commento di stokhausen sull'11 9: la più grande opera d'arte di tutti i tempi.

non trovo corretto paragonare hiroshima all' 11 9. il contesto di guerra del 1945 'permetteva' tali orrori. per fortuna gli usa sono intervenuti nel secondo conflitto, per fortuna è stato sconfitto l'asse nazifascista.

per fortuna anche con mezzi sporchi gli usa hanno sconfitto la guerra fredda e il totalitarismo comunista.

io sono felice di essere cresciuto in un paese libero con tante contraddizioni e tante ingiustizie ma fondamentalmente libero

gli usa hanno fatto il loro sporco comodo in ogni angolo del mondo, puah, pur di salvare il loro sistema, come hanno fatto i comunisti sovietici, i generali argentini, i maoisti, gli integralisti islamici.

l'11 9 è stato un geniale atto di crudeltà fanatica, eseguito in nome del martirio e della religione per colpire un'intera civiltà. mi fa molto più terrore un 11 9 che hiroshima. mi fa più paura hamas di bibi netanyahu, anche se magari condanno in certi casi israele (vedi il mio post su shlomo sand).

mi faceva più paura gheddafi di bush.

va da sè che tutta la violenza è da condannare, però il discorso diciamo di attenuazione sull'11 9 è molto pericoloso.
se da un lato capisco stokhausen dall'altro di fronte all'11 9 mi sento americano, occidentale.

a presto

Rita ha detto...

Mi dispiace Eustaki, ma dissento fortemente da questo tuo commento.

Innanzitutto con il mio post non ho inteso fare un paragone; se è così che l'hai visto nei hai completamente frainteso il senso e lo spirito.
Non faccio paragoni perché, come ha scritto anche Ivaneuscar, per me non esistono morti di serie A e di serie B ed il fatto che a morire nell'11 settembre siano stati cittadini americani, in tempo di pace, non li rende più vittime dei giapponesi civili morti nel 1945.

Non un paragone, ma un voler ricordare anche altro, anche tutti gli altri orrori (quali indichi anche tu) che ci sono stati nel corso della Storia. Avrei allo stesso modo potuto ricordare allora anche lo sterminio degli Armeni avvenuto nel 1915, di cui si parla altrettanto poco.

In quanto al resto che scrivi, i miei valori di riferimento non sono certo quelli americani, semmai quelli europei post illuministi. Sento di discendere da Voltaire, più che dalla retorica e propaganda americana.

Non mi appartengono i miti americani quali l'efficienza, il predominio del più forte sul più debole, il successo ed il denaro a tutti i costi, l'essere un vincente, la visione esclusivamente strumentale, utilitaristica e materialista dell'essere umano.
Soprattutto NON mi rapporto MAI e poi MAI rispetto alle altre culture con un atteggiamento etnocentrico (che è quello di considerare la propria cultura parametro di riferimento e di giudizio per tutte le altre), che invece è sempre stato un comportamento tipicamente americano.

NON mi piace la loro visione del mondo vetero-testamentaria, calvinista ed utilitaristica. Ne ho già parlato altre volte in altri commenti e quindi non mi ripeterò.

Quello è successo ad Hiroshima e Nagasaki per me resta uno degli atti più vergognosi compiuti sul pianeta nell'intera Storia dell'uomo, di cui gli Usa si sono macchiati le mani, senza "se" e senza "ma" (uno degli atti più mostruosi anche per le conseguenze che ne sono derivate negli anni, oltre ai morti sul momento: modificazioni del dna, aborti, nascite di bambini deformi, tumori, distruzione di flora e fauna), compiuto deliberatamente.
Il fatto che si fosse nel 1945 non rende l'atto più giustificabile e nemmeno che si fosse in guerra (una guerra dove la resa giapponese, se non già avvenuta, come riportano tanti fonti, era comunque imminente). Non si massacrano così dei civili. Non si annientano così due città.
Il fatto che nel mondo ci siano stati tanti altri massacri (di cui non ho mai inteso fare paragoni, ripeto) non rende l'annientamento di Nagasaki ed Hiroshima di per sé meno mostruoso (che facciamo, mal comune mezzo gaudio?).
Il fatto che io abbia voluto ricordare, in particolare, proprio uno specifico evento, come scrivo nel post, è stata una mia scelta dettata da varie motivazioni. Avrei potuto parlare in effetti anche dello sterminio degli Armeni, o dei gulag comunisti, il senso era infatti proprio quello di ribadire che l'11 settembre è stato un orrore tra i tanti, e non il più grave solo perché ad essere stati violati sono stati dei cittadini americani.
Quello che non mi va giù (ed è il vero senso del mio post, e lo spirito con il quale l'ho scritto) è il comportamento di tutta la stampa filoamericana (ed il quotidiano La Stampa on line, per l'occasione, si è pure vestito a stelle e strisce) che ha sempre messo in gran risalto quelle vittime, come fossero stati più vittime di altre solo perché americane.
Il paragone, credimi, è semmai quello che ha sempre fatto la propaganda americana, e non quello che faccio io.
Per ogni soldato americano morto una tragedia di proporzioni immani, per tutti i civili morti a causa dei bombardamenti americani (così in Afghanistan, come in Iraq, come in Vietnam, come in tanti altri posti) invece si è sempre trattato di "spiacevoli effetti collaterali", di "rischi calcolati".
E' questo diverso metro di giudizio che trovo davvero squallido, e non appartiene di certo a me, ma alla propaganda americana.
(segue)

Rita ha detto...

(continua da commento precedente)

'11 settembre non è stato solo un attentato in nome del fanatismo religioso. La realtà è infinitamente più complessa. E pecchi di ingenuità se davvero credi che un giorno un gruppetto di fanatici religiosi si sia svegliato ed abbia deciso di forzare i cieli americani supercontrollati.
Ma non mi addentrerò in discorsi che non sono alla mia portata perché, come ho scritto sopra, non ho i mezzi per conoscere la verità su un evento su cui la verità ufficiale fa acqua da tutte le parti. Così come non puoi conoscerla tu la verità.
Quello che però so per certo è che l'11 settembre (e senza voler togliere nulla a quelle povere vittime, come ho già scritto) non è stato più mostruoso di Hiroshima e Ngasaki solo perché avvenuto dieci anni fa o solo perché ad essere stato violato è stato il territorio americano.

A me Gheddafi fa paura quanto Bush.
A dirla tutta, mi fa paura pure Obama che aveva basato gran parte della sua campagna presidenziale promettendo che avrebbe chiuso la prigione di Guantanamo mentre addirittura la stampa filoamericana ha fatto passare la legittimità delle torture, avvenute in Guantanamo, perché servite a catturare Bin Laden e a giustiziarlo senza un regolare processo.
Ecco, discorsi così mi fanno davvero tanta tanta paura.

Rita ha detto...

P.S.:

Lo sterminio degli Armeni, lo specifico, da parte dei Turchi.

Rita ha detto...

P.P.S.:

Ho dimenticato una cosa:
in riferimento alla tua frase "il discorso diciamo di attenuazione sull'11 9 è molto pericoloso"; io non voglio attenuare proprio nulla. Non era quello il senso del mio post. Ma dove l'ho scritto, scusa?
Io semmai ho voluto restituire il giusto peso a tutto il resto che non viene più o è sempre stato poco commemorato. Bilanciare la Storia.
Criticare questa visione unilaterale del mondo filoamericana per cui gli Usa sono sempre i salvatori del mondo (se buttano la bomba atomica, se invadono un paese, se massacrano civili è sempre per una giusta causa ed i morti sono sempre "effetti collaterali"), mentre tutti gli altri sono i cattivoni che vogliono distruggere la democrazia e la libertà (e, se non lo sono, bisogna inventarseli, come nella favole).

Nei film americani (perché il cinema è sempre stato un grande mezzo di propaganda utile per favorire un assoggettamento culturale) gli Usa, non è un caso, salvano sempre tutti. Ci hanno salvato dagli Indiani cattivi, dai comunisti cattivi, dai terroristi islamici cattivi, dagli alieni cattivi, dai mostri cattivi, da King Kong, da Lo Squalo. :-D
Tutto il mondo è cattivo tranne loro. Tutti i morti uccisi da loro dovevano essere uccisi necessariamente.
Ma non sono io ad avere questa visione dicotomica del mondo. Per me il Male è ovunque si eserciti la sopraffazione e la violenza.

Rita ha detto...

@ sempre per eustaki

Mi sento di aggiungere altre considerazioni:

tu scrivi: "il contesto di guerra permetteva tali orrori".
Ma cosa dici? Ma quando mai è stato considerato legittimo buttare la bomba atomica su dei civili?
Massacrare dei civili inermi era considerato legittimo? In quella maniera assurda? Senza che avessero la benché minima possibilità di capire cosa stesse accadendo, senza che potessero ripararsi in qualche modo?
E se fosse accaduto il contrario? E se fossero stati i Giapponesi a buttare la bomba atomica su una qualsiasi città americana?
Allora in quel caso vuoi scommettere che sarebbe stato un orrore senza "se" e senza "ma"?
Pur all'interno di una guerra esistono delle responsabilità personali ingiustificabili. Mai sentito parlare di "crimini di guerra"? Non è che perché si è in guerra allora si è legittimati a fare tutto.
Buttare una bomba atomica su due città inermi (su cittadini inermi, donne, bambini, animali, anziani, e non certo esclusivamente su militari e soldati) non è un atto che può essere compreso e giustificato solo perché era in corso una guerra.

Poi ancora, si fa presto a sbandierare parole come "libertà", ti ricordo però che ogni cittadino americano può detenere un'arma al fine di "difendere" la propria libertà e che in tanti stati Usa esiste ancora la pena di morte.
Di che libertà stiamo parlando se deve essere difesa sempre con le armi?
Gli americani vivono sempre in una perenne condizione psicologica di guerra, si sentono costantemente minacciati e questo probabilmente perché la loro è una "civiltà" costruita sulla violenza e con la violenza (hanno tolto le terre agli Indiani per espandersi, La grande Conquista, la chiamano, ce lo vogliamo ricordare ogni tanto?).
Come ricorda Cronenberg nel suo "A History of Violence", che è un titolo anfibologico, ossia che può avere una doppia valenza (Una storia di Violenza, ma anche Una storia della Violenza), gli Americani sono sempre sul piede di guerra, col fucile in mano, pronti a far fuori chiunque, anche solo apparentemente, sembri minacciare ciò che - grazie alla violenza - hanno conquistato. Il germe della violenza e della sopraffazione ha contaminato la loro politica di espansione e conquista sin dagli esordi della loro "civiltà".

E tutto questo discorso, si badi bene, lo faccio al di fuori delle considerazioni sull'11 settembre, che resta una tragedia come tante altre. E di certo non ho inteso MAI e poi MAI intendere che poiché gli Americai sono stati violenti con altri popoli, allora se lo sono meritato. Questo NO. Nessuno merita di morire. Nessuno merita la violenza. Tanto meno le vittime inermi che sono i poveri cittadini.
Almeno io, non ho questa visione vetero-testamentaria dente per dente, occhio per occhio.
Era così per chiarire cosa si vuole intendere con parole come "libertà", tanto sbandierate dalla cultura americana (sì, libertà, con le armi in mano, però).
Sicuro che gli Usa ti abbiano reso cittadino libero solo perché ci hanno liberato dall'asse fascio-nazista?
Dipendere dalle risorse di petrolio e da chi ne detiene il controllo per te è essere libero?
Come vedi tutto è relativo e la realtà è complessissima. E nello schifo ci stiamo dentro tutti, anche noi che critichiamo le guerre per il controllo del petrolio e poi però non osiamo ridurre i consumi perché ci siamo troppo abituati agli agi occidentali.
Però non parlarmi di libertà, che a fronte della complessità e dei tanti compromessi e delle tante contraddizioni in cui vive la civiltà occidentale, resta solo una parola astratta priva di qualsiasi significato.

Ti invito ad avere una visione più critica nei confronti della tanto decantata libertà e cultura occidentale.

Un saluto e grazie per gli spunti che mi hai offerto.

Rita ha detto...

@ Nifht

Alle tante città bombardate dagli Americani aggiungo anche quella di Cassino (compresa l'Abbazia, che ha riportato ingenti danni sotto il profilo del patrimonio artistico).

Sì, è vero, ci sarebbe da scrivere per ore. Ma intanto mi trovi d'accordo sul fatto che la Germania sia stata enormemente penalizzata dalla Francia alla fine del prima guerra mondiale, fatto che poi ha portato a quello che tutti conosciamo.
Comunque andare così tanto a ritroso, se da una parte lo trovo utile per comprendere le dinamiche della Storia, dall'altra lo trovo ozioso nel senso che andare a rintracciare una causa o motivazione primaria, ormai serve a poco.
Mi domando: se la Germania non fosse stata così penalizzata, Hitler avrebbe comunque riscosso approvazione da parte del popolo tedesco stanco e sfiduciato? Ci sarebbe stato bisogno di una figura come Hitler capace di risollevare lo spirito tedesco? Probabilmente no. Ma forse Hitler ci sarebbe stato lo stesso ed avrebbe trovato altri motivi per far leva sul popolo tedesco.
Questo per dire che immaginando una causa diversa, non si potrebbe comunque scongiurare il medesimo esito.

La Storia è fatta anche di tante variabili, di caos proprio inteso nel senso di imprevisti, non può esserci un rapporto di causa-effetto tanto razionale e diretto.

Io vorrei piuttosto porre l'attenzione, come in parte ho fatto, su questa tanto decantata civiltà occidentale, che poi così civile invece non è, di fatto.

Un fatto curioso: nell'immaginario collettivo di tante persone anziane di Roma, i bombardamenti di San Lorenzo furono ad opera dei Tedeschi e non degli Americani, come invece di fatto è stato.
Così tanto gli Americani sono apparsi come i "liberatori" da aver fatto sì che nella memoria collettiva siano andati perduti i loro misfatti.
Giuro, ho sentito più di una persona anziana (all'epoca bambina o adolescente) aver fatto questa confusione.

eustaki ha detto...

effettivamente il discorso è lungo e complesso e le semplificazioni vengono fraintese.
cominciamo dall'inizio. apro il tuo blog, 11 settembre, per non dimenticare.. hiroshima! io sto analizzando segni e qui è chiaro il significato e il messaggio. è l'11 sett sì ma... c'è stato hiroshima.

ecco l'errore di fondo. e penso che sia un atteggiamento molto ma molto grave. io non ho verità. condanno la violenza e condanno la guerra, sono ovvietà, però in alcuni casi le guerre sono inevitabili. sono molto critico verso l'america ma non quando una nazione si ferma per celebrare i suoi morti. il post mi è sembrato una provocazione. se non è così sono io che ho capito male, però il tuo messagio mi sembra evidente e lo confermano i commenti seguenti.

quando parlo di libertà parlo di un concetto relativo. e proprio per questo posso dire che un americano è più libero di un cenese, di un sudita e di un russo. su questo non ho il minimo dubbio. e guarda che la dichiarazione d'indipendenza usa è stato il primo testo fondativo di uno stato ad essere influenzato dall'illuminismo.
e io mi ritengo un illuminista, come te.

se penso che al qaeda sia soprattutto una rete terroristica islamista credo di non dire ingenuità...

ho riletto il mio commento, il permetteva riferito a hiroshima è virgolettato...

hiroshima è da condannare, il genocidio armeno è da condannare, srebrenica è da condannare ma l'11 9 condanno l'11 9. senza se e senza ma.

il flm di cronenberg non mi è piaciuto. ho amato molto il suo successivo, eastern promises

stay free

Rita ha detto...

@ Eustaki
(ti rispondo quasi in diretta)

E comincio dalla fine della tua replica.
A History of Violence non è piaciuto un granché nemmeno a me, come risultato estetico finale intendo, ma è interessante quello che dice. L'ho citato infatti perché secondo me, in quella parte delle mie riflessioni sulla cultura americana, era pertinente.
Eastern Promises, un capolavoro.

Ma anche io condanno l'11 settembre.
E piango quelle vittime. Non ho mai detto il contrario.
Sei tu che hai voluto "giustificare" in qualche maniera lo sgancio delle bombe su Hiroshima e Nagasaki dicendo che era in corso una guerra. Ok, hai virgolettato il "permetteva", comunque sia hai trovato più giustificabile quell'episodio che non l'11 settembre.
Invece per me no. E su questo dissentiamo. E non serve scrivere altre parole.

Il senso del mio post, e avendolo scritto io saprò pure qual è il senso, non era quello di una provocazione.
Era quello, semmai, di andare in una direzione diversa rispetto a quella intrapresa da tutta la stampa di quel giorno (e da tanti altri blog) e nei giorni successivi ("e voi dove eravate in quel momento? Cosa stavate facendo?", domande simili circolavano sulla stampa on line da giorni).
"Per non dimenticare", la scelta del titolo, è stata dettata dalla motivazione di suscitare curiosità nei lettori del mio blog e di sorprenderli poi con un altro tema rispetto a quello che si sarebbero aspettati.
Non una provocazione, ma un gioco, semmai, un voler ricordare anche altro, rispetto a ciò di cui invece parlavano tutti quel giorno.
E' che ho trovato retoriche e melense le parole della stampa, tutta quell'attenzione, mentre altri fatti, altrettanto gravi vengono taciuti, dimenticati.
E di questo, sostanzialmente, parla il mio post. Questo il senso da attribuirgli.
Poi, se tu ci hai colto altro, nella fattispecie una provocazione, questo rientra nell'ordine della tua sensibilità.
Succede persino ai grandi scrittori, di venire fraintesi nelle loro intenzioni, figurati a me, che scrittrice di professione non sono e che non ho mai nemmeno fatto un corso sulla comunicazione e simili ;-)

Ed ho voluto, sinceramente, piangere le vittime di Hiroshima e Nagasaki, sì, anche in quel giorno, perché la strage di Hiroshima e Nagasaki mi ha davvero sempre tanto colpito.

Il messaggio del mio post non è, come dici tu, l'11 settembre sì, MA... c'è stato Hiroshima.
E', semmai, l'11 settembre sì, E... c'è stato anche Hiroshima.

Capito? ;-)

Rita ha detto...

P.S.
(come al solito perdo sempre qualche pezzo per strada) ;-)

I miei commenti seguenti non confermano per niente l'intento provocatorio del post.
Sono un'estensione di quello che penso sulla cultura americana, un tentativo di analisi, perché ci vedi una provocazione?
E chi dovrei provocare, poi? President Obama in persona? I parenti delle vittime dell'11 settembre? Non so.
Dire quello che si pensa è una provocazione?
Allora scusa, sono stata altrettanto critica nei commenti al tuo post sull'opera di Fabre, ma mica per provocare l'artista o te che invece hai apprezzato l'opera, soltanto perché amo dire quello che penso.
Mi rendo conto che a volte dire quello che si pensa può apparire come una provocazione, ma invece non lo è.

Rita ha detto...

P.P.S.:
e poi scusa, ritenere il mio atteggiamento molto ma molto grave...
mi fa sorridere, eh.

Lasciamo la gravità a ben altre questioni.
Sarà più grave massacrare dei civili, o no? O incitare alla violenza.
O promuovere uno stile di vita basata sullo sfruttamento del più debole (tra i più deboli ovviamente ci metto anche gli animali).
Sai che il primo esempio di allevamento intensivo moderno è stato realizzato proprio in America su modello della catena di montaggio introdotto dal "fordismo"?
Per me è più grave questo, che parlare in maniera critica di un paese nel giorno in cui piange i suoi morti.
E, ripeto, non è per provocazione, ma per esprimere dei pensieri.

eustaki ha detto...

discussione interessante.

sbaglio o il post e le successive espansioni sono molto critiche verso l'america? se la risposta è: sì, è critico verso l'america, posso dire che si tratta di una posizione di antiamericanismo? bene, anch'io sono critico verso gli usa ma mi sembra grave fare dell'antiamericanismo proprio il giorno dell'11 9. tutto qui.
esprimo solo il mio parere.

su eastern promises siamo concordi

buon weekend

buon

Rita ha detto...

@ eustaki

Sono critica verso l'America (soprattutto in merito alla loro visione utilitaristica e profondamente antropocentrica del mondo, visione dalla quale poi discende, se non proprio tutto il resto, parecchi di quelli che considero i loro aspetti negativi; e sono critica verso il mantenimento del loro "sistema" ad ogni costo: a tal proposito ieri sera ho visto un film parecchio interessante del messicano Rodriguez, "Machete", film grottesco, ironico, macchiettistico, superomistico, quello che vuoi, ma che sotto sotto qualcosa di interessante la dice, da vedere anche perché affrontando il tema dell'immigrazione, riguarda indirettamente anche il nostro paese).
Non mi reputo un'antiamericana a prescindere. Perché, allo stesso modo allora, dovrei definirmi anche anti-italiana, anti-inglese, anti-francese ecc.. Critico gli aspetti che non mi piacciaono delle varie culture e non secondo una visione etnocentrica, ossia utilizzando i paremetri della mia cultura d'origine, bensì secondo una scala di valori sostanzialmente etica che include, ad esempio, l'antispecismo, il rifiuto della violenza, la considerazione dell'essere umano e dell'animale in quanto essere vivente e non secondo
un tornaconto economico ecc..
Quindi critico l'America - così come altri paesi, occidentale e non - nel momento in cui vengono meno a questi valori per me essenziali.

Una frase come quella che hai scritto: "sono molto critico nei confronti dell'America ma non quando una nazione si ferma per celebrare i suoi morti" - e scusami, non ti offendere, ma preferisco la schiettezza anche a costo di risultare antipatica - la trovo sinceramente ed inutilmente retorica.
Come ho sempre trovato retorici i minuti di silenzio nelle occasioni di lutti vari.
Secondo me il rispetto è altro.

Per questo, per cosa intendo io per rispetto, non considero grave o inappropriato criticare l'America anche nel giorno 11 settembre.
Mi sarei sentita, al contrario, profondamente ipocrica, a sospendere il mio giudizio critico in quel giorno (un po' come quando muore qualcuno che magari è stato un figlio di puttana per tutta la sua vita, e però, dopo morto, pace all'anima sua, bisogna rispettarlo).
Per me il rispetto dell'altro include sempre la sincerità ed anche la critica.

Rispetto probabilmente più io, con i fatti, quei morti, che non la nazione che si ferma per un giorno, ma poi, con il proprio stile di vita, continua a sfruttare i deboli, o a perpetuare condizioni insostenibili per tanti vivi, per le classi disagiate.

E comunque, per inciso, non mi sembra che gli Stati Uniti siano un popolo che rispetta tanto il resto del mondo.

Io i morti dell'11 settembre li ho rispettati, perché il post in maniera sottointesa era anche per loro (visto che ho ben scritto: "senza nulla togliere alle povere vittime..." e, poiché i morti non hanno colore, nazionalità ecc., li ho voluti ricordare insieme a quelli di Hiroshima e Nagasaki.

Se ti sembra grave la mia posizione, pazienza. A me non sembra di aver nuociuto a chicchessia con questo post.
Hai fatto bene comunque ad esprimerti muovendomi delle critiche, (come io del resto ho fatto in merito al tuo post su Fabre).
La libertà di pensiero e di espressione è uno dei caratteri fondanti del moderno stato democratico.
Spero solo che per avere espresso le mie opinioni nessuno venga a buttare una bomba atomica sopra casa mia (e non tanto per me, ma per gli adorati animaletti che ospito) :-D