domenica 30 ottobre 2011

"Animalisti e Moda: dialogo impossibile?"

La libertà di scelta è un diritto. L’integralismo un pericolo.”
In altre parole: al peggio non c’è mai fine.
Per il post precedente mi sono basata sulla pagina di Amica che girava online, e non avendo la copia cartacea sotto mano (abbiate pazienza, io non compro riviste di moda, gossip e simili) non ero a conoscenza del fatto che oltre all’intervista ad Irina Shayk, l’articolo contenesse anche un ulteriore approfondimento, con tanto di intervento di tale Rosa Matteucci, scrittrice (ammetto di non averla mai sentita nominare, magari sarà anche una bravissima scrittrice, ma state pur certi che in casa mia non entrerà mai nessuna copia di un suo libro), in difesa del “diritto” di indossare una pelliccia.
La Lav ha scritto una lettera di protesta (che trovate qui), andando a leggere la quale sono venuta a conoscenza dell’intero articolo di Amica, che invece trovate qui (ed anche seguendo il link interno alla lettera della Lav).
Sinceramente, mi sento un tantino a disagio nel commentare le esternazioni di Rosa Matteucci; a disagio perché che cosa si può rispondere a simili affermazioni che - oltre a denotare una totale ottusità ed incapacità di argomentare seriamente - rilevano anche una profonda e malcelata ignoranza?: “le donne sono per istinto attratte dal lusso e dal piacere del contatto fisico con le pellicce”.
Dice costei. Le donne. Innanzitutto generalizzando: le donne= tutte le donne.
E le donne sono tutte così, e gli uomini sono tutti colà, niente di più di una conversazione da bar, dunque, altro che dibattitto.
Ragazzi, Rosa Matteucci ha la pretesa di darci una lezione di antropologia: le donne sono per istinto attratte dal lusso e dal piacere del contatto fisico con le pellicce”.
Anche dal sangue e dalla violenza, sono attratte le donne? No, perché, le pelli, prima di essere conciate, sono sporche di sangue. Sarebbe questo il lusso? Vogliamo scommettere che mai nessuna donna si sognerebbe di indossare la pelle di un animale appena scuoiato, così com’è, tutta sporca di sangue, prima di essere trattata? Non sarebbe allora meglio dire che le donne, anziché essere attratte dal lusso ecc., sono in realtà vittime di un discorso culturale diffuso attraverso i media, nello specifico le riviste di moda, volto ad incentivare un determinato commercio? E’ l’industria della moda - ed il sistema consumistico intero in cui siamo immersi - che decreta il desiderio di possedere un oggetto anziché un altro.
Il desiderio per le pellicce è un desiderio indotto, che ha radici culturali - culturali signora Matteucci, e non istintuali - ormai di vecchia data, quindi se proprio si volesse tentare una lezioncina di antropologia, sarebbe stato più corretto parlare di antropologia culturale, lasciando da parte un presunto istinto atavico o una legge della natura.
La pelliccia, così come tanti altri oggetti costosi (auto, gioielli, prodotti di marca), è stata in passato uno status symbol (oggi purtroppo i prezzi sono più abbordabili per via della produzione di massa e quindi non è necessario essere ricchi per poterla comprare), appunto, come dice la parola stessa, un  simbolo indicatore di ricchezza. Ci sarebbe un discorso - ripeto, di ordine culturale - approfondito e lunghissimo da fare, su come un oggetto diviene status symbol, quando e perché (l’epoca storica ed i motivi sono fondamentali) - anche il consumo di carne ad esempio in passato è stato legato ad un concetto di benessere, di ricchezza (Jeremy Rifkin lo spiega benissimo in Ecocidio) - qui basti dire che se domani tutti gli stilisti si mettessero d’accordo nell’abolire la produzione di pellicce (magari!) e se indossarne una venisse, col tempo, considerato “fuori moda”, quel “piacere istintivo” di cui parla Rosa Matteucci verrebbe a cadere, per essere in fretta sostituito da altro. E della pelliccia nessuno si ricorderebbe più. Parliamo di desideri indotti da mere ragioni economiche, quindi.
La moda è sovrastruttura culturale. Non nasce da una necessità istintuale.
Le damine del settecento adoravano indossare pizzi e merletti, gonne ampie, corsetti stretti fino togliere il respiro, parrucche. Perché quella era la moda dell’epoca.  E quello credevano di desiderare.
Oggi si desiderano i leggins, i jeans, e, quest’anno, rilanciata dagli stilisti, è tornata in auge la moda delle pellicce. Non un desiderio quindi, ma un semplice seguire ed ascoltare i diktat del business della moda.
Quanto poi all’altra asserzione: “da sempre siamo onnivori, e per questo anche carnivori” anche qui la signora dimostra una profonda ignoranza. Essere onnivori non vuol dire, automaticamente, essere anche carnivori. I primati (gorilla, scimpanzé ecc.) sono onnivori e NON per questo anche carnivori.
Essere onnivori non significa che siamo obbligati a mangiare di tutto, significa semmai che potremmo farlo. Ma allora potremmo anche mangiarci l’un l’altro. Però non lo facciamo. Per determinate motivazioni etiche. Guarda un po’! Pensa un po’!
Tra il poter fare una cosa e lo scegliere di farla c’è una bella differenza. Semplicissima. Io posso uccidere, perché è nelle mie capacità di poterlo fare. Però scelgo di NON farlo.
Onnivori, cara signora, significa semplicemente, quindi, che possiamo scegliere. Non che siamo per questo obbligati a mangiare anche la carne. E poi anche qui ci sarebbe da riportare tutto un discorso di natura scientifica ed antropologica, per cui è dimostrato ormai da decenni che la nostra dentatura, stomaco ecc. sono molto, ma molto lontani dall’essere accomunati a quelli dei predatori. Abbiamo forse mascelle e denti acuminati come quelli di una tigre? O non siamo forse molti più simili ad uno scimpanzé, che carnivoro non è? E comunque, torno a ripetere la stessa cosa che ho scritto a proposito della motivazione addotta dalla modella Irina Shayk per indossare le pellicce, ossia il freddo: siamo nel ventunesimo secolo. Non viviamo più in uno stato di natura da secoli, ormai. Possiamo coprirci con tessuti sintetici ed abbiamo a disposizione fin troppo cibo di origine non animale. Le motivazioni che hanno indotto l’uomo, durante la sua evoluzione, a diventare cacciatore e carnivoro sono di origine ancora culturale e legate alla necessità di adattamento e sopravvivenza in territori in cui - all’epoca - era impossibile coltivare (e anche di questo c’è tanta letteratura in materia, in particolare, ancora nel suddetto saggio di Jeremy Rifkin dal titolo Ecocidio potrete trovare un’esauriente spiegazione, ad esempio, di come e quando sia stata introdotta in Europa la pratica di cacciare e mangiare animali e di come, in epoca decisamente più moderna, il consumo di carne rossa sia diventato una sorta di status symbol, anch’esso, negli Stati Uniti).

Rosa Matteucci ha scomodato persino Dickens e Leopardi, strumentalizzando particolari e passaggi delle loro opere nel tentativo di rispolverare le ormai trite, ritrite e ridicole ragioni di chi vuole smontare le istanze degli antispecisti (peraltro, senza riuscirci, visto che a sostegno e alla base di queste obiezioni ci sono soltanto luoghi comuni, di quelli che al massimo mi aspetterei di sentire al bar), appellandosi alle leggi della Natura e ad usi e costumi vecchi di secoli (o comunque oramai definiti incivili).
Certo che la natura è crudele e che le piante si soffocano l’una con l’altra, e che gli orzi grizzly non si farebbero tanti scrupoli nell’aggredire un essere umano (peccato che però sia difficile incontrare un orso grizzly dietro casa), ma noi non siamo la cosiddetta specie evoluta che ha decretato il trionfo della ragione sull’irrazionale e sulla brutalità del puro istinto?
E smettiamola una volta per tutte di appellarci alla natura solo quando ci fa comodo per legittimare i nostri abusi e difendere i nostri privilegi e di far invece ricorso alla ragione, alla legge, all’etica e alla morale in tutt'altre situazioni.
Questa è disonestà intellettuale.
Insomma, siamo pronti a stigmatizzare la violenza, tranne però quando si tratta di quella contro gli animali, per la quale si finisce sempre per trovare qualche giustificazione, ora facendo appello all’istinto, ora tornando ad invocare un presunto stato di natura (in cui non viviamo più da secoli, ossia da quando abbiamo fondato le cosiddette norme del vivere civile, dicesi anche, semplicemente, civiltà).

Per finire: “la libertà di scelta è un diritto: l’integralismo un pericolo”.
Scusate ma mi viene da ridere.
Di quale libertà di scelta stiamo parlando, signora Rosa Matteucci? Di quella di massacrare milioni di esseri viventi per poterne indossare la pelle? Stiamo parlando della libertà di scelta di esercitare VIOLENZA? Ecco, per favore, chiamiamo le cose con il loro nome.
La signora Rosa Matteucci sta invocando la libertà di scelta di allevare milioni di animali in condizioni mostruose, di poterli uccidere con metodi raccappriccianti per poi scuoiarli - spesse volte quando sono ancora vivi - al fine di esercitare il “diritto” di indossare le pellicce. Animali che soffrono, provano dolore, fisico e psicologico (come qualsiasi medico veterinario, etologo, biologo è in grado di spiegarci e provarci scientificamente, visto mai non bastasse l’evidenza).
Mi spiace signora Rosa Matteucci, ma il diritto alla libertà di scelta cui lei si appella ed invoca, è scandalosamente quello di poter continuare a massacrare milioni di esseri viventi. E se parliamo di libertà, per favore, pensiamo piuttosto a liberare gli animali, anziché a tenerli imprigionati invocando un nostro presunto “diritto” (chiamasi altresì specismo, ossia considerare la specie umana superiore a quella di tutte le altre ed in nome di questa superiorità sentirsi liberi di sopraffare, strumentalizzare, schiavizzare, massacrare miliardi di esseri viventi).
Chi non rispetta la vita altrui, inoltre, non può pretendere di parlare di diritti.
O dovrei dire che allora si dovrebbero rispettare i diritti dei pedofili ad abusare dei bambini semplicemente perchè dovremmo tenere in considerazione qualsiasi diritto? Attenzione a parlare di diritti, perché questi dovrebbero divenire tali solo quando non sono lesivi della libertà o vita altrui.
Come mai il discorso cambia quando parliamo di esseri umani? Come mai invece i diritti degli animali a vivere la loro vita non vengono mai tenuti in considerazione?
E di quale integralismo stiamo parlando poi? Noi antispecisti che sosteniamo le ragioni di chi da solo non si può difendere, che rifiutiamo la violenza, la morte, che agiamo in nome del rispetto della vita, di ogni vita, saremmo integralisti? 
Quando in ballo ci sono questioni tanto importanti, quali il decretare attraverso le nostre scelte il diritto a vivere di tanti esseri viventi o, al contrario, la loro morte, come si può non avere le idee più che chiare e non essere più che fermi nelle proprie posizioni?
Come si può pretendere di essere "elastici" su un argomento così importante?
A questioni tanto importanti non si può che rispondere con scelte precise e ben definite. Altro che estreme.
Vi sognereste mai di chiamare “estremisti” coloro che si sono battuti per abolire la schiavità ed il Nazismo?
Gli antispecisti si battono per liberare gli animali dalla schiavitù umana e da tutti i lager che sono gli allevamenti. Siamo estremisti per questo?
Ed a proposito di disonestà intellettuale, questa volta tutta della rivista Amica: curioso come la direttrice Cristina Lucchini abbia risposto asserendo che con quell’articolo (comprensivo della parte scritta da Rosa Matteucci) si voleva aprire un dibattito, e si siano concesse due pagine intere a chi sostiene e legittima la produzione delle pellicce, in aggiunta all’intervista di Irina Skayk, mentre in difesa degli animali e per sostenere le ragioni degli antispecisti sia stata concessa soltanto una misera, minuscola colonnetta in cui viene riportata una frase di Elisabetta Canalis, la quale - contraria alle pellicce - si è spogliata per la campagna della Peta.
Pensa un po’ che contraddittorio! Perché non concedere spazio invece, che so, alla Lav o comunque ad una persona in grado di spendere più di una riga in difesa degli animali?
In una piccola colonnina a destra dell’articolo di due pagine di Rosa Matteucci, possiamo leggere: “Noi invece no”, e quindi è riportata questa brevissima dichiarazione di Elisabetta Canalis.
Manca quindi un vero articolo in cui si spiegano le ragioni degli animalisti. Manca un vero contraddittorio. E che dibattito sarebbe allora? Un dibattito unilaterale?
Ecco perché parlo di disonestà intellettuale.
E, lo ribadisco, come ho già scritto nel post precedente, del resto Amica è una rivista di moda legata al business della moda, quindi in realtà, strumentalizzando la buona fede dei lettori asserendo di voler aprire un dibattito, non fa altro che promuovere ed incentivare la vendita ed il consumo delle pellicce.
Ho voluto insistere sull’articolo di Amica non solo perché l’ho trovato ignobilmente di parte, ma anche per aiutarvi a decodificare i messaggi dei media. Affinché possiate distinguere tra articoli volti soltanto a vendere un prodotto, ad incentivare un determinato business ed a sostenere motivazioni eslcusivamente economiche e tra altri invece seri, in cui c’è un’onesta e sana volontà di approfondire un argomento, di comprendere, di esercitare il senso critico, di mettere in discussione noi stessi e la realtà che ci circonda. Per imparare ed evolverci.


23 commenti:

Rita ha detto...

http://blog.leiweb.it/cristina-lucchini/2011/10/26/parliamone-con-calma/

Ma allora insiste con questa cosa che si devono rispettare le posizioni di tutti.

Certo, tra poche settimane, quando la bufera si sarà calmata, no?

Masque ha detto...

La nenia del "bisogna rispettare le opinioni di tutti", spesso viene usata come ultima ancora di salvezza di chi sa che razionalemente è nel torto marcio.

Rita ha detto...

Esatto.
E poi che significa, di tutti? Anche di chi è razzista, fascista o nazista?
E' la stessa solfa di quelli che dicono: "io rispetto la tua scelta di essere vegetariano, tu rispetta la mia di essere carnivoro".
Come si possono rispettare le opinioni di chi pratica la violenza o di chi sceglie di esserne complice?
Su determinate questioni di tipo etico invece è fondamentale prendere posizione. Non si può assistere impotenti alla sopraffazione dell'essere umano sugli animali e sui più deboli in genere.
Ma poi tutto questo per difendere il diritto di indossare una pelliccia. Ma roba da matti! Ci hanno scomodato pure Leopardi ;-)

Masque ha detto...

Penso che dipenda un po' anche dalla cultura del momento. Ad esempio, siamo arrivati ad un punto in cui lasciare esprimersi liberamente una persona razzista, diventa quasi una mossa anti-razzista. La cultura attuale, che per lo più rifiuta il razzismo (anche se temo stia cambiando), fa sì che la persona razzista venga considerata un deviante e quindi, più si comporta in quel modo, peggio è per l'accettazione sua e delle sue idee. Tant'è, che i razzisti, almeno fino a un decennio fa, se le dovevano inventare tutte per mascherare o far passare le proprie idee sotto forme diverse.

Al momento, l'idea di rispetto per la vita di ogni specie non è culturalmente diffusa come quella del rispetto di ogni essere umano, quindi il meccanismo che ho descritto non permette ancora che le opinioni speciste siano quasi automaticamente dannose per se stesse.
Il massimo che si riesce ad ottenere, lo si fa scendendo al livello dello specismo, cioè stimolando la sensibilità verso poche specie di animali culturalmente considerate "amiche", o al massimo sfruttando l'"effetto bambi".
In futuro, chissà...

Quanto all'idea che le donne siano istintivamente attratte dalla pelliccia... Fa solo ridere... Devo riconoscere che fra le donne, ce ne sono alcune che riescono ad essere più dannose per l'antisessimo, dei peggiori maschilisti.

Rita ha detto...

Vere entrambe le tue osservazioni.

Sì, quella delle donne attratte per istinto dalla pelliccia non so dove l'abbia presa o come anche solo le sia venuta in mente. Può darsi che a lei piaccia indossarne una - peraltro, nel tentativo di capire meglio chi fosse Rosa Matteucci sono andata a cercare qualche notizia in rete e proprio su youtube c'è un video in cui lei parla mentre è seduta su un divano ricoperto con una pelle di animale, che ha proprio tutta l'aria di essere vera pelliccia - ma pretendere che tutte le donne abbiano le sue stesse preferenze lo trovo semplicemente poco realistico.
E poi, a pensarci bene, metti anche che per assurdo le donne si sentissero veramente attratte dalle pellicce (e non per motivi istintivi, ma perché è considerata uno status symbol e perché la moda induce determinati desideri, ovviamente fasulli), ma che questa è una giustificazione???
Sarebbe come giustificare i pedofili perché hanno una propensione, un desiderio, un'attrazione verso i bambini.
Il desiderio di chicchessia, quando lesivo della vita altrui e quando causa sofferenza non può in alcun modo essere tenuto in considerazione.
Accarezzare il pelo morbido di un animale è una cosa fantastica, quando l'animale è vivo però.
Ma è fin troppo ovvio che tutto quell'articolo è stato scritto in difesa della produzione di pelliccia. Poi ora la redazione si sta arrampicando sugli specchi.

Volpina ha detto...

guarda, come ho già detto a DeSpin, questa gente merita solo di essere punita.

Ma poi che razza di generalizzazione è mai questa??? Tutte le donne?
Io quando entro in un negozio la prima cosa che chiedo quando vedo del pelo è "è pelliccia vera?" Da cui ne consegue la mia immediata uscita sbraitante dal negozio in caso di risposta affermativa.

Odio le vecchie in pelliccia e cerco sempre il più possibile di farle sentire a disagio quando le vedo, descrivendo loro il mio punto di vista (e adoro mancargli di rispetto).


Queste sono tutte fandonie. Le donne che vorrebbero noi fossimo sono così... le VERE donne sono altre.

Rita ha detto...

Una volta al supermercato un'anziana mi ha chiesto se potevo gentilmente farla passare avanti: io mi giro, le do un'occhiata e vedo che indossa la pelliccia e che ha comprato della carne, secondo te che cosa le ho risposto? :-D
Mi sa che sta ancora lì a fare la fila. :-D

Eloisa ha detto...

Fai bene a insistere su questo argomento: in ballo c'è, oltre alla "questione antispecismo", anche la ciarlataneria e la mancanza di serietà con cui vengono trattate le donne. Come se essere donne significasse solo addobbarsi di lustrini e capi d'abbigliamento costosi. Alcune donne saranno anche così, vittime senza risorse, plagiate da un sistema maschilista, improntato al consumismo più sfrenato.
Ma molte hanno ancora un cervello - e lo sanno far funzionare a dovere! Molte sanno benissimo che "essere donne" è qualcosa di molto più complesso che fare soldi a palate con la forza del proprio fondoschiena. Sanno che il "femminino" è la quintessenza (vituperata, ma ancora viva) dell'Accoglienza, dell'Empatia e lo dimostrano ogni giorno.

Ribadirlo ogni volta che se ne ha occasione è doveroso - specie se si è Donna.

Rita ha detto...

Hai proprio ragione Eloisa.
L'articolo di Amica, comprensivo dell'intervento di Rosa Matteucci, offende non solo gli animali e tutti coloro che ogni giorno si battono per abolirne lo sfruttamento, ma anche moltissime donne (e infatti i commenti di indignazione sono stati moltissimi, cosa che mi ha molto rincuorata perché si vede che fortunatamente in questo paese siamo ancora in molte ad esercitare una certa capacità critica e a volerci svincolare dall'immagine della donna tutta lustrini e frivolezze).

Quella frase "le donne amano per istinto ecc." mi ha tanto ricordato lo stereotipo di donna diffuso da Marylin Monroe (vera e propria vittima della sua stessa immagine) quando cantava "Diamonds are a girl's best friend", stereotipo che ha contribuito a diffondere il mito di una femminilità frivola e tutta rivolta all'immagine esteriore, interessata solo ai gioielli, abiti costosi, macchine di lusso e, per l'appunto, pellicce (ma era anche un'epoca in cui in effetti non si sapeva ancora bene quale tipo di orrore si celasse dietro la produzione di pellicce e di diamanti... che poi, per dire, io non sono mai stata attratta né dalle une, né dagli altri, mentre istintivamente ho sempre provato una gioia senza pari ad accarezzare animali VIVI quali cani, gatti e qualsiasi specie gradisca il contatto e la vicinanza con l'uomo).

Abbiamo tanto lottato per liberarci di questa immagine falsata e poi arriva una rivista, che appunto, a partire dal titolo, "Amica", vorrebbe proporsi quale "amica" delle donne e invece con poche frasi e parole non fa che riconfermare all'ennesima potenza questo falso mito che ormai credevo superato.
Comunque ho letto sul blog di Cristina Lucchini che a partire dai prossimi numeri verranno pubblicati su Amica articoli in difesa degli animali e verrà pubblicizzata anche una moda alternativa (rispettosa degli animali e dell'ambiente).
Certo, dopo tutte le critiche e le intenzioni dichiarate di tanti lettori di voler boicottare la rivista era ovvio che non potevano che fare marcia indietro, quindi più che una reale presa di posizione e acquisizione di consapevolezza ci vedo l'ennesima strategia di marketing, però almeno speriamo di non dover più vedere articoli in cui si esaltano le pellicce o il consumo di carne.
E speriamo che anche i media si rendano conto che la cultura in cui viviamo sta sensibilmente cambiando - lentamente sì, a piccoli passi, ma comunque sta cambiando - e si fa sempre più attenta al benessere degli animali. Certo, ci sarà da fare i conti con tutti gli enormi interessi economici che sono in ballo, però se intanto il singolo comincia a non acquistare più determinati prodotti, siamo già un passo avanti.
Piano piano, verrà il giorno in cui guarderemo agli allevamenti di animali come oggi guardiamo ai lager nazisti? Io lo spero tanto.
Ma mi sa che per quel giorno io sarà morta :-D

Masque ha detto...

Che comunque, adesso stiamo dando addosso alle donne che seguono uno stereotipo creato dalla cultura maschilista, solo perché sono molto evidenti... ma a ben pensarci, fa tutto parte dello stesso meccanismo per il quale molta gente si sente sminuta se non compra annualmente l'ultimo smartphone, possibilmente Apple, la macchinona da pagare in quarantanni di mutuo, e via dicendo.

Tanto per fare un altro esempio...
http://www.ilcambiamento.it/avanti_tutta/fila_trony_disperazione.html

Rita ha detto...

Eh sì, ne abbiamo parlato anche nel tuo post "Lo zen e l'arte della manutenzione di una corporazione", no?
Quello è successo a Roma per l'apertura di un nuovo negozio Trony è una cosa inconcepibile. Sin dalla sera prima si sono accampate circa 400 persone, che poi hanno dormito all'aperto, per essere in prima fila la mattina dopo. Una fila di 8.000 persone! Ma neanche se avessero regalato il pane!
Mezza Roma bloccata, 360 vigili a regolare il traffico, un sacco di carabinieri, risse, gente che non è riuscita ad andare a lavoro sempre per via del traffico, una decina di linee di autobus deviate, strade chiuse: roba da matti. E per cosa? Per un telefonino, per un televisore, un ferro da stiro.
Alcune persone che sono state intervistate si sono dichiarate contente di essere riuscite ad arraffare qualcosa pure se non era l'articolo per il quale si erano messe in fila. Altre si sono prese un giorno di ferie per essere lì.
Uno ha detto che avrebbe voluto spendere circa 800 euro, ma purtroppo si è dovuto limitare a 400 perché non ha trovato tutto quello che voleva.
Non so quante ore in piedi... , ma io nemmeno se mi avessero detto che avrebbero regalato del denaro.
Io non lo capisco più questo mondo!
http://www.ilmessaggero.it/video.php?id=12776

Martigot ha detto...

Personalmente rifuggo da queste riviste dedicate alle donne, perché non mi ci riconosco e detesto il modo con cui dipingono l'universo femminile, che secondo me è spesso ben più ricco, profondo e variato di quello che loro vogliono farci credere. Per fortuna tante donne sono ben diverse dagli stereotipi che propongono queste riviste! Le rare volte che mi capita di scorrerne qualcuna, mi dico, ma io non sono affatto così, e ne sono ben contenta. L'unico magazine di moda che seguo da diversi anni ormai è Vogue Italia (non uccidetemi :) ), ma unicamente perché da fotografa amo le foto di questa rivista, pur essendo scettica su molti aspetti del mondo della moda. Capita che in alcuni servizi compaiano delle pellicce, e ogni volta penso che sarebbe bello se una rivista di questa importanza magari, tanto per cambiare, lanciasse una bella campagna contro questi indumenti insanguinati. Ma una bella pelliccia sintetica non farebbe la stessa scena? Non riesco veramente a capire come il mondo della moda possa continuare con questa tradizione vergognosa. Se è vero, come sembra, che la moda influenza tanto le persone, sarebbe davvero importante che gli stilisti abbandonassero le pellicce vere (e i capi in pelle, anche) in favore di quelle sintetiche. Suppongo che dietro ci sia il solito mucchio di soldi... Questa Rosa Matteucci appare veramente raccapricciante, lei e il suo "piacere istintivo" delle donne ad indossare una pelliccia. E' solo qualcosa che appartiene, forse, all'inconscio collettivo, una certa immagine stereotipata (tanto per cambiare) di donna, niente di più. Anche le sue altre argomentazioni sono quantomeno discutibili, come dici giustamente tu. Direi un doppio affronto, agli animali prima di tutto, ancora una volta considerati a nostro uso e consumo, e secondariamente anche a molte donne.

Rita ha detto...

Ciao Martigot :-)
Nemmeno io compro e leggo queste riviste, mi capita però di sfogliarne qualcuna quando vado dal parrucchiere e le trovo tutte molto ripetitive, prevedibili, fin troppo generaliste, apparentemente attente al mondo femminile ma solo nei suoi aspetti più stereotipati.
Gli articoli sono prevedibili a seconda delle stagioni: in estate si parla di diete, di come avere un corpo tonico e senza cellulite e di come ottenere l'abbronzatura perfetta; in inverno si parla di look per la serata di capodanno, di come tornare in forma dopo le abbuffate di Natale e Capodanno, in autunno di come fare ad essere sexy quando si torna in ufficio, e così via. Che noia!
E poi parlano sempre di rapporti di coppia, cui risponde in genere una psicologa dando dei consigli che già erano superati all'epoca di mia nonna e così via. Una visione della donna ancorata a determinati stereotipi insomma.
Una pagina su due è pubblicità di articoli di moda. E poi c'è l'intero servizio di moda, prezzi improponibili, abiti altrettanto. E le donne che leggono lì a sbavare su quanto è bello quel vestito e quanto è alta e magra quella modella (dalle forme perfettamente ritoccata da photoshop a restituire un'immagine plastificata senza nemmeno un'imperfezione, e le donne normali spendono e spandono per comprare l'ennesimo prodotto, cremina, abito ecc. nella speranza di assomigliargli almeno un po', non sapendo che appunto è tutto solo un trucco per far nascere questi desideri indotti).
La moda è un business mostruoso che non ho mai seguito più di tanto, anche perché detesto l'omologazione nel vestire. Mi piacciono molto i vestiti e le scarpe, ma secondo il mio gusto, il mio stile e rigorosamente nel rispetto degli animali.
Penso che il motivo per cui i grandi stilisti (che poi sono quelli che dettano legge) non si convertano alle pellicce e pelli sintetiche sia legato a tutto il business che c'è dietro.
Per dirne una: in questi giorni ho fatto una piccola ricerca in internet sulla produzione delle pellicce (per rendermi conto di quanto sia esteso il commercio) ed ho trovato un sito canadese che addirittura sostiene che catturare gli animali sia una cosa buona e giusta perché serve a mantenere la fauna entro determinati limiti (la scusa dei cacciatori anche, i quali sosterrebbero di amare e rispettare la natura), poi, sempre questo sito, esalta il ricavato annuo lordo asserendo che con i loro profitti sostengono l'economia del paese e danno lavoro a tante persone, fanno passare gli animalisti per degli esaltati e terroristi, e, ciliegina sulla torta, affermano di produrre le loro pellicce nel rispetto degli esseri umani, della natura e degli animali!
Pura follia!
Leggi l'inglese?
Ti linko il sito:

http://www.furisgreen.com/furisgreen.aspx

Tanto per farti capire di che enorme business ci sia dietro.
Leggi le risposte, in basso alla pagina, alle domande più comuni.

Dinamo Seligneri ha detto...

Biancaneve, capisco il tuo risentimento contro le parole di Rosa Matteucci, ma posso garantirti che questa è una scrittrice di razza con un suo panorama umano ed etico, altrimenti sarebbe solo una pennivendola, come sai. Convidido parecchie delle idee che esponi in questo pezzo, e credo pure tu stia dalla parte giusta, ci mancherebbe, solo che certe esternazioni vanno, a mio avviso, passate sotto i raggi. La Matteucci deriva la sua formazione d'artista e di persona dall'opificio decadentista, da lì emette, e molte delle sue dichiarazioni vanno prese per quello che sono: posa fotografica.
Resta grave, lo so, ma non sarà che una delle tante voci che tifano per i pellicciai, così come potrebbe essere una delle voci contro i pellicciai.
La polemica in sé conta poco, penso che quando qualche sabotatore, senza organizzazioni alle spalle troppo stratificate, riesca a sabotare le mattanze che dappertutto avvengono allora quello è un bel punto.

ciao Biancaneve

Rita ha detto...

Io non credo che la questione vada affrontata parteggiando per una o l'altra delle posizioni. Se fosse così avresti ragione nello scrivere: "resta una delle tante voci che tifano per i pellicciai così come potrebbe essere una delle tanti voci che tifano contro".
L'antispecismo non è una questione da stadio, né un'ideologia. L'antispecismo - di cui il rifiuto della pelliccia né è diretta ed ovvia conseguenza, e non una semplice posizione di principio, così come peraltro la conseguente scelta dell'alimentazione vegana - si pone come vera e propria rivoluzione culturale tesa a scardinare l'ovvietà dello sfruttamento degli animali sulla base di considerazioni morali ed etiche; così come ci rifiutiamo di essere razzisti partendo dall'assunzione che l'appartenenza ad una diversa etnia non può essere motivo di discriminazione (idem per il rifiuto del sessismo sulla base dell'appartenenza di genere), allo stesso modo l'antispecismo (di cui, torno a ribadire, il rifiuto delle pellicce ne è conseguenza diretta, una delle tante) rifiuta lo sfruttamento degli animali per il solo motivo che essi appartengono a specie diverse da quelle dell'animale umano (l'uomo).
Di Rosa Matteucci non ho inteso affatto contestare la sua preparazione lettararia (infatti ho scritto che, pur non conoscendola, non metto in dubbio che possa essere una valida scrittrice) bensì le ragioni con le quali ha inteso dimostrare le tesi a sostegno dello sfruttamento degli animali, commettendo diversi errori. In primo luogo asserendo che ogni donna sarebbe per “istinto” attratta dalle pellicce (e mi pare di aver replicato in maniera esauriente); in secondo luogo tornando a sbandierare una serie di luoghi, ahimè ormai comunissimi, secondo i quali la natura è crudele e quindi dovremmo per questo giustificare la crudeltà dell’uomo sugli animali; in terzo luogo fa appello alla natura onnivora dell’uomo per giustificare il consumo di carne, quando, sappiamo bene, essere onnivori non significa affatto essere necessariamente anche carnivori (carnivore sono soltanto alcune specie, tra cui i felini, per esempio, mentre gli scimpanzé, onnivori, non mangiano carne e non sono predatori).
(prosegue nel commento successivo)

Rita ha detto...

Io ho contestato queste affermazioni di Rosa Matteucci. Ho altresì aggiunto che in merito alle questioni animaliste si è dimostrata persona piuttosto ignorante. Per il resto, non conoscendola, non saprei, e non metto in dubbio che possa avere un’eccellente preparazione in altri campi.
Di certo non dimostra di possedere uno spiccato senso dell’etica e dell’empatia. Dimostra di essere una specista. Avrà un sentimento etico nei confronti di altri esseri umani (ho visto che è anche cattolica), ma non verso le altre specie.
Riporto questo tuo passaggio: “La Matteucci deriva la sua formazione d'artista e di persona dall'opificio decadentista, da lì emette, e molte delle sue dichiarazioni vanno prese per quello che sono: posa fotografica”.
Guarda, per me potrebbe essere Dostoevskij in persona, non vedo però cosa c’entri tutto questo con le sue dichiarazioni a favore delle pellicce.
Qui c’è un dato di fatto, logico ed incontestabile: gli animali da pellicce vengono allevati in condizioni penose, poi uccisi con metodi che definire cruenti è solo un eufemismo (si deve far attenzione a non rovinare il pelo). Questa è una verità incontrovertibile, dimostrabile, un dato di fatto empirico.
Sostenere la legittimità della produzione delle pellicce non ha nulla a che vedere con la formazione decadentista o con la “posa fotografica”. E’ condiscendenza verso la violenza, come la stessa, facendo appello alla crudeltà insita nella Natura, adduce a pretesto per giustificare l’orrore.
Se è vero che Rosa Matteucci ha un “suo panorama umano ed etico” dovrebbe appellarsi ad esso per ricordarsi che l’uomo, fondando la civiltà, ha sostituito la cosiddetta “legge di Natura” con la morale, l’etica ed il diritto. Perché far valere questi principi solo nei confronti degli esseri umani, escludendo invece gli animali (a meno che non siano considerati “d’affezione”, come cani e gatti e qualche altra specie)? Che tipo di etica è questa? E’ l’etica specista; ciò che io ho contestato all’articolo di Rosa Matteucci.
Peraltro lo stesso Leopardi, che Rosa Matteucci cita, in opposizione all’indifferenza della Natura, auspica la fratellanza universale, indicando così una via difforme dal cammino grave della Natura bruta. E questa pietà, questa forma di empatia, è quella che gli antispecisti invocano estendendola a tutti gli esseri viventi, non solo agli uomini. Questa per me è una risposta di tipo etico.
Ti ringrazio moltissimo del tuo intervento, la discussione è sempre vivificatrice e fonte di arricchimento.
Torna pure a leggermi e visitarmi quando vuoi.
Un saluto.

Rita ha detto...

P.S.:
"La polemica in sé conta poco, penso che quando qualche sabotatore, senza organizzazioni alle spalle troppo stratificate, riesca a sabotare le mattanze che dappertutto avvengono allora quello è un bel punto."

Su questo mi trovi d'accordissimo. La polemica in sé rimane sterile quando ovunque, in ogni istante, milioni di animali continuano a morire.
Oltre alle parole serve l'azione, come sosteneva Barry Horne.
Però tu sai meglio di me quanta influenza possano avere riviste come Amica, e quindi polemizzare contro la propaganda delle pellicce mi sembra il minimo che si possa fare.
Le parole contano. Per questo amiamo la letteratura, gli scrittori, i poeti, no? :-)
La letteratura probabilmente non fonderà il mondo, ma l'idea che abbiamo di esso, sì.

Dinamo Seligneri ha detto...

Biancaneve, io sono con te, a me queste cose fanno schifo e mi fanno schifo pure i simpatizzanti delle malefatte autorizzate dalla legge. Quello che volevo significare, alla fine della fiera, è che da artisti cresciuti in quelle cantine letterarie, di disimpegno e reazionarietà spesso d'estrazione irresponsabile, una dichiarazione del genere non mi sorprende.

Ps: Sto passando spesso qui, Biancaneve, mi interessa quel che scrivi.
ciao

Rita ha detto...

Ho capito :-)

Per me, l'assenza di responsabilità e la leggerezza con cui si rilasciano certe dichiarazioni (mi riferisco a quelle della Matteucci) restano un fatto gravissimo e ancora mi sorprendono.

Mi fa piacere che tu trovi interessanti le mie opinioni (a differenza di Matteucci non mi sono formata in nessuna cantina, se non in quelle in cui si può trovare del buon vino rosso) e mi definisco una persona appassionata (nel senso che prendo tutto molto sul serio) in continua formazione. Pure io ho trovato interessante il tuo blog, e in effetti mi sono ripromessa di tornare a farti visita.
Buona serata :-)

Dinamo Seligneri ha detto...

Io mi prendo poco sul serio, mi sento più un umorista che un realista, però mi piace fare umorismo in un certo modo...
vabbè,
un saluto

Rita ha detto...

Ma più che prendere sul serio me stessa, diciamo che ho la tendenza a prendere molto sul serio la realtà che mi circonda (pur restando consapevole che potrebbe trattarsi di poco più di un'illusione, ma ugualmente efficace). Non sono una nichilista insomma.
Conscia della vanità del tutto poiché tutto finisce, cerco di avere il massimo rispetto di tutto ciò che mi circonda nel lasso di tempo (poco o grande che sia) che ci è dato sperimentare.
In questo senso dico che "prendo tutto sul serio".
Apprezzo moltissimo l'umorismo, che è una maniera diversa di dire cose in realtà serissime. :-)

InLeagueWithSeitan ha detto...

Non per essere nazista, ma a "Irina Shayk" è pure permesso di avere diritto di parola?

Sulla signora Rosa Matteucci non mi esprimo, tanto sono le stesse cose che dicono tutti i possessori/venditori di pellicce.

Rita ha detto...

Purtroppo sì, è il brutto, ehhhmmmm, il bello volevo dire, della democrazia. ;-)