martedì 8 novembre 2011

Quando sono triste

Ti ricordi quella sera in quella bettola di Parigi? Fuori pioveva a dirotto, proprio come in questo momento e noi stavamo bevendo da... non so più quante ore. Vino rosso francese. Prima ci eravamo fatti tutti quegli scalini per salire fin lassù, fino al Sacre Coeur, giusto per vedere che effetto avrebbe fatto vedere la città da quell'altezza. Ma dopo un po’ ci siamo stancati di osservare il panorama e siamo tornati giù. E lungo la discesa c’era quel negozio che esponeva tutte quelle parrucche colorate. O forse no. Forse quello l’avevo sognata un’altra volta, ma adesso si è un po’ tutto confuso nel ricordo.
Io avevo quell’ombrello buffo con i gatti disegnati e tu non la smettevi più di scattarmi tutte quelle foto sotto la pioggia finché non ti sei accorto del Sacre Coeur visto da sotto, con le gargolle stagliate contro il nero della notte, forme fantastiche che apparivano e sparivano all’improvviso tra i rami degli alberi mossi dal vento.
Le scarpe inzuppate di pioggia e il rosso del vino sulle guance. E l’odore di una primavera che improvvisamente sapeva di autunno; proprio in quel momento lì, quando ci siamo voltati ed abbiamo visto quel signore che dormiva sui gradini di un palazzo insieme al suo cane e tutti e due si tenevano stretti stretti sotto una coperta troppo piccola che li lasciava scoperti a metà.
E poi siamo entrati in quella bettola, dove c’eravamo solo io e te. Io e te ed il barista.
E ci siamo seduti al tavolo vicino alla finestra che dava sulla strada e tutti e due improvvisamente ci siamo sentiti un po’ stanchi e infreddoliti. E forse anche tu ti sei sentito triste come me, anche se non te l’ho detto e tu non me l’hai detto, ma invece abbiamo ordinato dell’altro vino rosso.
E’ stato allora che ho tirato fuori la poesia della Szymborska. Proprio così: ho aperto quel portafoglio rosso tutto sformato che mi avevi regalato tanto tempo fa ed ho tirato fuori quel pezzetto sgualcito di giornale su cui era stampata La Stazione. Tu non volevi crederci che mi sarei messa proprio lì, in quella bettola dove eravamo solo io e te, a declamare la poesia, ma tanto c’eravamo solo io e te, il barista nel frattempo era andato non so dove, forse a fumarsi una sigaretta sotto la pioggia, e così ti ho letto ad alta voce proprio tutta la poesia e poi ho cercato di spiegarti perché proprio quella, perché la tenevo nel portafoglio e perché mi piacesse tanto.
Ma tu ad un certo punto hai smesso di ascoltarmi: temevi che avremmo potuto perdere il treno. Mentre io continuavo a dirti che era bello così, che fuori era appena passata una ragazza e che, proprio come nella poesia, probabilmente era diretta dove avrei potuto essere io. O te. O tutti e due insieme. E che se una cosa avviene, allora avviene per tutti. Significa proprio questo, esistenza oggettiva.
E allora, quando capitano quei momenti, quando oltre a quel grumo sordo e cieco che si espande da dentro e sembra avere la forza di cancellare tutto e di lasciare che null’altra percezione all’infuori del vuoto e del senso di inutilità possa esserci, ecco, allora ricordati che non è proprio davvero così.  
Fuori dalla portata della nostra presenza, altrove, altrove, c’è sempre una ragazza che prende un treno ed un ragazzo che si siede accanto a lei e poi tutto ricomincia ancora. 

La stazione

Il mio arrivo nella città di N.
è avvenuto puntualmente.

Eri stato avvertito

con una lettera non spedita.

Hai fatto in tempo a non venire

all'ora prevista.

Il treno è arrivato sul terzo binario.

E' scesa molta gente.

L'assenza della mia persona

si avviava verso l'uscita tra la folla.

Alcune donne mi hanno sostituito

frettolosamente
in quella fretta.

A una è corso incontro

qualcuno che non conoscevo,
ma lei lo ha riconosciuto
immediatamente.

Si sono scambiati

un bacio non nostro,
intanto si è perduta
una valigia non mia.

La stazione della città di N.

ha superato bene la prova
di esistenza oggettiva.

L'insieme restava al suo posto.

I particolari si muovevano
sui binari designati.

E' avvenuto perfino

l'incontro fissato.

Fuori dalla portata

della nostra presenza.

Nel paradiso perduto

della probabilità.

Altrove.

Altrove.
Come risuonano queste piccole parole. 

(Wislawa Szymborska)


19 commenti:

Eloisa ha detto...

Tutti noi dovremmo portare le parole della Szymborska ben strette e vicine a noi, nel portafoglio...

Rita ha detto...

Eh già. E' una poetessa che ammiro molto, con cui sento proprio di essere in sintonia.

"La stazione", in particolare, è una poesia che ho cercato di condividere con più persone possibili, ma solo poche ne sono rimaste colpite come me. La tengo sempre nel portafoglio comunque: pochi soldi, ma almeno belle poesie ;-)

Eloisa ha detto...

Una vera e propria rivoluzione nel portafoglio, brava! :)

A me della Szymborska piace molto "Il gatto in un appartamento vuoto": la conosci?

Rita ha detto...

Sì, sì, la conosco, è bellissima e descrive bene i sentimenti del gatto.
Si parla sempre del dolore che proviamo noi umani quando perdiamo uno dei nostri amici pelosi, eppure anche loro soffrono tanto quando perdono il loro amico umano.
Pensa che ieri e l'altro ieri il mio compagno era fuori per lavoro e il "suo" gatto ("suo" nel senso che è quello che è letteralmente innamorato di lui, che vuole stargli sempre attaccato) è stato triste tutto il tempo, nemmeno è voluto uscire sul terrazzo. Io ho cercato di coccolarlo, ma niente da fare, era triste.
A me piace anche molto "Amore a prima vista". Ma un po' tutte diciamo ;-)

Eloisa ha detto...

Spesso gli animali si sentono in particolare con una persona - più che con altre... E così anche noi "sentiamo" alcuni cani o gatti più di altri. Quando accade, credo che sia una delle relazioni più appaganti che possano esistere.

Ti linko la pagina della Szymborska nell'Enciclopedia delle Donne, che forse già conoscerai:

http://www.enciclopediadelledonne.it/index.php?azione=pagina&id=552

Ah - e a proposito di gatti e di arte... Sto cercando di collezionare opere pittoriche (anche contemporanee) che ritraggano i nostri amati felini. Se per caso ti venisse in mente qualcuno o qualcosa... ;)

Buon pomeriggio!

Rita ha detto...

Grazie per il link dell'Enciclopedia delle donne; no, la conoscevo, poi vado a vedere.

In merito alle opere pittoriche che ritraggono i gatti, al momento mi viene in mente Chagall: "Parigi dalla finestra", poi Picasso "Gatto che divora un uccello".
Ma devono essere con gatti come unico soggetto, o anche di altri soggetti più gatto?

Ho trovato questo sito:
http://digilander.libero.it/gattiearte/pittura.htm
(ma lo avrai già trovato tu stessa).
Poi se mi venisse in mente qualche altra opera meno nota, ti faccio sapere.

Buon pomeriggio a te :-)

Rita ha detto...

P.S.: sempre a proposito di gatti, conosci questo blog?

http://catversushuman.blogspot.com/

gianluca ha detto...

Bello. La poesia (e lo dice uno che non va pazzo per il genere) e tutto il resto. Bello.

Rita ha detto...

Grazie Gianluca :-)
In genere nemmeno io sono una grande lettrice di poesia (preferisco la narrativa), però con la Szymborska è stato un colpo di fulmine.

Volpina ha detto...

Bellissima... credo di aver perso molti "treni" pur'io...

Rita ha detto...

@ volpina
no, ma alla fine, non so neppure io come, il treno l'abbiamo preso :-D

gianluca ha detto...

E' un periodo un po' così, così tanto così che quasi quasi prendo un suo libro così, a scatola chiusa. Ti farò sapere. :)

G.

Rita ha detto...

Gianluca, mi dispiace per il periodo un po' così, anche io a dire il vero sto passando un periodo un po' così, sarà novembre, che è sempre un mese un po' così ;-)
Io quando ho voglia di coccolarmi entro in libreria e mi compro un po' di romanzi. Le poesie della Szymborska sono sempre una buona lettura, ma forse un romanzo - uno di quelli che una volta iniziati non riesci proprio a mettere via e che poi ti tiene compagnia anche durante il giorno e che non vedi l'ora di riprendere in mano - serve più allo scopo di distrarti e di farti superare i periodi un po' così.
Conosci Murakami?
E l'università come sta andando?

gianluca ha detto...

Sì, conosco Murakami. Ho letto 3 o 4 libri, e mi piacciono tutti molto.

Tra una decina di giorni vado (viaggio solitario!) poco meno di una settimana a Gran Canaria, e pensavo che portarmi dietro un libro di poesie potesse essere qualcosa di nuovo. Prima di partire passo dalla libreria e vedo.

L'università, be', studiare dopo cena (come adesso) non è semplice, ma tiene quasi impegnati come un romanzo. :)

Rita ha detto...

Buon viaggio allora :-)
In effetti un libro di poesie può essere l'ideale durante un viaggio perché - a differenza del romanzo, dove uno si immerge completamente quasi fino ad escludere la realtà circostante - permette di prestare attenzione anche a ciò che succede attorno. E poi la poesia più che mai necessità di suggestioni e offre suggestioni, quindi può ben essere la compagna ideale per arricchire il viaggio.
Fammi sapere poi.
P.S.: di Murakami ti chiedevo perché è uscito da poco il suo ultimo romanzo, un librone di 700 pagine e passa (in Giappone è uscito in due romanzi separati ed il primo è piaciuto talmente tanto che addirittura all'uscita del secondo ci sono state file enormi in libreria, con i fan in delirio) e a me leggere le sue storie aiuta molto a riconciliarmi con la vita.

Anonimo ha detto...

C'entra di striscio, ma ieri stavo leggendo "Love all the people" di Bill Hicks e ho trovato un raccontino che m'ha fatto venirea mente l'atmosfera di questo post.

L'hanno trascritto qui: http://richmaythinktank.tumblr.com/post/799821998/thoughts-on-love-and-smoking

Rita ha detto...

Sono curiosa di leggerlo allora ;-)

Grazie per il link, poi ti faccio sapere.

Giovanni ha detto...

che piacere leggere questo post, a metà via tra il racconto e il ricordo... c'è tutta Parigi, mi pare, o per lo meno la sua essenza, che forse è ciò che l'ha resa calamita per i romantici e i flaneur. Che sorpresa trovarvi la Szymborska, che è una delle mie poete preferite: ti irretiscono le sue poesie ineffabili, delle quali qualcosa di non detto rimane sempre appena un niente oltre il dicibile, eppure è lì e ti sembra di intuirlo. L'ho anche comprata in polacco, in un mio viaggio di qualche anno fa!

Rita ha detto...

Grazie Giovanni, sono contenta che ti sia piaciuto questo post. :-)

Allora, visto che la Szymborska è una delle tue potesse preferite, aspetto che ne scriva qualcosa anche tu. ;-)