mercoledì 15 febbraio 2012

Pensées Tranchantes (piccole didascalie quotidiane)

Chi domina impone sempre la propria lingua al dominato.
Cosa fa Robinson Crusoe quando arriva sull’isola ed incontra Venerdì? Gli insegna la propria lingua. La lingua del commercio e degli affari. Crusoe è l’uomo simbolo del Capitalismo e della visione utilitaristica del mondo: piega la Natura al mito dell’efficienza. La sua religione è quella calvinista-utilitarista.

La letteratura commerciale ripropone, validifica e conferma le dinamiche di potere in atto; mantiene lo status quo (e lo chiama “buon senso” o “norma”), veicola e rafforza la visione culturale di cui essa stessa fa parte: ad esempio la visione specista del mondo.
Va da sé che la vera arte nel voler fare il suo ingresso nel mondo proponendosi quale momento di rottura, nel voler promuovere un pensiero, veicolare un’idea, un concetto, una forma innovativi non può scendere a compromessi con il mercato. Il vero artista è colui che propone una visione inedita del mondo, non colui che la subisce e ne fa parte.
Tuttavia dopo un po’, anche il pensiero artistico più innovativo rischia di venire assorbito a fagocitato dal sistema, diventando esso stesso “istituzione”.
Inoltre, come ricorda Pierre Bourdieu ne La Distinction, il gusto borghese tenderebbe a volersi sempre distinguere da quello della massa, così che nel momento in cui un artista, un’opera, inizialmente di “nicchia”, quindi conosciuti ed apprezzati solo da un numero ristretto di persone (per l’appunto dall’establishment che si autodefinisce “intellettuale”), iniziano ad essere diffusi e massificati (“sputtanati”), automaticamente il gusto borghese comincia a prenderne le distanze, tenendoci a “distinguersi”.

La religione cattolica, a proposito della Bibbia, asserisce che la si deve interpretare, quando le fa comodo. Quando invece non le fa comodo, allora prende a prestito versi e versetti e li cita a memoria.
E, di grazia, perché questa interpretazione spetterebbe solo al cattolico in quanto tale?
Ad esempio per me il concetto di Dio è equiparabile a quello di inconscio.
Dio è un’idea, un frammento del nostro “io” più recondito.

Conosco, comprendo e parlo discretamente quattro lingue (cinque con l’italiano): l’inglese, il francese, il canese ed il gattese.

Il Comunismo è una dottrina economica. Io tendo ad avere una visione esistenziale del mondo, per questo non posso dirmi comunista.  Tra me ed un marxista c’è la stessa differenza che c’è tra Ken Loach e Mike Leigh: il primo ha, appunto, una visione socio-economica del mondo, il secondo esistenziale.
Inoltre, c'è da tener conto dell'infinita complessità della realtà, che in nessuna maniera può essere riducibile ad un'unica interpretazione e visione.

Tutto (e per tutto intendo proprio tutto: la realtà, le persone, un libro, così come un film ed anche il singolo evento) può essere leggibile ed interpretabile considerandolo ed analizzandolo anche solo da un’unica prospettiva, ma per averne un giudizio d'insieme il più obiettivo e complessivo possibile sarebbe bene unire tutte queste prospettive. Tale compito, ad esempio in letteratura, è tanto più arduo quanto più ci si accosta ad opere dal valore polisemantico. Es.: I Promessi Sposi possono essere “letti” sotto la prospettiva della Provvidenza Divina, o anche unicamente studiati sotto il profilo linguistico, oppure anche come una storia d’amore ostacolata (tipico percorso ad ostacoli dell’archetipo fiabesco, direbbe Propp), come romanzo storico sul genere di quello di Scott, come romanzo borghese sul genere di quello di Richardson (l’eroina rapita ecc.),  ma anche come romanzo dai tratti tipicamente gotici (basti ricordare le scene della peste, la storia della Monaca di Monza che, se, non erro, nella prima stesura viene murata viva, cosa che infiammò parecchio l’animo di Poe il quale ne apprezzo distintamente questi tratti) ed in tanti altri modi.

Se non siete d’accordo, coraggio, dite pure la vostra! :-)

21 commenti:

Emmeggì ha detto...

Bellissima la differenza tra Loach e Leigh, posso farla anche mia? ;-)
Anche se poi, in verità, mi sento più un Malick alle prese con la Qabbalah e l'amore, o un Pasolini con Medea e con il Cristo...:-O

Rita ha detto...

Certo che sì!
Certo che la puoi far tua.
Non si pagano i diritti d'autore sul pensiero altrui. :-D

Sai cosa mi piace? Ricorrere al cinema, così come alla letteratura per spiegare qualcosa, per fare un esempio, un'analogia.

Io non cito mai per ostentare quel pochissimo che conosco, ma solo per meglio voler raccontare e definire il mio pensiero.
L'arte mi viene in soccorso, mi aiuta, mi sorregge laddove le mie gambe non arrivano.

Massimo Villivà ha detto...

bella la distinzione tra Ken Loach e Mike Leigh (questo non lo conosco molto, ma conosco Loach).
Anch'io ho più un approccio esistenziale (non esistenzialista).
Interessante anche la constatazione di Bourdieau sul gusto borghese. Difficile disfarsene. Si hanno gusti borghesi anche quando, come me, si è dei quasi lumpen proletar ...

PS Oggi mi sto abboffando di commenti ... poi dicono che i blog sono in crisi.

Massimo Villivà ha detto...

Ooops ... Bourdieu.

Rita ha detto...

Di Leigh ho amato moltissimo: Tutto o Niente, Ragazze, Segreti e Bugie; mi dicono che il suo capolavoro sia Naked, che però non sono mai riuscita a trovare in dvd.

L'essere borghesi per me, oggi, è un atteggiamento, un comportamento, una maniera perbenista di pensare e vivere. Si può essere borghesi pur essendo nati ai bordi di periferia (come cantava Ramazzotti).

Io sono, come comportamento e dentro, di indole, molto bohémienne, ad esempio. Non me ne frega nulla delle apparenze e né del giudizio altrui. Se entri a casa mia ti prende un colpo: libri ovunque, messi male, nove gatti ed un cane che saltano dappertutto, divani e letto pieni di peli, pulisco quando mi va, ossia molto raramente, però chiunque è il benvenuto e trova qualcosa da mangiare e da bere, in qualsiasi momento (purché non si scandalizzi per il disordine ed i peli dei gatti e non giudichi).
Non ho orari. Mi capita di pranzare alle cinque del pomeriggio e cenare a mezzanotte.
Posso permettermelo? No, perché dovrei trovarmi un lavoro visto che non c'ho una lira. Ma me ne frego!
Ecco... una persona che entrasse a casa mia e dicesse: "mamma mia come vivono questi", giudicando, con la puzza sotto al naso, per me sarebbe una borghese. Pure se operaia.
Un atteggiamento insomma.
:-)

Massimo Villivà ha detto...

Non credo che potrei entrare in casa tua, allora ... sono allergico al pelo di gatto ...
Ne basta uno di gatto, per crearmi problemi, figurati nove!
E il fatto è che i gatti mi stanno pure simpatici ... se non fossi allergico di sicuro ne avrei uno o due. Ma non c'è nulla da fare, va bene l'amore per gli animali, ma mica posso mori'!

Massimo Villivà ha detto...

Sul non avere una lira, sono stato un esperto fino a pochi anni fa ... non che adesso sia ricco, ma per lo meno ho una vita decente.
Frigo vuoto e luce tagliata, non so se mi spiego ...
Prima o poi ne farò un post ...

Rita ha detto...

Ti spieghi, ti spieghi... ;-)
Ed anche sul farsi la doccia con acqua fredda perché si rompe la caldaia e costa troppo ripararla, ne so qualcosa. :-D (fortuna che era estate).

Comunque a me la povertà materiale non spaventa. Mi spaventa il giudizio sociale di essa. Mi spaventa il borghese ripulito che mi guarda dall'alto il basso, ma non fraintendermi, non nel senso che ne temo il giudizio, nel senso che provo tristezza e paura a vivere in una società di questo tipo.

Rita ha detto...

Eh sì, lo so che tante persone sono allergiche al pelo di gatto (che poi pare che l'allergia non sia causata proprio dal pelo, ma dalla loro saliva, e siccome loro si leccano in continuazione...).
Anche mia cugina ne soffre, e infatti ci vediamo in zone neutre, o fuori o a casa sua.

Questo lo capisco, cioè se uno mi dice non vengo a casa tua perché sono allergico al pelo di gatto, lo capisco. Ci mancherebbe.

Giorgio Cara ha detto...

E la storia che i Promessi Sposi in realtà nascondano un cuore profondamente politico, calato nel seicento per eludere la dura censura austriaca: che cioè Manzoni, descrivendo la Lombardia sotto l'occupazione spagnola, voglia in realtà porre l'accento su quella asburgica?

de spin ha detto...

Ho fatto il Liceo quindi i Promessi Sposi è stato un mio libro di testo.

Amavo molto la letteratura, a tredici anni avevo già letto la Recherche di Proust per intenderci, ma dopo quell'anno di Promessi Sposi ho avuto la tentazione di gettare tutti i libri nel wc, tanto il vomito che mi veniva su.

Un romanzo politico? Un romanzo ideologico, intriso di cristianesimo di bassissima lega, spacciato per capolavoro.

Manzoni è l'Azzeccagarbugli di se stesso...

Giorgio Cara ha detto...

Mah, vorrei essere stato in grado, nella mia ormai non brevissima vita, di scrivere un pagina o almeno cinque righe di quel "romanzo ideologico".
Anche l'Iliade, l'epopea di Gilgamesh e l'Apocalisse sono opere ideologiche; ma ovviamente presentano molteplici sfaccettature ed una complessità di fattura, patrimonio di tutte le grandi produzioni letterarie (a scanso di equivoci, relativamente all'ultima citata: è chiaro che il fatto che abbia una potenza visionaria non vuol dire che sia vera, almeno non di per ciò solo); insomma - come ci ricorda la nostra graziosa ospite - hanno tutte un contenuto polisemantico proprio dei grandi componimenti letterari. Neuromancer di W. Gibson, afferma già dal titolo un manifesto, appunto, polisemantico che viene per fortuna compiutamente svolto nel corpo del romanzo.
Vorrei aver inventato quel titolo, pure.
Saluti!

Rita ha detto...

@ De Spin

Io invece ho amato moltissimo I Promessi Sposi (pur non amando la religione, lo sai), forse perché non li lessi a scuola, ma prima, addirittura all'età di dieci anni.
Li lessi come si leggono i libri a dieci anni, come fossero favole, ovviamente senza capirne nulla di letteratura e... ti dirò, vorrei saper e poter leggere ancora a quel modo, con quel senso di stupore completo, totale; certo, ogni tanto capita ancora, ma non sempre.
Poi l'ho riletto anche a scuola, sia alle medie, che al liceo.
Oggi dovrei e vorrei rileggerlo, così come tanti altri classici, tutti i Russi ad esempio, che ho letto soprattutto da giovanissima e che oggi sicuramente interpreterei in maniera diversa.

De La Recherche invece ho letto solo Dalla parte di Swann, in francese, ma all'epoca non è che mi avesse fatto impazzire. Era durante gli anni del liceo e il libro ci era stato assegnato come lettura durante le vacanze estive, quindi lo lessi per senso del dovere e non per mia effettiva scelta, sicuramente oggi lo recepirei in maniera diversa.
E' un'opera che comunque mi sto riservando per il futuro, insomma, voglio leggerla prima o poi. Così come L'uomo senza Qualità di Musil, di cui ho letto solo la prima metà del primo tomo. L'ho iniziato per ben due volte, arrivo ad un certo punto, e poi mi fermo. Boh, ci dev'essere qualcosa che mi impedisce di andare avanti, ma non so cosa.
Ad esempio La coscienza di Zeno prima di riuscire a leggerlo ho dovuto reiniziarlo diverse volte. Poi alla fine l'ho letto tutto e mi è anche piaciuto molto, quindi non so come mai accadeva che mi bloccassi ogni volta.

Tornando a I Promessi Sposi, come ti ha scritto Giorgio Cara (e come ho anche io nel post) un'opera così immensa non può essere riducibile solo ad un'unica interpretazione. La si può leggere in altri modi, magari saltando i passaggi che proprio non si condividono. Le descrizioni delle scene della peste e la storia della monaca di Monza (romanzo dentro al romanzo) sono dei capolavori letterari.

Poi certo, è anche ideologico, come tanti altri testi inseriti nel canone scolastico, ma un lettore critico può e deve essere in grado di apprezzarne anche solo il lato formale, o quello del significato complessivo o di altri, sotterranei e meno evidenti, significati.

Io ad esempio non amo il cattolicesimo ortodosso di Tolstoj, ci sono alcune parti in Anna Karenina che, come dici tu a proposito de I Promessi Sposi, mi hanno nauseato. Ai personaggi di Tolstoj preferisco senz'altro quelli di Doestoevskij, molto più autentici, veri, "vissuti".
Ma questo non significa che Anna Karenina o Resurrezione non siano dei capolavori letterari.

Uhh... mamma mia quando inizio a parlare di letteratura non la finisco più.
Grazie De Spin per l'occasione che mi hai dato di fare una bella chiacchierata. :-)

Rita ha detto...

@ Giorgio Cara

Questa lettura del significato politico io all'epoca non ce la vidi, ma, come ho scritto a De Spin nel commento sopra, lo lessi che ero giovanissima, quindi può essere che ci sia.
A scuola non ricordo che si parlò di qualcosa del genere, ma può essere che appunto non lo ricordi e basta perché magari a me interessavano altre letture ed interpretazioni.
Ripeto, dovrei rileggerlo oggi. Prima o poi lo farò.

de spin ha detto...

D'accordo, qualche bella pagina c'è...sarà che avendo studiato dai preti mi hanno talmente picconato i cosidetti sulla morale cattolica...cioè grandissimo scrittore in senso tecnico, ma a fare la morale ogni quarto d'ora...lo stesso motivo per cui detesto Pinocchio anche se Collodi non lo si può paragonare al Manzoni.

E oggi a ripensare alla Recherche mi sembra la cosa più noiosa in cui mi sia imbattuto dopo il discorso di Celentano a Sanremo l'altroieri sera...

Volpina ha detto...

E questa è una cosa che apprezzo di questo mondo; il fatto di poter interpretare.
Così da poter commentare e dare la propria opinione e parlare parlare parlare :D


I promessi sposi sono un libro carino, ma sono d'accordo su DeSpin... c'è troppa religione e troppa "santità" in Lucia...
Se lo si legge tanto per, secondo me è caruccio però.
Non sicuramente il miglior libro da far studiare a scuola... ma che ci vogliamo fare?

Giorgio Cara ha detto...

Sarà che, e mi si perdoni se parlo di me stesso (odio farlo), ho imparato a ragionare in scuole pubblicissime e laicissime, ma non ho un furore iconoclasta nei confronti di un autore classico, e neppure moderno quale il Manzoni fu (sui contemporanei qualche pregiudizi, bene o male, resta): detesto che Aiace, in Omero, frusti a morte un montone perché lo scambia per Ulisse - e benché sia opera di fantasia, sono triste per l'iniqua sorte di quel povero essere - però giudico l'opera "intiera" allo stato, senza applicarvici le chiavi di interpretazioni proprie dei nostri giorni, un capolavoro. Shakespeare è stato portato all'originario splendore dai romantici; Blake, sostanzialmente, è stato apprezzato solo nel secolo appena trascorso; e Dick oggi viene considerato, da un filosofo, filosofo ancor prima che scrittore (http://lettura.corriere.it/dick-un-filosofo-in-garage/ - in cui si parla di pezzi massimi quali Platone ed Heidegger).
Che vuol dire tutto questo? Forse che dovremmo reimparare a vedere le opere passate privi dei paraocchi che, oggi, siamo ben legittimati ad avere(per esempio, nei confronti della Chiesa).
Saluti!

Rita ha detto...

@ Giorgio Cara

Però (e mi si perdoni se comincio con "però") ai tempi di Manzoni si conoscevano già gli errori commessi dalla chiesa e c'era già stato l'illuminismo e probabilmente, pure se in Italia si sarebbe affermato solo nella seconda metà dell'800, erano già sbocciati i primi germogli del positivismo.
Manzoni probabilmente sarebbe stato cattolico pure oggi.
Io ho capito il discorso che vuoi fare e cioè che ogni opera va ricollocata nel periodo in cui fu concepita (e per questo non giudico e non mi scandalizzo se Aiace frusta un montone o se i personaggi dei romanzi russi vanno spesso a caccia e imbandiscono tavole con cacciagione - per quanto Tolstoj, ad esempio, era vegetariano e contrarissimo alla caccia, un vero amante degli animali), ma non è il caso del Manzoni che era intriso di cattolicesimo fino al midollo.

La lettura de I Promessi Sposi che ci insegnano a scuola, ossia che il rapimento di Lucia e tutte le varie peripezie ed ostacoli che si frappongono al matrimonio con Renzo fanno parte del disegno divino affinché avvenga la conversione dell'Innominato, è una lettura ideologica, come dice De Spin, e la trovo riduttiva (pure se è, probabilmente, ciò che intendeva soprattutto dire il Manzoni).
In questa maniera si dà certamente una risposta al problema ontologico del male, ossia che tutto - anche gli eventi negativi - avverrebbe perchè fa parte di un disegno preordinato, volto e finalizzato in ultima istanza sempre e comunque al Bene.
A questo disegno divino uno è libero di credere o non credere (e dipende se appunto crede in Dio o meno), quello che non mi piace è che la conversione debba necessariamente essere vista come un Bene.
Insomma, oggi è facile fare questi discorsi, ma lo era anche allora, anche ai tempi del Manzoni, mica scriveva nel Medioevo.
Già Dante lo comprendo di più.
Per quanto oggi, la D.C. può essere letta anche come un lungo percorso di psicanalisi (ovviamente tale lettura non poteva essere pertinente al tempo di Dante, non essendo la psicanalisi ancora stata inventata e ci si dovrebbe sempre attenere al testo).

Rita ha detto...

P.S.:
mi sono scordata di chiudere un periodo: dicevo, nella lettura di cui sopra de I Promessi Sposi, quella del disegno della provvidenza divina, si dà certamente una risposta al problema ontologico del male, ma è una risposta che deriva comunque dall'assunzione della Fede, ossia, visto che si è credenti, allora si crede questo.
Una lettura quindi riduttiva, dottrinaria.

Giorgio Cara ha detto...

Bellissimo quel tuo "Per quanto oggi, la D.C. può essere letta anche come un lungo percorso di psicanalisi". Equivocando volentieri sull'acronimo in questione, rilancio: sarebbe di caso di interrogarsi, seriamente, sulla valenza psicanalitica, fors'anche psichiatrica, di altri organismi della prima o seconda Repubblica.

Rita ha detto...

Mamma mia, hai ragione, l'acronimo da me usato ad indicare la Divina Commedia potrebbe dare adito a fraintendimenti. :-(
Non lo userò mai più!!!

Comunque quello della lettura psicanalitica è proprio un metodo d'interpretazione - uno dei tanti - della storia della critica della letteratura.