mercoledì 11 aprile 2012

Il Muro


S. - ... oppure si potrebbe andare a mangiare alla Steak House, fanno una carne buonissima...

Io - ah, no, per carità, io non mangio la carne.

S. - ah, vabbè, mica ti devi prendere la carne per forza, fanno anche il pollo...

Io - (strabuzzo gli occhi, convinta di aver capito male) - prego?

S. - dicevo, fanno anche il pollo o altro, mica devi prendere la carne per forza...

Io - (non è possibile, non starà dicendo sul serio) no, forse non hai capito, io non mangio carne, non mangio gli animali.

S. - ahhh... beh... ora ho capito, non mangi gli animali, ma il pollo sì dai...

Io - (sempre più incredula, sbigottita, incapace di credere che davvero possa esserci qualcuno che dica una cosa del genere sul serio) - scusa, il pollo non è un animale secondo te?

S. - sì, vabbè, ma è un animale talmente stupido, in pratica nasce apposta per quello...

Mi assale una rabbia improvvisa perché istintivamente mi vengono in mente quelle scene raccapriccianti tratte dal video che alcuni animalisti attivisti sono riusciti a girare all’interno del lager... pardon, allevamento, anzi, sarebbe proprio corretto dire lager-allevamento - tanto cosa cambia, che differenza c’è, non si tratta in fondo della stessa cosa? - della famiglia Bruzzese: quelle sette file di gabbie disposte l’una sull’altra per sette altrettante file; gabbie, gabbiette, spazi esigui in cui all’interno di ognuna vengono stipate a forza sette o otto galline, talmente strette le une alle altre da non poter sbattere le ali, da non poter nemmeno girarsi, ammalate a causa dello stress dato dalle condizioni innaturali in cui vivono, perennemente esposte alla luce artificiale, con il becco reciso per evitare che - sempre a causa dello stress - si cannibalizzino a vicenda, con le unghie lunghissime e ritorte a causa dell’immobilità, piene di tumori, di prolassi, di ferite, con quegli sguardi allucinati che - ad averci il coraggio di guardarci dentro - testimonierebbero niente di più e niente di meno che la loro vita di orrore e di inferno quotidiani. Questo a me fa venire in mente la parola “pollo”, e so che è la verità. E allora mi verrebbe da alzarmi e cominciare ad inveire contro il tizio e dirgli che se c’è uno davvero talmente stupido quello è lui, stupido, idiota e ignorante, e mi verrebbe da sbraitare e da mollargli un pugno secco ed improvviso sulla faccia, su quella sua faccia da stupido, un pugno da lasciarlo lì, incapace di proferire altro... e invece mi controllo e dico...

Io - sai, tralasciando la questione della stupidità o meno - e perché in fondo allora troppa gente meriterebbe di finire sullo spiedo, se dovesse dipendere unicamente dal grado di intelligenza che possiede - non credo che nessun animale al mondo nasca con lo scopo di finire sui nostri piatti... ognuno nasce infatti con il solo ed unico scopo di vivere, con nessunissimo altro scopo che quello di vivere in pace la propria vita.

S. - eh vabbè, lo so, ma purtroppo è la legge della natura, che ci possiamo fare se siamo fatti così, il pesce grande mangia quello piccolo, gli animali si mangiano tra loro e noi ce magnamo er pollo e l’abbacchietto...

E continua con il solito discorso che avrò sentito ormai non so più quante volte, il solito discorso idiota della legge di natura e dell’uomo che sarebbe carnivoro, anzi onnivoro, poi però si sarebbe abituato ad essere carnivoro, e che tanto alla fine dobbiamo tutti morire, quindi... cosa importa come? Ah, se solo sapesse quanto questo suo discorso - che a lui deve sembrargli senz’altro come un discorso fighissimo, contenente perle di una certa saggezza ed anche originale - sia in realtà la ripetizione coatta di banalissimi luoghi comuni indotti da una becera cultura di massa... ma non credo che un simile pensiero lo possa anche soltanto sfiorare, anzi, ad ogni risposta che dà sembra quasi farsi sempre più grande e sicuro delle proprie non-idee.

Io - (perdo un po’ il controllo e so che non dovrei perché questo tizio sta dicendo delle emerite cazzate, il fatto è che le immagini degli animali nei macelli arrivano come a frotte, e mi colpiscono nel profondo e mi rendono emotivamente fragile, sebbene lucidamente e consapevolmente più forte delle mie idee ) - ma che cazzo stai dicendo? Stai dicendo una serie di idiozie, stupidaggini, luoghi comuni, inesattezze una dietro l’altra: prima cosa l’uomo non vive più nello stato di natura da secoli ormai, anzi, probabilmente nel momento esatto in cui ha iniziato a comunicare e a lasciare i primi graffiti sui muri - modificando l’habitat in cui si trovava -  si può dire che abbia iniziato ad uscirne; seconda cosa non tutte le specie animali sono carnivore, tra cui noi, questo significa che non è affatto naturale dover allevare ed uccidere animali per vivere; ed inoltre, terza cosa, ti sembra che sia una buona cosa far soffrire così migliaia di esseri senzienti? E per finire: a parte che il “come morire” importa eccome perché se avessimo la possibilità di scegliere non credo proprio che qualcuno di noi sceglierebbe di morire ucciso da qualcun altro, sceglierebbe piuttosto di morire di morte naturale, magari nel sonno, senza soffrire, ma comunque, e questo forse ti sfugge, la cosa più importante alla fine non è nemmeno tanto come morire, ma COME VIVERE. E di certo non mi puoi dire che gli animali sfruttati dall’uomo vivano bene; ed anche a volersi appellare al diritto del più forte - che non è un diritto casomai, ma un sopruso - in natura le prede hanno sempre una possibilità di scampo, di salvezza, mentre l’uomo costringe migliaia di esseri indifesi ad una non-vita, ad una condizione di sfruttamento ed abuso del tutto innaturale. E tutto questo con la natura, a ben guardare, non c’entra proprio un emerito cazzo.

Cerco di non fare discorsi troppo lunghi o complessi e di certo non mi posso mettere a parlare delle ultime teorie sull’antispecismo o dei tal studi fatti sulle diverse intelligenze animali e di come infatti sia più appropriato parlare di diverse intelligenze e non di un’unica - ossia la nostra come superiore ed irraggiungibile ed usata come unico parametro -  vista la diversità evolutiva delle diverse specie, consapevole della scarsa preparazione del mio interlocutore e dello scarso livello della discussione in cui, mio malgrado, siamo scesi... e non si tratta, credetemi, di fare la snob o meno, ma semplicemente di essere obiettivi e di cercare la maniera migliore per  comunicare in maniera chiara e comprensibile.

S. - sì, certo, per carità, hai ragione, ma siamo fatti così, è la natura, l’uomo è più forte, più intelligente, più organizzato, più evoluto e costruisce gli allevamenti, se le galline fossero state più intelligenti di noi sarebbero state loro ad allevarci a noi, tanto di qualcosa si deve pur morire...

Io - ma come, ti ho appena spiegato che l’essere umano si è evoluto oltre lo stato di natura, e del resto ha imparato benissimo a controllare i propri istinti e le proprie pulsioni, altrimenti, se così non fosse, tu adesso usciresti a stupreresti la prima donna che passa... invece ragioni, pensi, scegli, hai la capacità di elaborare un pensiero e di compiere una scelta... non è una necessità biologica allevare, uccidere e mangiare gli animali...

S. - ma io la carne nemmeno la mangio mai, mangio giusto il pollo...

Io - ah, ma insisti con la storia che il pollo non è carne... ma come puoi anche solo pensare di affermare una cosa simile? (Non posso credere che davvero ci sia gente convinta di simili assurdità, certi discorsi sono oltre la mia portata di immaginazione, nemmeno nei miei incubi peggiori avrei potuto immaginare di star davvero conducendo una discussione del genere, fondata su simili presupposti... eppure faccio appello a tutte le mie capacità di sintesi e di chiarezza e do fondo a tutta la mia scorta di pazienza e continuo a spiegare che si sbaglia) - Gli animali, tutti, non sono affatto come tu te li immagini, hanno percezioni, cognizioni, emozioni, sentimenti ed una precisa, incontestabile volontà, quella di vivere liberi in natura, nel loro habitat, quella di vivere... di vivere e non di essere usati e sfruttati da noi per finire sui nostri piatti.

S. - ah, ma tanto non si rendono nemmeno conto di dove stanno, non soffrono come noi, nascono nelle gabbie e pensano che la loro vita sia quella, pensano che sia quello il loro ambiente naturale... nascono e muoiono lì, vengono fatti nascere apposta così, altrimenti nemmeno sarebbero nati...

Io - (più che mai sconsolata) ... e sarebbe stato meglio!

S. -  e vabbè, ma noi qualcosa dovremo pur mangiare... già non basta il cibo per tutti...

Io - (replico ormai senza alcuna convinzione, più per una strana forza di inerzia che non per la volontà di portare ancora avanti questo surreale dialogo) - eh, appunto, se tutti i terreni che oggi vengono coltivati a cereali per ingrassare gli animali venissero invece coltivati per quei cereali destinati direttamenti alle persone, stai pur sicuro che ci sarebbe cibo per tutti...

S. - Sì, sì, questo è vero, purtroppo l’uomo è fatto così, è avido, è la natura... tanto tutti dobbiamo morire...

Io - eh già (in questo momento ad esempio io mi sento morta, morta dentro...)

Niente, è un corto circuito, non se ne esce, non si riesce ad inquadrare la questione da una prospettiva  più ampia in cui sia possibile mostrargli una piccola falla nel suo ragionamento, anche una minuscola crepa attraverso la quale egli possa sbirciare e scoprire che c’è una maniera diversa di pensare le cose; mi rendo conto che ogni cosa che io dico finisce per rimbalzare contro un muro... e capisco anche che questo muro è meno fittizio di quanto si possa comunemente credere: è il muro che separa irrimediabilmente alcuni individui dagli altri, è il muro del fallimento di ogni tentativo di comunicazione, è il muro che rende, in alcuni contesti ed in determinati momenti, ogni mio sentire così diverso da quello di qualsiasi altro; è il muro dell’indifferenza e dell’opacità dello sguardo incapace di attraversare la dura scorza dei luoghi comuni e della cultura diffusa dalla propaganda mediatica; è il muro della rassegnazione cinica  - non quella dell’urlo nichilista che contiene comunque in sé il frutto di una constatazione e di uno sguardo individuale sulla realtà, di uno sguardo che comunque l'ha colta questa realtà e la rifiuta - ma quella dell’incapacità di riuscire anche solo ad ergersi oltre lo strato passivo delle proprie indiscutibili ed irrevocabili abitudini.
Cambiare il mondo, forse non si può; cambiare se stessi, aprire il proprio sguardo su prospettive inedite, forse sì. Ed è meno difficile, se solo si avesse l’umiltà di abbassare quella mano che fa da scudo ai nostri occhi, con la quale noi crediamo di proteggerci, mentre invece non facciamo che rinchiuderci e isolarci, innalzando, mattone dopo mattone, un muro invalicabile, duro e spesso come pietra.

Eh già, dobbiamo tutti morire, e forse proprio per questo dovremmo iniziare a pensare che uccidere altri esseri senzienti non ci renderà meno mortali di quanto siamo. Uccidendo l’altro - o farsi responsabile e cagione della morte dell’altro - non si prolunga affatto la vita, non si scongiurano gli eventi più terribili; né si sconfigge la morte.

****        ****        **** 

Il precedente dialogo non è frutto di fantasia. Esiste davvero, a quanto pare, qualcuno che pensa che il pollo sia troppo stupido per poter anche solo essere chiamato "animale" e che è convinto che gli animali in gabbia in fondo si trovino a loro agio, incapaci di pensare ed immaginare una vita diversa.

Io comincio a credere invece (e me ne convinco sempre più) che se c'è qualcuno troppo stupido perché incapace di pensare o di immaginare una vita diversa - una realtà diversa in cui nessuno debba sfruttare nessuno - quello sia proprio l'uomo.


40 commenti:

Massimo Caccia ha detto...

Un dialogo sconcertante nella sua normale quotidianità.
Il pollo...noi siamo polli, quando cadiamo nella rete di chi ci imbonisce con l'assurdità di luoghi comuni difficili da scalfire...in principio non era così?
Nell'Eden, l'uomo era vegetariano, non poteva stendere la mano su nessun essere senziente...poi tutto cambiò: perchè?
Buona giornata

Rita ha detto...

Perché?
Il problema ontologico del Male, affrontato da tanti grandi della Letteratura, Leopardi, William Blake, De Sade solo per citare alcuni tra i più noti, eppure a tutt'oggi senza risposta.

Io, come sai, non sono credente, alla storiella della Bibbia, dell'Eden incorrotto e del peccato originale ci credo come metafora, in quanto rappresentazione di una domanda - appunto il problema ontologico del Male - che non trovando risposta cerca di costruirne una.
Così funziona il Mito, da sempre. Che poi siano i Miti greci o altri pagani o quelli cristiani, cosa cambia?
Comunque, secondo il Mito biblico del peccato originale il Male esisterebbe perché l'uomo non ha accettato la propria finitezza, i propri limiti e così, teso a bramare la conoscenza assoluta, si è rovinato con le proprie mani;
per i Greci era l'hybris, nella cultura occidentale il Mito del Faust, della creatura del dott. Frankenstein, e prima ancora quel capolavoro che è il canto XXVI dell'Inferno in cui il mare inghiottisce la nave di Ulisse ed i suoi compagni che hanno osato avventurarsi oltre i limiti del mondo conosciuto... dunque sembrerebbe che il peccato originale sia dato dall'arroganza tutta umana di voler sfidare le leggi del mondo sensibile, osando avventurarsi oltre e certo se penso a certi abomini della scienza (tipo la vivisezione) non posso che fermarmi un atto a riflettere.

Comunque, da laica e cinefila che sono, mi torna in mente quella bella frase pronunciata ne Il Posto delle Fragole di Bergman: "Male e Bene none esistono, esistono solo le necesità".

Ecco, renderci conto che molto di ciò che la società pretende da noi e ci fa credere non è affatto necessario, ma sono solo desideri indotti, sarebbe già un passo avanti... e dici bene, "cadiamo nella rete di chi ci imbonisce con l'assurdità di luoghi comuni difficili da scalfire...".

Grazie per la riflessione e buona giornata a te.

Massimo Villivà ha detto...

Mi ha molto impressionato questo dialogo "leopardiano. Tra l'altro il tuo interlocutore non si poneva nemmeno in modo cattivo ... semplicemente non riusciva a vedere.
Certamente se un'umanità futura ed evoluta esisterà, non mangerà carne.
Ma credo che prima ci vorrà qualche catastrofe, creata dalla stupidità.
Forse questa ottusità nasce anche dal fatto che le persone tendono a fuggire di fronte alla sofferenza, specie se è a livelli intollerabili. Per cui, di fronte al dolore animale, semplicemente non "vogliono" vedere. Costerebbe troppo.
Forse è vero che una gallina non è intelligente come un uomo. Ma è intelligente come una gallina. Nel suo stato naturale, la gllina comprende l'ambiente che la circonda come fanno le formiche, i topi, gli uccelli, le serpi, qualunque cosa viva. Cosa sentono è un mistero che noi non conosciamo. Dovremmo averne rispetto.
Le barbare pratiche dei sacrifici animali, erano basate sulla consapevolezza di stare privando della vita un essere e solo questo sacrficio enorme poteva placare un dio. Adesso il pollo, l'agnello, sono, come dicevi tu, materiali da usare per mangiare.
Ammiro molto il tuo impegno ed è brutto vedere quanta strada ancora c'è da fare.

Maura ha detto...

Passo a darti almeno un saluto, amica cara.
Ho avuto una giornata poco chiara, ultimamente è così. (sarà mica l'eta?...)
A parte gli scherzi, mangio una zuppa e poi mi vengo a leggere il tuo ultimo articolo.
Bacio.

Dinamo Seligneri ha detto...

è capitato anche a me di sentire dire che ci sono animali più papabili di essere allevati e sgranocchiati perché più stupidi. tra l'altro a questi discorsi solitamente si affiancano (mi sono capitati sotto tiro parecchie volte)quelli di chi misura anche le culture in base all'intelligenza dell'animale che si mangia: gli asiatici sarebbero quindi inferiori (tra le altre cose) perché mangiano i nostri animali domestici che noi avremmo addomesticato perché più intelligenti. vabbè...
ciao Biancaneve

Maura ha detto...

Dio che nervi Rita, ma una persona così esiste davvero?
Si Maura, esiste davvero e anche tu ne conosci.
Girano certi ceffi che oltre a ragionare col c... hanno la maleducazione e l'ignoranza di non lasciarti nemmeno delle tue idee.
Ultimamente ho "rotto" con una persona perchè ha definito m.... un semplice seitan che andavo a cuocermi.
Allora io dico, ma chi credete di essere? Sicuri di stare voi dalla parte giusta?
E' chiaro che non riuscirai mai a far ragionare queste persone e che l'unica soluzione è rinchiuderli in una gabbia e farli provare ciò che prova l'animale "stupido" meritevole per natura a nascerci e a morirci, secondo loro!
Ri-bacio.

p.s.
quando ci saremo calmate, il che non sarà a breve, ti passo un sito abominevole (ma non nel senso amorevole con il quale Martigot apostrofa Polly...)dove troverai pane per i tuoi denti!

Volpina ha detto...

penso che sarei partita di testata alla 3* risposta. Questo dialogo me lo leggero' piu' e piu' volte così da imparare bene le rispose per le solite domande....

Rita ha detto...

@ Massimo V.

Sì, è vero che tanta gente fa di tutto pur di negare il dolore animale e tende a giustificarsi dicendo a se stessa che in fondo non c'è sofferenza, che nascono apposta per quello (come se poi si nascesse con un fine).

A me quello che dà tanto fastidio di queste persone è l'arroganza e l'incapacitià di mettere in discussione i propri pregiudizi; che uno possa dire una stupidaggine va bene, ma se poi dico che sono stati fatti degli studi che dimostrano invece l'assoluta capacità senziente ed emotiva di questi animali e che soffrono (non che servano chissà quali studi poi, basta osservare, ma magari chi non ha mai avuto dimistichezza con un animale e l'ha sempre visto solo "pezzo di carne morta" non sa), allora come si può continuare ad insistere ripetendo sempre lo stesso slogan?

Sbagliare è umano, perseverare... hmmm... non credo nel demonio, ma sicuramente è attestazione di stupidità oppure di assoluta malafede.

Rita ha detto...

@ Maura

Ciao carissima, mi spiace per la tua giornata poco chiara, magari è un po' di stanchezza, di stress.
Io anche da ieri sto poco bene, mi sa che mi è venuta l'influenza :-(

Hai fatto bene a chiudere con il tipo che parlando del seitan ti si è rivolto in quella maniera... ma infatti, come ho scritto sopra a Massimo, quello che è insopportabile di queste persone è l'arroganza.
Tieni presente che io non sono mai la prima ad affrontare certi discorsi, in genere sono gli altri che quando sentono che non mangio gli animali si sentono in diritto di mettere bocca e criticare; voglio dire, non ti sta bene? OK, ma stai zitto almeno... e invece no... devono offendere, dire la loro, avere ragione pure quando hanno torto marcio (riportano dati scientifici del tutto errati, pieni zeppi di luoghi comuni).

Sì, poi passami quel sito, non appena starò meglio lo guarderò.

Un bacio.

Rita ha detto...

@ Dinamo

Ciao Dinamo, non sapevo di questa cosa del giudicare una cultura inferiore o superiore a seconda dell'animale che si mangia; roba da matti davvero.
In effetti mi vengono in mente anche gli Arabi che giudicano gli occidentali come gente abietta perché mangiano il maiale che, secondo loro, è sporco. E questo per motivi religiosi comunque.

Ma poi capisci che enorme discriminazione che c'è alla base di questo discorso? Un animale sarebbe più meritevole di essere mangiato perché stupido. E allora, secondo questo ragionamento, ci potremmo mangiare tutti i ritardati mentali.
Vabbè... non si può parlare con gente simile, c'è una totale incomunicabiltà.
Credo che la maggior parte delle persone cambierà idea solo quando vedrà cambiare la cultura in cui vive: se da domani tutti - compresi i media - iniziassero a dire che uccidere gli animali è orribile, allora la massa si adeguerebbe. Fino a quel momento, purtroppo, lo sfruttamento verrà considerato "normale" (ossia la norma, stabilità dalla maggioranza). Questione di numeri.

Ciao Dinamo, grazie per essere passato.

Dinamo Seligneri ha detto...

ma io passo sempre, è che mi fa una bella fatica ultimamente scrivere, sarà perché fatico a pensare.
cmq, mi sa che le persone quando se la devono accomodare, o contro gli arabi o contro i cinesi o gli europei o contro gli animali, sanno tirar fuori la massima creatività possibile. credo che hai ragione a dire che le cose cambiano colla cultura, ma non possiamo pensare che la cultura e l'educazione alimentare cambierà così facilmente dal basso. se sarà utile la faranno cambiare dall'alto, altrimenti, temo, resterà tale e quale ad ora.

ps: pure il "nostro" Houellebecq nel suo ultimo bestseller fa un discorso meritocratico intorno al maiale.... a me la meritocrazia mi sta sulle palle, la società e la vita devono essere verso l'orizzontalità, cioè verso l'accoglienza delle forme, non verso la verticalità che non solo non accoglie ma estromette violentemente....
seguendo il discorso di Houellebecq sulla superiorità del maiale e sulla meritocrazia in positivo, rovesciando gli addizionali viene fuori sempre la stessa cosa: che chi è meno intelligente (e chi ha meno, in termini di società) può essere cannibalizzato senza problemi...

ciao Biancaneve, (il romanzo mi è piaciuto tanto però)

Rita ha detto...

Certamente finché ci saranno così tanti interessi commerciali in ballo sarà difficile contrastare lo sfruttamento degli animali.
Pensa che lo scorso inverno è stata fatta un'enorme campagna mediatica per rilanciare la pelliccia e questo perché negli ultimi anni le vendite erano sensibilmente calate. La ragazzina che poi sfoglia le riviste di moda (e magari legge articoli come quello contro cui ero insorta dal titolo "amo gli animali. Devo rinunciare alla pelliccia?" dove il messaggio implicito è che non esiste contraddizione tra l'amore per gli animali e la scelta di comprarne le pelli) riceve un forte condizionamento, pensa che sia "normale", e se anche prova nel suo intimo un minimo di rimorso questo viene messo a tacere dal bombardamento mediatico.

Ora c'è questo tizio, tale Dacrema, che ha scritto un saggio-pamphlet in cui ridicolizza i vegani e vegetariani e poi si scopre che fa parte dell'associazione degli allevatori italiani:

http://asinusnovus.wordpress.com/2012/04/11/risus-abundat-in-ore-demagogorum/

E anche qui:

http://dariavegan.wordpress.com/2012/03/12/nellindustria-della-carne-un-perno-del-sistema-capitalista/

Sì, Houellebecq pure cade miseramente nelle considerazioni meritocratiche sul maiale, però quel romanzo resta un capolavoro e lui un grandissimo scrittore; in un certo senso non mi hanno dato fastidio più di tanto perché lì in quelle pagine viene fuori comunque tutta la sua fragilità di essere umano, la sua debolezza, l'incapacità di tener fede ad un impegno che sono tratti tipicamente "umano" ed in linea con il personaggio. Ma poi alla fine c'è quel finale bellissimo che riscatta un po' tutto. Anti-umanistico.
Credo però che lui una certa sensibilità ce l'abbia, altrimenti non ne avrebbe parlato; e sono sicura che un uomo intelligente come Houellebecq saprà rendersi conto che la valutazione dell'intelligenza di un essere non può essere un parametro valido a decretarne la morte.

Sai, nella nostra cultura c'è questa dannata visione antropocentrica per cui solo ciò che si avvicina ed assomiglia all'uomo merita di essere preso in considerazione. E infatti molti carnivori ritengono che sia sbagliato uccidere e far soffrire alcune specie (i cani, i gatti, i vitelli, gli agnellini), mentre pensano che altre (soprattutto i pesci, poi i volatili) non abbiano alcuna utilità o alcun fine se non quelli di finire nel piatto. E se ci pensi bene sono proprio quelle specie più diverse da noi con le quali è difficile comunicare o provare empatia.
Il diverso non è accolto, è discriminato. La base dello specismo, appunto.

"a me la meritocrazia mi sta sulle palle, la società e la vita devono essere verso l'orizzontalità, cioè verso l'accoglienza delle forme, non verso la verticalità che non solo non accoglie ma estromette violentemente...."

Già, sono d'accordo.

Rita ha detto...

Che poi questa intelligenza è così tanto sopravvalutata: rileggendomi mi sono resa conto di aver scritto anche io: "sono sicura che un uomo intelligente come Houellebecq..." e invece no, non è detto che poi l'intelligenza sia un fattore sempre positivo, meritevole, un valore.
Prima cosa non sappiamo bene nemmeno cosa sia, esistono così tanti tipi di intelligenza. Un genio della fisica non è detto che magari sappia comprendere la metafora di un romanzo o interpretare un dipinto. Per dire. Quindi chi è più intelligente? Chi scrive l'esegesi di Dante o chi teorizza una legge della fisica? Si tratta in ogni caso di capacità diverse.

Molti animali hanno un fiuto addestratissimo, un udito fantastico, semplicemente hanno sviluppato quelle capacità che maggiormente gli erano necessarie a sopravvivere in un determinato habitat. E poi così come ci evolviamo noi, nei secoli anche gli animali - specialmente quelli che stanno maggiormente a contatto con l'uomo - perdono alcune caratteristiche e ne acquisiscono altre. Questa tanto decantata intelligenza è solo un falso mito. Noi ci definiamo tanto intelligenti eppure non esitiamo a distruggere il nostro habitat (mettendolo a rischio con l'inquinamento, armi nucleari ed altro) per il solo profitto. Ma è intelligenza questa? Questo non saper pensare a lungo termine, ma solo al profitto immediato?

Dinamo Seligneri ha detto...

certo l'intelligenza è un valore declinabile, però io penso che ultimamente ha preso una brutta china dentro il nostro occidente, per cui l'intelligenza è forse eccessivamente bistrattata a favore di una sciocca e sempre più ottusa emotività.... l'emotività in questo senso ha assunto più che l'intelligenza delle fattezze abnormi. se uno dice che un animale è più meritevole di un altro d'essere mangiato perché è più o meno intelligente, dimostra di essere molto emotivo, istintivo, più che intelligente lui in primis. teniamone conto, di questa inflazione dell'intelligenza sul mercato della percezione generale.
in questo senso mi tengo l'intelligente Houellebecq col suo grande intuito, ben sapendo che delle volte dice cose non troppo intelligenti come il fatot del maiale o la sua faziosa visione del conflitto arabo-palestinese... o del terrorismo islamico

Dinamo Seligneri ha detto...

precisazione: ovviamente anche se l'intelligenza è una merce rara ormai non credo che chi ne è proprietario debba avere più diritti di chi ne ha meno, di intelligenza. ancor di più se ad "intelligenza" sostituiamo "cultura".

Unknown ha detto...

Eh, quante volte si è ripetuto questo (non)dialogo.

Brava, cmq, come ti ho già detto mi piacciono molto i dialoghi, li trovo incisivi e agili da leggere, quindi sicuramente più efficaci per veicolare certi messaggi altrimenti troppo complessi e lunghi da esporre (raccogli i tuoi dialoghi, potresti essere la Platona del Terzo millennio! :D)

Sono d'accordo con tutto tranne che l'ultima frase che è auto-contraddittoria. A meno che non hai inteso "uomo" nel senso di "maschio" tirandoti fuori dal soggetto di cui condanni l'ignoranza e la passività morale ;)

stefanover ha detto...

e per fortuna non ti ha detto : ma non pensi alla sofferenza dell'insalata... delle carote... della pastasciutta...

ti somiglio, a me non piacciono i cadaveri, nè ccrudi, nè cotti !

stefano

Rita Charbonnier ha detto...

Cara Biancaneve, perdona il clamoroso OT, ma... hai ricevuto?
(Cancella pure questo commento, se vuoi!)
Abbracci, Rita

ivaneuscar ha detto...

Anch'io, come Marco Maurizi, penso che i tuoi dialoghi siano particolarmente efficaci per far entrare immediatamente il lettore "nel mezzo delle cose". (Così come il ricorso ad aneddoti di vita quotidiana.)
Circa il modo di "ragionare" del tuo interlocutore, poi, che mi sembra abbastanza diffuso ahimè... mi è familiare purtroppo, ma nonostante questo non potrò mai farci l'abitudine: davanti al cinismo, in ogni e qualsiasi sua forma e manifestazione, ho una reazione allergica che a stento, ogni volta, riesco a tamponare. Eppure sembra essere ingrediente essenziale del (tanto decantato in certi ambienti conservatori) senso comune... Ma comune "de che"? e perché?
Non riesco ad assuefarmi ai tanti e quotidianamente ripetuti: Che vuoi farci? E' così che va il mondo..., Pesce grande mangia pesce piccolo, L'uomo è cacciatore (e a "caccia" come in guerra tutto è permesso), Se non lo faccio io lo farà qualcun altro al posto mio (insomma: Così fan tutti), ecc., e al mantra che poi li riassume tutti: La natura umana è così e nessuno potrà cambiarla.
E siccome il cinismo (che in fondo è un comodissimo alibi per renderci tutti allegramente irresponsabili di tutto, collaudato da secoli di retorica), è insidioso e facilmente, quasi impercettibilmente, conduce sul bordo di abissi, annovera anche sinistre formule che sono parenti strette delle "perle di saggezza" (si fa per dire...) di cui sopra: ad es., Sono tutti uguali, rubano tutti allo stesso modo [ergo - astuta deduzione - tanto vale votare chi è più furbo a rubare...] oppure (la più sinistra e la meno "innocente") Non c'entro, io eseguivo solamente degli ordini.
Inutile aggiungere altro...

Volpina ha detto...

Accipicchia, avevo commentato stanotte ma mi sa che ha fatto cilecca. Maledetta Apple.

Comunque, non so come hai fatto, i miei complimenti. Io sarei partita di testata alla 3° risposta.

Mi leggerò più volte queste tue risposte per poter essere pronta :D
Grande!

Volpina ha detto...

"l'incapacitià di mettere in discussione i propri pregiudizi" questa è una cosa che facevo anche io. Invece se impari a mettere in discussione tutto, trovi spunti di riflessione nuovi e magari scopri un nuovo te stesso.

Quando vedo che c'è una speranza, sopratutto con le ragazze, cerco con dolcezza di fargli capire che sarebbe il caso di ragionarci un po' e di provare maggiore empatia verso queste creature.
Però è tanto tanto difficile quando incontri persone che hanno i pensieri radicati, che dico!, piantati a tutta birra negli insegnamenti (a mio parere sbagliatissimi) dei genitori e dei medici.

Maura ha detto...

Voglio augurarti una buona giornata, cara Biancaneve!
Sei in forma?
Io sono sotto attacco di cervicalgia che gioca a ping-pong con la lombalgia, ma io sono più cattiva e vedrai che si cercheranno presto un'altra vittima...
Bacione!

Anonimo ha detto...

che nervi che fa venire questo dialogo! complimenti per il sangue freddo, quando succede a me raramente riesco a mantenere quella "calma".
non mi era mai successo che il pollo non fosse considerato degno degli altri animali, ma spesso ho dovuto sentire cose simili sui pesci.

Rita ha detto...

@ Marco

Grazie per i complimenti. Terrò senz'altro a mente il tuo suggerimento ed incitamento a raccogliere i dialoghi (non credere che non ci abbia pensato, eh...;-)), il fatto è che mi vengono così naturali solo quando appunto sono autentici. E quindi mi viene di scriverli solo quando effettivamente ne vivo qualcuno in prima persona degno di nota. Il che accadrebbe anche spesso, ma spesso si tratta delle solite argomentazioni trite e ritrite che nemmeno ritengo più degne di considerazione. Quella del pollo che invece non sarebbe un animale e degli animali che tanto nascendo nelle gabbie poi crederebbero che la loro "natura" sia quella e quindi nemmeno soffrirebbero davvero non l'avevo mai sentita, quindi ne ho prontamente preso nota nella mia testa. ;-)

Riguardo l'ultima frase... sì, è vero, è contraddittoria (intendevo l'uomo nel senso di essere umano, tanto uomo che donna) perché il fatto che invece ci siano persone - come noi - che immaginano e lottano per un mondo diverso è la prova che invece è nelle possibilità dell'uomo riuscire a farlo; però a volte mi prende così tanto sconforto perché la maggioranza intorno a noi sembra non accorgersi di questo "elefante enorme che c'è nella stanza" (per citare una nota metafora) o, se anche se ne accorge, ci gira attorno e finisce per ignorarlo bellamente, da credere che le cose non cambieranno mai. Sono momenti di sconforto. Che poi, fortunatamente, passano; altrimenti avrei ritenuto persino inutile riportare il dialogo.
Diciamo che l'ultima frase deve essere letta un po' come una provocazione iperbolica per far riflettere, per smuovere un po' le coscienze di chi legge. Perché sai, a nessuno piace sentirsi dire che è stupido o che non riesca ad immaginare altro dalla realtà di tutti i giorni ;-)

Rita ha detto...

@ stefanover

Me l'ha detto, me l'ha detto... quando alla fine l'ho messo alle strette raccontandogli alcuni particolari di quel che avviene negli allevamenti, mi ha detto che allora anche le piante soffrono...

Il tipo non si è fatto mancare nulla. Ci è mancato solo che dicesse che gli animali sono stati creati apposta da Dio perché li macellassimo e a quel punto avrebbe esaurito tutta la gamma delle giustificazioni più assurde ed aberranti.

Rita ha detto...

@ Rita

Tutto OK, ti ho appena risposto. :-)
Il fatto è che ieri mi sentivo un po' influenzata e dopo essermi connessa per un po' con blog, poi ho spento il pc e non ho più controllato la posta.

Rita ha detto...

@ Ivaneuscar

Hai proprio ragione, il ricorso al luogo comune del "così fan tutti" credo sia uno degli atteggiamenti più deplorevoli dell'essere umano. E, mi spiace dirlo, ma credo che nel nostro paese sia particolarmente spiccato, basti vedere la mancanza di senso civico: tutti sporcano le città, parcheggiano in doppia fila e via dicendo solo perché "tanto lo fanno tutti".
Credo che manchi la consapevolezza del senso profondo del valore etico dei propri gesti. Capisco che pensare di far qualcosa che poi non cambierebbe nell'immediato la sostanza delle cose possa scoraggiare (ho notato che le persone sono più portate ad impegnarsi quando sono certe del buon esito di un'azione), ma una cosa che si ritiene giusta andrebbe fatta di per sé, anche se si ha la certezza di fallire.
Voglio dire, io non uccido perché ritengo sia sbagliato farlo, anche se so per certo che là fuori migliaia di altre persone invece continuano, purtroppo, ad uccidere.

In merito allo sfruttamento degli animali poi è ancora più evidente questa considerazione che molti fanno dell'inutilità della propria scelta perché tanto non cambierebbe le cose; molte persone che mostrano una certa sensibilità poi dicono: "ah, ma tanto se pure io smettessi di mangiare gli animali, non cambierebbe nulla, e quindi tanto vale che li mangi anche io".

Sì, credo che si dovrebbe lavorare di più sulla responsabilità delle azioni del singolo, che è enorme.
Che significa: "io eseguivo solo degli ordini"? Significa che tanta gente ha paura di assumersi il peso delle proprie azioni perché dover decidere di volta in volta in base al singolo caso comporta fatica, mentre è molto più facile affidarsi alle regole - scritte o non - di qualcuno che viene visto come "guida". Basti pensare al ruolo che ricopre la religione, con i suoi dogmi, le sue regole ecc.; i credenti che vi si affidano smettono di pensare, si affidano totalmente ad un corpus dottrinario che, in un certo senso, assolve il singolo dalle proprie decisioni, in fondo basta seguire e rispettare ciò che qualcuno ha decretato debba essere il voler di Dio per sentirsi apposto con la coscienza.
E così è per tutto. Ricordiamoci dei soldati nazisti che eseguivano ordini terribili solo perché così gli era stato ordinato ed in generale questo avviene ovunque vi sia una gerarchia da rispettare.
Mi rendo conto che è più facile vivere così, agire dietro gli ordini di qualcuno, ma si rimarrà sempre solo come automi, come burattini manovrati da qualcun che di volta in volta rappresenta il potere costituito.
Chi va al supermercato e compra carne senza riflettere in fondo, come ho scritto già tante volte, è solo uno zombie manovrato dalle logiche del consumismo e del profitto.
L'essere umano dovrebbe lavorare di più invece sul proprio potere di singolo, sul peso ed il valore delle proprie singole azioni. Se solo ci rendessimo conto di quanto potere abbiamo dentro di noi per cambiare il mondo in meglio... forse chissà... cominceremmo ad essere meno passivi.
Grazie per le tue riflessioni, sempre interessanti. ;-)

Rita ha detto...

@ Volpina

In quella stessa giornata, come nota positiva, c'è stato che ho parlato anche con una ragazza da sempre molto amante degli animali però non ancora vegetariana (ma che da tempo sta pensando di diventarlo, diciamo che si trova sulla linea di confine), la quale mi ha fatto alcune domande, tipo se era difficile diventarlo, cosa si può mangiare ecc. e che, con le risposte che le ho dato, spero di aver definitivamente convinto.

Ecco sì, bisogna indirizzare i nostri sforzi soprattutto verso le persone che comunque mostrano già i segni di un'apertura, che sono già predisposte ad affrontare un cambiamento di questo tipo. Discutere invece con i tipi del dialogo sopra credo sia inutile, ma non si sa mai... meglio non lasciare nulla di intentato. E comunque, anche senza pensare che un tipo del genere possa cambiare idea, bisogna comunque fargli notare le stupidaggini che dice. Questo proprio per amore di verità, di validità di un argomento.

Rita ha detto...

@ Maura

Non sto tanto bene in questi giorni, come scrivevo ieri mi sa che ho una brutta influenza, ma sono mali di stagione... nulla di che, passeranno.
Mi spiace anche per la tua cervicalgia e lombalgia (possono essere correlati comunque), ci ho sofferto anche io in passato, di lombalgia soprattutto, era quando mi ammazzavo in palestra cinque giorni su sette (ora sono anni che non ci metto piede, però in compenso cammino molto), e so che è brutta.
Hai provato a rilassare la parte con un cuscino di sabbia caldo? Si chiama termoforo. A me faceva bene.
Auguro anche io una buona giornata a te. :-)
E fatti coccolare dei miciotti. :-)

Rita ha detto...



Ciao carissima,
eh sì, di sentire che i pesci nemmeno siano degni di essere definiti animali era già capitato anche a me; specialmente gli astici, le aragoste, le cozze, le vongole pare che proprio non vengano minimamente considerati come tali. E questa è pura ignoranza.

Una volta un amico del mio compagno gli ha raccontato di aver comprato un'aragosta viva e di averla... (guarda, provo orrore anche solo a scriverlo)... bollita viva e di essersi tanto stupito da rimanerne scioccato (e meno male!) che questa si lamentasse e che tentasse di mettersi in salvo. Ha detto che mai più e mai poi rifarà una cosa del genere, che quasi si è sentito male a sentirla così lamentarsi.
Ma dico... ci voleva tanto per rendersene conto? Visto che è un animale ed è vivo, non è che ci voleva di "fare la prova" per rendersi conto che soffre, no?

Rita ha detto...

@ Dinamo

Secondo me parlare di "intelligenza" in termini così generici è comunque un errore. Di un'intelligenza senza empatia ad esempio, che ci si fa?
Credo che la persona davvero intelligente sia quella in grado di uscir fuori dalla propria personalissima posizione e capace di mettersi - ma veramente, non tanto per dire - nei panni di chi ha di fronte, in grado di calarsi in realtà e situazioni altre e di poter elaborare di volta in volta un concetto, un pensiero, una riflessione. Avere la cosiddetta capacità critica credo sia sinonimo di intelligenza. Solo chi è in grado di prendere i dati della realtà che gli vengono offerti e poi di elaborarli e, al limite, di metterli in discussione, credo sia colui che sappia far buon uso della propria intelligenza (ah, perché poi si potrebbe anche essere intelligenti, ma non saper bene come usare o indirizzare determinate capacità e questo è un altro problema).
Essere aperti di mente, e soprattutto là dove si crede che esistano delle certezze, trovare la forza di metterle in discussione, credo sia una maniera ottima per allenare l'intelligenza, per farne un buon uso.

In merito a Houellebecq, tieni anche presente che i media hanno un po' esagerato o distorto le sue opinioni... non prendere per oro colato tutto quel che si dice di lui. E' un ragazzaccio... ma dal cuore enorme. ;-)
E sì, è intelligente. Uno che sa osservare le cose.

E comunque sì, l'intelligenza non deve essere un parametro per porre in atto discriminazioni. Così come l'istruzione. Certamente. In fondo l'istruzione per molti è ancora soprattutto un privilegio. E anche l'intelligenza perché se nasci in un posto dove non puoi allenarla, magari si perde.

Rita ha detto...

@ Volpina

Ho sbloccato il tuo primo commento, era finito nella cartella spam. Colpa di blogspot. :-(

Rita Charbonnier ha detto...

Cara Biancaneve, leggere il tuo blog mi sta facendo tanto riflettere sulla questione... il dialogo che riporti è francamente sconfortante; se il carnivoro-tipo è quello che tu descrivi, se le ragioni a sostegno della sua causa sono quelle che lui pone, be'... non ci sono più dubbi. Abbracci.

Rita ha detto...

Cara Rita,
non immagini quanto mi faccia piacere leggere questo tuo commento.
Uno dei motivi principali per cui ho deciso di aprire questo blog è proprio quello di cercare, in tutta umiltà, di indurre chi mi legge ad una riflessione sulla questione animale e quindi, sapere che nel mio piccolo un minimo ci sto riuscendo, è per me motivo di grande soddisfazione.
Le ragioni per cui l'uomo mangia e sfrutta gli animali sono ovviamente complesse ed hanno radici culturali, economiche, politiche, religiose, filosofiche (basti pensare a quanto la concezione dell'animale-automa cartesiana abbia condizionato la scienza per secoli) che è difficile pensare di poter riassumere in un unico discorso o attraverso un semplice dialogo.
Nel blog io ho cercato, nei vari post, di sviscerare la questione dello sfruttamento animale affrontandolo da diverse prospettive.
Purtroppo culturalmente siamo sempre stati indotti a pensare all'animale come ad un essere "inferiore", meno dotato di noi intellettivamente e quindi sol per questo "meritevole" di essere sottomesso e sfruttato, usato come oggetto, allevato al solo scopo di soddisfare le nostre esigenze ecc..
La maggioranza delle persone comunque, senza arrivare a dare risposte prive di alcun fondamento come quelle del tipo di cui sopra, in genere non arriva nemmeno a porsi la questione, non la vede, considera "normale" (perché la norma viene appunto decretata da ciò che fa la maggioranza, ma questo non significa che il comportamento della maggioranza debba sempre esser ritenuto per forza il più auspicabile o il migliore in assoluto, è solo una questione di numeri) il cibarsi di animali perché questa è la base della cultura specista in cui viviamo, una cultura che ovviamente ha tutto l'interesse di mantenere se stessa. Sappiamo che poi la cultura viene trasmessa di padre in figlio, di generazione in generazione e quindi finisce per reiterare se stessa con forte tendenza all'autoconservazione. Oggi poi tutto è manipolato e fitrato dall'informazione mediatica che non fa altro che bombardarci la testa (per ovvi interessi economici) di quanto sia necessario mangiare la carne, di quanto faccia bene ecc..
Insomma, se da quando nasciamo veniamo abituati a pensare agli animali in una determinata maniera, poi diventa difficile mettere in discussione le proprie convinzioni. Eppure è un primo passo.
(continua)

Rita ha detto...

(prosegue da commento precedente)

Quello che posso dirti Rita è che anche io ho mangiato animali ed ho considerato "normale" farlo o "normale" pensare che dovessero essere allevati per soddisfare le nostre esigenze, pure se al tempo stesso ero convinta di amarli e rispettarli (in realtà amavo e rispettavo solo i cani ed i gatti, le specie cosiddette d'affezione, evidentemente). Ad un certo punto ho capito che tra il mio adorato cagnetto ed il maiale che avevo nel piatto non c'era differenza alcuna, sono entrambi animali senzienti e quindi... Poi certo, bisogna informarsi, leggere, conoscere, parlare, discutere, divulgare e tutto questo sapendo che i media ufficiali remano contro, quindi bisogna che ci sia tutto l'interesse individuale di farlo.
Si sa pochissimo ad esempio, perché non viene data sufficiente informazione, dell'alimentazione vegetariana e vegana, si pensa che sia una rinuncia, che sia monotona o addirittura dannosa per la salute: niente di più falso.
Il carnivoro-tipo comunque, per riallacciarmi al tuo commento (mi sono dilungata, come al solito) in genere si appella a questi argomenti: è la natura e quindi non ci si può fare niente, l'uomo è carnivoro, si è sempre fatto così, l'uomo è l'essere più evoluto sul pianeta (e quindi avrebbe il diritto di comandare e di decidere della sorte di tutti gli altri), l'uomo ha bisogno di proteine animali, ci sono animali che nascono apposta per essere mangiati, anche gli animali si mangiano tra loro, ognuno deve essere libero di fare quello che gli pare.
Tutte obiezioni confutabilissime o che comunque andrebbero rielaborate correttamente. Che ognuno debba essere libero di fare ciò che vuole mi sta bene, ad esempio, ma una libertà basata sulla sopraffazione di un essere indifeso e più debole può dirsi realmente tale? E qui entriamo nel discorso delle nuove teorie antispeciste che, affrontando la questione non solo sotto il profilo morale, la ampliano in una visione politica tesa ad un ripensamento globale della società per cui dovrebbe venir abolita ogni forma di sfruttamento e di dominio, tanto dell'uomo quanto dell'animale.
Comunque se ti interessa approfondire, al di là delle mie riflessioni che hanno un piglio comunque molto divulgativo, posso consigliarti dei testi validi sull'argomento.
Un abbraccio.

magneTICo ha detto...

Io non mangio carne, ma solo per un discorso egoistico/salutare. Poi c'è lo sfruttamento, l'inquinamento, gli allevamenti intensivi, ecc. che arrivano ai confini col paradosso, che segnano sicuramente la demenza umana e che sono una logica conseguenza del mercato mondiale, oltre che essere indubbiamente pericolosi per l'essere umano.
Detto questo però, non ho mai guardato di buon occhio le ideologie che stanno dietro al cibo. A mio avviso la cultura, le abitudini e le altre cose che hai detto tu, sicuramente frutto dell'ignoranza, non sono comunque imputabili da un punto di vista generale. Ognuno dovrebbe farsi un personalissimo esame di coscienza, come no. Ma non esiste nessuno su questo pianeta che possa decidere per me sulla mia dieta.
Anzi: credo che prima di ogni altra cosa ci sia il rispetto per le abitudini alimentari del prossimo. Quindi non tollero nemmeno etichette come vegetariano o peggio ancora vegano. Che poi di fatto io lo sia (vegetariano, ndr), non significa per forza che mi ritrovi nelle abitudini o peggio nell'ideologia di chi lo è.
Quando vedo teatrini televisivi (non la guardo spesso, ma recentemente ho assistito ad una trasmissione della Bignardi sul tema) in cui ci sono dei 'Red Canzian' che tentano di convincermi che dalla mia dieta dipendono le sorti del pianeta, o che non è umano nutrirsi di animali, poi indossano dei mocassini di daino... ecco quella è l'occasione giusta per fare uno strappo alla regola e farmi un paio di fette di bresaola (che rimane fermamente l'oggetto dei miei desideri).

Scusa se mi sono dilungato cappuccetto rosso.
=)

Rita ha detto...

@ MagneTICo

Tralasciando i vari "Red Canzian" che predicano bene e razzolano male - purtroppo di persone incoerenti e contraddittorie è pieno il mondo -
io non sono affatto d'accordo sul rispetto per le abitudini alimentari del prossimo quando queste implicano la sofferenza e la morte di altri esseri viventi.
Certamente - e perché gli strumenti legali non me lo consentono - non posso impedire a chicchessia di mangiare animali finché tale pratica sarà considerata "normale" in seno alla cultura in cui viviamo, ma sono sinceramente stanca di questo abuso continuo che si fa della parola "libertà".
Libertà di opprimere l'altro non è libertà, ma sopraffazione.
Diamo il giusto nome ai concetti.

Quella che tu chiami libertà di seguire la propria dieta, io la chiamo libertà di uccidere un essere senziente per cibarsene.
Ripeto, esiste questo diritto e quindi lo accetto. Rispettarlo però, no. Non lo rispetto.
Io rispetto chi rispetta la vita.

Scusa, in nome di un'insindacabile libertà tu rispetteresti il desiderio di un pedofilo? Immagino di no. Perché? Perché ritieni che si debba porre un limite ai desideri altrui quando questi implicano la sopraffazione e la violenza.

Così è per gli animali, esseri senzienti. Perché il diritto alla dieta carnivora di tizio dovrebbe venire prima del diritto alla vita dell'animale di cui intende cibarsi?
Puoi pensarlo solo se sei specista, ossia se ritieni la vita dell'animale umano (specie homo sapiens) superiore a quella delle altre specie e di per ciò solo depositaria del diritto di poterle dominare e sfruttare.

Io mi ritengo intellettivamente superiore a tante persone, ad esempio, ma mica per questo me le mangio, ne rispetto comunque il valore inerente della vita ed il diritto alla stessa.

Non devi scusarti per esserti dilungato, figurati, hai spiegato bene il tuo pensiero, dal quale però dissento fortemente.

P.S.: cappuccetto rosso mi è sempre stata un po' antipatica. ;-)

Dany ha detto...

che brava...che educata...
anche io come volpina sarei partita con una testata...anche perchè chissà, magari la botta lo aiuta...
credo che ci siano persone che proprio NON POSSONO capire. semplicemente perchè NON GLI INTERERSSA capire. quindi...a questo punto...se la testata non funziona, passo al "Vaffanculo"

Rita ha detto...

Eh sì, certe persone proprio non ce la fanno ad abbandonare i loro preconcetti e pregiudizi. Non hanno capacita critica, sono mentalmente ottusi.
Io a queste persone le porterei dentro un mattatoio a guardare, chissà che là dove non arrivano le parole possano arrivare le immagini. Il fatto è che si rifiuterebbero di guardare.

Dany ha detto...

si, si, sono i classici: "non farmi guardare che poi sto male...."
loro, invece che sono obbligati a soffrire e morire, stanno bene....nemmeno si meritano di essere "guardati".
dovrebbe essere un obbligo, sapere da dove viene la carne che ti mangi. se lo sai e la mangi comunque, almeno sei coerente!