sabato 22 settembre 2012

Alexandre, ovvero, anche gli animali negoziano la loro libertà, ma non vengono ascoltati


Ogni giorno vengono uccisi miliardi di animali dopo una non-vita trascorsa in gabbia. Se volessi - e lo vorrei - dedicare un post ad ognuno di loro dovrei smettere di respirare ed il tempo non basterebbe comunque.
Oggi voglio però commemorare Alexandre, la giraffa che ieri, ad Imola, è stata uccisa a causa di una dose eccessiva di tranquillanti somministratile al momento della cattura, dopo la sua fuga dalla gabbia del circo Orfei in cui era rinchiusa e dopo aver vagato alcune ore in mezzo ad un territorio a lei del tutto alieno. Era un giovane esemplare maschio. Nel video avrete potuto vedere l'eleganza dei suoi ultimi passi nel mondo; in un mondo che non era il suo, perché il suo avrebbe dovuto essere quello della Savana. Non che alla povera vittima serva più ormai questa commemorazione, ma infatti le commemorazioni sono per i vivi, a ricordarci di qualcuno che non c'è più, di qualcuno la cui esistenza ha significato qualcosa.
Al povero Alexandre nessuno potrà mai più spiegare il perché dell'egotica idiozia dell'uomo che si diverte ad umiliare animali selvatici dalla rara bellezza costringendoli ad eseguire tutti quegli stupidi numeri da circo, però, se la sua vita ha avuto davvero quel significato che tutti noi antispecisti gli riconosciamo, facciamo in modo che i tanti articoli, i tanti post sui blog che gli sono stati dedicati, servano a ricordarci l'urgenza di lottare per un circo senza animali. Che la sua morte almeno abbia un senso, non più per lui, povero esserino spaventato, ma per tutti gli altri che vivono costretti in gabbia: elefanti, tigri, cammelli, ippopotami, leoni, foche, scimpanzé e altre specie rare, bisognose di spazi aperti, di foreste, di alberi su cui arrampicarsi, di vita sociale tra i propri simili, di libertà. 
Qui un articolo ben fatto - sempre dal sito AnimalStation di Riccardo - che spiega nei particolari tutti gli abusi che sono costretti a subire gli animali da circo e la maniera, non proprio gentile, in cui vengono addestrati. 

Del resto non è la prima volta che un animale scappi da un circo o che si ribelli al proprio domatore. Vorrei anche segnalare questo saggio (a sua volta citato da Steve Best durante le sue recenti conferenze in Italia e qui già menzionato): Fear of the Animal Planet: the Hidden History of Animal Resistance di Jason Hribal; un saggio in cui si documenta la consapevolezza degli animali ridotti in schiavitù dall'uomo e dei loro tentativi di ribellione, fuga, giusta rivincita progettati e messi in atto scientemente al momento opportuno. 

Giusto ieri sera discutevo con chi sostiene che la lotta per i diritti degli animali portata avanti da noi antispecisti non ha una validità morale in quanto gli animali sono esclusi dal contratto sociale degli uomini, non avendo i mezzi e le capacità per negoziare la loro libertà e di stabilire le loro condizioni.
Le cose non stanno affatto così. 
Ogni volta che un animale tenta (e magari qualche volta ci riesce, sono frequenti i casi di cronaca che documentano la fuga di animali da allevamenti, circhi, luoghi vari di detenzione) di fuggire dalla gabbia o di liberarsi dalla catena (non solo simbolica, ma reale) che lo tiene legato al palo, egli sta esprimendo la propria volontà di essere libero, quindi sta negoziando la propria libertà. 
Il problema, l'unico vero grande problema è il vizio dell'antropocentrismo che affligge la specie umana da secoli; quel vizio che ci porta a considerare e giudicare le altre specie solo tramite i parametri umani, per cui tanto più una specie possiederebbe requisiti e caratteristiche (sia fisici, che intellettivi) simili ai nostri, più sarebbe meritevole di essere ascoltata e presa in considerazione per la sua intelligenza e capacità di esperire la realtà consapevolmente. E invece da parecchio tempo ormai la scienza e i suoi studi etologici hanno stabilito che non esiste un'unica intelligenza ed evoluzione, ossia quella umana, ma tante diverse intelligenze ed evoluzioni: ogni specie ha la sua propria, un'evoluzione che non guarda assolutamente in direzione degli orizzonti umani. Il nostro linguaggio ed il pensiero astratto, abilità in cui noi ci siamo particolarmente evoluti, non sono l'unità di misura assoluta a partire dalla quale si debbono giudicare tutte le altre specie. 
Che significa ciò? Che per negoziare non necessariamente ci si deve esprimere tramite la lingua del dominante. Anzi, se la negoziazione dev'essere un punto di incontro, si dovrà fare in modo che si trovi un terreno comune di espressione. Ora non è che gli animali per chiedere la loro libertà debbano necessariamente esprimersi nella nostra lingua o firmare un contratto su carta bollata, basterà invece saper ascoltare cosa essi hanno da dire nel loro specifico linguaggio. 
Non è vero che essi non parlano e non domandano. Lo fanno invero continuamente. Siamo noi ad essere talmente arroganti e supponenti da aspettarci che lo facciano proprio nella nostra lingua. 
La lingua dell'uomo non è la lingua universale. Anche il vento comunica qualcosa, ad esempio che sta arrivando una tempesta (e ben lo sanno i naviganti che hanno appreso determinati segni); la lingua è un segno verbale. Il segno comunica qualcosa. Ed è convenzionale. Anche gli animali si esprimono e comunicano. Solo che usano altri segni, non verbali. Oggi il "mio" gatto, muovendo in maniera convulsa la coda, mi ha comunicato che voleva essere lasciato in pace a sonnecchiare. L'ho rispettato. Lui ha negoziato con me il suo diritto al riposino. 
Se solo tutti quelli che sfruttano gli animali fossero meno miopi, sordi, ottusi, imparerebbero a decodificare i segni della comunicazione degli animali, che ogni specie ha i propri, e si accorgerebbero di quanto essi, da millenni, stanno disperatamente cercando di negoziare la loro libertà. 

Alexandre, scappando dal circo Orfei ci ha detto qualcosa. Ha detto qualcosa al mondo. Ha detto: voglio tornare libero nella mia Savana. E tutti quegli uomini che lo circondavano, sordi, ciechi, chiusi nella miopia dei loro angusti antropocentrici ristretti confini mentali non hanno saputo e voluto ascoltarlo, né tantomeno capirlo e per tutta risposta gli hanno iniettato una dose di tranquillante rivelatasi letale. Esattamente come un tempo si faceva ai malati di mente, i diversi, che infatti non è che non comunicassero il loro disagio, la loro paura, il linguaggio del loro mondo interiore, solo che avevano segni arbitrari, non soggetti alle norme convenzionali. Gli animali come i diversi.
Da sempre lo strumento del Potere è solo uno: quello di zittire, mettere a tacere. 
E all'animale che urla e scalpita nella sua gabbietta troppo stretta viene tirata ancor di più la corda attorno al collo fino a che il suo grido non diventa sempre più flebile, fino a che non viene del tutto smorzato.

Pubblicato anche su Asinus Novus.

19 commenti:

Volpina ha detto...

Queste cose mi lasciano un'amarezza e un prurito alle mani che non potete (o forse si) capire.
La sofferenza immensa di queste creature lacera anche me.
Questo era un CHIARISSIMO messaggio da parte non solo di questa giraffa, ma di tutte le creature che sono obbligate a fare ste cose innaturali.
Anche quando facevo presidio contro il circo, vedevo gli elefanti depressissimi, le zebre ancora più depresse e altre creature che facevano avanti e indietro come se fossero alienate.
Questa è crudeltà pura e semplice.
E l'uomo cieco come non mai veniva a dirmi"ma non vedi come sono tranquilli? Hanno da mangiare, vivono bene...".
Solo io in sta stupida città riuscivo a vedere la frustrazione e la tristezza.
Mi dispiace per questa giraffa. Anche se forse, ora che è morta, non dovrà più subire maltrattamenti.
Mi chiedo solo quante altre piccole anime innocenti dovranno subire la sua stessa sorte prima di far capire all'umano che la vita degli altri non è un gioco.
E poi mi chiedono perchè sono sempre incazzata.

Rita ha detto...

Certo che sono alienati questi poveri animali. Depressi, stressati, alienati come sarebbe ognuno di noi se costretto a vivere dentro una gabbia e ad eseguire esercizi a comando pena punizioni corporali.

Che devono dire quelli dei circhi? Loro ci guadagnano, sono abituati a considerare gli animali come fonte di reddito, mi domando solo se abbiano mai visto una giraffa libera nel proprio habitat o letto due righe di qualsiasi testo di etologia. Se lo avessero fatto non direbbero che gli animali stanno bene dentro una gabbia. Oppure lo direbbero comunque, in malafede.
Considera che nei giorni scorsi ho discusso con un vivisettore, il quale sostiene che i topi stiamo meglio al calduccio dentro le loro gabbiette piuttosto che in natura perché nelle gabbie almeno sarebbero protette dai predatori e vivrebbero più a lungo. Come se torturarli non fosse la peggior forma di predazione. Lasciamo stare va...

Maledetta visione antropocentrica per cui solo la vita umana sembra importante (e a volte manco quella).

Volpina ha detto...

Dire che un topo sta meglio in gabbia piuttosto che in natura è come dire che un essere umano sta molto bene in galera.
Allora perchè pure noi innocenti siamo liberi? Dai ma non sta in cielo ne in terra sta cosa... assurdo.
Hai mai visto le tigri del tempio delle tigri in..india, mi sembra?
Sono depressisime, le hanno tolto tutta la loro natura e fanno una tristezza... l'uomo ha il record imbattuto per la violenza sugli altri.

Anonimo ha detto...

Bello, il tuo articolo, Rita: detesto ammetterlo, ma mi sono commossa. Bisognerebbe farla anche noi una lista degli animali che si ribellano. Raccontare le loro storie. Forse potremmo fare una categoria apposta nei nostri blog, un progetto simile al saggio citato da Best più in piccolo.

Riccardo ha detto...

ciao Rita, riflessione molto interessante. Dopotutto non riuscire a vedere o non voler vedere le richieste degli animali per una vita libera è questo sì un segno di scarsa intelligenza...

La vita di questa povera giraffa, è stata una tragedia, è stata anni a sognare la libertà, probabilmente credeva che oltre lo squallore del circo ci fosse tutto intorno il suo mondo di alberi, poi una volta fuori si è ritrovata in un mondo di asfalto e cemento e in preda al panico totale.

Mi unisco alla tua speranza che la tragedia di questo animale serva a cambiare le cose in italia, ma temo che dovremmo aspettare ancora molti anni

Rita ha detto...

@ Serena

Grazie. :-)
Ma non credo di essere stata io a farti commuovere, quanto la storia della giraffa in sé: io l'ho solo raccontata. Commovente è la bellezza delle lunghe gambe di Alexandre, la sua corsa disperata alla ricerca di un posto migliore dove stare, chissà cosa sperava di trovare là fuori, forse la sua mamma, i suoi simili, gli alberi di cui sicuramente avrà impresso il ricordo nel dna.
Sì, mi unisco alla tua bellissima idea: dovremmo dedicare uno spazio su Asinus in cui raccogliere storie di ordinaria, ma straordinaria, ribellione di animali dalla loro condizione di schiavitù. Sono le piccole grandi storie come questa di Alexandre (o come quelle dei beagles liberati, o anche delle aragoste salvate da quella signora) che possono riuscire a scalfire l'ovvietà della violenza quotidiana. Senza retorica, non è necessaria, basta solo raccontare.
Pensiamoci, sono sicurissima che ognuno di noi ne ha tante di queste storie da raccontare. Facciamo appello ai nostri ricordi, anche d'infanzia, chissà quante volte abbiamo assistito a questo urlo disperato di animali alla ricerca di compassione e libertà.
Un bacio.

Chumani ha detto...

Il tuo post come sempre a riflettere.
La visione in tv della giovane giraffa che fuggiva con gli occhi spalancati dal terrore mi ha indignato ancor prima di commuovermi.
E ancora più indignata dalla decisione del sindaco della città ospitante il circo: sfrattati in poche ore.
Se la giraffa non fosse stata ammazzata, ci sarebbe stato il megafono a gridare: " Venghino siori, venghino"
La solita stupida ipocrisia.

Rita ha detto...

@ Riccardo

Guarda, sarò forse troppo ottimista, ma secondo me invece almeno la battaglia per i circhi senza animali riusciremo presto a vincerla, non lo vedo un traguardo lontano.
Tanta gente, pure se non antispecista, è sensibile all'argomento perché, un po' come la storia dei cuccioli di Green Hill, gl animali nei circhi riescono a suscitare più empatia, più compassione. Forse un leone o una giraffa in gabbia riescono meglio a rendere l'idea della crudeltà della schiavitù proprio perché sono animali che nel nostro immaginario associamo più facilmente ad un'idea di libertà. Il problema nasce quando si deve sensibilizzare la gente sugli animali che purtroppo invece nella nostra cultura si mangiano perché è stato sempre considerato "normale" vederli in gabbia. Scalfire questa abitudine è molto molto più difficile.
Però sono pur sempre quei piccoli passi iniziali, come cominciare a mettere in discussione l'uso degli animali nei circhi, che già cominciano a smuovere qualcosa nel singolo, che cominciano ad abbattere quel velo di indifferenza che porta a considerare gli animali come "cose".
In fondo io anche ho iniziato dapprima a rifiutare l'uso degli animali nei circhi, zoo, acquari, poi le pellicce, poi la caccia, pesca ecc. e solo alla fine sono riuscita a fare dei collegamenti e a mettere in discussione anche gli allevamenti, i macelli ecc..
Un primo passo deve esserci. Alexandre forse aiuterà molti a capire questo concetto che gli animali devono poter vivere liberi.
Speriamo. :-)

Rita ha detto...

@ Keiko

Sì, infatti come giustamente noti, il sindaco si è voluto mettere la coscienza a posto mandando via il circo dopo il triste evento, ma se davvero avesse avuto a cuore la sorte degli animali NON avrebbe proprio mai dovuto dare il permesso al circo di entrare in città.
Speriamo che tutto questo serva a far riflettere altri sindaci prima di ospitare i circhi con animali.

Alessandro Cassano ha detto...

le dichiarazioni di Giovanardi letteralmente scandalose. Che mondo di merda.

Roscio ha detto...

A mio avviso non è una questione di antropocentrismo, è solo una questione di soldi. Sono contrario ad ogni specie di rapporto, se non quello del rispetto reciproco, tra uomo e animale. Per me anche lo "scaricare" affetto, addosso ad un animaletto domestico è una violenza gratuita. Fino a quando ci sarà qualcuno che sarà disposto a pagare per vedere o possedere un animale ci sarà qualche altro che sarà disposto ad esercitare violenza per guadagnarci qualcosa.
Ciao

Riccardo ha detto...

> Guarda, sarò forse troppo ottimista, ma secondo me invece almeno la battaglia per i circhi senza animali riusciremo presto a vincerla

ma in effetti ricordo che qualche anno fa si parlava qui in italia di una legge per vietare l'uso degli animali (solo selvatici se non sbaglio) nei circhi, ma poi non si sa più che fine ha fatto, come al solito quando si parla di animali poi viene tutto insabbiato (come il recente caso del referendum anticaccia).

Rita ha detto...

@ Alessandro

Lo sai che non le ho lette?
Da una parte vorrei chiederti: "ma che ha detto?", dall'altra, già sapendo che mi faranno incazzare, preferireri restare nell'ignoranza.

Vabbè, dopo vado a cercarle.

Rita ha detto...

@ Roscio

Di soldi, sempre. Per quanto riguarda il circo con animali, hai ragione, se non ci fosse gente disposta a pagare per guardare gli animali, non ci sarebbero animali messi costretti a compiere forzatamente quegli sciocchi numeri. Ma si userebbero comunque gli animali in altri settori perché il denaro comunque permea la nostra società.

La questione dell'antropocentrismo riguarda un discorso molto più ampio che ha a che vedere proprio con l'origine dello sfruttamento degli animali nel mondo ed anche con la difficoltà di riconoscer in loro parimenti una dignità ed una vita. L'essere umano si sente la specie più importante (forte, astuta, come vuoi tu) sul pianeta ed in diritto di sfruttare tutto ciò che gli sta sotto tiro a suo piacimento. Ovviamente il denaro c'entra sempre, è la visione utilitaristica del mondo infatti che ne decreta anche il suo assoggettamento.
Poi c'è anche il discorso relativo alla religione ove ancora l'uomo è visto come creatura più importante, ad immagine e somiglianza di Dio (insomma, i cattolici sostengono che gli animali non hanno un'anima immortale, per me sono stronzate, non so per te, ma che si sia credenti o meno comunque si tratta di un retaggio culturale potentissimo e difficile da smaltire).

L'antropocentrismo è anche, come ho scritto nel post, la ragione per cui giudichiamo l'intelligenza ed il valore delle altre specie a partire da parametri tutti umani. Come se l'intelligenza umana e la nostra specie fosse il valore assoluto da cui partire e a cui rapportare tutto il resto.
Questo è innegabile. Che in ballo ci siano soldi o meno.

Ciao, grazie per il tuo intervento, poi con calma verrò a ricambiare la visita sul tuo blog.

Rita ha detto...

@ Riccardo

Sì, è da anni in effetti che si parla di far approvare questa legge che vieti l'uso degli animali, come poi è già successo in alcune nazioni.
Dobbiamo farci sentire pure noi, sollecitare, scrivere a quei pochi politici che si interessano un minimo degli animali; c'è Andrea Zanoni, l'europarlamentare, quello che si era dato parecchio da fare per fermare la strage di randagi in Ucraina, forse si potrebbe scrivere a lui, nel suo programma ha messo il circo senza animali come obiettivo da raggiungere.

Rita ha detto...

Lette le dichiarazioni di Giovanardi, il quale esprime solidarietà ai lavoratori del circo e alle loro famiglie "vittime di un fondamentalismo ideologico che antepone gli animali agli uomini", mentre per Martini, il responsabile del circo, la colpa della fuga della giraffa sarebbe degli animalisti.

A Giovanà... ma te c'hanno mai mannato affanculo? No, perché, nel caso, ecco, sarebbe il momento opportuno.

Riccardo ha detto...

> c'è Andrea Zanoni, l'europarlamentare, quello che

non so, non mi sono mai fidati dei politici, credo che i politici fanno qualcosa solo quando costretti dal popolo o quando ne ricavano un ritorno di immagine, quindi insomma alla fine dipende tutto come sempre dalla cultura del paese, in italia in effetti il circo non è più popolare come una volta e si regge solo con l'appoggio dello stato (sovvenzioni e varie leggi a favore), e i tempi sarebbero già maturi per abolire i circhi (così come ad esempio la caccia), ma le mie perplessità di prima riguardavano solo l'atteggiamento retrogrado dei politici, però proprio per questo concordo con te, è solo questione di tempo.

> la colpa della fuga della giraffa sarebbe degli animalisti

ah già, ti pareva, e perchè scusa? cosa si sono inventati, un'infiltrazione di attivisti che volevano portare la giraffa in un rifugio per maiali?

Rita ha detto...

Io del singolo politico alla fine potrei pure fidarmi, solo che poi non basta il singolo per far approvare delle proposte di legge, come sappiamo.
A volte mi capita di pensare, se fossi io in politica potrei fare qualcosa? E penso che pur con tutta la buona volontà che potrei metterci, da sola arriverei poco lontanto. Per dirne una, qualche anno fa conobbi un deputato del PD, vegetariano, convinto animalista, completamente frustrato perché diceva che non era riuscito nemmeno a far introdurre un menù vegetariano nella mensa dei parlamentari. Il peso del singolo politico conta pochissimo.

Quelli del circo ora devono scaricare la colpa su qualcuno e su chi altro se non quei cattivoni degli animalisti? Roba da matti, eh?

Riccardo ha detto...

la mia opinione della classe politica è molto scarsa, credo che sia molto difficile trovare gente davvero onesta in questo ambiente, anche se ci possono essere delle eccezioni, ma credo siano molto rare, e anche se ci sono persone come quella che hai conosciuto, alla fine rimangono voci inascoltate. Quando invece si tratta di approvare qualche legge per massacrare gli animali nei boschi tutti contenti i politici (hanno fatto anche una sorta di club tipo "politici amici della caccia" o qualcosa del genere), davvero grandiosi