venerdì 21 settembre 2012

L'uomo che pescava per divertirsi

Molo di Ostia, tarda mattinata odierna (cartello ben visibile con su scritto VIETATO PESCARE).
Bella giornata, cielo terso, ho proprio voglia di fermarmi qualche minuto ad osservare il mare, a respirare l'aria salina e iodata, con quell'inconfondibile odore di alghe che subito mi restituisce le tante belle sensazioni delle estati dell'adolescenza.
Poca gente, non c'è tutta la caciara di luglio e agosto, nella spiaggia sottostante c'è giusto qualcuno che ancora prende il sole in costume o che passeggia sul bagnasciuga.
Mi incammino verso il molo, da lì c'è una bella vista sul mare aperto, c'è il vento che soffia dritto in faccia, ci sono i gabbiani che volano bassi e così posso osservarli da vicino.
Man mano che mi avvicino osservo le poche persone presenti: un gruppetto di uomini che parlotta, un ragazzo seduto sul muretto che legge, un uomo che scatta qualche foto ad una donna con un bambino in braccio; e poi lui, lo stronzo di turno che come al solito non manca mai: l'uomo che pesca. 
Lì però è vietato pescare. 
Mi armo di coraggio (coraggio perché in genere in queste occasioni è facile che si trascenda), mi avvicino e do avvio alla seguente conversazione: 
- senta, lo sa che qui è vietato pescare? - Si gira, è un vecchietto.
 -  eh, lo so, lei c'ha ragione signora, ma sugli scogli nun ce posso annà, so mezzo invalido, quell'altro molo 'ndo se poteva annà è rotto, l'hanno chiuso, semo sempre in Italia sa, se rompe 'na cosa, col cavolo che la ripareno.
- Sì, siamo in Italia, e lei infatti da bravo italiano che fa? Pesca dove è vietato pescare
- Ma 'ndo vo, non posso annà da n'antra parte. Abbia pazienza signorì, so anziano e 'nvalido, è l'unico divertimento che mi è rimasto.
- Bel divertimento! Lei uccide per divertimento, dunque. Senta, la pesca è una pratica cruenta e lei non può costringere i qui presenti, compreso un bambino, ad assistere all'indegno spettacolo di un animale preso all'amo che si dibatte. Lei mi sta privando del sacrosanto diritto di starmene qui tranquilla a godere di un po' di sole. Ora chiamo i vigili e vedremo quanto si divertirà poi.
- signò, lei c'ha ragione, ma io che altro fo si nun pesco? M'è rimasto solo questo per passà il tempo.
- Dipinga, legga, prenda il sole, faccia un corso di quello che gli pare a lei, ma lasci in pace i poveri pesci che stanno nuotando per i cazzi loro. Chiamo i vigili

Li ho chiamati e infatti l'hanno mandato via.

Immagino che qualcuno, avendo assistito alla scena, mi avrà giudicata come una povera stronza rompicoglioni che ha impedito ad un povero vecchietto semi-invalido (ma stava in piedi da solo benissimo, camminava e manovrava 'sta canna da pesca con ambo le braccia, quindi, se invalido era, sicuramente lo era mentalmente perché uno che si diverte ad ammazzare animali tanto sano non dev'essere) di sollazzarsi in quel po' di tempo che gli è rimasto da vivere.

E invece io la vedo così: un pesciolino in meno preso all'amo, un pesciolino in più che ha potuto continuare a nuotare in pace per i cazzi suoi.
Certo, in quello stesso istante miliardi di altri animali sono morti comunque ed il vecchietto magari tornerà domani stesso sul molo a sfidare il cartello di divieto, ma almeno mi sono presa il gusto di rompere i coglioni a chi sfrutta ed uccide gli animali.
E anzi, è proprio in quello stesso istante che ho preso una bella decisione (messa in pratica altre volte, ma che ora vorrei far diventare più sistematica):a te, specista del cazzo, voglio rompere i coglioni a più non posso. Hai la legge dalla tua parte per uccidere e sfruttare animali, ma io ti complico la vita.
Perché, come dice l'amico Claudio (alias Sdrammaturgo) la società specista ha vinto (almeno per il momento), ovunque ci giriamo c'è il trionfo dello specismo, ma io a te, specista, almeno nun te rendo la vita facile. Fai quello che fai con il supporto della legge, ma se posso romperti i coglioni (che non hai, vigliacco, perché uccidere gli indifesi è vigliaccheria), stai pur sicuro che lo faccio.
Soccomberò, io ed i miei ideali, ma te faccio sudà.

In verità oggi avrei dovuto fare una cosa in più: ossia prendere quella canna da pesca e romperla, o portarmela via (così avrei creato anche un danno economico al vecchietto), ma sono ancora troppo per bene, non ci riesco. Ci sto lavorando però. 

Vendi le pellicce? E io vengo a disturbare la tua attività. Mi metto davanti alla tua vetrina e dico che le pellicce sono il male assoluto. Peschi dove non puoi pescare? Io ti mando via, ti rovino quello che ritieni il tuo passatempo preferito. 
Gli animali continueranno a morire, ma te, specista del cazzo, ti divertirai un po' di meno. 

12 commenti:

Volpina ha detto...

Grande, cazzo,Grande! Finalmente.
Hai fatto benissimo.

E chi se ne frega se passi per la rompicoglioni... alla fine hai fatto quel che sentivi giusto e sopratutto hai salvato delle vite.

Bravissima, sono con te. :)
Forse per rabbia gliel'avrei spaccata anche io la canna da pesca, ma trovo che non sia giusto. Poi ti becchi la denuncia e passi tu per il torto e loro possono dire per l'ennesima volta che quelli violenti siamo noi.

Però dopo che hai chiamato i vigili quello è rimasto...muto come un pesce? :D

Martigot ha detto...

E vai Biancaneve! Non possiamo salvare il mondo, ma nel nostro piccolo, con gesti come il tuo ad esempio, qualche vita la possiamo salvare.

Mi immagino avere un amico tipo ispettore Callaghan con cui andare in giro a spezzare canne da pesca sotto il naso dei pescatori, o mettere in fuga cacciatori, o dare una bella lezione a chiunque faccia del male agli animali :-)

Io sono una persona assolutamente pacifica, ma tutti questi specisti una lezione la meritano eccome, o no?

Rita ha detto...

@ Volpina

Quello si è sentito come se avesse subito chissà quale affronto, come una vittima, come se io cattivona avessi voluto fare un torto ad un povero innocente vecchietto che voleva solo divertirsi a pescare qualche pescetto.
Ma guarda, della denuncia per la canna da pesca rotta alla fine mi sarebbe importato poco (pure perché, chi mi beccava?), ne sarebbe comunque valsa la pena, è che proprio non ce l'ho fatta. Sono troppo per bene, mannaggia a me. Voglio fare un corso per incattivirmi (verso chi se lo merita, ovviamente).
Quando parti? Sei pronta? Portati robetta pesante, ché fa freddino a Londra.

@ Martigot

Io preferisco definirmi nonviolenta, nel senso che sono contraria alla violenza contro ogni specie animale, sia umana che animale, però pacifica no, se c'è da intervenire per salvare un animale, per disturbare, per mettere appunto i bastoni tra le ruote a chi sfrutta gli animali, intervengo ben volentieri. E ti dirò di più, sono anche a favore di sabotaggi o distruzione di oggetti, strumenti sempre usati per sfruttare animali. E, ovviamente a favore di azioni per liberare animali, come quella di Green Hill o degli ALF. Ripeto, sempre facendo massima attenzione a non ferire nessuno.

E comunque sì, è assolutamente importantissimo anche solo salvare qualche vita, oltre che lottare per una società antispecista, che sensibilizzare, informare ecc.. Tutto conta.
Come sta Clint? :-)

Volpina ha detto...

No :( Non sono pronta... ho rifatto la valigia 15 volte... e non so come fare. Non ho ancora trovato la stanza perchè sono tutte carissime e l'unica che poteva darmela (la stanza, Claudio!) mi ha detto che se non mi trova una coinquilina entro breve non mi può dare la stanza... mi sa che barboneggerò :D

Martigot ha detto...

Concordo.

Clint sta benissimo, è super attivo, scava, sposta, raccoglie il fieno che gli mettiamo e se lo porta in casa, sta un sacco ritto sui suoi piedini tipo piccola marmotta a guardarsi in giro ed è un asso sulla ruota :-)
Mia mamma lo adora, non so se me lo lascerà riportare a Milano, eh eh eh

Rita ha detto...

@ volpina

Speriamo che si trovi questa coinquilina allora.
Comunque ti dico una cosa: Londra è stra-piena di bed & breakfast o pensionicine economiche e di case private che affittano stanze, quindi, se anche non trovassi prima di partire da qui, una volta là potrai recarti in uno di quei posti di informazioni per studenti, turisti ecc. e vedrai che te la trovano una stanza. Non è come in Italia, lì funziona tutto, ti daranno una mano a trovare una sistemazione. Non ti preoccupare.

Per la valigia: porta cose pesanti, ma non troppe, a Londra ci sono mercatini e negozi dove le cose costano pochissimo (per dire, un paio di anni fa comprai una giacca in ecopelle al mercatino di Camden Town a sole 19 sterline). Cappello e guanti necessari.

Volpina ha detto...

Si ma infatti porterò solo qualche jeans e qualche maglione. cappello e guanti erano in valigia ancora prima che decidessi di partire. Visto che a Londra andavo spesso quando ancora potevo permettermelo, li ho sempre lasciati in valigia :)

Dinamo Seligneri ha detto...

Biancaneve, mi permetto di muoverti una piccola critica.
Ti seguo da mesi, e leggo con piacere quello che scrivi, penso di aver capito qualcosina del tuo modo di ragionare.
Hai ragione, la pesca e la caccia nelle società industrializzate, nelle società dove di cibo ce n'è in abbondanza, sono due pratiche barbare, aberranti, dis-uma... anzi disanimali.
Ammazzare animali per "ammazzare il tempo" (tra l'altro, mi chiedo allora, il tempo per l'uomo è un nemico?) non è accettabile.
Ti do ragione.
Ma in questo pezzo, dove avresti potuto secondo me, non ti sei messa per un secondo dalla parte di quell'uomo. Sai qual è la cosa curiosa? Che sei talmente capace di registrare e replicare letterariamente dei dialoghi che mi hai dato, involontariamente forse (da quella brava scrittrice che sei - e sai che non scherzo), mi hai reso tutta l'umanità di quella persona. Perché non riesci a coglierla anche tu?
C'è un passo in cui tu gli intimi dei consigli. "Leggi, guarda film, passeggia...". Di nuovo, hai ragione. Ma non puoi non sapere che questi sono hobby e passioni che solo alcuni di noi, per fortuna economica o per educazione liberale della famiglia, o per un moto dell'animo che non è detto succeda a tutti, hanno?
Cioè, non ti senti pure vicina ad una persona che probabilmente avrà perso moglie e affetti più cari, e per educazione sua, perché probabilmente è stato risucchiato dal vortice casa-lavoro-casa, morta la casa, morto il lavoro, si ritrova a passare il tempo nell'unico modo che gli è stato trasmesso dalla sua educazione, dal suo grado culturale, dalle sue frequentazioni?
Secondo te, un vecchio industriale di Milano starebbe a pescare al molo di Ostia?

Ti ripeto, hai ragione, ma presa da una furia inconoclasta antiumanista prendi degli abbagli. Secondo me eh. E poi ricorda che scrivi troppo bene per poterti permettere di guardare da una parte sola. La tua scrittura ti fa scoprire lo stesso.

Un caro saluto.

Rita ha detto...

Ma sì Dinamo, che l'ho colta l'umanità e la fragilità della persona e ci sono stata anche male, se è per questo, ad avergli tolto quel che lui ritiene un passatempo.

Però mentre l'umanità e la fragilità dell'uomo emerge, come dato essenziale, rilevante, in un sol colpo d'occhio, l'estrema vulnerabilità della vita degli animali cui qualcuno con leggerezza pone fine per passatempo è, come sempre, un dato nascosto, irrilevante.
Quell'uomo senza pescare può vivere benissimo perché, pur ignorante (almeno da come si esprimeva), non è detto che non abbia invece la possibilità di rendersi conto del valore della singola vita di un pesce, solo che non ci ha mai pensato.

Credi Dinamo, io discuto spesso (l'ultima discussione è avvenuta su Asinus Novus, non in calce ad un mio post però) con persone che per ogni tipo di motivazione uccidono animali e, per quanto possa arrabbiarmi, non perdo mai di vista l'umanità di tutti loro o altri pregi e valori che hanno come persone. Però non posso essere accondiscendente, non posso non pensare che invece per gli animali quella pietà che sarebbe necessaria non ce l'ha nessuno.
Il vecchietto sul molo ha avuto la sua bella giornata rovinata, ma anche io. Intanto ero andata lì per osservare il mare, ché sono anni che non ci vado e mi manca assai, per stare tranquilla, per riflettere un po' ed invece non ho potuto farlo. Mica potevo restare lì ad assistere alla morte per soffocamento di un pesce!

Lo so che non tutti possono permettersi di avere passatempi di un certo tipo come leggere, andare al cinema, dipingere, ma non è un buon motivo per giustificare passatempi cruenti come la caccia e la pesca. Io sono sicura che quel signore (che poi non stava tanto messo male come diceva lui, camminava benissimo, certamente non poteva andare sugli scogli, ma stai tranquillo che altri posti per pescare li troverà comumunque) un modo diverso, non cruento, per passare il tempo potrebbe trovarlo, anzi, chissà, magari le mie parole l'avranno fatto riflettere.
Insomma, quello che volevo dire, certamente mi ha fatto pena, ma in quella situazione la vittima offesa non era lui, ma i pesci. Un pesce preso all'amo mi avrebbe fatto ancor più pena. Dunque ho tirato le somme. Ho detto, cos'è peggio, far uccidere degli animali che nuotano liberi per i fatti loro, o bacchettare uno che oltretutto pesca pure in zona vietata? La vita varrà comunque di più di un passatempo, no?

Non sono una stronza, solo una che vede la sofferenza degli animali ogni giorno e la vede perché ci fa caso, non volta gli occhi altrove.

Non sono antiumanista, sono non antropocentrista.
E l'umanità del vecchietto certo che l'ho fatta emergere apposta, non ho mai voluto descriverlo come un mostro, solo come una persona inconsapevole, sbadata, che uccide per diletto senza sapere quel che fa. Solo così il mio messaggio poteva essere forte. Volutamente forte.

Il vecchio industriale di Milano non sarebbe stato al Molo di Ostia, ma appartenere al proletariato, l'avere avuto una vita dura sulle spalle non è un buon motivo per giustificare lo specismo.
Ripeto, è la visione antropocentrica che ci fa considerare troppe volte solo l'umano e mai le altre specie.
Nell'ultimo post che ho scritto, quello sulla giraffa, l'ho spiegato, pure se sinteticamente.

Le tue osservazione comunque mi fanno sempre estremamente piacere (così come i complimenti sulla scrittura, eh eh... va a finire che mi ci farai credere sul serio che scrivo bene), anzi, apprezzo sempre più le critiche e le obiezioni (ovviamente se fatte a ragion veduta ed in maniera intelligente come le tue) che i complimenti perché così almeno rifletto, penso, ho modo di elaborare meglio certi concetti.

Ricambio il saluto.

(comunque mi hai dato un'idea per un racconto, se mai lo scriverò sarai il primo a leggerlo ovviamente e ti citerò come fonte ispiratrice). :-)

Dinamo Seligneri ha detto...

Ma io non dico che hai fatto male a togliergli il giocattolo. La pesca è una pratica che mi fa ribrezzo.
Io mi riferivo al brano in quanto tale, ai contenuti espressi nel post, dove mi pare tu sia, almeno nei toni, un tantino "giustizialista" e intransigente con quell'uomo, o quel personaggio.
Che una persona abbia come unica valvola per ammazzare il tempo (scusa ma questa espressione mi affligge il mio positivismo) la pesca mi sembra un retaggio biografico-sociale amarissimo. E la tua capacità mimetica di raccontare lo porta a galla, ma poi la tua analisi non ne tiene conto.
Questa mi è sembrata un'incongruenza.

Che sai scrivere non c'è bisogno che lo dica io, dai. Però sono contento di ispirarti un racconto.

Ciao e grazie anche per la risposta

Dinamo Seligneri ha detto...

ps: mi sono ricordato che sei un'amante di Pirandello. Io vabbè di Pirandello amo solo alcune novelle.
Comunque, quello che volevo dire è in sintonia con lui: diciamo che il personaggio del pescatore riclama, pirandellianamente, più attenzione. :))

Rita ha detto...

Sì, è vero che avrei dovuto elaborare meglio il personaggio-pescatore e farne emergere gli aspetti legati, come dici tu, al retaggio biografico-sociale; ci sarebbero state bene considerazioni che esploressero tutta la gamma di sfumature e contraddizioni. Per questo mi ripropongo di lavorare su qualcosa di più ampio.
Il post prendilo per quello che è, uno sfogo momentaneo dove quel che emerge è la mia rabbia e decisione di combattere in maniera sistematica e ferma lo sfruttamento degli animali. Sai dove l'ho buttato giù il post? Subito dopo, a cuore ancora caldo, con tutte le emozioni che ancora si agitavano dentro di me, seduta su una sedia di plastica, scrivendo su un pezzo di carta (il retro di una fattura) con penna bic, mentre aspettavo che il mio compagno svolgesse una commissione di lavoro (il motivo che poi ci aveva portati ad Ostia). Una volta a casa ho riportato al pc.