venerdì 12 ottobre 2012

Una riflessione impopolare

In merito alla vicenda del bambino trascinato a forza dalla polizia di cui si sta parlando moltissimo. 
Le urla del bimbo hanno, giustamente, indignato tutti. Un bimbo non si tratta in quella maniera, se proprio si doveva eseguire un ordine giudiziario, si potevano adottare altri metodi, altre maniere. Non si trascina a forza dentro una macchina un bimbo che scalcia, piange, urla. 
Giusto riflettere su quanto è successo, al limite rivedere le norme giuridiche. Non voglio però qui entrare nel merito della vicenda. Voglio riportare un pensiero che mi è venuto e che non intendo censurare, seppure so bene che molti di voi lo troveranno inappropriato.
Perché la scena di un bimbo che viene separato dalla madre suscita immediata rabbia, indignazione, profonda empatia, mentre quando ciò accade - ed accade spessissimo - ad un animale, lo si considera un fatto "naturale", "normale"? 
La madre del bimbo ha detto: "un bambino non si tratta come un animale" (o qualcosa del genere), espressione che lascia sottointendere che invece un animale PUÒ essere trattato così, PUÒ impunemente essere sottratto a forza alla madre e trascinato via in maniera violenta, pure se c'è opposizione palese da parte sua, pure se piange, si lamenta, urla, punta le zampe a terra. 

Non c'è niente di più straziante del lamento di un vitellino e di una mucca che vengono separati. Piangono giorni e notti interi. E tutto questo per produrre il latte, che non è nemmeno un alimento necessario alla specie umana, in quanto noi, come tutti i mammiferi, abbisognamo del latte solo quando siamo piccoli. 
Ci sono persone, anche molto istruite, convinte che la mucca produca il latte, SEMPRE. Il che sarebbe un po' come pensare che una donna sia in grado di allattare, SEMPRE, e non solo dopo una gravidanza.
Dunque, anche le mucche, essendo mammiferi, come noi, come altri animali, producono il latte SOLO DOPO aver partorito il vitellino e ne producono una quantità sufficiente per sfamarlo. E invece quel latte che sarebbe destinato a lui viene destinato all'uomo, quindi il vitellino, appena nato, quando ancora si regge a malapena in piedi, viene separato dalla madre (è un cucciolo e come tutti i cuccioli ha un bisogno estremo, non solo fisico, biologico, ma proprio affettivo, emotivo, di stare accanto alla propria madre), nutrito in maniera tale che le sue carni restino bianche (anemiche) perché così richiede il mercato, e presto condotto al macello. La mucca verrà di nuovo ingravidata artificialmente per essere destinata a riprovare lo stesso straziante e dolorosissimo strappo, quello dell'ennesimo cucciolo che le verrà nuovamente sottratto. Un dolore che si ripete ogni giorno, in ogni angolo del mondo. Un dolore lacerante che la mucca proverà abbastanza volte nella vita, fino a che, sfinita dalle troppe gravidanze e spremuta dalla mungitura meccanica continua - preciso che sarà artificialmente costretta a produrre latte in quantità straordinariamente superiore a quella che produrrebbe in natura  e che la continua mungitura le provocherà mastiti, infezioni di vario tipo, prolassi ed altro ancora - tanto da non potersi più reggere in piedi (il famoso caso delle "mucche a terra", incapaci di salire autonomamente sui tir destinati al macello e quindi trascinate a forza tramite ganci applicati alle zampe; e questo perché la legge prevede che un animale deve giungere al macello vivo, quindi pure se ridotta in condizioni pietose alla mucca non verrà nemmeno concesso di risparmiarsi il lugubre viaggio verso la morte, un viaggio in cui sarà riversa a terra, spesso con gli arti rotti e calpestata dai suoi compagni che invece si reggono in piedi), verrà infine condotta al macello. Questo il destino delle mucche da latte, in sintesi: ingravidate artificialmente, costrette a subire più volte nel corso della loro vita il dolore della separazione dal loro vitellino, sfruttate e spremute fino all'inverosimile, infine condotte al macello. 
Ringraziate Dio che non siete nate mucche, che poi, peraltro, tra gli animali più pacifici che si conoscano. Altrimenti vi sarebbe toccata questa sorta e pochissimi si sarebbero indignati e commossi nel momento in cui vi verrebbe strappato il cucciolo. E ringraziate Dio che non siete nati vitelli, altrimenti sareste costretti a subire lo stesso trattamento che ha subito il povero bimbo, trascinato a forza contro la sua volontà. Almeno lui non verrà condotto al macello. I vitellini sì.
Ricordo che in commercio esistono svariati tipi di latte sostitutivi a quello vaccino tutti altrettanto buoni ed utili per produrci tutti i derivati possibili (formaggi freschi e stagionati, ricotta, yougurt ecc.): latte di soia, il più comune, ma anche di riso, di avena ecc..

Queste scene qui, dei vitellini strappati alla madre, NON ve le faranno mai vedere in televisione, mentre su internet bisogna andarsele a cercare spinti dalla curiosità di sapere, di documentarsi ed informarsi su come facciano ad arrivare le buone e fresche mozzarelle sulla nostra tavola. Dunque la scena di un bimbo che urla e scalpita perché viene sottratto alla tutela della madre, indigna, turba, sconvolge - giustamente - tutti; mentre la scena destinata a ripetersi miliardi di volte dei vitellini - ed altri animali ancora, qui ho solo voluto parlare dei caso più eclatante - che vengono separati a forza dalla madre, per poi essere uccisi, non solo non suscita alcun scalpore, nessun tipo di indignazione nei più, ma proprio non è di conoscenza comune, oppure viene totalemente ignorata, rimossa, negata. Non se ne parla, come se non avvenisse. E, quando se ne parla, viene considerato dai più un fatto normale perché i vitelli sono bestie e le bestie meritano di essere trattate come bestie, non come gli esseri viventi senzienti che invece sono, in grado di provare dolore fisico e psichico come noi.

Insomma, che guardando la scena ignobile del povero bimbo urlante trascinato via a forza, che guardando la sua disperazione, vi possa venire in mente anche quella di tutte le migliaia di altri cuccioli che ogni giorno vengono sottratti alla loro madre e che la loro disperazione inascoltata vi susciti un po' di pietà.

Ovviamente, spero sia chiaro a chi mi legge, questa riflessione non intende affatto sminuire o banalizzare il dramma della vicenda di cui è stato vittima il bambino, al contrario, indurre a riflettere sulla "normalizzazione" della violenza che ogni giorno i cuccioli e le madri delle altre specie animali sono costrette a subire. Vorrei quindi indurre a riflettere su quanto NON sia normale quello che avviene negli allevamenti, su quanto sia ingiusto, terribile, mostruoso, così come non è normale ed è stato ingiusto, terribile, mostruoso ciò che ha dovuto subire quel bambino.
Aggiungo poi che questa giustissima e sacrosanta attenzione e tutela del bambino è, tutto sommato - e meno male che ci siamo arrivati! -  un'acquisizione recente. Nel medioevo, ma anche nell'ottocento, i bambini non erano considerati depositari di diritti. E ci sono ancora biechi casi di sfruttamento minorile in varie parti del mondo, ma noi lo consideriamo un comportamento incivile. Ecco, il mio augurio è che un giorno anche i cuccioli delle altre specie e le altre specie in genere possano venire tutelate come l'essere umano. Siamo tutti esseri viventi in fondo. Oltre la pelle, oltre la specie, il cuore batte per tutti. 

21 commenti:

Enrico ha detto...

Post davvero bellissimo. Hai assolutamente ragione! Fai bene a sostenere le tue idee, continua a farlo sempre, anche se, come si legge dal titolo del post, esse possono risultare impopolari.

Dinamo Seligneri ha detto...

Parli giustamente di diritto e di acquisizioni recenti. In effetti i bambini hanno sempre rappresentato dei problemi di messa a fuoco. e con essi pure gli animali, credo. sai che sono un amante degli studi sulle iniziazioni ed una delle cose che più mi affascinano è proprio come una comunità reagisce davanti all'apparizione di un bambino. come non si sa dove si finisce dopo la morte, così non si sa da dove si viene prima della vita. i bambini sono oggetti misteriosi al pari degli ufo (parlo di culture più antiche e tempi non recentissimi, anche se in alcuni casi strascichi di questo sentimento vengono rimescolati anche nelle nostre società)... si è ammessi nel consesso civile e comunitario solo dopo aver superato dei riti iniziatici. prima di allora non si è "esseri umani". è talmente tanto l'irrazionale che arrotola le vite dei bambini che è come se fossero degli schermi fosforescenti che li segnala come inappartenenti alla società.
Il battesimo non è un'iniziazione con cui si dà un senso religioso, un controllo, una copertura cattolica ad un'esistenza vergine, neo-nata?


Penso che gli animali sono visti come de-acculturai (nel senso antropologico) da sempre, e quando sono acculturati diventano inevitabilmente inferiori, perché rapportati al nostro ordine logico-simbolico.

una volta su questo argomento, o comunque nelle sue vicinanze, scrissi una cosa brevissima qui da me

Rita ha detto...

Grazie Enrico, fa piacere sapere che qualcuno condivide la mia riflessione. :-)

Rita ha detto...

Ciao Dinamo,
interessantissime riflessioni le tue (come sempre, del resto).
Giusto il riferimento ai riti d'iniziazione. Infatti sì, il battesimo simbolicamente sancisce "l'umanità" del bambino, tanto che in passato, se non erro, la religione cattolica asseriva che i bambini morti non battezzati nemmeno potessero avere accesso al paradiso.
Pensa che mia madre, per questo motivo, mi ha battezzata immediatamente appena nata perché, essendo io venuta al mondo al solo settimo mese di gestazione, si temeva potessi non farcela.

Gli animali sono estromessi dalla cultura, al momento. Ossia, se ne parla come oggetti. In effetti quando si discute del mangiar carne o meno, la terza parte, gli animali, non viene mai menzionata, ma tutto si riduce alle scelte tra due antagonisti. Sono considerati dei non aventi diritto perché non soggetti, ma oggetti. Quando invece sono soggetti di una vita perché hanno una loro volontà di vivere e capaci di autodeterminazione, di compiere scelte in virtù del loro benessere e sopravvivenza (per comprende a fondo questo suggerisco la lettura de I diritti animali di Tom Regan).

Da Aristotele in poi culturalmente si è creata questa scissione tra uomo=essere razionale ed animali/resto della natura=irrazionali. Quindi la razionalità è diventata automaticamente un valore enormemente sopravvalutato e gli animali l'esatto opposto. Ogni volta che nella Storia si è voluto discriminare o sfruttare qualcuno lo si è simbolicamente privato delle sue caratteristiche umane e lo si è messo nel calderone "animali".
Quindi, quando si vuole squalificare qualcuno gli si dice "sei una bestia". Perché appunto la bestia è l'inumano, l'altrove, l'incomprensibile irrazionale.
Nessuno guarda mai negli occhi un animale. Lo vede sempre come una meraviglia della natura, tutt'al più, ma esso rimane incomprensibile e quindi non si prova empatia.
Ho letto il tuo pezzo, una parabola davvero molto esemplare.

Martigot ha detto...

Condivido appieno il tuo pensiero, infatti vedendo la vicenda di questo povero bambino in TV, e seguendo un po' le reazioni che questa triste storia ha giustamente suscitato, ho pensato anch'io che cose così, e molto peggiori, agli animali succedono ogni giorno, ma nessuno pare disposto ad indignarsene, perché "sono solo animali".
E' una cosa a cui penso sempre quando seguo storie tipo questa, storie umane tragiche insomma. Non riesco a fare a meno di fare un parallelismo con la quotidiana tragedia degli animali, e vorrei chiedere a tutti quelli che stanno in televisione: e loro? Perché tanto di rado si parla di loro? Non sono anche loro esseri viventi, proprio come noi?
Certo, si rischia di essere impopolari, perché sappiamo bene che vige purtroppo un sistema che separa noi umani dagli altri animali.
Spero tanto che un giorno le nostre opinioni impopolari saranno condivise dalla maggior parte della gente...

un caro saluto (anche da Clint)

jonuzza ha detto...

anche io volevo fare questo confronto tra bambini e animali a cui ho pensato spesso: entrambi soggetti deboli, sui cui si può infierire

Rita ha detto...

Ciao Martigot,
infatti c'è questa silente tragedia della morte di miliardi di animali al giorno, ma nessuno ne parla mai. Sono gli invisibili. Come i malati di menti, i disadattati, tutti i reietti della società. Gli passiamo accanto ogni giorno senza nemmeno vederli o considerarli con l'attenzione e l'empatia che meriterebbero. E quando ne parliamo c'è sempre qualcuno che dice di dover pensare prima agli umani. Invece la radice dello sfruttamento è la stessa.

Ricambio il caro saluto, anche al piccolo Clint ovviamente. :-)

Rita ha detto...

Ciao Jonuzza :-)
Infatti se ci pensi bene gli animali sono proprio come i bambini. Chiunque abbia un animale in casa non tarda a rendersene conto. Si fidano ciecamente di noi, sono giocherelloni, pronti a donare affetto incondizionato ed estremamente vulnerabili, indifesi, incapaci di far valere i loro diritti perché inascoltati o trattati con atteggiamento di superiorità.
E invece quanto hanno da insegnarci entrambi, sia i bambini, che gli animali! Se solo sapessimo comprendere di più il loro linguaggio diretto, privo di sovrastrutture.
Fa piacere di sapere che non sono stata l'unica a fare questo parallelo. :-)

Alessandro Cassano ha detto...

Pienamente d'accordo.
Che dire, personalmente non riesco a non guardare ai bambini come adulti in miniatura - ergo stronzi potenziali - e onestamente in quelle immagini ho visto solo l'emblema dell'idiozia di gente adulta che mette al mondo figli senza esser disposta/capace di assicurargli un ambiente sano.
La "violenza" esercitata su quel bambino è un atto irrisorio rispetto a quelle che ogni giorno subiscono milioni di esseri senzienti. Ma tanto chi se ne frega, ci si ricorda delle tragedie soltanto quando a interessarsene sono i media sensazionalisti.

Rita ha detto...

Sai cosa penso io Alessandro sul fare figli? Che così come prima di dare in adozione un bambino i vari organi preposti all'iter da seguire fanno un sacco di valutazioni e test ai probabili genitori, idem andrebbe fatto per metterli al mondo.
E pure questo è un pensiero impopolare, lo so. E del resto io i figli non li ho voluti per scelta. Un giorno parlerò di questo.
Anche dietro la maternità si nasconde un business, condizionamenti sociali, culturali ecc. ecc..

E lo so, quello che subiscono ogni giorno gli animali è mille volte peggio.

Sara ha detto...

Gli animali sono lontani dalla nostra vista: sulle tavole arriva una cosa impanata e croccata, che non ricorda minimamente la sua provenienza. Si è deresponsabilizzati ed è comodo per le nostre coscienze.
Circa la maternità come condizionamento sociale sono d'accordo, crescere figli è un impegno quotidiano e smisurato, chi lo fa consapevolmente ha la mia stima assoluta, ma di bambini considerati come una proprietà da gestire, da mettere in mostra, ne conosciamo fin troppi.

Rita ha detto...

D'accordo con te Sara, su tutto.

Anonimo ha detto...

mi trovo pienamente d'accordo, questo post non mi sembra assolutamente impopolare, anzi!
dobbiamo dimenticare quello che ci hanno inculcato, ovvero che noi siamo la specie sovrana.
siamo tutti uguali, ed è bellissimo.

Zac ha detto...

Ma quale impopolare, hai perfettamente ragione.

Ciao
Zac

Rita ha detto...

Giorni fa mi hanno detto che dovrei vergognarmi per aver osato paragonare bambini ed animali perché l'uomo è un essere superiore, supremo e blabla blabla bla bla blabla :-D

I miei lettori sono fantastici invece. :-)

Unknown ha detto...

Riflessione coraggiosa, molto precisa e completa, come sempre dalle tue parti. Non mi trovo d'accordo sull'accostamento bambino-vitellino, anche se emotivamente potrebbe starci. Siamo tutti esseri viventi, ma l'essere umano per me vale di più. Perdona la schiettezza, a presto.

Rita ha detto...

Giorgia, io semplicemente non ne farei una questione di valore in questo senso, anche perché allora, dal punto di vista emotivo, ovvio che tendiamo ad innalzare il valore di chi, ad esempio, ci sta accanto, rispetto al resto dei viventi. Intendo, dovessi scegliere tra mia madre ed un perfetto sconosciuto (animale umano o non umano che sia), ovvio che preferirei salvare mia madre. Ma questi sono discorsi del tutto ipotetici.
Gli animali non chiedono del resto di essere equiparati come valore agli umani, ma semplicemente di essere lasciati in pace per poter vivere la loro vita. Voglio dire, poco importa in questo senso se un vitello vale più o meno di un bambino, entrambi hanno diritto a vivere.

Legittimo invece equiparare la violenza fatta su un bambino a quella fatta su un qualsiasi animale, in quanto entrambi capaci di provare dolore e sofferenza psichica. E questo era il senso del mio paragone. Se un bambino viene solo sfiorato da un adulto, giustamente, succede una tragedia, mentre migliaia di animali al giorno vengono violentati, violati, brutalmente uccisi ecc. e nessuno dice niente. Sembra normale. Ma non lo è.

La schiettezza mi piace. :-)

A presto.

Volpina ha detto...

Guarda, trattandosi di Italia, la questione non mi ha lasciata indignata o stupita più di tanto.
Il fatto che migliaia di animali vengano trattati peggio ogni giorno senza che nessuno dica una parola mi fa pensare che alla fine se è normale questo, può essere normale anche trattare un bambino a quel modo.No?

Rita ha detto...

Certo Volpina, alla fine la violenza ha un'unica radice. E soprattutto quando parliamo di esseri indifesi e vulnerabili come i bambini, gli animali, difficile non pensare che si tratti della solita arroganza dell'essere umano che si sente in diritto di usare la forza sui più deboli.

Sascha ha detto...

Sono d'accordissimo con te e infatti odio questi modi di dire: "come un animale"..."come un cane"...ecc...perché gli animali devono essere visti come qualcosa da trattare come ci pare? Sono stufa di questo concetto contorto di giustizia secondo il quale trattare rispettosamente "tutti" significa solo gli esseri umani.

Rita ha detto...

Ciao Sascha, anche io odio questi modi di dire profondamente specisti, infatti sto sempre ben attenta ad evitarli.
Un saluto. :-)