martedì 26 marzo 2013

Intelligenze




Paragonare l'intelligenza della specie umana a quella delle altre specie animali per dimostrare la nostra presunta superiorità cognitiva e da qui far discendere la giustificazione dell'oppressione e dello sfruttamento è operazione doppiamente sbagliata: prima cosa, quando abbiamo a che fare con specie diverse, abbiamo a che fare con sistemi cognitivi ed emotivi diversi, con paradigmi mentali del tutto differenti, quindi qualsiasi paragone condotto con criteri e a partire da parametri umani è del tutto fuorviante; secondo poi si compie l'ennesima violenza di tipo antropocentrico in quanto tali paragoni sarebbero di volta in volta condotti a voler dimostrare se può esistere in determinate specie una qualche analogia o somiglianza con noi umani che sia sufficiente a includerli nel nostro cerchio esclusivo dei diritti; detto in altre parole, solo chi ci assomiglia abbastanza dovrebbe esser degno di essere rispettato, tutti gli altri, che restino pure fuori. Quindi forse le scimmie e gli altri primati una qualche possibilità l'avrebbero, gli insetti, manco a parlarne. Questo è antropocentrismo all'ennesima potenza. La negoziazione dei diritti invece non si compie - o meglio, non si dovrebbe - attraverso l'assimilazione e la definizione di ciò che si ha in comune, che sarebbe comunque un fagocitare e un divorare nuovamente l'altro a sé, ma a partire proprio dalla messa in gioco sul tavolo della diversità e da ciò che questa diversità domanda e conta di ottenere. Per poter veramente comprendere ciò che mi sta chiedendo o tentando di comunicare debbo dimenticare la mia lingua e predispormi all’incontro totale con l’altro oltre la dimensione della mia soggettività. Debbo, per così dire, dimenticarmi di essere “io”.

16 commenti:

Martigot ha detto...

Ogni animale ha la propria intelligenza, che scaturisce da un sistema cognitivo diverso da quello umano, meno sofisticato, potremmo dire, ma altrettanto meraviglioso. Basta passare un po' di tempo con un animale, qualsiasi animale, per rendersene conto. E per trovare modi per comunicare da una specie all'altra, cosa che facciamo tranquillamente con gli animali domestici.
Purtroppo per molti l'avere un'intelligenza diversa dalla nostra significa essere comunque inferiori. Quando invece significa solo essere diversi.

Comunque Clint, ad esempio, è molto sveglio. Secondo me nella sua casina ha una pila di tutti i classici, in miniatura, naturalmente, e se li legge tra uno spuntino e l'altro :-)
Scherzi a parte, è davvero intelligente. Ed è un minuscolo cricetino.
Io non ho mai avuto dubbi sull'intelligenza degli animali, in ogni caso.

un saluto

Rita ha detto...

Ciao Martigot,
lo so che tu non hai mai avuto dubbi in proposito. ;-)
Chissà che belle riflessioni che farà Clint, me lo immagino tutto pensoso nella sua casettina. ;-)
Perché non gli fai un video? Mi piacerebbe tanto vederlo. Dagli un bacino. E un caro abbraccio a te.

Emanuele G ha detto...

c'è questo passaggio di Henry Beston che trovo bellissimo:

“We need another and a wiser and perhaps a more mystical concept of animals. Remote from universal nature, and living by complicated artifice, man in civilization surveys the creature through the glass of his knowledge and sees thereby a feather magnified and the whole image in distortion. We patronize them for their incompleteness, for their tragic fate of having taken form so far below ourselves. And therein we err, and greatly err. The animal shall not be measured by man. In a world older and more complete than ours, they move finished and complete, gifted with extension of the senses we have lost or never attained, living by voices we shall never hear. They are not brethren; they are not underlings; they are other nations, caught with ourselves in the net of life and time, fellow prisoners of the splendor and travail of the Earth.”

Rita ha detto...

Bellissimo veramente.
Grazie Emanuele. :-)

LL ha detto...

Earthings :)

(pienamente d'accordo, Rita)

Tempo Immortale ha detto...

Riflessioni giustissime cara, ho messo in condivisione :)

Ansia e attacchi di panico S.O.S. ha detto...

La mia barboncina (vedi foto profilo) concorda ;)

Maura ha detto...

Una giovane cerbiatta di 6 mesi è stata salvata da alcuni volontari vicino a Belluno;la neve caduta abbondantemente l'aveva bloccata nei pressi di un torrente e lei, stremata, si stava lasciando morire.
Beh, sono contenta che sia stata soccorsa da un gruppo di volontari (ho seguito passo passo il salvataggio) soprattutto perchè le hanno dato il nome di BIANCANEVE...
Ciao Rita, a parte questa piccola buona notizia sai che sono totalmente sulla scia delle tue riflessioni.
La dignità animale e la sua intelligenza non sono minimamente rapportabili a quelle dell'uomo, tutto preso com'è dalla preparazione dello scenario della sua stessa estinzione.
L'aria si fa sempre più irrespirabile, la tristezza mi pervade più che mai in questi giorni di massacri pasquali...non ne posso più.
Sai, a volte vorrei chiudermi gli occhi e le orecchie per proteggermi, per non vedere quello che vedo, per non sentire quello che sento...non è codardia, è che mi sento piccola ed impotente.
Sarà la pioggia che scroscia infinita a rendermi più malinconica, magari domani (o dopodomani) uscirà il sole e penserò positivo, certo è che l'uomo deve capire che non c'è nulla su questo pianeta che sia di sua propietà o su cui abbia l'esclusiva.
Arroganza e egoismo devono sparire dal nostro vocabolario!
Un abbraccione, cara Biancaneve e buonanotte.

ps
Ho visto che hai attivato il captcha.
Beh, sappi che ultimamente sono sommersa da commenti anonimi dal contenuto totalmente incompatibile con il post che lo sovrasta.
Per questo motivo ho dovuto, spero momentaneamente, attivare la moderazione nei commenti stessi.


Rita ha detto...

Cara Maura,
meno male che è stata salvata questa piccola cerbiatta, ogni tanto una buona notizia almeno.
Ma che bel nome che le hanno dato ;-)
In quanto al resto, che dirti? Io alterno giorni di sconforto ad altri di ottimismo, ma sempre continuo e continuerò a combattere per porre fine allo sfruttamento degli animali e alla violenza di cui sono vittime indifese, sperando, prima o poi, di riuscire a restituirgli quella dignità che gli appartiene in quanto esseri senzienti.

Sì, purtroppo sono stata costretta a riattivare il captcha perché da quando ho acquistato il dominio praticamente ero ogni giorno più sommersa di spam, il sistema non riusciva a filtrarlo, mi passava proprio nei commenti. So che è scocciante per voi che commentate, ma non ho avuto scelta. Anche perché poi i commenti mi vengono notificati anche sulla posta e quindi mi si intasava anche la stessa. :-(
Un bacione, anche ai mici. :-)

Rita ha detto...

@ Tempo immortale

Grazie. :-) Poi passo da te, ho visto che hai scritto un nuovo post.

Rita ha detto...

@ Dieta e dintorni

Un saluto alla barboncina, dolcissima, come si chiama?

@ LL

;-) So che concordi.

Masque ha detto...

Mi ricorda di quando studiai che, agli albori dell'antropologia, le popolazioni selvagge venivano considerate primitive perché si dava per scontato che le società dovessero per forza evolvere linearmente in un unico modo, per poi culminare nel nostro (che ovviamente era il migliore ed unico).
In modo simile, più nell'antichità, quelli che non sapevano la nostra lingua erano "barbari", balbettanti incapaci di parlare.

Alla fine, anche l'antropocentrismo è una variante di quell'io-centrismo che applichiamo a qualunque aspetto del nostro rapporto col mondo.
Spammo di nuovo questa, perché ora è abbastanza in tema: https://neuroneproteso.wordpress.com/2013/01/09/la-dichiarazione-di-cambridge-sulla-coscienza/

Ironicamente, sembra che più esperimenti sugli animali si facciano, più si scoprano motivi per cui è moralmente sbagliato usarli come oggetti di test.

Rita ha detto...

Ecco, era finito nello spam in effetti il tuo commento.

Il problema che evidenzi tu è quello dell'etnocentrismo, per cui si tende ad avere la pregiudiziale sulle altre culture assumendo unicamente la prospettiva della validità di quella cui si appartiene. Poi la cultura occidentale, per via dell'imperialismo, colonialismo ecc. l'ha fatta proprio da padrona.
C'è un film interessante che ho visto di recente e che, sotto alcuni aspetti, tratta anche questo argomento, ne ho parlato sopra, è quello di Giorgio Diritti, Un giorno devi andare.

Hai ragione su quello che dici a proposito degli esperimenti sugli animali, ma cosa assurda è che però si continuano a fare poiché considerati comunque necessari e utili. Il pregiudizio morale nei confronti delle altre specie è ancora troppo determinante.
Se parliamo di utilità e necessità (gli argomenti che utilizzano i sostenitori della SA) allora ancor più utile sarebbe sperimentare sugli esseri umani, ma non lo si fa - se non nella fase finale, quando il farmaco è già stato immesso nel mercato con tutta la serie di controindicazioni ed effetti collaterali indicati che mettono al sicuro le case farmaceutiche sotto il profilo legale - per ovvie resistenze di tipo etico. Peccato che però quando si tratta di altre specie, seppure in grado di soffrire psicologicamente e fisicamente come noi, il discorso etico vada a farsi benedire. Questo è specismo all'ennesima potenza.
Di recente è stato pubblicato un articolo in cui si dichiara che, dopo vari esperimenti, si è scoperto che le aragoste soffrono quando vengono bollite vive. E per provarlo le hanno dovute sottoporre a test dolorosi, con scosse elettriche ecc.. Ma dio santo, c'era bisogno di fare un esperimento in laboratorio per capire che un essere dotato di sistema nervoso centralizzato percepisce il dolore?

Rita ha detto...

P.S.: grazie per il link, mi pare che l'avessi già letto, ma lo rileggerò con piacere.

Masque ha detto...

Ho pensato che potrebbe essere pericoloso appoggiarsi troppo al discorso dell'utilità della sperimentazione animale.

Purtroppo, alcune sperimentazioni sono state effettivamente utili, ed altre ancora potrebbero esserlo in futuro.

Sappiamo che oltre alle (poche o tante che siano) sperimentazioni utili, ve ne sono anche (poche o molte) completamente evitabili.
C'è anche una pericolosa sopravvalutazione della sperimentazione sugli animali.
Se non dico male, la sperimentazione animale è obbligatoria nel caso si voglia immettere sul mercato un farmaco, ed anche questa obbligatorietà è causa di molte sperimentazioni completamente evitabili.
Penso che entrambi abbiamo letto parecchio riguardo a moltissimi casi in cui i risultati della sperimentazione animale sono stati completamente fuorviante e quindi deleteri anche per l'uomo, che si trovava, in definitiva, ad essere l'ultima cavia inconsapevole di tutta la serie.

A parte queste divagazioni, penso che non dovremmo considerare l'utilità della sperimentazione un argomento cardine del discorso, perché non siamo in grado di poter dire che la sperimentazione animale è sempre inutile.

Al contrario, dobbiamo argomentare sul perché la sperimentazione sugli animali non debba essere fatta, indipendentemente dalla sua utilità.
Per assurdo, uno schiavo mi sarebbe enormemente utile, tuttavia non è per via dell'utilità o meno della schiavitù che s'è deciso di non praticarla più. :)

Rita ha detto...

D'accordissimo con te, io infatti sostengo sempre e solo l'antivivisezionismo etico.
Però, nel caso in cui, come spesso mi è successo, ci si trova a discutere con un vivisettore o sostenitore della vivisezione (l'uso del termine vivisezione da parte mia è una scelta ben precisa, visto che nell'estensione del termine è corretto usarlo e lo riporta persino l'encyclopaedia britannica, americana, la Treccani e la De Mauro; con esso si intende qualsiasi intervento fatto su un animale vivo, quindi anche test di sostanze tossiche, esperimenti di psicologia come quello della privazione materna ecc., in sostanza qualsiasi esperimento che si fa sugli animali, non necessariamente di tipo chirurgico) che insiste tanto sull'utilità, allora io ribatto entrando nel suo stesso terreno, ossia non negando affatto questa utilità, anzi, ma affermando che, poiché quando si ha a che fare con esseri umani il discorso dell'utilità si ferma e viene a cadere perché subentrano considerazioni di tipo etico, dunque lo stesso dovremmo fare in merito agli animali non umani, visto che quello che gli vien fatto, in termini di sofferenza, è mostruoso.
In sostanza i vivisettori negano l'etica e fanno appello all'utilità quando si ha a che fare con animali non umani, ma la riconsiderano quando si trovano davanti l'essere umano. Su questa contraddizione cadono rovinosamente e si rivela tutta l'immoralità e l'ingiustizia del loro sporco lavoro.