sabato 8 giugno 2013

Una notte ho sognato che parlavi: Gianluca Nicoletti ci racconta di suo figlio Tommy e della sua esperienza di padre di un ragazzo autistico

Avete presente Rain Man, il film con Tom Cruise e Dustin Hoffman nei panni dell’autistico? Bene, dimenticatelo! E dimenticatelo non solo perché il film – per quanto molto bello e divertente -  dell’autismo ci dice poco e niente, per lo più una serie di iperbolici stereotipi e luoghi comuni, ma soprattutto perché non esiste una categoria omologata di persone autistiche, ma esistono individui, ognuno con peculiarità e differenze caratteriali e comportamentali proprie (queste ultime tantissime) affetti da una malattia, chiamata autismo, che si manifesta in maniera più o meno accentuata, su cui circolano fantasiose leggende, ma di cui si sa ancora troppo poco. Eppure è un problema che dovrebbe riguardare l’intera collettività, trattandosi di una vera e propria emergenza sociale a tutti gli effetti: la prima causa di handicap in Italia. Gianluca Nicoletti, giornalista e nota voce della radio italiana, si mette a nudo in questo libro autobiografico in cui decide di raccontare la sua difficile e struggente quotidianità  come padre di un ragazzo autistico, Tommy, e lo fa, non solo per rendere un servizio utile a chiunque, genitore, fratello, parente, stia vivendo la sua stessa esperienza, ma anche, soprattutto per lanciare un messaggio, diciamo un’idea, intorno alla quale la sua mente – pensando al futuro di Tommy e di altri ragazzi come lui nel giorno in cui non avranno più il sostegno della loro rete familiare, ma anche al presente -  non smette di arrovellarsi;

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4 commenti:

Martigot ha detto...

Ho visto Nicoletti in TV ospite di alcune trasmissioni, a parlare appunto di questo libro, e sono stati degli interventi interessanti.
Io ho avuto modo di conoscere di persona un ragazzo autistico, figlio di un caro amico dei miei genitori, un ragazzo che ha qualche anno meno di me, portatore di una forma molto severa.
Penso che sia molto difficile avere un figlio così. A volte mi chiedo, se capitasse a me, lo accetterei fino in fondo? Sarei in grado di essere per lui la mamma migliore possibile? Gli vorrei bene come se fosse un figlio "normale"? Non lo so, sinceramente.
Ci sono "handicap" mentali con i quali si può comunque condurre una vita serena e in fin dei conti normale, e credo, talvolta, persino più felice e spensierata di quella di noi cosiddetti normali :-)
Ma l'autismo lo trovo qualcosa di imperscrutabile.
Ovviamente occorre assistere al meglio queste persone. Solo penso sia difficile capire che cosa sia davvero bene per loro.

un caro saluto

Rita ha detto...

Ciao Martigot,
infatti, è questo il punto, che sia difficile capire cosa sia davvero bene per loro. E ciò rende tutto ancora più straziante e drammatico.
Ti consiglio il libro comunque, è davvero molto bello.

Ricambio il tuo caro saluto e ovviamente porta il solito bacino a Clint. :-)

Anonimo ha detto...

Anche io avevo visto Nicoletti - che conoscevo e conosco poco - in alcune trasmissioni TV (Otto e mezzo?) a presentare il libro e a parlare di autismo. Mi era risultato interessante e sorprendentemente leggero, considerato l'argomento di cui trattava. Mi sa che cerco il libro.

Rita ha detto...

Sì Gianluca, è una lettura che secondo me potrebbe piacerti, visto anche il tuo interesse per il funzionamento della mente. Il libro tratta in maniera leggera (e anche inconsueta, con riflessioni molto interessanti) l'argomento autismo, si legge anche ridendo, a tratti, pur restando ovvio il dramma di fondo che vivono le famiglie di questi ragazzi autistici.