lunedì 23 settembre 2013

Di tronchi e tronchesi




"Quando l'ingiustizia diventa legge,
la resistenza diventa dovere"

(Bertolt Brecht)

Questa mattina ho assistito - ma non senza opporre resistenza nonviolenta - all'ennesimo scempio compiuto dall'amministrazione romana.

Questa la notizia (riportata dall'evento pubblico creato su FB):

Dopo la distruzione dello storico parco di via Sannio, cornice verde della basilica di San Giovanni ( coperto da vincolo paesaggistico), anche le alberature di di piazzale Ipponio sono state abbattute per fare spazio ai cantieri della Metro C. Si tratta già di decine di alberi secolari, polmone di tutta la zona, uccise per non toccare bancarelle e campi da calcio e da tennis di proprietà privata.
Se ai primi abbattimenti ha assistito impotente un piccolo gruppo di residenti contrari allo scempio, a piazzale Ipponio la protesta è cresciuta: il cantiere è stato occupato da una ventina di persone per due ore, 3 attiviste e un attivista si sono incatenati ad un albero fino a che la polizia non ha tagliato la catena con le tronchesi e costretto tutti ad uscire, mentre al di fuori della recinzione un gruppo sempre più nutrito di persone indignate gridava il proprio sdegno per quello che è stato definito blitz vandalico dell'amministrazione non solo contro l'ambiente, ma anche contro la democrazia.
Gli alberi della città sono un bene comune dal valore inestimabile, che non può essere devastato impunemente in barba alla salute dei romani, alla sopravvivenza degli animali che vi abitano ed alla bellezza della città eterna, in nome degli interessi dei soliti noti. 

Qui le foto della protesta e degli attivisti che si sono incatenati all'albero.
Domani 24 settembre, ore 18,00, assemblea pubblica nei giardini di Porta Metronia per discutere delle prossime azioni per fermare la strage di alberi per i lavori della metro C.
Chi è di Roma e può, per favore intervenga. Gli alberi sono un bene pubblico, ogni albero è un piccolo ecosistema, ospita insetti, uccelli, fornisce ossigeno, dà riparo e ombra. Una città senza verde è una città che muore.  
Il disturbo del deficit di natura colpisce sempre più spesso i bambini e gli adulti costretti a vivere in spazi invasi dal cemento.
Quello di cui non riesco a capacitarmi è pensare a quante decine e decine di anni ci son voluti per far crescere un albero, un albero che ora era divenuto praticamente un piccolo ecosistema a sé stante, ospitante insetti, uccelli, larve e altre specie animali, capace di offrire ombra e ossigeno, beneficio per gli occhi; e a quanto poco ci è voluto per vederlo andar giù, ormai distrutto per sempre.
La noncuranza e la totale incoscienza con cui si compiono certi atti irreparabili penso che sia quanto di peggiore possa esistere al mondo.

E un'altra cosa che mi ha colpito è vedere come la maggior parte delle persone che stamattina si sono trovate a passare di lì procedesse oltre nella fretta automizzata dell'andare a lavoro. Ma si può nascere e vivere restando incatenati per sempre a un ruolo che il sistema ha stabilito per noi: produrre e consumare, produrre e consumare, produrre e consumare? 
Tutto il resto vissuto in un totale obnubilamento della coscienza e dei sensi.

4 commenti:

Sara ha detto...

la peggiore malattia è l'ignoranza.

Rita ha detto...

Già. E soprattutto l'ignoranza di chi non sa di non sapere e si comporta in maniera tronfia e spavalda.

Tutti siamo in qualche modo ignoranti, ma proprio per questo dovremmo essere più umili e osservare con più attenzione la realtà che ci circonda, senza volerla dominare.

Erika ha detto...

Si Rita l' albero è un ecosistema e fa ombra ma soprattutto è un essere vivente, un povero tesoro che non può difendersi, si è vero io mangio le piante come l' insalata ma lo faccio con molto dolore, non vorrei farlo, anche loro sono esseri viventi.

Erika ha detto...

In effetti i più etici per me sono e rimangono i fruttariani che mangiano solo i frutti :-)