venerdì 26 settembre 2014

Caso Daniza: un tentativo di analisi psicologica sul clamore che ha suscitato


Ancora in pieno climax della vicenda Daniza, subito dopo il presidio (il terzo) davanti al Ministero dell’Ambiente, me ne sono andata una settimana a Londra in vacanza. Una vacanza attesa da mesi, eppure al momento di partire mi ha preso un sentimento di quasi reticenza perché non volevo correre il rischio di perdermi tutti gli sviluppi del caso. Certo, si è connessi ovunque o quasi ovunque, ma si suppone che uno in vacanza non stia tutto il giorno collegato a internet. 
In particolare eravamo rimasti che il Ministero dell’Ambiente e la Provincia di Trento avrebbero dovuto darci delle risposte in merito alla sciagurata gestione dell’intera vicenda – che ha portato alla morte di Daniza – e alla presa in carico della salvaguardia dei cuccioli in termini di condizioni per render possibile la loro sopravvivenza senza la madre.  
Ho cercato di tenermi aggiornata e se so che molte associazioni animaliste e singoli attivisti stanno lavorando e continuano a darsi da fare in tal senso, sia per i cuccioli che per fa luce sulla vicenda, purtroppo non mi pare di aver letto ammissioni di responsabilità da parte delle Istituzioni; anzi, qualcosa mi dice che probabilmente i responsabili staranno tutti aspettando che l’ondata di clamore si smorzi sperando che l’intera storia finisca nel dimenticatoio insieme a tanti altri scandali italiani. Vorrei che questa volta il finale fosse diverso, ossia che l’ondata di indignazione, rabbia, dolore suscitati non si disperdano, ma anzi segnino un prima da un dopo, l’inizio di una nuova stagione proficua e strategicamente ben organizzata per l’attivismo italiano. Che Daniza ci rimanga nel cuore insomma, come monito per continuare una lotta che anche se impari, non per questo è meno degna di essere combattuta; anzi, proprio perché impari, va combattuta più che mai.
Invece, a proposito di clamore mediatico (soprattutto sui social) e di ondata emotiva che il caso Daniza ha suscitato, ho avuto modo durante la mia breve vacanza, complice la distanza dagli eventi e il riposo mentale da tutto un accumulo di stress stratificatosi negli ultimi anni (il burn out è una sindrome di cui tutti gli attivisti sono a rischio), di riflettere sul perché questa tragedia, più di altre, abbia scosso l’intero movimento dalle fondamenta e non solo.
Qualcuno ha parlato di “orso simbolo nell’immaginario collettivo”. Sì, è vero, mamma orsa e i suoi orsetti sono stati sicuramente i protagonisti di tante storie che abbiamo letto o visto nei cartoni animali da piccoli e lo stesso si può dire della valenza ampiamente suggestiva di questo animale in termini di natura selvatica, libertà ecc., ma tutto ciò non basta a spiegare come mai Daniza e i suoi piccoli ci abbiano colpiti così nel profondo.
Io credo che ci sia dell’altro, ma non potendo parlare a nome di tutti, parlerò di come personalmente abbia vissuto io l’intera vicenda sul piano emotivo e anche razionale, nel tentativo di far luce su alcuni punti.

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3 commenti:

Maura ha detto...

TRENTO. Ecco le prime foto degli orsetti dopo la morte di Daniza. Sono state diffuse dal Servizio Foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento, che conferma gli spostamenti dei cuccioli, "che sono rimasti assieme fino a pochi giorni fa, da quando si muovono in modo indipendente seppure nella stessa area", viene detto in una nota.

Queste poche sterili righe sono tratte dalla nuova venezia (http://nuovavenezia.gelocal.it/2014/09/26/news/cuccioli-di-daniza-prima-foto-dopo-la-morte-della-mamma-1.10002238)
Non si capisce niente nel leggerle, superficiali, buttate giù quasi a spianare la strada ad eventuali complicanze ora che "sembra" i due orsetti si sono divisi.
Che informazione ha dato questo articolo?
Sembrano passati anni da quando gli hanno ammazzato la madre, che si muovano in maniera indipendente e che si siano divisi mi puzza.
Pensano di darcela a bere facendoci credere che ora sono indipendenti, questa non è altro che cattiva informazione! (per dirla in maniera educata...)
Un abbraccio Rita, teniamoci informati...tutti.

Sara ha detto...

Per quanto mi riguarda mi ha colpito il modo cialtronesco con cui questa vicenda è stata gestita dalle istituzioni, gente pagata anche da me e dato che non sono una loro suddita, ma una cittadina, mi aspetto delle risposte. Poi mi sono stufata di queste Regioni a statuto speciale che continuano a imbertarsi soldi pubblici, con la scusa di tutelare un territorio che evidentemente non gli frega tutelare.

Rita ha detto...

Allo stato dei fatti non si sa nulla di preciso degli orsetti, anche perché chi ci crede ormai a quello che dicono i forestali di Trento?

Quello che so per certo è che diversi volontari provvedono a lasciargli del cibo, ma rimane il dramma dell'inverno alle porte e della loro incapacità a trovarsi un posto dove poter andare in letargo.

Credo che sia prevista una mega-manifestazioni nazionale per il 27 di ottobre. Ma devo informarmi meglio.