lunedì 2 febbraio 2015

"Sto soltanto facendo il mio lavoro": e fu così che morì il libero pensiero

Oggi ancora più fermamente credo nel pensiero anarchico. 
Vi racconto una storiella, che spero di trasmettere con valore metaforico di come funzionano le cose dentro a codesto sistema in cui esiste uno stato determinato a mantenere i propri privilegi anche, soprattutto, usando la nota strategia del divide et impera.
Questa mattina alle dieci è arrivato un operatore dell'ENI che senza sentire ragioni, né voler controllare le ricevute delle bollette pagate, mi ha staccato il contatore, lasciandomi senza erogazione del gas, quindi senza possibilità di avere il riscaldamento e di cucinare. Siamo a febbraio, fa un freddo che si muore, immaginate il disagio nel non potermi nemmeno fare una doccia calda. 
Faccio una serie di telefonate non sapendomi spiegare il perché di questo che ho considerato un vero e proprio abuso di potere (peraltro mi sono accorta di quanto stava avvenendo per puro caso, ossia mentre stavo uscendo di casa, altrimenti senza nessun avvertimento mi sarei trovata senza gas e riscaldamento) e viene fuori che poiché ho pagato con un giorno (UN SOLO GIORNO) di ritardo due bollette facenti parte di un piano di rateizzazione (piano che sono stata costretta a fare perché mi è arrivato un conguaglio di una cifra assurda rispetto al consumo presunto ordinario e per cui da mesi ho richiesto una verifica sulla correttezza dell’erogazione), allora l’intero piano è venuto a decadere e per ottenere il riallaccio del contatore devo pagare l’intero importo. 
Premetto che per questo giorno di ritardo avevo già telefonato all’ENI e un operatore mi assicurò che non ci sarebbe stato nessun problema. 
La serie di telefonate che ho dovuto fare questa mattina per capirci qualcosa potrei definirla una sorta di Odissea, a cominciare dalla sequela di indicazioni che ho dovuto riascoltare ogni volta per poter parlare con una persona fisica. Ogni operatore mi diceva una cosa diversa. Uno, dopo aver provveduto a saldare alla fine l’intero importo correndo in banca (dove ho fatto una fila di un’ora e mezza precisa), mi ha persino detto che ancora risultavano scoperte due bollette, cosa che poi è risultata essere falsa. Un altro mi ha assicurato che non poteva essere vero che mi avessero staccato il contatore per un solo giorno di ritardo di pagamento, un altro ancora che invece è quanto viene previsto dal piano (un piano che si appella a regolamenti UE e che ha deciso lo stato – sic!). 
Insomma, per farvela breve, da una parte abbiamo questo operaio che senza sentire ragioni arriva nelle case delle persone e le lascia senza gas perché “questo è il mio lavoro, faccio quello che mi vien detto” (sic!), dall’altra un sistema totalmente inaffidabile in cui operatori al telefono dicono ognuno una cosa diversa e discorde rispetto alle altre; ora io vorrei sapere chi è stato quello, ad esempio, che due mesi fa mi ha rassicurata sul fatto che un solo giorno di ritardo nel pagamento non avrebbe comportato niente, cosa che è risultata falsa. 
L’idea che mi sono fatta è che questi operatori siano tutti lavoratori precari incapaci di conoscere e svolgere bene il loro lavoro, costretti ad eseguire compitini slegati tra di loro senza avere la minima idea di come funzioni l’erogazione dei servizi nel complesso e delle norme da rispettare. 
Dall’altra parte abbiamo operai servi di una società per azioni che vanno ed eseguono quanto gli viene loro detto, incapaci di porsi il minimo dilemma etico sull’essenza del loro lavoro. 
Peraltro se ho potuto pagare l’intero importo a saldo (una cifra consistente) è solo per puro caso, essendo al momento anche disoccupata. Altrimenti sarei dovuta restare senza gas (e riscaldamento!) chissà per quanto. E ci starò comunque 48 ore (tali sono i tempi previsti per il riallaccio).
Veloci nello staccare, ma lenti nel mandare personale (richiesto da mesi) a verificare la correttezza del volume di erogazione e quindi degli importi richiestimi e lenti nel ripristinare.
Se vi ho raccontato tutto ciò è perché trovo davvero sempre più assurdo vivere in questo sistema malato in cui c’è un paese in piena crisi -  con un tasso di disoccupazione altissimo e con una retribuzione media dei lavoratori che è vicina allo sfruttamento – soffocato da una serie di distorsione e abusi burocratici in cui il cittadino si trova costretto ad annaspare ogni giorno tra difficoltà di ogni tipo e finisce per prendersela alla fine con l’anello ultimo della catena d’ingranaggio del sistema, che si trova lì perché non ha alternative migliori. Una guerra e una dispersione di energie e tempo tra poveri, mentre chi sta ai vertici del grattacielo gongola. 
Io mi sono chiesta: ma il tipo che va nelle case a lasciare la gente senza riscaldamento in pieno inverno (magari case con persone malate, con bambini piccoli ecc.) si rende conto di essere uno schiavo dello stato? E perché anziché allearsi con altri altri disgraziati come lui preferisce eseguire ordini come un soldatino, senza avere nemmeno un po’ di compassione per il malcapitato cui va sottraendo risorse e serenità?
Ecco perché mi arrabbio, mi arrabbio da morire quanto vedo che anziché allearci tra di noi ci si fa la guerra, quando sento dire che andando a votare si esercita un proprio diritto, quando sento dire che bisogna pagare, bisogna ubbidire, bisogna abbassare la testa e rassegnarsi, bisogna accettare che le cose stanno così e non c’è altro da fare, bisogna rassegnarsi a soccombere. Mi arrabbio perché non è vero che le cose debbano stare per forza così, ossia che stiano così è una proposizione descrittiva, ma non è detto che debbano per forza restare tali e che sia impossibile cambiarle. Mi arrabbio perché l’espressione del voto e della delega a svolgere determinate funzioni in questa società è soltanto una maniera per continuare a mettere altri privilegi nelle mani di chi detiene i privilegi e per confermare lo status quo dando l’illusione che ogni tanto le cose cambino, ma, credetemi, cambiano le forze in gioco, ma non la struttura stessa verticistica del potere. 
Sono sempre più convinta che dovremmo lottare per staccarci da questa idea insana di stato che pensa a noi, e fondare piccole comunità autogestite in cui nessun operaio potrà più venire a toglierci il riscaldamento per un solo giorno di ritardo nel pagamento di una bolletta. Abbiamo l’energia solare, ma perché dobbiamo affidarci allo stato, alle istituzioni, alle compagnie private? 
Andate, andate a votare... e lo stato ringrazia i poveri illusi che sono convinti che i governi esistano per aiutare il popolo. 
Sveglia gente, i governi esistono per loro stessi. Per comandare, per mantenere potere, per soffocare ogni guizzo di pensiero volto a immaginare una società diversa. 
Io non vorrei più sentire e vedere persone che eseguono compiti perché “questo è il mio lavoro, così mi hanno detto di fare” senza essere in grado di mettere in discussione l’eticità di ciò che fanno.
Ogni ordine dall’alto eseguito è un chiodo che sotterra il libero pensiero dentro la bara. 

2 commenti:

nico ha detto...

Essere incazzati è fondamentale in una società come quella in cui viviamo cara Rita, e mi è piaciuto molto come tu lo sei! Per caso ho scoperto il tuo blog, e ti assicuro che è stata una bella sorpresa scoprire un'altra persona politicamente affine. Per non parlare delle disavventure con i call center che ci accomunano, del fatto che ci si sente impotenti quando l'unico modo per risolvere un problema è il telefono o addirittura una mail.
Mi raccomando Rita, continua a essere incazzata! A presto, ciao

Rita ha detto...

Grazie Nico.
Dovremmo convogliare la rabbia in azione però, altrimenti rimane uno sfogo fine a se stesso.
A presto. :-)