venerdì 4 settembre 2015

9° presidio NOmattatoio: il resoconto


Italia, posto di confine di Gorizia,
4 marzo
Il puledro bruno è sull’automezzo
da 21 ore.
Quando gli altri 29 cavalli vengono scaricati,
cerca disperatamente di alzarsi.
Farebbe di tutto pur di non restare indietro solo.
Con gran fatica si tira su.
Zoppicando su tre zampe scende la rampa di carico dell’automezzo.
E subito ripiomba a terra.
L’arto posteriore sinistro si piega con una strana angolatura verso l’alto.
Tenuto solo da un paio di muscoli e dalla pelle.
Julia impedisce che il trasporto prosegua verso l’Italia del sud e chiede che Valentino venga immediatamente abbattuto.
Arriva un operaio.
Fa partire il colpo che stordisce l’animale.
Squilla il suo cellulare.
L’operaio risponde, inizia una vivace discussione.
Trascorre troppo tempo fra lo stordimento e la morte.
Il puledro bruno sta ormai lottando con la morte, è in agonia.
L’operaio continua la sua telefonata.
Per lui la morte di un cavallo non costituisce un evento importante.
Interferisce solo con la normale routine del posto di confine.
Qui la vita di Valentino non vale nulla.
Veramente nulla?
Julia si inginocchia nella polvere dietro l’inceneritore,
accanto al puledro morto proveniente dalla Romania.
Accarezza il ricciolo che ha sulla fronte fra gli occhi senza vita.
Poi drizza con cura l’arto posteriore fratturato e lo adagia accanto a quello buono.
Buon viaggio. Valentino, sussurra.

Questa testimonianza è tratta dal libro “Con gli occhi dell’amore” di Christa Blanke, fondatrice di Animals' Angels, un’associazione che so occupa di accompagnare gli animali durante i viaggi dall’allevamento al mattatoio, spesso da Stato a Stato e lunghi giorni interi. Lo fanno per donare un minimo di conforto – acqua, cibo, ma anche carezze e cure di primo soccorso – e per chiedere alle autorità veterinarie locali di intervenire quando ci sono individui feriti e incapaci di sopportare oltre il viaggio. 
Come abbiamo detto tante volte, può sembrare inutile assistere così gli animali che stanno andando al macello, eppure è un qualcosa che porta a sguardi inediti sul reale e sulla considerazione che la società ha degli animali non umani. Nel momento in cui coloro che vengono considerati solo merce, diventano  qualcuno e vengono trattati come qualcuno, si apre la possibilità di una messa in discussione del reale. 
Per questo anche noi andiamo davanti al mattatoio ogni mese: per dire che è in atto un’ingiustizia di gigantesche proporzioni contro individui. 
Di recente un addetto al mattatoio di Roma ha rilasciato un breve comunicato in cui ha affermato che  il mattatoio non sarebbe un campo di morte, ma un’industria. Ecco, solo se si è incapaci di riconoscere negli animali umani il loro essere individui senzienti, allora li si potrà considerare meri pezzi di ricambio. 
Ed è questa la sfida dell’antispecismo, di cui ci facciamo semplici divulgatori: lottare contro la discriminazione di specie basata sul dominio. 
Questo e altri brani abbiamo letto durante il nono presidio del 29 agosto 2015 e poi, come già altre volte, abbiamo letto testimonianze di chi dentro i mattatoi ci ha lavorato (veterinari, addetti, investigatori sotto copertura) e spiegato ai passanti cosa stiamo facendo e perché.

Continua su NOmattatoio.

2 commenti:

Giovanni ha detto...

Come nel libro Vergogna di Coetzee...

Rita ha detto...

Già. Gran bel libro.