venerdì 22 gennaio 2016

Meno veganismo e più antispecismo!


Non mi piace quando si parla dei vegani, del mondo vegan, dello stile di vita vegan e locuzioni simili.
Così diamo l'impressione che esistano due mondi paralleli, uno, quello in cui mangiare animali è considerato normale, e un altro, che sta a sé, quello dei vegani, in cui invece non lo è. Le cose non sono così semplici invece. 
Non mi piace nemmeno partecipare a eventi in cui ci siano solo vegani (ad accezione di quelli benefit in cui il fine è comunque aiutare gli animali), o parlare sempre e solo di veganismo anteponendo l'etichetta vegan a tutto perché ho come l'impressione di scivolare in una sorta di gruppo identitario con regole proprie.
Io penso che non esistano due società o gruppi distinti (vegani Vs. onnivori), ma che esista un'unica società, quella specista, antropocentrica, verticistica, eretta su logiche e fondamenta di dominio e potere, escludente, istituzionalmente violenta e che è di questo che dovremmo parlare, ossia di come è questa realtà e di cosa potremmo fare per cambiarla. Dovremmo parlare di antispecismo, far capire alle persone cosa sia e perché sia giusto sostenerlo e combattere contro la discriminazione di specie per un mondo in cui ogni individuo non sia più considerato merce, ma sia rispettato. 
Veganismo e antispecismo non sono sinonimi. 
Vogliamo parlare dello sfruttamento degli animali o di come mangia, si veste, dorme un vegano? 
A me non interessa parlare di me o di altre persone come me, quello che mangio io non dovrebbe essere rilevante o interessante. È importante invece parlare di come nascono, vengono allevati e schiavizzati e infine massacrati gli animali. E delle logiche e meccanismi sociali, politici e culturali che sottostanno a tutto ciò.

5 commenti:

Giovanni ha detto...

CiaoRita. Hai spiegato bene più che mai la deriva Vegana, cioè questa inconscia Cupio Dissolvi, per cui noi per primi alziamo muri e barriere e facciamo tabelle, etichette, tassonomie. Ricadendo nella logica del dominio che, a parole, vogliamo ostacolare e trasformare. Una quasi Sindrome di Stoccolma (si dice così, giusto?) . Alcuni sonomautorinoci e ci scherzano, altri invece si auto neutralizzano.
Io mi ricordo solo che, da ragazzino, per me il collegamento fu chiaro e automatico fin dal primo filmato di agnelli deportati al macello. Non li mangio, per evitare che. Vengano uccisi. Le etichette, caso mai, vengono dopo. Ma dovrebbero essere piene di senso e non vuote di apparenza.
Le tue riflessioni sono sempre occasione di grande riflessione 😀

Rita ha detto...

Ma infatti anche io non appena ho preso coscienza dell'ingiustizia dello sfruttamento animale, mi sono subito concentrata sull'antispecismo, non mi sono fissata col veganismo; cioè, ho smesso di mangiare animali e derivati, ma non è che ho iniziato a mettere questa etichetta ovunque. Mi sembra assurdo che alcuni si concentrino solo sull'essere vegano, sullo stile di vita vegano (ma che significa poi "stile di vita"?) e non parlino mai di antispecismo, per dire.

Grazie per il tuo commento Giovanni, anche le tue di riflessioni sono sempre molto utili.

Anonimo ha detto...

anche io faccio un po' di questi discorsi quando spiego Schopenhauer , un antesignano dell'antispecismo

Gaspare Messina ha detto...

Grande riflessione, Rita, condivido pienamente.
Grazie

Rita ha detto...

Grazie a te Gaspare.