lunedì 19 dicembre 2016

Zootecnia

Foto scattata durante un presidio NOmattatoio

Vedere gli animali che entrano al mattatoio è ogni volta un’esperienza sconvolgente perché anche se ognuno di noi sa che ogni giorno, ogni momento, ne vengono uccisi a migliaia, non riesce mai davvero a immaginarne i singoli volti; sarebbe impossibile e anche insopportabile per la nostra mente.
Sì, credo che ci sia una parte di noi che si illuda che tutto ciò non esista realmente. Fino a che non incontra i loro sguardi e allora dice: caspita, ma allora è tutto vero. 
In genere è il ritorno alla realtà che ci salva dagli incubi, mentre in questo caso è diverso: viviamo come obnubilati, come se sugli scaffali dei supermercati comparissero quei pezzi di carne per magia, e poi ci svegliamo, qualcuno o qualcosa ci sveglia. Ed è allora che precipitiamo in un incubo. 
Chi sa, chi ha visto, è così che vive. Costantemente sul punto di ripiombare nell’incubo. 
E ne siamo solo spettatori. Pensate un po’ a chi lo vive realmente. A chi realmente viene trascinato dentro i mattatoi per finire sgozzato ed essere maciullato. Per loro l’incubo comincia da quando vengono al mondo e dura ogni singolo istante della loro vita.
E siamo consapevoli che non stiamo lottando per quelli che abbiamo visto, impossibili da salvare, ma per quelli che verranno. Affinché non vengano al mondo. Stiamo cercando di bloccare l'automatismo di questo sterminio sistematico che la società e le istituzioni chiamano "zootecnia". 

2 commenti:

Giovanni ha detto...

Gli umani subiscono la fascinazione delle loro stesse macchine, dei ooro stessi manufatti. I meccanismi, i congegni, persino quelli immateriali e concettuali, come il denaro, la religione, la tassonomia, sono per gli umani quais più importanti della vita, che vogliono trasformare in meccanismo, in tecnica.

Rita ha detto...

Esattamente.