venerdì 26 maggio 2017

Si può ridere della violenza?

Ridevano mentre lui moriva e quelle risa non si possono dimenticare.


Molto interessante quello che dice in un video l'avvocato della difesa, ossia che il gesto dei quattro sarebbe da considerare entro il contesto rurale in cui sono cresciuti e vivono, ossia un contesto in cui gli animali si uccidono quotidianamente per il cibo, e che quindi attenuerebbe la loro percezione del danno.
Come a dire: chi è a contatto con uccisioni e maltrattamenti di animali per lavoro pian piano si desensibilizza e perde la consapevolezza di arrecare un danno agli stessi anche in altri contesti.
Noi animalisti questo lo sappiamo bene. E dobbiamo darci da fare per farlo capire a tutti: quei contenitori di violenza che sono i mattatoi, gli allevamenti, i laboratori per la vivisezione, i circhi ecc., generano persone insensibili e possono portare gli stessi a commettere atti efferati nei confronti pure di altri individui, oltre a quelli di cui la legge consente l'uccisione per i più svariati scopi. D'altronde, se si è abituati a uccidere o veder uccidere un maiale, un coniglio, un pollo perché dovrebbe fare differenza uccidere un cane o gatto? E magari un bambino o picchiare una donna?
Chi pratica una violenza quotidiana o comunque ci è a contatto, molto spesso non è capace di fermarsi, di arginarla, giacché non si può regolamentare la violenza.
Il fatto che i tizi abbiano vissuto entro un contesto tale non può comunque, in nessun modo, costituire un'attenuante. 

È ora che chi commette dei crimini tanto efferati se ne assuma la piena responsabilità.

"Non sono dei mostri", dice ancora l'avvocato della difesa nello stesso video. 
Domandiamoci però che tipo di umanità sia questa che ride mentre tortura per oltre tre minuti un povero cane indifeso e che poi si vanta del proprio gesto continuando a infierire e sbeffeggiare la vittima. "Guarda... gira ancora gli occhi", dicono ridendo. 
Gli stessi gesti privi di sensibilità li abbiamo visti nei tanti video di quanto avviene dentro mattatoi e allevamenti. 
Domandiamoci, come membri di una società che vorremmo sana, chi sono queste persone che poi mettono al mondo figli, vanno in giro, si muovono tra noi. 

*** AGGIORNAMENTO ***


Poche ore fa è stata emessa la sentenza di colpevolezza dei quattro tizi: condannati a 16 mesi di reclusione con la concessione di poterli scontare scegliendo di lavorando per sei mesi in un canile anziché in carcere.

In un canile, ossia a contatto con individui indifesi; quando sono stati condannati proprio per l'efferato assassinio di uno di essi. 

Se anziché un cane fosse stato seviziato e ucciso un bambino, ben diversa sarebbe stata la sentenza emessa dal Giudice. 
Al solito è sempre lo specismo che si evidenzia: ossia la diversa considerazione morale e giuridica degli animali non umani.
Vero che per quanto riguarda i cani c'è già una sensibilità molto diffusa - a differenza degli animali cosiddetti da reddito - eppure non sono evidentemente ancora considerati individui da tutelare pienamente.
Ora, un sistema giuridico cambia con il cambiamento della cultura in cui si vive, ma è anche vero il contrario, ossia che la collettività può iniziare a considerare in maniera diversa gli animali quando anche la legge inizia a riconoscerli come soggetti di una vita.

E anche per questo motivo la sentenza così blanda nei confronti dei quatto tizi che hanno torturato e ucciso Angelo è veramente inaccettabile. Avrebbe potuto essere una sentenza illuminante, una di quelle che cambiano il corso della storia e danno un segnale forte; invece, al solito, si è preferito tutelare gli assassini anziché le vittime.

P.S.: io posso anche approvare una pena che preveda la riabilitazione tramite servizi sociali e, anzi, ho sempre pensato che sia meglio cercare di riabilitare le persone anziché punirle; quello che trovo assurdo è condurre questa sorta di esperimento sociale sulla pelle di individui che potrebbero nuovamente assurgere al ruolo di vittime.
Mi spiego meglio: gli assassini di Angelo potrebbero anche trarre insegnamento dall'esperienza in canile e diventare persone più sensibili verso gli animali, ma al momento tutto ciò non è ancora avvenuto. Chi mi assicura che non facciamo ancora del male a cani indifesi? Chi li controllerà? Siamo sicuri che non siano individui pericolosi socialmente?
E poi mi domando: per fare volontariato o lavorare in un canile non servono requisiti ben precisi? Come possono essere ammesse persone che hanno torturato proprio un cane?

Consiglio di leggere questa intervista, dove si legge, tra le altre cose: "Non utilizziamo mai, nella maniera più assoluta, gli animali per il trattamento perché se qualcuno trae gratificazione nel far loro del male, non vorremmo mai che la potenziale vittima debba averci a che fare." 

8 commenti:

Sara ha detto...

Io spero che in questo percorso siano affiancati da persone che gli offrano modelli diversi rispetto ai quelli a cui sono stati abituati, tuttavia nei contesti rurali, io sono pur nipote di macellai,non ho mai visto consumare la morte per divertimento.

Rita ha detto...

Speriamo, Sara, che siano affiancati.

Secondo me, a giudicare dal video che hanno diffuso, sono persone veramente abbruttite.

Chiara ha detto...

Qui si tratta di sadismo vero e proprio: questi ragazzi sono dei sadici che non conoscono l'empatia e il senso di colpa.
Sono ragazzi che andrebbero puniti molto seriamente e seguiti da uno psicologo.
Faccio un' affermazione forte, ma il passato degli assassini seriali che torturano brutalmente le loro vittime, e che ne godono,è costellato di episodi come questi. Anche per loro uccidere è divertente...
Ma gli atti di sadismo non sono fatti per scherzo. Mai.

Sara ha detto...

Che quattro sadici si ritrovino insieme mi sembra difficile, qualcuno ha sicuramente influenzato gli altri, di natura gregaria.

Chiara ha detto...

Questo, a mio parere, è vero solo in parte: ci si può far influenzare a fare molte cose, mai come al giorno d'oggi ciò è evidente; ma massacrare (ridendo!) un altro essere vivente è un'altra cosa. E parliamo di un cane! L'animale che è comunemente considerato come il più "vicino" all' uomo!

Anonimo ha detto...

Ciao Rita, ho letto con interesse la tua riflessione, che condivido. A mio parere, però, non sempre chi pratica violenza in un contesto poi è portato a praticarla anche al di fuori di quel contesto. Coloro che sperimentano sugli animali sono un caso esemplare: essi nei laboratori mettono in atto pratiche che causano estrema sofferenza agli animali, ma queste pratiche sono viste da loro come socialmente accettabili e persino apprezzabili, non ne traggono un piacere implicito (se non a livello subconscio, dato dall'esercizio del potere su un altro essere) e soprattutto nella loro mente gli animali "da laboratorio" sono separati da un muro cognitivo dagli altri animali, tanto che essi possono tranquillamente sottoporre a tormenti indicibili un cane in laboratorio per poi tornare a casa e riempire di coccole il proprio cane. Lo stesso succedeva con i medici nazisti, che potevano tranquillamente tormentare bambini in laboratorio e poi tornare a casa e abbracciare amorevoli i propri bambini. Ciò che più sconvolge è come la mente umana sia portata a fare queste dissociazioni con tanta facilità... Un saluto e complimenti come sempre.

Anonimo ha detto...

firmato Ludovico

Rita ha detto...

Ciao Ludovico,
quello che credo intendesse l'avvocato della difesa, e di cui sono convinta anche io, è che una persona che è abituata a uccidere gli animali o che cresce in un contesto in cui è molto comune assistere a uccisioni di animali, sicuramente è più propensa a vederli come oggetti, che non come individui capaci di provare dolore e sentimenti.
Non dico che crescere in un contesto così renda necessariamente sadici o porti a considerare normale uccidere anche membri della nostra stessa specie, ma sicuramente rende problematica la possibilità di provare empatia, almeno verso gli altri animali.
Del resto i macellai considerano gli animali che macellano come prodotti, come merci. Si verifica cioè un inganno cognitivo.
Anche nei vivisettori c'è una desenbilizzazione progressiva nei confronti degli animali su cui sperimentano fino a che non arrivano a considerare un cane alla stregua di oggetto.
Poi non tutte le persone che uccidono gli animali potrebbero far lo stesso con gli umani, questo è vero e perché culturalmente uccidere umani è un tabù, è un'azione socialmente stigmatizzata, oltre che illegale, mentre uccidere animali è considerato meno grave e anche normale a seconda delle specie.

Purtroppo la mente umana è capace di tali dissociazioni perché è il contesto sociale che le rende possibili. Per esempio, come tu dici, sperimentare sugli animali è accettato, è considerato utile e anzi, necessario; così al tempo del terzo Reich perseguitare gli Ebrei, in quel contesto socio-politico del tempo, era considerato altrettanto utile per la Germania. Il Tedesco di oggi giustamente inorridisce, ma Hitler non ha agito da solo, bensì supportato da quasi un intero popolo, convinto dell'utilità di quelle tremende azioni. Quello che voglio dire è che purtroppo l'essere umano è un animale strano che si convince della giustezza dei più tremendi crimini quando sono accettati dalla maggioranza e se ritenuti necessari o semplicemente utili per fini personali. La banalità del male. Credo però che nel momento in cui un gruppo, anche se minoritario, si rende conto dell'orrore di qualcosa che invece è considerato normale, anziché giustificarlo in nome della cultura ecc., dovrebbe iniziare a stigmatizzarlo e a fare di tutto per metterne in luce la violenza. Per questo la sentenza su Angelo avrebbe dovuto essere diversa, cioè, dare la certezza di un riconoscimento della gravità del fatto compiuto.

i tipi in questione, comunque, credo fossero veramente dei sadici perché non hanno solo ucciso, ma torturato. Oppure degli idioti totali, incapaci di intendere e di volere e, come tali, a maggior ragione pericolosi.



Grazie a te per il tuo commento.