domenica 18 marzo 2018

Ma il re è nudo!



Ha suscitato molto scalpore questa foto pubblicata sul profilo instagram di uno degli chef dell'Hotel Monaco Sport in cui, lo stesso, insieme a un suo collega, deride il corpo di un agnellino scuoiato e ironizza su chi, specialmente in questo periodo pre-pasquale, sensibilizza a non mangiarlo. 

Sulla pagina FB dell'hotel c'è stato un profluvio di commenti indignati, anche da parte di tanti carnisti, tanto che i gestori dell'albergo sono stati costretti a scusarsi e a scrivere che prenderanno provvedimenti contro il personale, i due chef, rei di così tanta insensibilità nei confronti del povero cucciolo.

Anche io ho scritto un commento mostrando la mia indignazione. 
Un sentimento, questo dell'indignazione, che mi ha costretta a riflettere, a interrogarmi. 
Perché questa immagine infastidisce così tanto? Posso capire che infastidisca i vegani/animalisti/antispecisti, ma, i cosiddetti onnivori, che pure l'agnello se lo mangiano (e se non lui, altri individui di altre specie), cos'hanno da criticare?

La prima cosa che mi viene in mente è che la derisione di un cucciolo ucciso e scuoiato è un atto estremo, sì, inqualificabile, sì, ma, purtuttavia, non è la cosa peggiore che abbia dovuto subire quel cucciolo.
La cosa peggiore che ha dovuto subire quel cucciolo è stata l'esser stato fatto nascere apposta per esser trasformato in prodotto, l'esser stato separato dalla madre a pochi giorni e poi condotto al macello.

Ora, lo capisco che mangiare carne sia considerato normale e che sia difficile ricondurre la bistecca nel piatto all'animale vivo che è stato, alla sofferenza che ha subito nell'esser stato considerato merce e non un individuo, mentre trovarsi di fronte a un corpicino intero scuoiato e per di più riderci sopra è un altro paio di maniche, eppure, forse, chi dice di rispettare gli animali e poi li mangia, non è che si sta semplicemente illudendo di essere diverso dai quei due?

Certo, la derisione è un di più, ma, ripeto, assumendo il punto di vista dell'agnellino, qual è il danno peggiore che ha subito?

La foto è indubbiamente oscena, ma lo è perché ci sta dicendo qualcosa di noi, perché mette a nudo una verità scomoda, che i più non vogliono sentire.

Un'altra riflessione che mi viene da fare è questa: non è forse vero che tutti quelli che mangiano l'agnello (o qualsiasi altro animale) alla fine si comportano esattamente come i due nella foto? 
Non ridono anche loro, forse, quando ce l'hanno nel piatto, magari insieme agli amici, alzando i calici per un brindisi, chiacchierando di cose più o meno facete? Certo, non ridono di lui, ma ridono NONOSTANTE LUI, nonostante quel pezzo di carne nel piatto che un tempo era appartenuto a un individuo. 
L'unica differenza è i due cuochi sono perfettamente consapevoli di chi hanno davanti, anche se quel CHI, quell'individuo che è stato, per loro vale meno di niente, mentre i carnisti, ossia chi mangia animali, non lo vedono nemmeno più.

E, francamente, non so chi sia peggio.

4 commenti:

Giovanni ha detto...

ciao Rita. mi permetto qui di riportare le mie risposte.

I cuochi - i macellai, gli allevatori, , i pastori, ecc -hanno una consapevolezza concreta dell'animale vivo - caldo, odoroso, mobile e sonoro - che nessun consumatore di carne ha più, in occidente, da decenni. La loro consapevolezza, purtroppo, è intrisadi violenza, sopruso, sopraffazione, forse non ha nemmeno bisogno di giustificazioni religiose, filosofiche, etiche o altre, è forte di per sé, con la mera esplicazione , attuazione ed esercizio della forza fisica e tecnica contro il singolo animale, in modo ormai abitudniario. Sono i consumatori, invece, che per non annegare nella loro dissonanza, devono ricorrerea una quantità di salvagenti giustificazionisti (quelli di cui sopra), proprio perché - loro- 'cosa' o 'chi ' sia un animale, non lo sanno più. Il loro peggio, sta quindi nella ipocrisia.

dalla quale tentato di sottrarsi con frasi 'buoniste', spesso accondiscendenti verso chi si preoccupa della sorte degli animali quando sono ancora vivi - e desdiera e auspica laloro scurezza, e felicità.

Ipocrisia di cui non sembrano essere consapevoli, dici. Infatti. Anzi: la scambiano per qualcosa d'altro e la sventolano orgogliosi.

Giovanni ha detto...

e aggiungo:


questa riflessione, nella sua seconda parte, è davvero geniale, secondo me. hai costretto il referente assente a presentarsi! certo che chi mangia la costoletta ride, eppure non ci avevo pensato prima di adesso! perché è scontato: ride e anzi fa i complimenti al cuoco e magari una battuta sul numero e grandezza delle costolette la fa, eccome!

Rita ha detto...

Grazie Giovanni, condivido le tue riflessioni.

Comunque, come ha scritto anche una mia amica su FB, credo che i due chef più che altro volessero deridere noi che ci occupiamo della questione animale (infatti la didascalia della foto è "salva un agnello", che fa il verso a una nota campagna animalista o a quello che molti animalisti tentano di fare in periodo pre-pasquale), mentre percepiscono il corpo dell'agnello semplicemente come un ingredienti, al pari della passata di pomodoro o di un carciofo.
Il punto è sempre quello: la mancata percezione degli animali in quanto individui senzienti.

Giovanni ha detto...

sì, questo 'dettaglio' fondamentale lo avevo colto subito e subito avevo intuito la presa in giro di una campagna animalista importante che si ripete ognianno. nella foga turbinosa dei commenti mi è rimasto nella tastiera. invece, sarebbe da riprendere e difendere.