martedì 23 luglio 2019

"Mettiamoci pure il vegano, che va di moda"


Devono aver pensato così gli sceneggiatori della terza parte de La casa di carta, vista la scena penosa in cui criticano un personaggio (Monica) che dice di essere vegana. Non solo, l'altro personaggio che la critica fa proprio una tirata in cui dice che il cibo è convivialità e che non ci si può riunire con gli amici e festeggiare davanti a un mazzo di carciofi, ma bisogna farlo davanti a un capretto o a un maiale o a una mucca. L'argomento etico non viene menzionato, cioè ci si focalizza sull'aspetto salutistico. Solo en passant si dice "mi dispiace per la mucca, ma...". Una serie tv vista da milioni di spettatori in tutto il mondo fa passare un messaggio sbagliatissimo.

E la cosa non finisce qui: c'è poi un'altra scena in cui devono aprire, cioè squartare, un maialino (già morto, cioè non si vede mentre lo uccidono) per imparare a fare una cosa su veri tessuti di carne (non è chissà quale spoiler, tranquilli) e un altro personaggio afferma che lui non può farlo perché ama gli animali in quanto in guerra aveva incontrato un cane che gli era rimasto sempre accanto. Ovviamente il personaggio in questione, in quanto amante degli animali (come se fosse una sua peculiarità, quindi la questione del rispetto e della giustizia non viene minimamente menzionata) viene esonerato dal compito, ma gli altri, meno sensibili (quindi squartare o meno un animale rimane una mera questione di sensibilità individuale), procedono come se nulla fosse.

I personaggi de La casa di carta sono degli eroi positivi, combattono il sistema e lo stato. Sono la Resistenza, lo dicono e mostrano più volte, e il popolo si riconosce in loro.

Che una questione importante come quella del veganismo e del rispetto per gli animali venga così travisata e mostrata come mera inclinazione personale dovuta alla sensibilità o al fatto che un tizio abbia capito che un cane sappia essere fedele più degli umani (quindi l'animale ancora una volta è premiato solo perché utile all'umano, visto e considerato solo in funzione degli interessi della nostra specie e soprattutto viene ribadita la differenza ontologica animale Vs umano, in questo caso a tutto vantaggio dell'animale, ma solo perché è un cane e comunque ripetendo un luogo comune, quello sulla sua fedeltà, che poi spesso questa presunta fedeltà viene intesa come sottomissione totale all'addestramento, ma qui si aprirebbe un altro argomento immenso, magari ne parliamo un'altra volta) non può essere un semplice caso di ignoranza. L'intenzione è quella di inserire un paio di personaggi vegani e amanti degli animali (ma attenzione che poi quello che dice di essere amante degli animali non accorre in difesa del personaggio vegano, quindi probabilmente ama gli animali, ma non viene detto che è vegano) per essere politically correct, ossia per dare spazio alle minoranze, così come si inserisce il personaggio gay o il nero o la donna: ovviamente sempre in modo stereotipato, a confermare e rafforzare ruoli.

Ora, la si potrebbe vedere anche in modo diverso, cioè sforzarsi di vederci invece un lato positivo: ci sono ben due personaggi che mostrano una sensibilità verso gli animali, di cui uno vegano. Certo, la questione dell'oppressione animale non è narrata in senso politico, ma solo come sensibilità individuale, però almeno se ne parla. Ma io rimango convinta di una cosa: parlare in modo distorto della questione animale e del veganismo, non aiuta, è più deleterio del non parlarne affatto.

Detto questo, ma che cavolo, non si può interrompere una terza parte così, va bene il cliffhanger, ma questo non è nemmeno un finale di stagione, è proprio aver spezzato così gli episodi a caso. Sapete qualcosa della quarta parte?

Ci sono diverse battute che invece contrastano il sessismo, ma c'è un'affermazione molto grave che non viene contraddetta in modo chiaro, ossia quella per cui il piacere delle donne e il loro desiderio sessuale sarebbero sempre finalizzati alla procreazione. Vero che tale frase viene pronunciata da un maschilista, ma mentre in precedenza viene contraddetto, qui invece i personaggi femminili rimangono in silenzio, si scambiano delle occhiate, si alzano e se ne vanno; certo, probabilmente il senso è che il tipo non meriti risposta, ma non è chiaro, può sembrare come se chi ha sempre la battuta pronta ora non sappia come replicare.  E poi, inutile che mi fai battute antisessiste, se poi ogni due per tre mi mostri il culo di Tokio. E anche qui, quindi, si ha l'impressione che l'antisessismo sia solo di facciata, tanto per essere sul pezzo.

Giudizio su questa terza parte, al netto delle riflessioni sopra: adrenalinica, ti prende, si lascia guardare, ma a mio avviso il tutto non regge, è troppo pretestuoso e alquanto improbabile, sia dal punto di vista delle emozioni e delle relazioni tra i personaggi, sia da quello dell'azione (peraltro spiegata anche male). Il pretesto per rimettere in gioco tutto quanto è veramente debole. Non spoilero, ma se l'avete vista possiamo parlarne nei commenti.

2 commenti:

Giovanni ha detto...

Bell'articolo, mi piacciono sempre gli approfondimenti sugli aspetti 'culturali' (in senso sociologico) del nostro rapporto con gli altrinanimali (locuzione, a ben vedere assai specista, nella forma se non nelle intenzioni; rivela però quanto il nostro linguaggio manchi proprio di termini aspecisti o equispecisti).
Quindi ho letto con piacere. Non è il primo 'telefilm' o film dove appaiono personaggi 'in quota veg', e però son sempre descritti come individui strani, farlocchi, spostati, stravaganti, chi più chi meno.

Questa terza parte, non so perché, non mi attira, infatti non ho iniziato a vederla. Mi aveva interssato invece Stranger Things, e mi aveva colpito la tua considerazione sul 'momento bella ciao' di quando viene cantata 'Never Ending story'

Rita ha detto...

Grazie Giovanni. Sì, anche a me non è che interessava in particolar modo vedere questa terza parte: per me, da un punto di vista narrativo, le prime due parti erano perfettamente concluse. Poi per curiosità e anche per ritrovare personaggi cui mi ero affezionata, l'ho vista, ma confermo che se ne possa fare anche a meno.