martedì 7 aprile 2020

Midsommar di Ari Aster



Midsommar è un horror anomalo e interessante.

Ari Aster prende i cliché degli slasher movies e li elabora secondo il suo stile, aggiungendo contenuti antropologici e psicologici.

Una coppia americana in crisi - lei è una ragazza che ha appena perso la famiglia perché la sorella bipolare ha messo in atto il proprio suicidio e omicidio dei genitori, lui oppresso dalla pesantezza di una relazione in cui è chiamato a offrire conforto e protezione - decide di andare in Svezia insieme a un gruppo di amici, studenti di antropologia: l'occasione è quella di partecipare alla celebrazione della festa del solstizio d'estate di una strana comunità dedita a riti pagani che vive in un villaggio rurale e al contempo di portare a termine la stesura della tesi di alcuni di loro.

In un horror convenzionale avremmo assistito all'arrivo dei protagonisti nel villaggio di giorno dove tutto sarebbe sembrato bello e normale per poi trasformarsi progressivamente in un incubo al calar della notte.

Invece qui l'orrore è mostrato sotto la luce impietosa di un sole che non tramonta mai - in un'ambientazione bucolica fatta di abiti candidi, fanciulle eteree che indossano coroncine di fiori, danze, cibo e allettanti simboli sessuali - e gli abitanti del villaggio compiono sin da subito dei rituali spaventosi davanti agli occhi attoniti dei visitatori, che seppure agghiacciati, ne accettano comunque la motivazione culturale.

Da qui in poi la coppia è sempre più coinvolta nei vari passaggi della celebrazione, fino all'accoglimento completo, che ovviamente culminerà in una rivelazione orrorifica, come già avevamo visto in Hereditary.

Movimenti di macchina particolari, fotografia suggestiva, Midsommar mi ha ricordato per alcuni aspetti Rosemary's Baby (l'orrore che si insinua nel quotidiano, in pieno giorno, anche se qui è sin da subito molto più esplicito, certe inquadrature, atmosfere oniriche e surreali) e The Witch (per gli elementi di antropologia culturale), ma mantiene una sua originalità.

Sottilmente inquietante, visivamente splendido, superiore all'osannato Hereditary che invece non mi aveva convinta del tutto.

1 commento:

Pietro Sabatelli ha detto...

Cercando di non dire troppo prima della mia di recensione, dico che non mi ha convinto invece questo che il precedente..