giovedì 7 ottobre 2021

Il diritto alla rabbia

 Rivendico il diritto alla rabbia.

Diversi anni fa scrissi un articolo in cui dichiaravo che rivendicavo il diritto al sentimento nei confronti negli animali respingendo l'accusa di essere giudicata pato-sensibile o sentimentale. Ovviamente intendevo il sentimento di giustizia, di empatia, di riconoscimento dell'altro in quanto individuo con un valore di vita inerente e non funzionale al reddito o all'uso. Non il sentimentalismo, non l'amore zoofilo per alcune specie trascurando le altre, ma il sentimento inteso come appunto "sentire", quindi vedere, ascoltare l'altro. 

Sto pensando che qualche volta sarebbe giusto anche rivendicare il diritto alla rabbia. Sì, alla rabbia. Non quella priva di argomentazioni, urlata a mo' di slogan nelle piazze, ma quella sana, giusta, quella che ci accende e ispira a lottare contro le ingiustizie che i nostri fratelli animali subiscono ogni giorno.

Pensate al movimento Black Lives Matter, ogni volta che un fratello viene ucciso ingiustamente dalla polizia, manifesta con rabbia e a volte alza anche i toni della protesta mettendo a ferro e fuoco la città (ahimè talvolta usando simboli specisti). Nessuno dice "non puoi essere rabbioso".

La rabbia è sana a volte, è giusta, è necessaria. Sì, va indirizzata possibilmente in azioni costruttive, ma qualche volta va anche semplicemente lasciata esprimere.

Ho notato un fatto: a tutti i movimenti è concesso essere rabbiosi, tranne che alle femministe e agli animalisti (a proposito, c'è un bellissimo documentario su Netflix intitolato "She's beautiful when she's angry", ne ho parlato qui). 

Chiedetevi, chiediamoci come mai. 

Le femministe devono essere gentili, aggraziate, far capire le cose senza accusare, senza puntare il dito, guai a offendere i maschietti, non sia mai; gli animalisti pure, guai a colpevolizzare, responsabilizzare, non sia mai. 

E puntualmente cadiamo in questo tranello: ossia mettere gli animali in secondo piano per dimostrare che siamo anche persone morigerate, tranquille, moderate. 

Noi non dobbiamo dare il buon esempio, non siamo tenuti a questo, non siamo tenuti a essere perfetti in tutto, bravi e gentili con tutti, no, noi dobbiamo lottare per gli animali e se un umano è stronzo, è semplicemente stronzo, punto. Tanto chi non vuole capire l'antispecismo perché gli conviene non capirlo, non è che cambia idea al cambiare della comunicazione.

Ho conosciuto intellettuali bon ton di sinistra ferocemente pro-corrida e pro salsiccia e salame che facevano tutti gli schizzinosi con atteggiamento elitario nei confronti degli animalisti rabbiosi. Ma non è che presentandogli il tema in modo argomentato e gentile poi hanno cambiato idea. 

No. Niente affatto. E quindi, rivendico il mio diritto al vaffanculo quando ci vuole.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Finalmente qualcuno che lo dice! Spero che anche ai maschietti, dagli alfa agli incel, sia consentito esprimere rabbia. E magari pure ai carnisti, perchè no.

Rita ha detto...

Mi pare che lo facciano!
I maschietti la rabbia la mettono spesso anche in pratica. Non tutti, eh, per carità (ti prevengo: not all men bla bla bla).

Oh, che forza, come tolgo la moderazione ai commenti i troll anonimi si scatenano. Dai, che vi lascio il divertimento stavolta.