mercoledì 28 maggio 2014

A forza di aperitivi vegani, ci siamo bevuti pure il cervello!


Una critica e autocritica al movimento per la liberazione animale


Nelle grandi città e ormai anche nelle piccole realtà di provincia il termine “veganismo” si sta diffondendo a macchia d’olio: è tutto un fiorire e susseguirsi di serate all’insegna del “vegano”,  di “aperitivi vegani”, ristoranti vegani, gelaterie con ampia selezione di gusti vegani, pasticcerie con reparto vegano, fast food vegani e via dicendo. Aziende e catene di supermercati, anche discount, tra cui la Coop, Todis, Carrefour cercano di accaparrarsi attraverso il lancio di proposte sempre più accattivanti – attente alla terminologia usata e al design – questa nuova fetta di consumatori da poco individuata nel mercato: il popolo vegan.
Non solo è in crescente aumento la disponibilità di prodotti vegani nei supermercati, ma addirittura, come si legge nell’articolo cui rimanda il link citato, a breve le persone che rifiutano di partecipare allo sfruttamento degli Animali attraverso i loro acquisti potranno trovare anche integratori e paramedicinali in linea con le loro scelte etiche. Non si tratta di farmaci non testati, ma di prodotti che non contengono ingredienti di origine animale. 

Solo una lettura superficiale e scarsamente critica del fenomeno potrebbe indurre a pensare che il movimento antispecista che da decenni si batteper la liberazione di tutti gli Animali, stia raccogliendo i suoi primi successi sulla base del merchandising vegano in crescita. Eppure non di rado sui social network si leggono commenti di giubilo per la scoperta dell’ennesimo ristorante vegano. Tanto ottimismo, troppo, fa pronunciare ad alcuni persino frasi come: “stiamo veganizzando il mondo, stiamo rivoluzionando la società”. Si gioisce perché in tv si parla di dieta vegana contro il cancro, o perché presentatrici di successo dalle idee un po’ confuse pubblicano libri di successo.

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3 commenti:

Anonimo ha detto...

ma allora si puo definirsi vegani e antpispecisti e possedere un iphone?

Rita ha detto...

Anonimo, bella domanda! Un antispecista è uno che principalmente lotta contro lo sfruttamento degli animali (sia umani, che non umani) e anche se in questa società vivere a impatto zero è impossibile, questo non vuol dire che non si possa fare tutto quello che è nelle nostre possibilità fare.
Se vuoi la mia risposta personale: secondo me dell'Iphone si può fare benissimo a meno e visto che produrlo comporta lo sfruttamento di operai sottopagati nei paesi in cui la forza lavoro è pagata quasi zero, allora no, sarebbe giusto non comprarlo. Io non ce l'ho. Voglio dire, almeno di quei prodotti di cui la provenienza e le relative implicazioni di sfruttamento sono certe, direi che si dovrebbe fare a meno.
Comunque il veganismo è il rifiuto di mangiare e comprare animali e derivati e di partecipare alle attività che comportano il loro sfruttamento (come circhi, corride ecc.), per cui, attenendosi a questa definizione, sì, si può avere un Iphone, ma come ho scritto tante volte antispecismo e veganismo non sempre coincidono e di certo il primo è qualcosa di più complesso dell'astenersi dal mangiare animali.
Comunque dipende anche dalla definizione che si dà dell'antispecismo, se lo si vuole ricondurre alla sua accezione originaria di lotta contro il pregiudizio che ci fa ritenere lecito sfruttare gli animali per il nostro uso, come primo passo per comprendere la tragedia dell'olocausto animale, allora il discorso dell'Iphone verrà affrontato in un secondo tempo e non perché meno importante, ma perché della tragedia dello sfruttamento umano probabilmente siamo già al corrente, mentre di quella animale, che è normalizzata e istituzionalizzata, la maggior parte delle persone non si rende nemmeno conto ed è di questo che specificamente dovremmo occuparci. Poi man mano che ci si addentra nelle varie teorie antispeciste si capisce che ci sono diversi gradi di comprensione del fenomeno e di volta in volta si cercherà di affrontare quegli aspetti che riteniamo eticamente insostenibili. Io sono per la lotta contro ogni tipo di sfruttamento, ma con strategie diverse che non necessariamente debbono avvenire nello stesso momento perché tra sfruttamento umano e animale, per quanto uniti dalla stessa logica del dominio, ci sono differenze sostanziali enormi (sia a livello di pensiero, ossia di accettazione sociale, che di prassi e specificità). È un discorso complesso, che richiederebbe una riflessione più articolata, magari ci scrivo un pezzo più in là, visto lo spunto.
Quello che contesto è l’idea che siccome non si può essere “perfetti” allora tanto vale non fare nulla e continuare bellamente a partecipare a ogni tipo di massacro.
Una risposta di comodo che fa sì che non ci si assuma mai le proprie responsabilità. Cominciamo intanto a fare quello che possiamo e cominciamo proprio là dove il massacro non è più sostenibile. Da quelle cantine del grattacielo (secondo la nota metafora di Horkheimer) dove si trova il sudore e il sangue dei non umani che crepano a migliaia per i nostri (non)bisogni.
Sai quanti animali vengono massacrati all’anno? Una cosa come tremila miliardi all’anno.
Grazie per domanda comunque, merita un’ampia riflessione. Saluti.

Rita ha detto...

P.S.:
comunque, a pensarci bene, nemmeno una persona che si dichiara contro il razzismo e la schiavitù dovrebbe possedere un Iphone, che sia antispecista o meno.