sabato 30 marzo 2013

Un giorno devi andare di Giorgio Diritti

Una giovane donna originaria del Trentino, in seguito ad una grave perdita, decide di raggiungere l’Amazzonia, mettendosi a fianco di Suor Franca, un’amica della madre, in missione tra gli Indios.
Inizia così il viaggio di Augusta, su un barcone che scivola lungo il fiume e che approda di villaggio in villaggio a portare la fede, a rendere possibile l’incontro con quell’assolutamente altro che è Dio.

Continua su Mentinfuga.

martedì 26 marzo 2013

Intelligenze




Paragonare l'intelligenza della specie umana a quella delle altre specie animali per dimostrare la nostra presunta superiorità cognitiva e da qui far discendere la giustificazione dell'oppressione e dello sfruttamento è operazione doppiamente sbagliata: prima cosa, quando abbiamo a che fare con specie diverse, abbiamo a che fare con sistemi cognitivi ed emotivi diversi, con paradigmi mentali del tutto differenti, quindi qualsiasi paragone condotto con criteri e a partire da parametri umani è del tutto fuorviante; secondo poi si compie l'ennesima violenza di tipo antropocentrico in quanto tali paragoni sarebbero di volta in volta condotti a voler dimostrare se può esistere in determinate specie una qualche analogia o somiglianza con noi umani che sia sufficiente a includerli nel nostro cerchio esclusivo dei diritti; detto in altre parole, solo chi ci assomiglia abbastanza dovrebbe esser degno di essere rispettato, tutti gli altri, che restino pure fuori. Quindi forse le scimmie e gli altri primati una qualche possibilità l'avrebbero, gli insetti, manco a parlarne. Questo è antropocentrismo all'ennesima potenza. La negoziazione dei diritti invece non si compie - o meglio, non si dovrebbe - attraverso l'assimilazione e la definizione di ciò che si ha in comune, che sarebbe comunque un fagocitare e un divorare nuovamente l'altro a sé, ma a partire proprio dalla messa in gioco sul tavolo della diversità e da ciò che questa diversità domanda e conta di ottenere. Per poter veramente comprendere ciò che mi sta chiedendo o tentando di comunicare debbo dimenticare la mia lingua e predispormi all’incontro totale con l’altro oltre la dimensione della mia soggettività. Debbo, per così dire, dimenticarmi di essere “io”.

domenica 24 marzo 2013

Flash mob contro il massacro degli agnelli

Questa mattina abbiamo fatto un flash mob contro il massacro degli agnelli in occasione della Pasqua, di fronte a due delle principali chiese di Roma: San Giovanni in Laterano e Santa Croce in Gerusalemme.
Prima del secondo - in attesa della fine della messa e dell'uscita dei fedeli - abbiamo anche avuto modo di scambiare due chiacchiere con il prete, uscito fuori preoccupato in quanto alcuni parrocchiani l'avevano avvertito della nostra presenza sul sagrato (immagino che le nostre facce fossero molto minacciose ahahhahahahhah :-)). Alla sua richiesta gli abbiamo spiegato lo scopo della nostra iniziativa, ossia sensibilizzare le persone a non mangiare l'agnello, un cucciolo di appena un mese, per una tradizione che, oltretutto, dovrebbe simboleggiare la rinascita. 
Ci ha risposto che nel rispetto del creato non vanno inclusi gli animali perché non hanno un'anima e che Gesù durante l'ultima cena ha mangiato l'agnello (pare che non fosse proprio così, ma mettersi a discutere con un prete di teologia non era il nostro scopo). Poi ha aggiunto che lui personalmente non mangerà l'agnello, ma che, essendo tenuto appunto a parlare ai suoi fedeli in nome della chiesa e non a titolo personale, non potrà esortarli a fare altrettanto perché ciò significherebbe andare contro il proprio credo.
Della serie: quando i dogmi religiosi rendono ciechi persino di fronte a una realtà tanto evidente, ossia l'immensa portata di questa tragedia che è lo sfruttamento e la morte degli animali, una tragedia che si rinnova ogni giorno e che miete migliaia di vittime al secondo. 
A seguire un primo assaggio del video, presto ne arriverà un secondo più lungo e completo.
Buona Pasqua a tutti e, ovviamente, non mangiate gli agnellini, sono come bambini indifesi. Anzi, sono bambini indifesi, non "come", solo appartenenti a un'altra specie.

mercoledì 20 marzo 2013

Razionalità


I vivisettori non fanno che esaltare la razionalità.
In effetti lo sterminio sistematico di migliaia di esseri senzienti è sempre stato condotto con l'ausilio della sola razionalità.
Un esempio tra i tanti? I campi di concentramento nazisti. I Nazisti si vantavano proprio di aver messo a punto un sistema efficiente ed assai... razionale.
Si dice che il sonno della ragione generi mostri, ma la ragione, da sola, non può che generare solo incubi, aberrazioni del pensiero.

Anche un calcolatore mi risulta che sia estremamente razionale.
Ma essere vivi, vivere, sentire, richiede qualcosa in più della mera capacità raziocinante.
Per uccidere invece no, basta saper premere un grilletto. Persino un automa saprebbe farlo.
La vivisezione è talmente razionale che si avvale di prodotti in serie, quali apparecchi di contenzione, macchine per la decapitazione e così via. Begli esempi di razionalità, in effetti.
L'universo è caos, disordine e capacità di meravigliarsene costantemente.
La meraviglia altro non è che il riconoscimento dell'altro, mentre la razionalità è ciò che ne rimane, dopo averlo filtrato attraverso il setaccio dell'ego inaridito (o di quel che si crede ego). 
In effetti, compiere un crimine e giustificarlo in nome della razionalità è solo un altro modo per definire gli orrori che la Storia ha prodotto. 



P.S.: uno scienziato, in una discussione su FB, scrive: "l'etica nasce da una mediazione, da un compromesso, alla scienza noi invece chiediamo di distinguere fra quel che è vero e quel che è falso, non per essere aridi ma per sapere se il ponte che costruisci rimarrà in piedi.".

Beh, in effetti nulla è più vero del dolore animale causato in nome della scienza. E nulla è più falso della sua pretesa di volerlo giustificare.

martedì 19 marzo 2013

Spigolature (5)

Ieri sera ho iniziato a leggere Perturbamento di Thomas Bernhard: una rivelazione.
Mi sento diversa, cambiata, più lucida, meno rabbiosa, più partecipe e al tempo stesso distaccata.
Potere della Letteratura.
Ecco, quando mi imbatto in autori così, in testi così, si rinnova tutto il mio amore per la Letteratura, per i libri, per la lettura.
E devo dire grazie a un'amica, che ha saputo instillarmi la curiosità per Bernhard, di cui avevo sempre sentito parlare, ma un conto è appunto sentirne parlare e pensare "prima o poi dovrò leggerlo", un altro è invece sentire che scatta qualcosa dentro, quel qualcosa che subito ti fa dire: "ecco, non posso più rimandarne la lettura".
Ogni cosa accade quando deve accadere. Incontri compresi.
E poi arriva quel momento in cui finalmente si smette di giudicare e solo si comincia a osservare ed è allora che ci si sente davvero liberi. 
Quanto pesa il giudizio di noi, degli altri, che come una zavorra ci trasciniamo appresso e ci rende impediti nei movimenti, lo sguardo limitato, sempre più fisso davanti a sé e a quei tre o quattro punti che finiscono col diventare ossessioni a precludere tutto il resto?
Mi sembra che l'unica soluzione possibile non possa essere che questa allora, questa dello smettere di giudicare, di aver sempre un'opinione, una riflessione per tutto. Mi sembra che a forza di tutto questo pensare e voler esprimere un parere alla lunga diventi come un veleno per l'anima, un veleno che avvizzisce lo sguardo, rende gli occhi vitrei, gli arti stanchi, i muscoli flaccidi, la mente vizza e arida.
E basta pure col cinismo d'accatto, preso a prestito chissà dove. 
Se invece ci limitassimo a osservare, ma non solo con lo sguardo, bensì con tutti i sensi, provando ad attuare una sorta di distacco partecipato, non tarderemmo a scoprire che tutto è inebriante, meraviglia, potere dell'esistere. Esistere e basta. Come sentire. Senza voler a tutti i costi capire. O prevedere, controllare, evitare. Meraviglia dell'esistere. Non dell'esistenza nel senso della "vita" per come tutti impariamo a conoscerla, ma dell'esistere proprio, in senso heideggeriano del termine. Che credo di aver intuito, ma non compreso. Comprendere in fondo è già assorbire, fare proprio e quindi fagocitare. L'intuizione può bastare. Fenomeni, epifanie, cos'altro?  

venerdì 15 marzo 2013

Aggiornamento sulla vicenda Menarini

Gli otto beagles della Menarini-RTC di Pomezia, dopo le proteste e il presidio permanente portato avanti dagli attivisti la scorsa settimana, sono finalmente usciti da quell'azienza di morte e presto saranno dati in adozione alle persone che li hanno richiesti.
Una notizia bellissima.
La battaglia però continua, per tutti gli altri che sono ancora dentro, per tutte le vittime che stanno soffrendo negli stabulari di tutta Italia.
A tal proposito, visto che anche la Menarini stessa non sembra opporsi all'utilizzo di metodi sostitutivi, se questi fossero validati per legge, il prossimo importantissimo passo da compiere è chiedere all'ente preposto di procedere e accorciare i tempi della validazione.
Scriviamo quindi quanto indicato sull'evento sottostante:
MAIL-BOMBING IMMEDIATO ALL'ENTE PREPOSTO A VALIDARE I METODI SOSTITUTIVI DELLA VIVISEZIONE, URGENTE! PER FAVORE PARTECIPARE E DIFFONDERE, GRAZIE!
Questo mail-bombing nasce dall’auspicio espresso dal Centro di Ricerca Tossicologica della Menarini di Pomezia, dopo che gli attivisti hanno presidiato continuativamente la loro sede, per impedire che gli 8 cuccioli di cane Beagle provenienti dal Belgio fossero trasportati nella struttura:
“che vengano individuati dalle autorità preposte test sostitutivi dell’obbligo di sperimentazione animale”.

L’istituto che ha il compito di validare i metodi sostitutivi la sperimentazione animale è l’ECVAM, European Centre for the Validation of Alternative Methods.

Con questa lettera, prima di tutto si intende sollecitare il suddetto istituto a riconsiderare il processo utilizzato per la validazione dei metodi sostitutivi: un metodo si ritiene valido quando fornisce per le sostanze risultati simili a quelli ottenuti, in passato, per le stesse sostanze mediante animali da laboratorio, ovvero una base scientificamente inaccettabile.

In secondo luogo, si chiede che l’ECVAM sveltisca il suo operato, ovvero diventi più rapida nelle validazioni. Che faccia davvero il suo lavoro, insomma.

Si tratta di 2 invii:
1) All’Ecvam e per conoscenza a varie istituzioni
2) Al Presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso (modulo di contatto)
___________________________________

1) INVIO ALL’ECVAM:
Per favore, copia-incollare di seguito entrambe le versioni, sia in Inglese che in Italiano, (in quanto tra gli indirizzi “per conoscenza” (C/C) sono inserite anche istituzioni italiane), ricordando di firmare entrambe, grazie.

INDIRIZZI:

JRC-ECVAM-CONTACT@ec.europa.eu

C/C:
CAB-TAJANI-WEBPAGE@ec.europa.eu, press.office@consilium.europa.eu, Frederic.vincent@ec.europa.eu, CAB-BORG-WEBPAGE@EC.EUROPA.EU, andrea.zanoni@europarl.europa.eu, info@andreazanoni.it, sanita.animale@sanita.it,
segreteriaministro@sanita.it, presidenza.repubblica@quirinale.it, uscm@palazzochigi.it,
infopoint@senato.it, rapportiparlamento@governo.it, segreteria.capogabinetto@sviluppoeconomico.gov.it, ufficio.legislativo@sviluppoeconomico.gov.it,

OGGETTO (cambiarlo, per evitare i filtri anti-spam):
1) Something I really care for
2) We need a change
3) Some advice
4) Urgent solicitation
5) A new beginning
6) End-point
(Inventatene uno neutro, per favore!)

TESTO:

Dear Sirs/Madams,

the fight against vivisection, (or animal testing, anti-scientific method never validated), is waged both from the point of view of ethics, but also scientific; it is a battle which involves not only the majority of citizens around the world, but also a large part of the scientific community.

Thanks to its pressure, the anti-vivisection movement is embarrassing even the laboratories engaged in animal testing, which have come to say that they would rather avoid it, if they had access to sufficient substitute methods.

Substitute methods that are still few in number, since the validation process that you use is incongruous: validating a method that does not use animals, but cells, tissues, and other substances of the human species, considering the results only if similar to those obtained on animals, this is anti-scientific.

I ask, therefore, that the validation system of substitute tests be reconsidered and changed, so that it becomes really scientific, without any reference to the results obtained through animal testing, (that is with a practice never scientifically validated), and so that pharmaceutical companies no longer have excuses to continue to massacre animals.

We immediately need scientific substitute methods which the institutions make obligatory also immediately; please, be scientific and rapid.

Sincerely,

Nome Cognome
Località



Gentilissimi,

la lotta alla vivisezione, (o sperimentazione animale, metodo anti-scientifico mai validato), è combattuta sia da un punto di vista etico, ma soprattutto scientifico; è una battaglia alla quale partecipa non solo la maggioranza dei cittadini di tutto il mondo, ma anche buona parte della comunità scientifica.

Grazie alle sue pressioni, il movimento anti-vivisezionista sta mettendo in difficoltà anche i laboratori che praticano la sperimentazione animale, i quali sono giunti ad affermare che ne farebbero volentieri a meno, se avessero a disposizione metodi sostitutivi.

Metodi sostitutivi che sono ancora in numero esiguo, in quanto il processo di validazione al quale Voi li sottoponete è incongruo: validare un metodo che non utilizza animali, bensì cellule, tessuti, e altre sostanze della specie umana, considerandone i risultati solo se analoghi a quelli ottenuti sugli animali, è anti-scientifico.

Chiedo, pertanto, che il sistema di validazione dei test sostitutivi sia riconsiderato e cambiato, affinché divenga davvero scientifico, senza che vi siano riferimenti ai risultati ottenuti attraverso i test sugli animali, (ovvero con una pratica mai validata scientificamente), e affinché le ditte farmaceutiche non abbiano più pretesti per continuare a massacrare animali.

Abbiamo bisogno immediato di metodi sostitutivi scientifici, che le Istituzioni rendano obbligatori altrettanto immediatamente: per favore, siate scientifici e rapidi.

Distinti saluti,
________________________________________

2) INVIO AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA JOSE’ MANUEL BARROSO:
Per favore, riempire il modulo di contatto: Nome, Cognome, Nazione, proprio indirizzo e-mail, Oggetto (sceglierne uno tra quelli già menzionati per l’invio all’ECVAM), copia-incollare la breve presentazione e poi il testo della lettera in inglese già fornito sopra, cliccare “send”.
Ricordate che dopo aver cliccato “send”, la pagina non da segnale di recepimento del messaggio, ma riceverete una e-mail di conferma. Nessun’altra azione Vi sarà richiesta, al riguardo.

MODULO DI CONTATTO:
http://ec.europa.eu/commission_2010-2014/president/contact/mail/index_en.htm

PRESENTAZIONE::

Dear President Barroso,
This is to let you know sending the following letter to ECVAM, European Centre for the Validation of Alternative Methods:

AGGIUNGERE LA VERSIONE DELLA LETTERA IN INGLESE
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GRAZIE PER PARTECIPARE NUMEROSI ALL’INIZIATIVA E CONDIVIDERE DIFFUSAMENTE!
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martedì 12 marzo 2013

Vicenda Menarini: la nonviolenza animalista che può piegare la lobby dei farmaci

di Leonora Pigliucci 

Pubblicato anche sul settimanale Gli Altri e Asinus Novus.


La farmaceutica Menarini di Pomezia è sotto pacifico assedio animalista da giorni.
Una mobilitazione massiccia e spontanea, senza sigle, scattata dopo la notizia dell’arrivo di 8 cani che sarebbero stati vivisezionati nei laboratori dell’azienda.
Questa, che già da mesi è nel mirino degli attivisti della zona, dopo due giorni di presidio ininterrotto di fronte ai suoi cancelli, ha tentato di placare gli animi con un impegno formale a cedere gli animali in questione.
Si tratta di un episodio che a nemmeno un anno dalla liberazione dei beagle di Green Hill al culmine di una manifestazione, il 28 aprile scorso, suggerisce molte valutazioni.
Innanzitutto che c’è una leva consistente di attivisti pronta ad agire, con indubbia generosità, non appena il momento si fa proficuo, che è in grado di sovvertire consuetudini e tattiche comprovate per lanciarsi con testa e cuore in azioni ardite dai risvolti imprevedibili.
Poi, che al di là dei conflitti ideologici, che in questi ultimi mesi confondono e ottundono la creatività di un movimento altrimenti straripante di potenzialità, quando si apre uno spiraglio di liberazione quella maggioranza agisce compatta e fraterna, ed è capace di raggiungere risultati storici.
Chi solo pochi giorni fa avrebbe immaginato che una potentissima industria farmaceutica di calibro internazionale come la Menarini si sarebbe docilmente fatta assoggettare da un manipolo di ragazzi accorsi alla spicciolata, di notte, sotto la pioggia, senza autorizzazione né coordinamento a bloccare col proprio corpo tutti i furgoni di passaggio, per realizzare l’impresa assurda di impedire l’ingresso nei laboratori di 8 cavie regolarmente acquistate e fatte arrivare dall’estero?
Eppure a quanto pare quei visionari ce l’hanno fatta. E si è reso palese come il liberazionismo animalista e l’azione diretta a viso scoperto inizino a fare davvero paura a chi campa sula sofferenza degli animali.
La dice lunga la reazione del consiglio di amministrazione della Menarini che, nel comunicato della “resa”, non solo indica la propria disponibilità a salvare i cani, ma, elemento davvero nuovo, afferma di non voler più sperimentare sugli animali, come prescritto però dalla legge, e auspica perciò di poter ricevere presto indicazioni in questo senso da parte della politica.
Siamo, allora, di fronte ad un inedito cedimento strutturale dell’impianto legittimante la sperimentazione animale, ad un’apertura nella quale si legge, neanche troppo tra le righe, il riconoscimento da parte di coloro che la praticano dell’inamissibilità etica della sperimentazione animale; ad un atteggiamento sulla difensiva che non potrà che rafforzare le proteste future. Il movimento (ancora senza sigle, nessuna associazione in testa) non vuole sprecare l’occasione, e porterà avanti un presidio a oltranza, sempre di fronte alla Menarini, perché i riflettori restino accesi sulla vicenda, ma utilizzandola stavolta a megafono, perché quanto prima si imponga un ripensamento a livello europeo, che dallo spiraglio della farmaceutica italiana dia modo di scardinare l’edificio intero della vivisezione.
Le adesioni al presidio si stanno moltiplicando, di ora in ora, da tutto il Paese.
In questo frangente scoppiettante bisogna essere molto distratti per non accorgersi che non sono i piccoli passi della Lav, o l’accidentato percorso dei diritti animali in ambito legislativo, quelli che stanno agendo contagiosamente sulla mentalità di un’opinione pubblica sempre più coinvolta dal destino animale, ma lo spontaneismo più sincero, declinato in azioni di vera e propria disobbedienza civile che, finalmente con qualche efficacia, erodono la consuetudine all’indifferenza per lo sfruttamento animale su cui poggia tutto.
Ed è miope la posizione di certo antispecismo politico, che nella mancanza di una progettualità che vada oltre la liberazione animale, nelle azioni cui stiamo assistendo e partecipando accoratamente, nella centralità che lasciamo all’emozione per la sorte dei singoli animali, nell’inadeguatezza al politically correct di certe campagne informative, o nell’accondiscendenza generale all’azione indiretta nonviolenta ma illegale, vede il segno del fallimento dell’animalismo contemporaneo.
Azioni giocate sul tempismo, l’emotività e la casualità stanno costituendo di fronte a chi sfrutta gli animali, anche ad interi colossi industriali, le sembianze di un nemico imbattibile, una minaccia costante, un disastro per l’immagine pubblica, un intralcio pesante che già da tempo preoccupata i rappresentanti delle case farmaceutiche. Questi hanno infatti sottolineato più volte come il traffico aereo degli animali da laboratorio (spesso si tratta di macachi catturati nel Borneo) sia così estesamente sotto attacco da parte di attivisti internazionali che spesso ne va del normale svolgimento delle attività. In quest’occasione, sono gli sperimentatori italiani a vedere la faccenda complicarsi proprio a causa di recenti vittorie animaliste, ovvero per la sospensione dell’attività da parte dell’allevamento di Montichiari, posto sotto sequestro dopo la denuncia degli attivisti che hanno liberato i cani.
E’ per questo che la Menarini ha dovuto ordinare gli animali dall’estero, allungando l’iter da compiere per averli e le spese, ma sopratutto esponendosi ad una visibilità che in questo momento non vorrebbe e che sta diventando soffocante.
La tattica animalista, d’altra parte, affonda le radici in una tradizione nobile di battaglie vittoriose.
Gene Sharp in The politics of Nonviolent action racconta di lotte per la giustizia del passato, di donne e di minoranze, cui la storiografia ufficiale non ha riconosciuto la dignità di rivoluzioni, non tanto perché queste non contenessero un significativo potenziale sovversivo, o non siano state responsabili di piccoli e grandi balzi in avanti della civiltà umana, ma per una sorta di pregiudizio in favore della violenza, che ha restituito ai giorni nostri il termine rivoluzione come sinonimo di azione di massa, belligerante ed armata. Esiste invece, dice Sharp, una lunga tradizione di battaglie vinte dai piccoli, che sta alle spalle di Gandhi e che nel Mahatma ha trovato una messa a sistema definitiva o quantomeno fondante.
Sharp in certe pagine sembra descrivere i passi del movimento animalista di oggi: illustra come sia necessaria l’abnegazione di chi a viso scoperto, e a proprio rischio e pericolo, sfidi una consuetudine fatta di inequità per farne emergere la contraddizioni con il presunto e preteso progresso morale della società contemporanea, che scompagini le carte della normalità, che, con comportamento personale ineccepibile, rovesci il tavolo sulla faccia di chi impone la sua legge ingiusta, che dia segno di solidarietà spiazzante, mescolandosi ed identificandosi con gli ultimi umiliati e calpestati, mentre disdegna il proprio privilegio. In questo caso quello di esseri umani occidentali, inebetiti da una finta libertà che nella sostanza non tollera fughe dalla gerarchie imposta all’esistente.
Stavolta è il pregiudizio specista, anch’esso violento, che fa di quella animalista una rivoluzione nascosta, misconosciuta e spesso derisa, di cui non si comprende ancora appieno la natura politica, mentre essa, pacificamente e silenziosamente, sta svuotando le fondamenta stesse del nostro mondo, negando, coi fatti, quell’antropocentrismo ormai privo di senso, che non regge più nulla.
Ma stavolta, a quanto pare, il momento è quello giusto.

domenica 10 marzo 2013

Presidio a oltranza alla Menarini di Pomezia


Copio e incollo il comunicato dell'evento creato da Alessia Nirmala (un'attivista di Pomezia, tra coloro che si sono attivati per prima); benvenuto chiunque voglia partecipare, per informazioni (orari dei turni, luogo, modalità ed altro) cliccare sul link sottostante che rimanda alla pagina FB relativa:


"La Notte del 6 Marzo è trapelata la notizia dell'arrivo di 8 beagle dal Belgio destinati ai test tossicologici del Research Toxicology Centre di Pomezia del gruppo Menarini. Da subito tantissimi attivisti romani e del resto d'Italia hanno cominciato a presidiare in maniera permanente, giorno e notte, davanti al Campus Menarini da tempo oggetto di proteste e contestazioni, per fermare l'arrivo dei cani e affermare ancora la contrarietà alla sperimentazione animale. Dopo due giorni di pressione continua, il Consiglio d'Amministrazione di RTC, su richiesta di Menarini, delibera la rinuncia alla sperimentazione su questi beagle promettendone l'affido agli attivisti. Una vittoria enorme, la vittoria della forte determinazione di tutti gli attivisti presenti, ma che dobbiamo vivere solo come uno spiraglio per aprire una porta molto più grande: la fine della vivisezione. Menarini, d'altronde, continuerà a sperimentare perchè la Legge lo impone.

Il presidio continuerà, in disparte (sulla via del Mare) fino all'uscita dei cani, e poi di nuovo lì davanti ma pacificamente e con astuzia.
L'obbiettivo è usare Menarini come il simbolo degli altri 600 laboratori esistenti in Italia, sollecitando l'apertura di un dibattito sul destino della Ricerca in Italia, come hanno già promesso; tenere accesa l'attenzione su quanto è accaduto e canalizzarla sulla nostra richiesta di portare a una svolta decisiva i metodi di Sperimentazione; infine far arrivare la nostra pressione all' ECVAM, Ente preposto alla validazione dei metodi SOSTITUTIVI.
Usando l'intelligenza e l'arma più grande che abbiamo, ovvero l'unione e la perseveranza di un movimento che non ha bisogno di violenza (quella che ci hanno affibiato e con cui Menarini ha tentato di creare contrarietà dell'opinione pubblica nei nostri confronti) possiamo evitare che questa vittoria vada nel dimenticatoio. Altrimenti rischieremmo "un’aggressiva repressione nei nostri confronti, facendoci passare per coloro che vogliono distruggere un comparto dell’economia del Paese" (Cit. Laura Mattei)

Continuiamo a presidiare in maniera indipendente, senza uso di striscioni e simboli, ma come singoli attivisti che mirano a un obbiettivo senza desiderio di glorie; diamoci dei turni precisi di 4 ore per ognuno, cerchiamo di farlo con serietà e responsabilità. L'evento serve proprio all'organizzazione, quindi tutto verrà gestito da qui e non sono ammesse polemiche che non abbiano nulla a che fare con questo."


****
P.S: aggiungo una piccola nota personale a titolo informativo, sempre in merito all'orrore della sperimentazione animale:

Affinché si crei un vero dibattito pubblico democratico, le persone devono essere messe nella condizione di sapere cosa avviene dentro i laboratori dove si effettua la sperimentazione animale. Conoscere i numeri degli animali uccisi, guardare i loro occhi, respirare la loro sofferenza, annusare la loro stessa paura, assimilare a sé il loro sterminato dolore.
Se la sperimentazione animale è una scienza necessaria, perché dunque non rendere trasparenti le modalità con le quali si persegue e applica?
Noi attivisti non ci faremo intimidire perché nel momento in cui le lobbies ci si metteranno sempre più contro ci ricorderemo dello sguardo impotente e rassegnato di quegli animali. E sarà allora che lotteremo ancora di più e che la nostra determinazione crescerà.

Per questo gli attivisti di Nemesi Animale stanno diffondendo questo dossier che contiene informazioni pubbliche, ma ovviamente poco divulgate... e non è difficile immaginarsi il perché:

mercoledì 6 marzo 2013

Gli animali non possono scioperare


È fama tra gli etiopi che le scimmie non parlino di proposito, per non essere obbligate a lavorare” (Jorge Luis Borges)


Esaurimento delle risorse energetiche, tutela dell’ambiente, sovrappopolazione, effetti dell’ipertecnologia, crisi economica, inquinamento: problematiche riguardanti danni causati dalla specie umana, cui la stessa tenta di rimediare, o comunque derivanti dall’enormità dell’impatto che la nostra presenza ha sul pianeta e che finisce per coinvolgere ogni aspetto e parte dello stesso.
E come si tenta di arginarli o di volervi porre rimedio? Come al solito, che fa la specie umana ogni qualvolta si scopre in difficoltà o ha esigenze di tipo pratico? Ricorre allo sfruttamento della forza lavoro più economica, veloce e pratica che ci sia: gli animali. Non possono ribellarsi, non devono essere pagati (a parte un minimo di vitto e alloggio), non vanno a lamentarsi dai sindacati, non scioperano, non hanno diritto alle ferie, né tantomeno ad andare in pensione quando ormai vecchi e stanchi, infatti molto più semplicemente si mandano al macello e via, problema risolto, avanti il prossimo:  si chiamano, non a caso, risorse rinnovabili.

Continua su Asinus Novus.

martedì 5 marzo 2013

Spigolature (4)

A volte leggo delle cose e non gli do abbastanza peso perché penso che siano della cazzate dette un po' per ridere; poi, a poco a poco, mi accorgo che la gente ci crede veramente, che vengono prese sul serio, che nascono dei dibattiti e mi domando se per caso non sia finita in una sorta di realtà parallela.
Cioè, ma davvero c'è gente che trova significative le analogie tra l'ascesa di Hitler e il M5S?
Ma veramente c'è gente che paragona Hitler a Grillo?
Non basta trovare delle somiglianze superficiali per poter fare delle analogie, ma come cacchio ragionate?
Vabbè che c'è pure gente che dice che noi vegani saremmo nazisti perché Hitler era (e manco è vero, trattasi di un falso storico) vegetariano, però è proprio il genere di obiezione che appunto mi posso aspettare da... da quelli di Federfauna, ecco - i quali pur di difendere i loro interessi sarebbero pronti a dire che la terra è piatta (e infatti asseriscono che i cacciatori amano gli animali) - non da personcine un minimo ragionanti.
No, gente, fermatevi un attimo, accendete la testolina, per favore, ma come accidenti si fa anche solo mettere lontanamente a confronto il M5S con il Terzo Reich?
Significa non aver mai aperto un libro di storia, perdinci!
Significa non avere la minima capacità di interpretare in maniera critica la realtà e la società che ci circonda.

domenica 3 marzo 2013

Ancora considerazioni sulla campagna "Chi mangi oggi?"

Qualche tempo fa al supermercato mi è passato accanto un addetto al reparto pescheria mentre stava trasportando, su un carrello, un grosso pesce spada fatto a pezzi, ma di cui si poteva intuire ancora la forma, con la testa e la bocca spalancata ben visibili. Un bambino, lì accanto, si è giustamente turbato e ha detto alla mamma: "poverino, ma che gli è successo, e dove lo portano, è morto?".
La madre, subito, per rassicurare il bambino, ha risposto: "sì, è morto, i pesci si mangiano e poi quant'è buono, noi ora ce lo mangiamo! Sai che facciamo? Ora lo compriamo un pezzettino, lo portiamo a casa, ce lo cuciniamo e lo mangiamo".
Scene di quotidiana violenza vengono costantemente esposte e mostrate agli occhi dei bambini, la sensibilità dei quali, ancora attiva, è prontamente messa a tacere tramite confortanti rassicurazioni sulla "normalità" del tutto.
E poi ci sono madri e padri che si indignano per la campagna Chi mangi oggi? che mostra quell'immagine del bambolotto di plastica a pezzi e messo in una vaschetta sottovuoto.
Leggo di madri spaventatissime, indignate: "e ora chi spiegherà a mio figlio tutto ciò?".
Cari madri e padri indignati, caro Garante per i minori, cari signori miei, così come tranquillamente rassicurate i vostri figli sul fatto che fare a pezzi un essere senziente sia "normale", forse potreste anche spiegare che quello è un bambolotto di plastica e che serve a ricordare che la carne venduta nei supermercati non è una COSA, ma un CHI. O meglio, lo era, prima che lo uccideste.
Dunque esporre un corpo a pezzi, vero, è normale, non turba le coscienze di nessuno, mentre esporre quello di un bambolotto di plastica è un'operazione che ripugna.
Ebbene, domandatevi perché vi ripugna tanto.
Forse perché svela l'orrore che quotidianamente tentate di rimuovere e celare?


(Per un approfondimento leggasi il post precedente).

sabato 2 marzo 2013

Riflessioni a sostegno della campagna "Chi mangi oggi?"



Diciamolo ancora una volta: essere antispecisti non significa paragonare la vita di una mosca a quella di un bambino, bensì considerare degne di valore e rispetto entrambe le vite.
Ciò non significa dover fare una scala graduatoria e stabilire se la vita di un animale umano, in virtù di una specifica e peculiare complessità cognitiva, debba essere superiore o meno, bensì riconoscere la peculiarità e unicità delle capacità di ogni specie.
Troppo spesso mi si obietta che la specie umana sarebbe l'unica a poter fare determinate cose: comporre musica, avere un'organizzazione sociale, dipingere, scrivere ecc. - che poi, non è nemmeno vero, ad esempio altre specie hanno un'organizzazione socio-politica, tipo quelle eusociali cui appartengono le formiche, le api, gli eterocefali glabri, questi ultimi caso unico, a parte noi, tra tutti i mammiferi; così come non è vero che solo noi riusciamo a comporre musica e a comunicare in maniera complessa, basti pensare alle modulazioni del canto degli uccelli, così come alle frequenze sonore emesse dai delfini -, ma, purtuttavia, certe ovvietà costituiscono un dato di fatto, non di valore.
Ogni specie possiede caratteristiche uniche rispetto alle altre (gli uccelli volano, noi no, i salmoni nuotano controcorrente, noi no, i ghepardi corrono velocissimi, noi no, i pipistrelli utilizzano un sistema sofisticatissimo, l’ecolocazione, per orientarsi e individuare gli ostacoli, noi no, solo per elencarne alcune), ma ciò non significa che ognuna di esse sia superiore rispetto alle altre.
Non ha senso quindi affermare che la specia umana, poiché possiederebbe determinate capacità, sarebbe superiore e quindi la sua vita varrebbe di più; rimane invece sensato il principio del rispetto di tutte le vite senzienti, anche di quelle di animali con una minore o diversa complessità cognitiva; vale ricordare, a tal proposito, che anche gli esseri umani, in questo senso, non sono tutti uguali, c'è chi ha una mente più sviluppata, chi meno, eppure certamente riteniamo valido il principio che tutti abbiano lo stesso identico valore (e ci mancherebbe altro che non fosse così, perdinci, abbiamo lottato per anni e decenni contro la schiavitù degli Africani, contro il razzismo, contro i pregiudizi che ritenevano le donne esseri inferiori ecc.).
Dunque, seppure noi fossimo la specie realmente più dotata in virtù di determinate capacità, non per questo la nosta vita, come valore, sarebbe superiore a quella di altre.
Il valore di una vita prescinde da considerazioni qualitative e quantitative in merito alle sue capacità. Altrimenti la vita dei cerebrolesi, secondo questo assunto errato, dovrebbe valere di meno, mentre non è così.
Dunque, bando alle ciance, non mi interessa, in quanto antispecista, stabilire se la mia vita valga o meno quanto quella di una mosca o se la vita di un bambino valga o meno quanto quella di un maiale o di una gallina, mi interessa, unicamente, considerarle entrambe degne di valore e di conseguenza rispettarle. Questo è l’antispecismo, che vi piaccia o no.
Assurde quindi la proteste nate in seno alla campagna Chi mangi oggi? ideata dagli AFV (Animalisti Friuli Venezia Giulia), non si tratta di “paragonare" un bambino (che poi nel manifesto è un bambolotto di plastica fatto a pezzi) a un animale, lo è già! Infatti, siamo tutti animali - e non capisco perché ci si debba scandalizzare, o meglio, lo capisco: ci sono ragioni che pertengono alla sfera del simbolico e di ordine socio-politico-culturale che portano a considerare degradante l’essere assimilati agli animali non umani, ma solo perché il concetto ontologico dell’ umano è andato a definirsi e a strutturarsi nei secoli proprio tramite una continua rimozione e opposizione al resto del regno animale, una concezione riduttivamente antropocentrica che necessita di essere superata proprio perché non corrispondente all'evidenza empirica, ma derivante da un racconto autofondato al fine di legittimare e giustificare la prevaricazione e il dominio, condizioni che stiamo tentando di superare per ri-fondare una società finalmente libera dall'oppressione tra i viventi (e ricordiamo altresì che noi non sfruttiamo gli animali perché inferiori, ma è vero il contrario, ossia siamo stati condizionati ed educati a considerarli inferiori poiché li sfruttiamo da tempo immemore e solo e unicamente per superiorità di forza, ossia perché possiamo farlo in maniera coercitiva) - siamo tutti animali dunque, ovvero sia esseri senzienti che condividiamo la vita nuda e cruda, la capacità di morire, l’essere, l’esistere, il soffrire, gioire, l’esperire la realtà, quindi l’essenza stessa dell’esistenza.  E a questo, solo a questo mira la campagna degli animalisti FVG, ossia a ridare dignità e valore a tutti quei miliardi di esseri senzienti – gli invisibile del mondo – tutti gli individui (per questo CHI mangi oggi, e non COSA) che ogni giorno vengono massacrati in nome dell'industria alimentare e non solo.
Ultima considerazione, banalissima, ma doverosa: scandalizzarsi per l’immagine di un bambolotto fatto a pezzi (alcuni detrattori hanno persino parlato di “diritti umani lesi”, pensate un po’), preoccuparsi per il turbamento che potrebbe provocare nei bambini, quando poi agli stessi viene presentato in tavola un piatto con dentro cosciotti di agnello, maiale, alette di pollo, pesci fritti, trovo che sia veramente ridicolo, per non dire peggio.
Dunque l’esistenza dei macelli è accettata, ma la realtà di quel che accade all’interno deve essere tenuta nascosta. Bell’ipocrisia! E come pensate che sia possibile eventualmente effettuare una scelta autentica, se parte di una realtà viene costantemente negata e rimossa?
La campagna Chi mangi oggi? è coraggiosa perché ha scelto di aprire le porte dei macelli (metaforicamente, ché se la vera realtà fosse stata mostrata allora sì che vi sareste tutti sconvolti!), ha scelto, nell’epoca dell’occultamento mediatico voluto dall’industria capitalista, di dire come stanno le cose: gli animali sono esseri senzienti, non cose, esseri senzienti come lo siamo noi appartenenti alla specie umana, diversi tutti, sì, tutti diversi, ma tutti degni del medesimo rispetto in quanto ogni esistenza ha uguale valore. Un valore stabilito non sulla base di stupidi conteggi relativi a questa o a quell'altra capacità, ma inerente alla vita stessa.

P.S.: curioso invece come l'immagine sotto (anzi, qualcosa di più di un'immagine perché in questo caso si tratta di un corpo reale e non di un bambolotto di plastica) non susciti nessuna indignazione e nessun scalpore: 


Pubblicato anche sul blog di Parte in Causa.

P.P.S.: aggiornamento in tempo reale, questa la giustissima e sacrosanta risposta degli Animalisti FVG alle tante critiche ricevute (ripeto, addirittura sono stati accusati di aver leso i diritti umani) :-D

 

 

venerdì 1 marzo 2013

Spigolature (3)

Oggi siamo andati a fare una passeggiata lungo la via Appia antica, Marty correva felice e anche io mi sono sentita felice dopo diversi giorni di tensione e nervosismo. C'è stato un attimo in cui mi è sembrato tutto perfetto: la luce che scendeva sulle rovine antiche, l'odore dell'erba e il sentore della buona stagione imminente, l'aria frizzante al punto giusto, la sensazione della terra solida sotto alle scarpe, pensieri e progetti di cose a venire. Tutto bastante a sé stesso, di una pienezza quasi impossibile a descriversi.
E poi d'improvviso, seguendo il muso di Marty che rovistava tra le foglie, mi sono venuti in mente tutti gli animali rinchiusi negli allevamenti e negli altri non-luoghi di detenzione e mi sono chiesta quale delle due realtà fosse vera perché sembra assurdo che due condizioni così distanti possano coesistere in un'unica realtà.
La meraviglia e l'orrore, la bellezza e lo scempio, la vita e la morte.