venerdì 26 maggio 2017

Si può ridere della violenza?

Ridevano mentre lui moriva e quelle risa non si possono dimenticare.


Molto interessante quello che dice in un video l'avvocato della difesa, ossia che il gesto dei quattro sarebbe da considerare entro il contesto rurale in cui sono cresciuti e vivono, ossia un contesto in cui gli animali si uccidono quotidianamente per il cibo, e che quindi attenuerebbe la loro percezione del danno.
Come a dire: chi è a contatto con uccisioni e maltrattamenti di animali per lavoro pian piano si desensibilizza e perde la consapevolezza di arrecare un danno agli stessi anche in altri contesti.
Noi animalisti questo lo sappiamo bene. E dobbiamo darci da fare per farlo capire a tutti: quei contenitori di violenza che sono i mattatoi, gli allevamenti, i laboratori per la vivisezione, i circhi ecc., generano persone insensibili e possono portare gli stessi a commettere atti efferati nei confronti pure di altri individui, oltre a quelli di cui la legge consente l'uccisione per i più svariati scopi. D'altronde, se si è abituati a uccidere o veder uccidere un maiale, un coniglio, un pollo perché dovrebbe fare differenza uccidere un cane o gatto? E magari un bambino o picchiare una donna?
Chi pratica una violenza quotidiana o comunque ci è a contatto, molto spesso non è capace di fermarsi, di arginarla, giacché non si può regolamentare la violenza.
Il fatto che i tizi abbiano vissuto entro un contesto tale non può comunque, in nessun modo, costituire un'attenuante. 

È ora che chi commette dei crimini tanto efferati se ne assuma la piena responsabilità.

"Non sono dei mostri", dice ancora l'avvocato della difesa nello stesso video. 
Domandiamoci però che tipo di umanità sia questa che ride mentre tortura per oltre tre minuti un povero cane indifeso e che poi si vanta del proprio gesto continuando a infierire e sbeffeggiare la vittima. "Guarda... gira ancora gli occhi", dicono ridendo. 
Gli stessi gesti privi di sensibilità li abbiamo visti nei tanti video di quanto avviene dentro mattatoi e allevamenti. 
Domandiamoci, come membri di una società che vorremmo sana, chi sono queste persone che poi mettono al mondo figli, vanno in giro, si muovono tra noi. 

*** AGGIORNAMENTO ***


Poche ore fa è stata emessa la sentenza di colpevolezza dei quattro tizi: condannati a 16 mesi di reclusione con la concessione di poterli scontare scegliendo di lavorando per sei mesi in un canile anziché in carcere.

In un canile, ossia a contatto con individui indifesi; quando sono stati condannati proprio per l'efferato assassinio di uno di essi. 

Se anziché un cane fosse stato seviziato e ucciso un bambino, ben diversa sarebbe stata la sentenza emessa dal Giudice. 
Al solito è sempre lo specismo che si evidenzia: ossia la diversa considerazione morale e giuridica degli animali non umani.
Vero che per quanto riguarda i cani c'è già una sensibilità molto diffusa - a differenza degli animali cosiddetti da reddito - eppure non sono evidentemente ancora considerati individui da tutelare pienamente.
Ora, un sistema giuridico cambia con il cambiamento della cultura in cui si vive, ma è anche vero il contrario, ossia che la collettività può iniziare a considerare in maniera diversa gli animali quando anche la legge inizia a riconoscerli come soggetti di una vita.

E anche per questo motivo la sentenza così blanda nei confronti dei quatto tizi che hanno torturato e ucciso Angelo è veramente inaccettabile. Avrebbe potuto essere una sentenza illuminante, una di quelle che cambiano il corso della storia e danno un segnale forte; invece, al solito, si è preferito tutelare gli assassini anziché le vittime.

P.S.: io posso anche approvare una pena che preveda la riabilitazione tramite servizi sociali e, anzi, ho sempre pensato che sia meglio cercare di riabilitare le persone anziché punirle; quello che trovo assurdo è condurre questa sorta di esperimento sociale sulla pelle di individui che potrebbero nuovamente assurgere al ruolo di vittime.
Mi spiego meglio: gli assassini di Angelo potrebbero anche trarre insegnamento dall'esperienza in canile e diventare persone più sensibili verso gli animali, ma al momento tutto ciò non è ancora avvenuto. Chi mi assicura che non facciamo ancora del male a cani indifesi? Chi li controllerà? Siamo sicuri che non siano individui pericolosi socialmente?
E poi mi domando: per fare volontariato o lavorare in un canile non servono requisiti ben precisi? Come possono essere ammesse persone che hanno torturato proprio un cane?

Consiglio di leggere questa intervista, dove si legge, tra le altre cose: "Non utilizziamo mai, nella maniera più assoluta, gli animali per il trattamento perché se qualcuno trae gratificazione nel far loro del male, non vorremmo mai che la potenziale vittima debba averci a che fare." 

martedì 23 maggio 2017

Appunti dal futuro


- Salve, vorrei un cappuccino e un cornetto.

- Subito, signora.

- Una domanda, per caso ha quelli di una volta fatti con latte di mucca e uova?

- No, signora, mi spiace, quelli non li vendiamo più da tempo, gli allevatori sono tutti falliti e del resto sfruttare gli animali è ormai considerato un reato. Ma perché, lei vorrebbe bere del latte di mucca?

- Certo che no, ma sa, mi piaceva sentirmelo dire, dire e dire ancora.

NOmattatoio va a Frosinone: scopri perché.


AIUTACI A FAR CHIUDERE IL MATTATOIO DEGLI ORRORI DI FERENTINO CHIEDENDO AI CITTADINI LOCALI DI UNIRSI ALLA NOSTRA PROTESTA.

Questo l'evento Facebook della protesta che faremo domenica prossima al centro di Frosinone.

Durante l'ultima puntata del programma "Animali come noi" condotto da Giulia Innocenzi sono state mandate in onda delle immagini raccapriccianti di un macello a Ferentino, in provincia di Frosinone; le immagini sono state ottenute dal team investigativo Free John Doe che ha posizionato, in un arco di cinque mesi, telecamere nascoste all’interno di questa struttura di macellazione, che si è poi scoperto, grazie all’intervento del parlamentare Mirko Busto, essere la SIMET, sita sulla via Casilina sud all’altezza del km. 76,900.
Le immagini (il video potete trovarlo sulla pagina Facebook Free John Doe) mostrano episodi di inaudita violenza aggiuntiva rispetto a quella ordinaria, già di per sé condannabile e inaccettabile in quanto riteniamo che non esista un modo "etico" o "compassionevole" di uccidere gli animali.
In totale violazione di ogni norma sulla macellazione, si vedono bufalini presi ripetutamente a calci sul muso, storditi male o per niente, decapitati quando sono ancora vivi, ammucchiati e sgozzati sul pavimento anziché nell’apposita camera di macellazione, mucche sottoposte alle scosse del pungolo elettrico per innumerevoli volte, anche sul muso e sui genitali (la legge lo consente fino a un massimo di tre volte e non su organi sensibili) e perfino la presenza di un minore che infierisce sui poveri animali. Un minore dentro un mattatoio costretto non solo ad assistere a scene di enorme violenza, ma esortato egli stesso a commetterne; e poi ancora: mucche tenute legate sul piazzale esterno per ore ed ore senza acqua, né cibo e legate con una corda talmente breve che non consentiva loro né di sdraiarsi, né di muovere la testa. 

Successivamente al programma, è scattata l'immediata denuncia della LAV ai NAS, che ha di fatto ottenuto la chiusura del macello per una settimana, dal 19 al 26 aprile. 
La giornalista Giulia Innocenzi si è poi attivata per proseguire con l'inchiesta e ha rivolto alcune domande alla ASL di Frosinone per avere ulteriori informazioni: siamo così venuti a conoscenza del fatto che, purtroppo, il mattatoio ha attualmente ripreso la sua attività di macellazione, anche se parzialmente. 

In seguito alla riapertura del mattatoio, mercoledì 17 maggio abbiamo organizzato una doppia protesta, davanti alla ASL di Frosinone e davanti alla SIMET per chiedere l’immediata chiusura di questa struttura di macellazione; con noi anche la giornalista Giulia Innocenzi e il parlamentare Mirko Busto. 
La risposta che ci ha dato la ASL è inaccettabile: sembra infatti, da quanto ha dichiarato un responsabile (durante la diretta Facebook sulla pagina di Giornalettismo) che, al tempo delle investigazioni, i controlli in quella precisa struttura fossero raddoppiati in quanto alle autorità competenti era giunto un sentore della problematicità di quel preciso impianto a causa dell’aumentata mole di lavoro. 
Ma come, nonostante ci fossero controlli raddoppiati, sono avvenuti tutti quegli illeciti gravissimi? 
Questo evidenzia due cose, e delle due l’una: o i controlli sono del tutto inefficienti, oppure si è disposti a tollerare gravissimi illeciti e maltrattamenti sugli animali, di fatto violando ogni norma sulla macellazione e consentendo persino la presenza di un minore. 
QUESTA VOLTA ANDREMO QUINDI IN CENTRO A FROSINONE PER FAR CONOSCERE AI CITTADINI LA MANCANZA DI VOLONTA’ DELLA ASL DI FAR CHIUDERE UNA STRUTTURA DOVE SONO AVVENUTI ILLECITI COSI’ GRAVI E PER CHIEDERGLI DI UNIRCI ALLE NOSTRE PROTESTE. 
Nonché, per invitare comunque tutti a riflettere sulla violenza comunque sempre presente, legale o meno, all’interno di questi contenitori lager che sono i mattatoi e gli allevamenti. Oggi sappiamo che non è necessario mangiare animali e derivati per vivere bene e quindi sfruttare e uccidere animali costituisce una forma di crudeltà.


In occasione di questa protesta è stato rilanciato anche un nuovo evento di mail bombing dal Free John Doe.  Il mail bombing è ovviamente un evento virtuale cui ognuno potrà partecipare. Sull'evento trovate una bozza di testo, eventualmente personalizzabile, e gli indirizzi cui inviare la mail.

sabato 20 maggio 2017

Il cavallo: macchina o animale?


Ieri ho avuto modo di ascoltare le interessanti parole di Nadia V Zurlo, responsabile del settore equidi della LAV, intervenuta come relatrice in una conferenza dal titolo: "Il cavallo: macchina o animale?" organizzata da LAV Roma. Tra gli interventi anche quello di Gianluca Felicetti, Presidente della LAV nazionale, che ha spiegato dettagliatamente la situazione attuale al riguardo dell'abolizione delle botticelle: una situazione che, dopo la presentazione delle firme raccolte per l'iniziativa della delibera popolare, è stata fermata per mancanza di volontà politica da parte dell'amministrazione comunale romana, a dispetto di quanto dichiarato nel programma. Una situazione che la Lav si impegnerà presto a sbloccare, con l'aiuto e il supporto di tutti gli attivisti romani.
Oltre al tema delle botticelle, forma di sfruttamento gravissima e che a Roma si presenta come particolarmente oscura in quanto i botticellari sono protetti politicamente, sono rimasta molto colpita dalle parole di Nadia. 
Colpita per due motivi: uno: è vero che dello sfruttamento dei cavalli parliamo molto poco anche noi attivisti; due: ho realizzato quanto, tra tutti gli animali, i cavalli siano effettivamente tra i più sfruttati.
Una forma di sfruttamento che inizia sin da quando vengono al mondo e vengono domati e dura per tutta la loro vita. Non esiste una doma che sia dolce o etica, la doma è sempre la privazione dell'identità dell'individuo e della sua volontà di agire secondo quelle che sarebbero le sue caratteristiche etologiche. 
Per essere domati i cavalli subiscono delle vere e proprie torture: tutti e sempre.
A partire dai ferri che gli vengono infilati in bocca e che gli provocano dolori fortissimi, per proseguire con la violenza - fisica e psicologica - che subiscono affinché obbediscano ad andare al trotto e al galoppo, passando per la terribile imposizione di tenere il collo piegato in una posizione innaturale che gli causa danni gravissimi, fisici e psicologici, e dolori immensi.
Un cavallo viene usato dalla nascita alla morte. Nella sua vita, di media, cambia circa 25 proprietari a seconda della destinazione d'uso, giacché il suo valore è solo commerciale e un cavallo che non lavora non viene considerato.
Chiedete a coloro che praticano l'equitazione cosa faranno del loro "amato cavallo" una volta che non risponderà più alle esigenze richieste e vedrete che non avranno remore nel rispondervi che lo venderanno, lo passeranno a un altro proprietario, il quale, a sua volta, lo userà per altri lavori.
Ieri mi sono resa conto di una cosa: che persino per noi attivisti che ci battiamo per la liberazione animale è difficile comprendere fino in fondo la violenza sui cavalli e questo perché l'immagine del cavallo come amico dell'uomo che volentieri si presta a lavorare per noi è stata totalmente radicata in noi sin dall'infanzia.
O meglio, tra tutte le forme di sfruttamento, ci sembra che quella dei cavalli sia meno urgente perché il mondo ippico e dell'equitazione - dice Nadia - ha lavorato così bene nel tempo da edulcorare e mistificare totalmente la sua terribile realtà.
Sempre ieri, nella libreria in cui si è svolta la conferenza, abbiamo potuto constatare come a partire dai libri destinati ai più piccini si rappresenti l'andare a cavallo come un’attività piacevole per entrambi, cavallo compreso, e come pian piano riesca a passare il concetto che il cavallo esista per essere cavalcato in virtù della sua possenza fisica e naturale predisposizione al contatto con l’uomo. 
Non è così: nessun animale viene al mondo per essere usato, sfruttato e domato, nemmeno il cavallo.
Questa cultura che normalizza l’uso del cavallo è diffusa ovunque: nelle giostre per i bambini ci sono cavallini da cavalcare, nelle città ci sono carrozze trainate dai cavalli, nei film ci sono persone che vanno a cavallo, soprattutto in quelli storici. 
Il cavallo è sempre stato usato come mezzo di trasporto, come macchina. 
Ma non lo è. Nessun animale è una macchina. Nessun animale viene al mondo per essere usato da qualcun altro.
Purtroppo non di rado ho letto affermazioni anche da parte di antispecisti in cui l’uso del cavallo per lavoro non era affatto stigmatizzato e questo perché la cultura specista in cui nasciamo e il mondo dell’ippica hanno contribuito a diffondere l’idea di una collaborazione tutto sommato vantaggiosa anche per il cavallo stesso.
Non è così. La doma è una violenza non meno grave di quella che subiscono gli animali nei circhi.
Del resto, basti guardare i vari arnesi usati nella doma e per cavalcare un cavallo per capire quanto, affinché si possa cavalcare un cavallo, sia necessario un livello altissimo di coercizione e violenza: briglie, frustini, speroni, ferri in bocca e gravissimi condizionamenti psicologici.
Come ho promesso ieri a Nadia, da oggi cercherò, intanto, di informarmi maggiormente io stessa per comprendere meglio la natura del cavallo e poi a divulgare le terribile forme di sfruttamento che questi splendidi animali subiscono.

giovedì 18 maggio 2017

Resoconto della doppia protesta del 17 maggio per chiedere la chiusura del mattatoio di Ferentino



Come annunciato tramite evento Facebook, ieri NOmattatoio ha portato avanti una doppia protesta per chiedere la chiusura del macello investigato dal team Free John Doe che grazie alle telecamere nascoste posizionate all’interno della struttura per un periodo di cinque mesi ha potuto documentare la terribile realtà di quello che avveniva al suo interno: violenze e violazioni inaudite, illeciti gravissimi e persino la presenza di un minore che bastonava gli animali. 

Qui per proseguire nella lettura del resoconto: https://www.facebook.com/notes/nomattatoio/resoconto-della-doppia-protesta-del-17-maggio-per-chiedere-la-chiusura-del-matta/1521677841197081/


Anche Giornalettismo ha parlato di noi, così come due quotidiani locali (uno è su Cociaria oggi cartaceo e non abbiamo la versione digitale, non ancora almeno):

http://www.giornalettismo.com/archives/2216995/macello-orrore-bufalini-frosinone-simet/

http://www.linchiestaquotidiano.it/news/2017/05/18/ferentino--riapre-il-mattatoio-degli-orrori,-gli-attivisti/17007

E questo il resoconto scritto dall'Onorevole Mirko Bustohttp://mirkobusto.net/macello-degli-orrori-servono-piu-informazione-controlli-e-sanzioni/


martedì 16 maggio 2017

Sindrome da stress post-traumatico secondario


Noi che ci occupiamo della questione animale siamo spesso a contatto con la violenza, anche se in maniera indiretta. 
Condividiamo video che contengono scene di uccisioni e di maltrattamenti, postiamo foto molto crude, leggiamo testi che descrivono le violenze sugli animali per filo e per segno e, come se non bastasse, ne parliamo continuamente, a volte anche quando non vorremmo perché veniamo incalzati, nostro malgrado, dalle domande degli altri. 
Capita così di sentirci sempre in "trincea", non solo nei momenti dichiaratamente dedicati all'attivismo. 
Personalmente ho il ricordo di estenuanti discussioni durante momenti conviviali o di svago; discussioni che non avrei voluto affrontare, non in quei momenti che avrebbero dovuti essere di svago anche per me, ma cui ho dovuto prender parte per rispondere alle domande - spesso moleste e provocatorie - delle persone attorno. 
Mi è capitato più volte di esser messa all'angolo, subissata da obiezioni assurde e frecciatine maligne e di perdere infine la pazienza passando così per l'animalista aggressiva e rompiscatole. 
Dico "mi è capitato" perché oggi, per fortuna, ho imparato a gestire tutto ciò e difficilmente entro in una discussione se non ne ho voglia.
Perché vi racconto ciò? Proprio perché so bene come ci si sente in certi momenti: da una parte si vorrebbe stare in pace, dall'altra ci si sente in colpa se non si risponde alle domande perché si pensa di perdere un'occasione di dialogo in cui potremmo portare gli altri dalla nostra parte.
Il mio consiglio spassionato è di parlare della questione animale solo quando lo decidete voi.
Molti di noi soffrono, anche senza saperlo, di sindrome da stress post-traumatico secondario che si verifica quando assistiamo ad episodi di violenza pur senza essere noi le vittime. Ma anche quando siamo costretti ad affrontare certi argomenti in contesti e momenti non opportuni e senza che lo abbiamo deciso noi.
Ne parlò diffusamente Melanie Joy durante una lecture qui a Roma. 
Bisogna imparare a proteggerci e a staccare mentalmente ritagliandoci dei momenti di svago; consigliò di andare a visitare i santuari per incontrare anche quegli animali liberi che si sono salvati e avere così un messaggio di speranza.
Non discutere se si è da soli contro tutti - cercare almeno un appoggio, un sostenitore, pure se solo teorico - e imparare a lasciar andare.

venerdì 12 maggio 2017

NOmattatoio: presidio per far chiudere il macello degli orrori in provincia di Frosinone



Durante l'ultima puntata del programma "Animali come noi" condotto da Giulia Innocenzi sono state mandate in onda delle immagini raccapriccianti di un macello a Ferentino, in provincia di Frosinone, ottenute con telecamere nascoste, in un arco di cinque mesi, dal team investigativo Free John Doe. Le stesse sono poi state commentate in un video dal giornalista Andrea Scanzi (il video potrete trovarlo sulla pagina Facebook di Free John Doe).
Le scene mostrano episodi di inaudita violenza aggiuntiva rispetto a quella ordinaria, già di per sé condannabile e inaccettabile in quanto riteniamo che non esista un modo "etico" o "compassionevole" di uccidere gli animali.
In totale violazione di ogni norma sulla macellazione, si vedono bufalini presi ripetutamente a calci sul muso, storditi male, ammucchiati e sgozzati sul pavimento, mucche sottoposte alle scosse del pungolo elettrico per innumerevoli volte e perfino la presenza di un minore che infierisce sui poveri animali. 

Successivamente al programma, è scattata l'immediata denuncia della LAV ai NAS, che ha di fatto ottenuto la chiusura del macello per una settimana, dal 19 al 26 aprile. 
La giornalista Giulia Innocenzi si è poi attivata per proseguire con l'inchiesta e ha rivolto alcune domande alla ASL di Frosinone per avere ulteriori informazioni: siamo così venuti a conoscenza del fatto che, purtroppo, il mattatoio ha attualmente ripreso la sua attività di macellazione, anche se parzialmente. Sono inoltre in corso accertamenti per l'identificazione del personale inquadrato dalle telecamere nascoste. 

Riteniamo che, vista l'inaudita gravità di quando accaduto in questo macello, ci siano tutti i presupposti per chiederne l'immediata chiusura alla ASL di competenza.

Per questo motivo abbiamo deciso di organizzare una DOPPIA protesta: andremo dapprima DI FRONTE ALLA ASL DI FROSINONE per CHIEDERE la CHIUSURA DEL MACELLO e che siano individuati i responsabili di tali maltrattamenti, compresi i veterinari che non hanno agito; di seguito i PARTECIPANTI al presidio ci potranno seguire AL MACELLO DEGLI ORRORI.

Da oltre due anni, come NOmattatoio, organizziamo presidi di sensibilizzazione di fronte ai mattatoi, avendo sempre come referente la collettività. Questa volta invece abbiamo un obiettivo MIRATO e un REFERENTE BEN PRECISO (la ASL).
Vi chiediamo pertanto la massima DIFFUSIONE di questo evento e il massimo SOSTEGNO e PARTECIPAZIONE. 
Possiamo e DOBBIAMO far cessare l'attività di questo mattatoio. 
Lo sfruttamento animale purtroppo non finirà - o almeno non ancora: per questo dobbiamo continuare come sempre nella nostra opera di sensibilizzazione fino ad arrivare a una trasformazione sociale completa che includa il rispetto di tutti i viventi - ma raggiungere un risultato simile significherebbe moltissimo anche a livello simbolico. 

Sono benvenuti tutti, nel rispetto delle modalità di comunicazione e partecipazione dei presidi NOmattatoio. Vi invitiamo quindi a non portare simboli o bandiere di associazioni, ma di aderire come singoli individui che scendono in strada con i loro corpi in rappresentanza dei corpi degli altri animali che si vogliono difendere.

- dalle ore 10 alle 11,30: sit-in di fronte alla ASL di Frosinone che si trova in Viale Mazzini.

- dalle ore 12 alle 14,00: sit-in di fronte all'entrata principale del macello degli orrori.

P.S.: tutti i mattatoi sono luoghi di orrori, ma in questo è stata violata ogni minima norma sulla macellazione e c'era addirittura la presenza di un minore all'interno che contribuiva a infierire sui poveri animali.

mercoledì 10 maggio 2017

Chi sono i carnivori?


"Vegani contro onnivori", "cacciatori (o circensi, vivisettori ecc.) contro animalisti" è come spesso titolano i giornali e la tv.
La questione non andrebbe posta così. La questione andrebbe posta in questo modo: chi rispetta gli animali e li riconosce come individui, e chi invece continua a sostenere che sia legittimo il loro sfruttamento e la loro uccisione per profitto e abitudine.

Essere carnivoro indica un attributo particolare di alcune specie che sono costrette a uccidere altri animali per necessità, ossia per sopravvivenza.
La nostra specie invece è carnista, ossia mangia animali per convinzione ideologica e non per reale necessità. 

martedì 2 maggio 2017

Storie di animali


Ho letto diversi libri sull'antispecismo, di ogni genere, da quelli di filosofia, a quelli di sociologia e psicologia fino a quelli più divulgativi e che raccontano il personale percorso dell'autore. Da tutti ho appreso qualcosa. 
Ho notato però che quando argomento tendo a riferirmi più spesso alla teoria del carnismo espressa da Melanie Joy nel suo "Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche" , sebbene la sua sia una visione particolare che tende unicamente a concentrarsi sui motivi psicologici che portano a percepire come giusto e normale mangiare un animale e coccolarne un altro (anche se ovviamente poi fa riferimento al sistema di valori diffuso nella società in cui viviamo e quindi all'ideologia che subiamo senza rendercene conto). 
Credo che mi interessi l'approccio psicologico e i meccanismi sottesi alle nostre scelte perché io stessa, tutt'oggi, nonostante ci pensi continuamente, non riesco a spiegarmi come, pur avendo sempre amato gli animali, abbia potuto considerare normale e giusto mangiarli. Non mi capacito di questa cosa. Eppure mi sono sempre ritenuta una persona dotata di capacità critica.
Per cui, ecco, non dobbiamo aggredire le persone che ancora agiscono come se fossero degli automi al riguardo della questione del mangiar carne. Non è colpa loro. Un giorno si sveglieranno e gli succederà quello che è successo a noi. Si domanderanno come sia stato possibile non aver compreso prima l'enorme ingiustizia dello sfruttare, uccidere e mangiare animali. 
Come dice sempre la Joy, la maniera in cui comunichiamo è fondamentale. Bisogna sollecitare l'empatia e l'immedesimazione. Raccontare di noi, come è accaduto che aprissimo gli occhi, il nostro percorso; in poche parole, la nostra semplice storia di come siamo diventati vegani è una buona maniera per stabilire una connessione con l'altro, per fare in modo che ci ascolti e questo perché l'essere umano, da sempre, ama sentirsi raccontare storie e immedesimarsi. 
Ovviamente bisognerà poi trovare il modo di dire anche tutto il resto: il discorso della giustizia, del rispetto, dell'oppressione, del dominio, della mercificazione, del biopotere. Ma se si parte subito con discorsi così politici - per quanto tutto sia politica e lo è soprattutto il discorso relativo alle gestione dei corpi altrui - si rischia di rarefare l'attenzione, fino a dissolverla. Si rischia di inaridire i concetti, di scivolare nello slogan già pronto, di parlare di tutto, di molto e quindi alla fine... di niente per cui valga la pena lottare perché quando si dice troppo tutto insieme si scoraggiano le persone e le si induce, non volendo, alla rassegnazione. 
Parliamo di poche cose, facciamola semplice, parliamo di noi e di come percepiamo gli altri animali. Abbiamo i neuroni specchio, non dimenticatelo mai. Il dolore per l'ingiustizia che proviamo sarà leggibile e porterà gli altri a interpretarlo, a soffermarcisi, a vedere con i nostri stessi occhi anziché con le lenti indossate fino a quel momento. Siamo storie che camminano, testimoni viventi di chi ancora al momento non è visto come individuo da rispettare.

Fallacie logiche

Incredibile come anche le persone più intelligenti diventino incapaci di pensare quando si tratta di difendere il mangiar carne. 
L'obiezione "ma se dovessi scegliere tra un bambino e un maiale?" non è valida perché è un'ipotesi che non si verificherà mai e perché la solidità di una tesi non si costruisce sui casi limiti e improbabili. 
Anche tra un adulto umano e un bambino sceglieremmo allora quasi sicuramente il bambino, ma questo esperimento mentale non giustifica lo sterminio degli adulti umani. Concetto che non facciamo alcuna fatica a comprendere. Per la stessa ragione, anche ammesso che in un caso del tutto eccezionale si dovesse scegliere di sacrificare la vita di un maiale per salvare quella di un bambino, ciò non può giustificare lo sterminio sistematico di miliardi di animali e il dominio totale dei loro corpi che sono sfruttati fino al momento dell'uccisione. Non giustifica il mangiar carne dal momento che non è necessario e quindi non è affatto una questione di sopravvivenza. Però, per qualche strano, irrazionale, assurdo motivo questo concetto rimane difficile da capire. 
Lo strano, assurdo, irrazionale motivo ha tanti volti e tanti effetti: carnismo, specismo, antropocentrismo, relativismo etico, biopotere.