sabato 29 marzo 2014

L'agnello pasquale che toglie i peccati del mondo


Quando leggono la parola agnello non pensano al cucciolo, all'individuo animale, ma solo al simbolo pasquale.
Nella storia dell'arte, nell'iconografia religiosa e non, nella letteratura, cinema ecc. l'animale è sempre stato rappresentato solo come simbolo, o come astrazione, mai nella sua singolarità di individuo appartenente a una data specie. Pensate agli animali nella Divina Commedia che rappresentavano i vizi e le virtù dell'uomo. La lonza, la lupa e il leone non sono lì  a rappresentare loro stessi, ma altro. Referenti assenti.

E così è per l'agnello pasquale che toglie i peccati del mondo. 

(grazie Luca per la segnalazione e l'ottimo spunto di riflessione).

giovedì 27 marzo 2014

Antispecismo e veganismo: rifondare il nostro rapporto con gli animali a partire da una reciprocità di sguardi


("You can't eat anything with a face" - foto di Margherita Ciliberti)

Su Veganzetta una mia lettera inviata alla redazione che tocca una questione di cui non si finisce mai di discutere: il veganismo. 
Antispecismo e veganismo sono sinonimi? Si può essere antispecisti senza abbracciare la scelta vegana? E le uova si possono mangiare se la gallina è allevata libera? Provo a riflettere scrivendo e a chiarire, in primis a me stessa, alcuni punti. 

lunedì 24 marzo 2014

La capra metropolitana


Da qualche giorno leggo notizie in merito a una capra che si aggira nei corridoi di una stazione della metro A di Roma. 
Tutti i commenti tendono a riflettere ironicamente sulle pessime condizioni della rete dei trasporti romani e sull’inefficienza di chi la gestisce, evidenziando quanto i convogli della metro siano sempre più paragonabili a un vero carro bestiame. A parte l’infelice analogia con i carri bestiame, come se fosse ovvio che gli animali debbano viaggiare in condizioni terrificanti, tutti stipati e ammassati, osservo un fatto curioso.
Nessuno che si preoccupi di come la simpatica capretta sia finita lì o del fatto che potrebbe finire in mezzo alle rotaie. 
Un elemento insolito su cui fare battute ovvie, ma che non riesce a scalfire la patina specista attraverso cui l'umano guarda la realtà che lo circonda.
Nessuno che pensi al fatto che l'elemento insolito, in quella zona precisa di Roma, potrebbe essere la metropolitana, quindi l'antropizzazione e non la vita animale che in fondo cerca solo di riprendersi quegli spazi che le sono stati sottratti. 
Mi immagino questa capretta incredula e curiosa, forse incapace di ritrovare la via per ricongiungersi al suo gregge, forse divertita di trovarsi in un ambiente così singolare, magari attratta dalle luci, dai colori, dal vociare della folla. 

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sabato 22 marzo 2014

Breve storia dell'umanità


Tasto misantropia on: ci siamo moltiplicati a dismisura come un virus, le risorse naturali ben presto non ci sono bastate più e così abbiamo sentito il bisogno di accumularle e concentrarle, quindi abbiamo inventato la schiavitù e il lavoro (gestito da pochi che hanno sottomesso i molti), che poi sono un po' la stessa cosa. Non contenti, abbiamo schiavizzato gli animali e deciso che lavorassero per noi. Poi ci siamo raccontati la balla che il lavoro nobilita l'uomo. Del resto anche all'entrata dei campi di concentramento c'era scritto "Arbeit macht frei", "il lavoro rende liberi". A un certo punto abbiamo capito che produrre ciò che è necessario non era sufficiente per continuare a far arricchire i pochi e così ci siamo inventati la maniera di rendere desiderabile il superfluo. 
Buon sabato a tutti!

(immagine di Andrea Festa)

venerdì 21 marzo 2014

Sulla propria pelle


Giorni fa riflettevo su una cosa. Quando non si è discriminati in prima persona si fa fatica a comprendere le istanze di rivendicazione altrui.
Dico questo perché oggi si pensa che per fortuna chi ama persone dello stesso sesso non venga quasi più discriminato, che il razzismo becero non esista quasi più, che il maschilismo appartenga al passato ecc. ecc.. 
Ma generalmente ad affermarlo sono persone che non hanno mai dovuto affrontare sulla propria pelle un certo tipo di discriminazione, certi sguardi, battutine, parole.
Tu, uomo, sei mai stato donna? No, e allora che ne sai di come ci si sente quando si cammina per strada e ci si sente gli occhi addosso? Per cui non dire che il sessismo e il maschilismo non esistono più perché non è vero, è che, semplicemente, non li vivi tu sulla tua pelle e quel che non si vive si tende a pensare che non esista.
Tempo fa parlavo con un ragazzo nigeriano il quale mi diceva che qui, proprio qui, nella nostra bella Italia, subisce ripetutamente manifestazioni di razzismo, che vanno dall'offesa verbale, al gesto sgarbato, fino alla vera e propria intimidazione. 
Allora mi è venuto spontaneo domandarmi come ci si debba sentire. 
E così è per l'omosessualità. Si dice che a volte chi ama persone dello stesso sesso tenda ad ostentare. Ma per me non è ostentare, è semplicemente rivendicare, andare a testa alta, non lasciarsi intimidire. 
Dicono: i gay parlano sempre di sesso. 
Questi sono luoghi comuni, non è vero, ne parlano tanto quanto gli etero.
Ci sono etero che parlano di figa, tette e culo da mane a sera e però va tutto bene, nessuno ci fa caso, anzi si solidarizza tra colleghi, si fa la battutina, si posano gli occhi su ogni donna che passa e via dicendo, poi se a farlo è un omosessuale allora scatta la critica, l'osservazione pungente ecc.. Questi sono pregiudizi.
E sì, questi giorni ce l'ho con chi discrimina, separa, giudica. E con chi dice che certe manifestazioni non esistono più semplicemente perché non è lui a viverle sulla propria pelle.

(foto di Andrea Festa)

martedì 18 marzo 2014

22 giorni


di Alessandro Vettorato

Sono nato 22 giorni fa. Faceva ancora freddo e mi sono rifugiato nella lana calda di mamma.
Ho capito subito, appena nato, che fosse lei dal modo in cui mi ha leccato sulla testa, da come mi ha chiamato e, soprattutto, da come mi ha guardato.
I primi giorni li ho passati nel tepore del suo respiro. Era bello chiudere gli occhi e sapere che lei era lì.

Sono nato 22 giorni fa e, tutto attorno a me, altri agnellini. Dall’alto avremmo potuto essere scambiati per nuvolette. Correvamo per i prati, rendendo soffice l’erba che nasceva, rendendo soffice il richiamo di mamma, impigliato fra le fronde degli alberi ed il mio cuore.

Qualche giorno fa ho chiesto a mamma se fossi figlio unico. Lei ha sospirato e non ha risposto. È diventata all’improvviso triste e se ne è andata via.
Quella sera mi si è avvicinata una vecchia pecora, con il vello tutto stopposo, ma con gli occhi saggi.
Mi ha detto che ogni pecora non ha mai un solo figlio. Mi ha detto che ogni pecora è madre ogni anno e che ogni anno… ma poi non ha voluto continuare, gli occhi le si sono inumiditi, ha dato la colpa al freddo della sera e se ne è andata anche lei.

22 giorni.

Abito in un prato con la mamma, tante altre mamme pecore e tanti altri agnellini. Lo spazio non è enorme, a volte mi chiedo cosa ci sia al di là dello steccato, ma sono troppo impegnato a correre, giocare, mangiare, dormire, sognare per pensare ad altro.

Sono diventato amico di tanti animaletti. Talpe, ricci, galline, un tasso, qualche uccellino. Sono questi ultimi, però, che, ogni volta che parlo del futuro, di come mi cresceranno le corna in testa, di quanto sarà folto il mio vello da grande si lanciano strane occhiate e sospirano. Se chiedo il perché di ciò volano via.

22 giorni.

Mi sembra ieri quando ho aperto gli occhi per la prima volta ed ho assaggiato il latte della mamma.
La mamma ha lo sguardo pensieroso. Mi guarda come se dovesse non vedermi più.
Quando fa così vado da lei e le appoggio il muso sulla pancia. La sento respirare. La mia mamma è una culla. Mi addormento e faccio bei sogni.

22 giorni.

Qualche giorno fa sono scomparsi degli agnellini. È tutto talmente strano. Il giorno prima giocavano con me, il giorno dopo non c’erano più. sono andato a cercarli, ma il prato non è così grande e le sbarre troppo alte perché siano saltati dall’altra parte.
Perché non sono venuti a salutarmi? Siamo amici.
Le loro mamme piangono in un angolo della stalla. Hanno il muso tutto sporco di fieno e non vogliono mangiare. Incrocio lo sguardo di mamma. Mi sta guardando. Ha gli occhi stanchi. Vorrei chiederle qualcosa di questa situazione, del perché quelle mamme piangano, ma lei se ne va via.

22 giorni.

Altri agnellini sono scomparsi. C’è agitazione fra di noi. Tutti bisbigliano, nessuno bela a voce alta. Noi agnellini stiamo in gruppo e cerchiamo di capirci qualcosa, ma nessun adulto sembra volerci dare delle spiegazioni.

22 giorni.

Ho ancora gli occhi impastati di sogni quando gli esseri strani a due zampe entrano nella stalla e mi svegliano. Non lo fanno molto delicatamente, mi rovesciano a testa in giù e mi tirano su per le zampe. Mi fanno male, cerco di farglielo capire belando, ma quello che mi ha preso mi scuote, dice delle cose in un linguaggio strano, sembra arrabbiato. Cerco mamma con lo sguardo, la trovo, lei è sveglia e sta belando forte. Mi dice che mi vuole bene. Mi dice che sarò sempre il suo bambino. Mi dice che non mi dimenticherà. Mamma piange. Mi portano via. Il mondo a testa in giù è anche divertente da vedere, ma non voglio che mamma sia triste. Le mani che mi tengono le zampe stringono, fanno male. Vedo che stanno portando via anche altri due agnellini.
Dove ci portano?
Siamo fuori. Siamo fuori dal prato. Abbiamo superato le sbarre. Forse questo significa diventare grandi. Avere il vello folto. Ma la mamma mi manca.
Volto la testa verso il prato dove sono nato, voglio vederla, forse è lei con il muso infilato fra le sbarre che mi chiama, che mi chiama, poi entriamo in una stanza e qui ci sbattono a terra. Che posto strano. Ci sono dei ganci che pendono dal soffitto e ci sono delle macchie scure sui muri. Mi avvicino, ne annuso una, è un odore pungente che mi ricorda il sangue, ma non può essere sangue, sono macchie troppo grandi, poi quello strano essere che chiamano uomo afferra uno dei miei amici agnellini per le zampe, lo lega al gancio, fa lo stesso anche con l’altro, poi è il mio turno. Mi divincolo, ho paura, voglio la mamma, ma quelle braccia sono troppo forti e lo vedo, l’uomo, lo vedo mentre belo e piango a testa in giù, lo vedo che prende un oggetto da un tavolino, si avvicina a me, mi prende per la testa, me la solleva e l’ultimissima cosa che ricordo, prima che tutto diventi scuro, è che quando sono nato ed ho cercato di mettermi in piedi sulle zampe il muso di mamma era lì, a sostenermi, ed io ho pensato che ci sarebbe stato tutta la vita.

P.S.: 22 sono in media i giorni che vivono gli agnelli destinati ad essere ammazzati per pasqua

giovedì 13 marzo 2014

Campagna "Sono degno: sostieni l'allevamento rispettoso". Abolizionismo e Protezionismo


Su Facebook sta girando la campagna “Sonodegno” di Compassion in World Farming Italia (un’organizzazione internazionale che lavora per il benessere degli animali da allevamento), con annessa petizione da sottoscrivere.
Come potrete leggere si tratta di un’iniziativa per chiedere al Ministro della Salute e al Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali il rispetto della normativa europea in materia di animali da allevamento, concentrandosi nello specifico sulla condizione dei suini.

Il testo della petizione si conclude così: “Supportando la campagna Sonodegno e firmando la petizione che chiede alle autorità competenti italiane ed europee di applicare al più presto la legislazione a tutela dei suini, ciascuno di noi diventa parte attiva nel porre fine alla sofferenza di milioni e milioni di animali in Italia e in Europa.

Possiamo cambiare le cose, aiutamoli a conquistare una vita degna di essere vissuta: firma la petizione e partecipa al passaparola.

Mi sento in dovere di fare un’obiezione e una riflessione critica. 
La prima, l’obiezione, è rivolta a chi ha redatto il testo della petizione, in particolare nella sua parte conclusiva, ma anche ai promotori della campagna che sul sito scrivono letteralmente “sostieni l’allevamento rispettoso”. Trovo che sia mistificatorio scrivere che sostenendo la campagna e sottoscrivendo la petizione per chiedere l’applicazione delle leggi vigenti si porrà fine alla sofferenza di milioni e milioni di animali in Italia e in Europa e trovo veramente scandaloso che si parli di “allevamento rispettoso” perché è proprio il concetto stesso di allevamento, ossia di un sistema che crea e dispone di vite senzienti per distruggerle, ad essere privo di rispetto.
La fine della sofferenza degli animali da allevamento ci sarà quando non esisteranno più animali "da allevamento”, ma semplicemente animali che vivono liberi, lontani da gabbie e luoghi di detenzione. E l’unica maniera per aiutarli a conquistare una vita degna di essere vissuta è quella di smettere di considerarli “animali da allevamento” e di lasciargli vivere la loro esistenza in accordo con le loro caratteristiche specie-specifiche.

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martedì 4 marzo 2014

Con gli occhi dell'amore di Christa Blanke


Vi propongo una selezione di brani veramente toccanti da "Con gli occhi dell'amore" di Christa Blanke, fondatrice di Animals' Angels, un’organizzazione che si adopera in tutto il mondo per la protezione degli animali durante il trasporto. Questi coraggiosi attivisti (ci vuole coraggio per scendere nell’inferno) accompagnano e seguono gli animali durante il loro ultimo viaggio verso la morte, spesso lungo giorni, in condizioni a dir poco terrificanti, per arrecare loro una qualche forma di conforto, in più contrattano di volta in volta con veterinari, trasportatori e doganieri al fine di alleviare, quando possibile, un poco le loro sofferenze; o, male che vada, per rivolgergli quell'unico sguardo d'amore che mai riceveranno nella loro vita. Sono presenti anche alle varie fiere e vendite di animali all’asta, sempre per produrre documentazioni, denunciare, sensibilizzare, aiutare gli animali. Assistono impotenti ai loro ultimi secondi di vita, nei mattatoi di tutto il mondo.
La Blanke ha raccolto in questo libro-diario le testimonianze di alcuni di questi attivisti, di cui pochi conoscono l'impegno, sempre e senza compromessi dalla parte degli animali; con un invito rivolto a tutti: "chi vuole veramente sapere cosa succede agli animali “da reddito” deve recarsi ai mercati del bestiame e alle vendite all’asta. Chi vuole alleviare le sofferenze dei loro ultimi giorni deve seguire gli animali trasportati nei veicoli".

Ogni testimonianza porta la data e il nome del luogo in cui avviene ciò a cui l’attivista o gli attivisti stanno assistendo. 

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lunedì 3 marzo 2014

Aforisma


Diventando vegana non ho rinunciato a niente, tranne che alla violenza e allo sfruttamento di altri individui.