lunedì 19 gennaio 2015

Di rifugi e mattatoi


Ieri a Thegreenplace ho tenuto in braccio gli agnellini, dato il latte ai capretti appena nati, distribuito carezze e sguardi di meraviglia a diversi individui appartenenti a varie specie e tutti differentemente - o indifferentemente - meravigliosi. Ho sorriso, ricambiata, a Zazà la maialina, abbracciato Nina la cagnolina e sparso bacetti a profusione su testoline morbide e pelose.
Tanti pensieri mi hanno attraversato la testa, nonché ondate di commozione che ho ricacciato indietro per pudore e, tra tutti, una domanda mi si è imposta prepotente: ora che ho conosciuto cosa si prova a tenere in braccio un agnellino come farò a tornare davanti al mattatoio?

In qualche modo dovrò pur farcela perché noi il 31 gennaio si ritorna lì, davanti al mattatoio di Roma per dare visibilità all'olocausto animale che si consuma all'interno.

Qui l'evento Facebook con tutte le info. A seguire l'immagine del volantino, per chiunque volesse stamparlo e diffonderlo. 


venerdì 16 gennaio 2015

Di Grandi Gnomi, satira e religioni


Noto, con una certa apprensione, che molti, pur dichiarandosi laici o agnostici, sostengono l’intoccabilità della religione e del sacro invitando a rispettare il credo altrui.

Ora, le cose sono due: 
- O si prendono i cosiddetti testi sacri per quello che sono, ossia un prodotto culturale dell’umanità al pari di qualsiasi altro, certamente interessante da studiare sotto il profilo antropologico - ma allora non vedo perché non debbano essere oggetto di satira, critica o quant’altro, del resto nessuno si sognerebbe di dire che non si può fare satira sulla Poetica di Aristotele o che non si debba mettere in discussione per rispetto del fu filosofo e dei suoi sostenitori;

- O li si considera effettivamente per quello che la religione pretende di spacciarli: testi sacri in cui si ritrova la voce di dio che ci parla attraverso i secoli il cui contenuto raggiunge un valore di sempiterna validità in virtù della sua natura di verità rivelata.

Allora, nel secondo caso, abbiamo un problema. Che è poi il problema delle religioni stesse.  
Dio ha detto, dio pensa, dio vuole, può esserci qualcosa di più arrogante di pretendere di dire cosa dovremmo fare e pensare pensando che sia scritto su un libro sacro? Il sacro, peraltro, è un oggetto sociale, dell'umana cultura. Insomma, è questa pretesa di verità che rende ogni religione pericolosa e che fa sì che essa non sia soltanto una mera consolazione spirituale da praticarsi intimamente, ma che assurga a sistema politico invasivo finalizzato a erodere sempre più i confini del privato e dell’individuale per farsi sistema morale vigente della collettività.

I testi cosiddetti sacri sono stati scritti in epoche pre-diritto ed avevano proprio la funzione di regolare e controllare l’ordine sociale. Oggi dovrebbero essere trattati alla stregua di qualsiasi altro testo arcaico avente come oggetto un trattato sui sistemi sociali. 
Invece vengono spacciati per testi portatori di verità rivelata, peraltro quando si fa notare che la Bibbia, ad esempio, mostra tutte le incongruenze del caso che rivelano la sua inadeguatezza rispetto al presente, i credenti rispondono che bisogna andare oltre il dato testuale per accedere all’interpretazione; peccato che di questa interpretazione però pretendano di avere totale appannaggio. Ogni volta che ho provato a discutere di religione con ferventi credenti mi hanno detto che non avevo le capacità di intendere gli insegnamenti del signore. Un po' come quando la messa si diceva in latino appunto per mantenere quell'aura di sacralità e inaccessibilità alle masse.

Ciò che mi preoccupa è che nemmeno i cosiddetti laici mettono in discussione la presunta sacralità della religione. Questo perché proprio a causa della pervasività degli insegnamenti religiosi e dell’indottrinamento che subiamo, anche indiretto, da quando nasciamo, sembra che veramente la Bibbia o il Corano o tutto ciò che ha appannaggio di fede e religione debba essere considerato sacro. 
Ma, come dicevo all’inizio, può essere pensato sacro solo se effettivamente si crede in ciò che professa, ossia nel fatto che esista un dio che abbia detto e quell’altro e che ciò costituisca la verità; altrimenti ecco che diventa un libro come un altro e la religione un pensiero come un altro che, proprio per questo, non può esigere un rispetto assoluto o ammantarsi di un’aura di intoccabilità.

Poi si può discutere semmai se la satira delle vignette di Charlie Hebdo fosse buona o cattiva satira (così se guardo un film comico posso dire se era buona o cattiva comicità, ossia ci si può attenere a un mero giudizio estetico; ad esempio io adoro la comicità di Woody Allen, mentre mi fa schifo poiché banale, becera, volgare, stupida quella dei film di Neri Parenti), ma quello che non deve essere messo in discussione è il diritto di fare satira. Magari chiarendo anche che la satira, per funzionare, deve colpire il Potere, smascherandone gli orpelli che non permettono di vederne le magagne e gli strumenti con cui opprime. La satira deve avere un obiettivo ben preciso quindi e non può essere rivolta, che so, a vittime o minoranze perseguitate e vessate, ma semmai ai persecutori. La satira deve rivelare, mettere a nudo, smascherare. Mettere a nudo cosa? La menzogna che il Potere - o le sue emanazioni - racconta, le contraddizioni, i sistemi che usa per confondere e schiavizzare i popoli. 
Quindi fare satira sulle religioni – oggi incarnate in istituzioni di potere come la chiesa – è legittimo. Tanto più quando queste religioni vessano, perseguitano, proibiscono, incarcerano e limitano i diritti degli individui. 
Perché? Mi pare tanto semplice: ciò che professa ogni religione è l’esistenza di dio, che rimane un fatto indimostrabile, pretendendo di far passare questa menzogna (dubbio per alcuni) per verità rivelata. 
Certo, mi si fa notare quando discuto, nemmeno io posso dimostrare che dio non esista. Ma infatti non predico l’ateismo, non lo spaccio per verità rivelata, non prendo un testo antico inventandomi che sia la voce di un non dio che mi parla dicendomi che lui non esista. Non ho fondato un'istituzione di enorme potere (in passato anche temporale, oggi dovrebbe essere solo spirituale, pure se vediamo bene quanto la religione, persino nel nostro paese che dovrebbe essere laico, influenzi decisioni politiche, di costume e sociali in senso ampio) come la chiesa.

Nota: scrivo in maiuscolo i nomi della Bibbia e del Corano perché lo tratto alla stregua di qualsiasi altro testo, il cui titolo, notoriamente, scrivo in maiuscolo; scrivo in minuscolo dio perché è solo una parola comune come un’altra. Come se scrivessi “alieno”, o “gnomo”. Il punto è che ci potrebbe essere qualcuno che crede nel “Grande Gnomo”, ma poiché non è dimostrabile che esista, per chi scrive gli gnomi resteranno sempre un frutto della fantasia. Poi, tizio che ci crede, può continuare benissimo a crederci. Il problema della religione, delle tre religioni monoteiste soprattutto, nasce quando i credenti – in virtù dell’indottrinamento subito a causa della pervasività della religione nelle nostre società, pervasività politica e sociale – sono tanti e tutti questi tanti non si limitano a pensare al grande gnomo in privato, ma lo spacciano per esistente e spacciano per verità ciò che gli avrebbe detto attraverso un libro. 

giovedì 15 gennaio 2015

Sottomissione e Libertà


Meno male che avendo iniziato a leggere anche gli ebook, avrei dovuto smettere di comprare i cartacei, almeno per un po'... negli ultimi giorni invece ne abbiamo presi cinque e ordinati altri due.
Vabbè, comunque tra questi c'è l'ultimo di romanzo di Houellebecq, (che no, non ho preso per i fatti di Parigi, è semplicemente un autore che seguo dagli esordi, uno di quelli di cui compro a scatola chiusa tutto quello che esce), che è una distopia in cui si immagina una Francia che vede nuove potenze politiche profilarsi all'orizzonte, tra cui quella dell'Islam. O almeno dovrebbe trattare di questo, ancora non l'ho letto.
Mi ha colpito, sulla quarta di copertina, questo brevissimo estratto: "È la sottomissione. L'idea sconvolgente e semplice, mai espressa con tanta forza prima di allora, che il culmine della felicità umana consista nella sottomissione più assoluta".
Sapete perché mi ha colpita? Perché lo stesso identico concetto, declinato in tremila variazioni, lo si ritrova intatto nel blog di Costanza Miriano, cattolica conservatrice, autrice del libro "Sposati e sii sottomessa".
In effetti per talune persone la sottomissione è proprio questo, un sollevarsi da ogni responsabilità decisionale per rimettersi totalmente a un'autorità, divina o di stato che sia. E queste persone si sentono felici così. 
La libertà non è cosa per tutti, alcuni non la reggerebbero. Evidentemente.
Io penso ovviamente che debba essere per tutti. Ma questo pensiero che non tutti vogliono essere liberati, mi assilla costantemente. Come un rumore fastidioso. Che tento di rimuovere, ma che torna prepotente ogni qual volta noto la serena accettazione nei volti di coloro che hanno scelto di sottomettersi (che sia ad un qualsiasi potere costituito, alla famiglia, alla chiesa o ad altro non cambia). E mi sembra un incubo. Un pensiero da non dormirci la notte.
Ci sono poi gli animali non umani, schiavizzati dalla nostra specie fino all'inverosimile. Ecco, invece loro, posso affermarlo con assoluta certezza, saprebbero bene cosa farsene della libertà; passano ogni istante della loro vita agognando la libertà, una libertà di cui noi abbiamo le chiavi, ma di cui, molti di noi, non saprebbero che farsene.
Buffo eh, come dice il proverbio, chi ha il pane non hai denti, e chi ha i denti non ha il pane. 

Non una frustrata di più, libertà per Raif Badawi


Oggi ho partecipato a un sit-in davanti all'Ambasciata dell'Arabia Saudita organizzato da Amnesty International per chiedere di fermare la fustigazione di Raif Badawi, un blogger che è stato condannato a 10 anni di carcere (e il suo avvocato, colpevole di averlo difeso, a 15 anni) e a ricevere pubblicamente 1000 frustate, da suddividersi in 50 a settimana, per l'esattezza ogni venerdì, di fronte alla moschea di Gedda. Raif è stato condannato per aver invitato le persone al dibattito pubblico per discutere del ruolo della religione in Arabia Saudita nel forum da lui ideato - "Free Saudi Liberals".
Questa della fustigazione ripetuta di settimana in settimana è una tortura lenta che potrebbe di fatto portare alla morte del ragazzo in quanto le ferite non hanno la possibilità di rimarginarsi. Oltre, ovviamente, ad essere - come ogni altra punizione corporale - un'aberrazione che pensavamo esserci lasciati alle spalle dai tempi del medioevo.
La cosa paradossale, peraltro, è che i capi di stato dell'Arabia Saudita hanno partecipato alla marcia di Parigi di qualche giorno fa per difendere la libertà d'espressione.
Amnesty International ha detto che il sit-in si ripeterà ogni vigilia della fustigazione, sperando ovviamente che non ce ne sia bisogno, ossia che l'Arabia Saudita fermi questa atrocità.
Questa mattina nessun rappresentante politico si è affacciato, nonostante ci sia stato da parte dei manifestanti un esplicito invito al dialogo.
Dobbiamo partecipare in tanti. Non si può restare indifferenti di fronte alle ingiustizie, ai soprusi, alla tortura e alla privazione della libertà, quali che siano le vittime, animali umani o non.

martedì 13 gennaio 2015

Fermare Green Hill: il libro


Mi ero ripromessa di scriverci una recensione più articolata, lo farò sicuramente appena trovo un attimo di calma, ma intanto volevo consigliare questo libro stupendo a chiunque volesse saperne di più sulla campagna - di pochi, ma determinatissimi attivisti - che hanno saputo man mano coinvolgere e trascinare una folla di persone sempre più numerosa fino ad arrivare alla chiusura di quel lager chiamato Green Hill.
Un libro che tutti coloro che si interessano di liberazione animale dovrebbero leggere perché non solo racconta come si possono raggiungere risultati concreti partendo da un sogno, da un'idea - se le motivazioni sono forti e lo scopo è chiaro - e aiuta a capire gli errori da evitare, come comunicare, quando e se comunicare con i media, ma è anche un invito esplicito all'azione diretta, l'unica in grado di salvare veramente individui senzienti. Ovviamente non si agisce a caso, bisogna saper usare la testa, muoversi con intelligenza e determinazione.
Leggendo queste pagine ho provato rabbia, dolore, commozione, gioia. Persino ora, mentre ne scrivo, rivivendo le scene e i momenti di questa campagna - raccontati con uno stile a tratti asciutto, a tratti lirico, ma senza mai scadere nella retorica del sentimentalismo - mi vengono i brividi e le lacrime agli occhi.
Racconta i retroscena, quello che i media non vi diranno mai, ma soprattutto la lunga strada, tutta in salita, di questa campagna i cui echi mediatici sono giunti quando in realtà era già in piedi da diversi anni. Dietro c'è stato un lavoro enorme, un lavoro di cui pochi sono al corrente. E che penso meriti di essere riconosciuto.
Racconta di quella mattina in cui gli attivisti salirono sul tetto di uno dei capannoni di Green Hill, resistendo al freddo per tutto un giorno e una notte e fino al giorno dopo ancora - nelle orecchie i latrati di disperazione dei cani; racconta delle tante promesse da parte delle istituzioni (regioni, asl locali ecc.), mai mantenute; racconta delle marce, dei cortei, dei presidi, delle fiaccolate, del lavoro fatto perché la campagna, da locale che era, divenisse di portata nazionale e si imponesse all'opinione pubblica, sollevando il più acceso dibattito sulla sperimentazione animale che ci sia mai stato nel nostro paese.
Infine, se quel giorno tante persone, non solo in Italia, ma anche all’estero, hanno applaudito commossi al gesto di quei cuccioli innalzati verso il cielo oltre il filo spinato, è grazie a quel lavoro, grazie alla capacità di questi attivisti di aver saputo far conoscere al mondo una realtà - quella del lager Green Hill - di cui nemmeno gli abitanti stessi di Montichiari erano a conoscenza: perché quel luogo di sfruttamento e morte, come tanti altri, era solo un edificio anonimo, nascosto in cima a una collina e c'è voluto coraggio, sudore, intelligenza e tanta, tanta determinazione nel far vedere a tutti l'orrore che conteneva e per trasformare un sogno di pochi in realtà.
Il libro racconta poi anche della grandiosa azione di disobbedienza civile che c'è stata l'anno successivo: l'occupazione dello stabulario della facoltà di farmacologia di Milano. Azione che ha di nuovo portato sotto i riflettori e in luoghi accademici e non il dibattito sulla vivisezione, ma che, soprattutto, ha permesso di liberare, dandogli un'esistenza vera, degna d'esser tale, tanti topini e Alfio, il bellissimo coniglio bianco adottato da una splendida persona, di cui da quel giorno non faccio che seguire le gesta.
Che tutto quanto è raccontato in questo libro ci sia d'esempio. Come recita il motto degli ALF: "se non tu, chi? Se non ora, quando?".

sabato 3 gennaio 2015

Bianco come il latte, rosso come il sangue


Bere il latte è sostenere i macelli.
I vegetariani possono non saperlo, ma una volta saputo cosa aspettano a diventare vegani? 
Non mangiano animali direttamente, ma continuano a finanziare l'industria del loro massacro e sfruttamento.
Avete presente quei vitellini di pochi mesi che vanno al macello? Sono tutti "figli" dell'industria del latte.