domenica 30 aprile 2017

Corpi manipolati

Prendere in giro qualcuno per il proprio aspetto fisico non è una bella cosa. 
La bellezza (i cui canoni mutano di cultura in cultura e da periodo a periodo) è casuale (o meglio, un mix casuale di genetica, stile di vita, esperienze ecc.); il rispetto dell'altro, a prescindere dalle sue idee, invece si può e deve apprendere.
Mi piaccono poco anche le offese alle donne che decidono di rifarsi il naso o altre parti del corpo ricorrendo alla chirurgia estetica. Cosa diversa dalla curiosità che talvolta ci porta a chiederci, giustamente, dove nasca questa esigenza di voler apparire giovani a tutti i costi o di inseguire canoni di bellezza imposti dai media e standardizzati (e comunque sempre dipendenti dal tempo e dalla cultura in cui viviamo).
Non me la sento di giudicare chi, comunque sia e quale ne siano i motivi - spesso inconsci, soggettivi, difficili da decifrare - non accetta il proprio corpo e decide di cambiarlo; alla base c'è sempre qualcosa di più profondo: insicurezza, mancanza di autostima, fragilità emotiva, voglia di essere accettati in un determinato ambiente. 
Ma c'è anche dell'altro: invecchiare significa avvicinarsi alla morte. Non si accettano la corruttibilità e il progressivo disfacimento del proprio corpo perché non si accetta di morire. In generale, non si accetta la mancanza di controllo sul proprio corpo che è lo spostamento della mancanza di controllo sul proprio esistere: l'assenza di certezza, la paura dell'ineluttabile, della malattia, della morte.
Modificarsi, prendere la decisione di cambiare dà la sensazione di avere tutto sotto controllo.
Mi dispiace sempre molto leggere di donne che criticano altre donne in maniera violenta per come hanno deciso di intervenire sul loro corpo.
Io non sono né a favore, né contro la manipolazione del corpo e questo perché non posso pretendere di capire cosa ci sia dietro, i motivi che portano qualcuno a volersi modificare.
Del resto siamo sempre tutti soggetti a più o meno profonde mutazioni antropologiche e spesso senza che ce rendiamo conto. La biotecnologia, come ha ben raccontato Cronenberg nei suoi film, ci anticipa e ci conduce in territori inimmaginabili. L'importante è esserne consapevoli.

giovedì 27 aprile 2017

Travisamenti per interesse


Li chiamano animali da reddito perché sono finalizzati a produrre reddito.
Come si può pensare che in questa loro destinazione d'uso sia contemplata una qualsivoglia di rispetto? 
Seppur gli possa venir concessa una possibilità di esprimersi etologicamente come - nel caso degli estensivi - pascolare nei prati per poche ore al giorno, è evidente che viene totalmente travisata la comprensione del loro status ontologico: quello di essere individui che vivono per sé stessi e non già per soddisfare i nostri interessi.

martedì 25 aprile 2017

Corpi che attendono di essere liberati


Molto spesso per far capire l'ingiustizia dello sfruttamento degli animali facciamo dei paragoni con la schiavitù umana o con altre forme di discriminazione intraspecie. Però, al di là della logica della similitudine, le persone non arrivano a comprenderne la comune radice e scrollano la testa dicendo: "sì, ma quelle erano persone, esseri umani, non si possono paragonare agli animali".
Questo accade ovviamente per via della cultura specista e dell'opposizione ontologica tra noi e gli altri animali.
Forse, più che fare alcuni paragoni, dovremmo semplicemente far comprendere l'essenza dell'oppressione, ossia il concetto di dominio in sé sui corpi: il biotere che si esprime e che continua ad avere il suo meglio riguardo la questione animale.
Se non facciamo capire bene questo concetto di dominio che travolge tutti, non riusciremo a far comprendere l'ingiustizia dello sfruttamento animale.
E poi, ovviamente, contestualmente, dobbiamo lavorare per far capire CHI sono gli altri animali. Non sono come noi, sono diversi - come ogni individuo poi, peraltro, è diverso da un altro; ciò che è identica è la vulnerabilità dei nostri corpi che subisce il potere di chi li domina per profitto, cultura, tradizione.
È questo che abbiamo in comune con loro.  Nessuno può negare che gli altri animali abbiano un corpo che sente, soffre, percepisce, gioisce del vento e della libertà (quando ce l'ha).

In questo giorno che ricorda la liberazione dal nazi-fascismo, vorrei invitarvi a riflettere su tutti quei corpi che ancora attendono di essere liberati. 

Immagine di Andrea Festa.

lunedì 24 aprile 2017

Gli altri ci osservano


Vedere che ci sono così tante persone che si attivano per salvare o anche solo mettere in sicurezza un animale trovato ferito o in difficoltà, compresi i più piccini come gli insetti, mi dà speranza. 
Sono anche i piccoli gesti come questi che cambiano il mondo perché gli altri ci osservano e riflettono.
Più saremo in tanti a compiere gesti come questi e più appariranno come la normalità. Finalmente una sana normalità.
Abbiamo i neuroni specchio. Se noi riconosciamo un animale come individuo, anche chi ci osserva sarà pian piano portato a farlo.
Questo è anche uno dei motivi principali per cui riprendiamo i camion diretti al mattatoio durante i presidi NOmattatoio. L'altro che ci vede e osserva il nostro dolore, la nostra empatia nei confronti degli animali che vanno a morire, in quello stesso istante, vede anche loro, li vede come individui.
Foto scattata durante uno dei presidi al mattatoio di Roma. 

venerdì 21 aprile 2017

Oltre il muro


Andrea Scanzi, giornalista, scrittore e autore teatrale, vi guiderà con la sua voce in questo viaggio, che ha portato a svelare tremende crudeltà sugli animali, finalmente denunciate ai media nazionali, a milioni di persone e alle autorità preposte al controllo di questi luoghi.
Ad aver realizzato tutto questo è stato il team investigativo Free John Doe, che ha posizionato, durante il periodo di cinque mesi, diverse telecamere nascoste all'interno di un mattatoio in provincia di Frosinone. Per la prima volta in Italia sono stati filmati gli operatori loro insaputa, mentre infierivano con una violenza inaudita su bufalini, vitelli e mucche. Alcune scene sono già state mandate in onda martedì 18 aprile su Rai2, durante l’ultima puntata di Animali come noi, il programma condotto da Giulia Innocenzi.
Il video denuncia "OLTRE IL MURO" mostra immagini indubbiamente molto forti, ma è necessario che vengano divulgate per far conoscere a più persone possibile la terribile realtà di violenza che si cela all’interno di ogni mattatoio, a prescindere o meno dal rispetto del norme vigenti in tema di macellazione.


mercoledì 19 aprile 2017

Con umanità

Spesso si usa l'espressione "con umanità" come sinonimo di compassionevole, con connotazione positiva. 
In realtà il concetto di umanità così inteso, spesso contrapposto a quello di animalità, non è altro che un'invenzione culturale.
"Con umanità" vengono tanto commessi i crimini peggiori e le azioni più aberranti, quanto i gesti più solidali e altruistici.
"Con umanità" è quel che ci caratterizza, nel bene e nel male.
Non esiste un'umanità positiva e un'animalità negativa. Siamo tutti animali, poi noi, nello specifico, apparteniamo alla specie homo sapiens che si contraddistigue per alcune caratteristiche e ci rende diversi da altre specie.

martedì 18 aprile 2017

Solidarietà agli imputati e imputate al processo per l'occupazione di farmacologia


Il 20 aprile del 2013 alcuni attivisti e attiviste del Coordinamento Fermare Green Hill occuparono gli stabulari del Dipartimento di Farmacologia dell'Università degli Studi di Milano.
Lo fecero tramite un'azione non violenta, incatenandosi con i loro corpi alle porte per impedire di essere portati via dalle forze di polizia. 
Quel giorno accaddero tante cose importanti: 
- innanzitutto furono liberati 400 topi e un coniglio: individui senzienti che altrimenti sarebbero stati sottoposti ad esperimenti e poi uccisi e che invece sono stati adottati e hanno potuto vivere nella dignità del riconoscimento del loro diritto alla vita;
- vennero accesi i riflettori su quei luoghi di reclusione dove la vita animale è considerata solo merce di carico e scarico;
- vennero letti e fotografati documenti in cui si parlava di corpi usati come oggetti; corpi, migliaia di corpi numerati, ab-usati, torturati, uccisi; 
- venne avviato un dibattito molto proficuo sulla liceità o meno dell'aberrante pratica della sperimentazione animale: dibattito che ha visto scendere in campo da una parte la visione di coloro che sostengono l'inaccettabilità etica di questa pratica, a prescindere dalle motivazioni, e dall'altra quella dei pro-sperimentazione - dogmatica e paradossalmente antiscientifica, di evidente connotazione para-religiosa pur nella dichiarata apparente laicità; tale è infatti la visione di tutti coloro che, in barba a ciò che una vera scienza dovrebbe fare, ossia mettersi in discussione, anche di pari passo con l'evoluzione morale collettiva, continua a riproporre come un mantra ossessivo la necessità di usare corpi animali per fare ricerca medica. Peraltro assumendo vesti autoritarie e per nulla trasparenti: tali si comportano i ricercatori arroccati nella loro torre sporca di sangue dichiarando che non spetterebbe decidere al popolo su questioni siffatte. Una scienza che non dialoga con la collettività, con la filosofia, con la politica, con i vari settori della cultura umana non è più scienza, ma istituzione autoritaria. 
- fu dimostrato che la disobbedienza civile è ancora una pratica capace di far breccia e di aprire nuovi scenari politico-sociali: chi la mette in atto si assume i rischi della denuncia perché sa che le istanze di giustizia per cui agisce sono di gran lunga più importanti delle leggi in vigore e potrebbero, in caso di sentenza favorevole per gli imputati, fare da apripista per una società più equa.

Per questi motivi chiedo a chiunque abbia a cuore una società più giusta e meno violenta di sostenere tutti questi attivisti che il 28 aprile 2017 - che peraltro è una data storica perché ricorre la liberazione dei cani da quell'altro luogo infernale che era Green Hill - dovranno affrontare la prima udienza di un processo nei loro confronti - intentato dall' Università degli Studi di Milano e Consiglio Nazionale delle Ricerche – Dipartimento di Neuroscienze  - per invasione di edificio pubblico, violenza privata e danneggiamento.

Purtroppo abbiamo un sistema giuridico che considera legittimo imprigionare e violentare i corpi di invidui senzienti e giudica criminoso l'atto di volerli liberare. Un sistema giudirico schizofrenico che da una parte condanna i maltrattamenti degli animali - riconoscendone quindi implicitamente la capacità di soffrire, sentire, provare emozioni, quindi la senzienza - e dall'altra ne legittima il dominio, l'abuso, lo sfruttamento, la tortura, l'uccisione.

Sostenendo gli attivisti si sostiene la lotta per un mondo più giusto e libero per tutti, per un sistema giuridico più sano e libertario e più vicino ai valori del rispetto di ogni individuo - a prescindere dalla specie, genere o etnia di appartenenza - e anche, ovviamente, per una scienza che sia davvero tale, ossia capace di dialogare con la collettività e di trovare cure e rimedi efficaci senza dover uccidere individui considerati arbitrariamente inferiori.

Qui per seguire le varie attività a sostegno.

venerdì 14 aprile 2017

La realtà sommergerà la finzione


Ultimamente si parla molto di veganismo e a differenza di qualche tempo fa finalmente se ne parla anche in relazione agli animali.
Sto ricevendo diversi feedback positivi da persone del tutto esterne al movimento. Mi dicono che stiamo andando bene, che le immagini che passano in tv sono impattanti, che, al di là del singolo approccio di questo o quel conduttore, qualcosa gli arriva e stanno iniziando a mettersi in discussione.
La questione animale non è più argomento di nicchia, sta diventando popolare, con tutti i pro e contro che ne conseguono.
Ma deve necessariamente essere così. 
Amici miei, per noi la battaglia più dura è appena cominciata. Sono anni che combattiamo, ma lo facevamo restando sulle retrovie, ora invece è tempo di avanzare.
Abbiamo un punto di forza a nostro vantaggio: noi diciamo la verità, raccontiamo ciò che accade agli animali e chi sono gli animali. Gli sfruttatori invece mistificano, ma per quanto potranno farlo ancora?

mercoledì 12 aprile 2017

Insanità sociale

La mia è una vita piena di un sentire doloroso per tutte le ingiustizie che riconosco e provo a combattere. 
Ma non la scambierei mai con quella degli indifferenti.
Sapere che esistono forme terribili di male sociale e non fare nulla per provare a eliminarle poiché presi da sé stessi è quasi peggio, secondo me, che agire il male direttamente. Si tratta, in ogni caso, di distorsioni della personalità votate a un egoismo assoluto. Quando queste distorsioni diventano la norma comportamentale da seguire allora è la società intera a diventare insana, mentre quei pochi che provano a cambiarla vengono additati per pazzi.
Ieri sera, appena scoperto il corpo della micina investita, mi sono messa a urlare la mia disperazione in mezzo alla strada. Ho fermato le macchine, aiutata da alcuni passanti compassionevoli, cioè dotati di empatia, per poter avere modo di spostare delicatamente il corpicino. In quei pochi secondi che le macchine hanno dovuto stare ferme ho percepito tutta la follia della nostra società: tutti nervosi, strombazzavano, sbraitavano, premevamo sull'accelleratore pronti a schizzare, dribblavano il corpicino (rischiando di investire anche me) e più di qualcuno ha detto: "ah, ma tutto questo casino per un gatto...". 
Sì, un gatto. Un individuo. Un essere vivente. E allora? La sua vita vale forse meno degli stramaledetti cinque secondi del tuo tempo in cui ti sei dovuto fermare?
Disperazione, solitudine, la mia; alienazione, indifferenza, insensibilità, quella della massa. 
Ma, ripeto, non vorrei essere diversa. Una volta aperti gli occhi e il cuore non si torna indietro.

martedì 11 aprile 2017

L'aberrante pretesa di voler gestire e dominare le vite di altri individui


Tutti i mattatoi e tutti gli allevamenti sono luoghi di orrori. 
Provate a spostare l'attenzione dal concetto di maltrattamento a quello di dominio del corpo altrui e capirete quanto sopra. 
Dove c'è gestione sistematica dell'esistenza c'è sempre violazione dei corpi e quindi maltrattamento; anche nel caso in cui gli individui venissero comunque trattati in guanti bianchi.
Provate a immaginare una gestione totale delle vostre vite, dalla nascita alla morte prematura per uccisione. Una vita in cui non avrete relazioni sociali scelte da voi, ma imposte da altri e in cui i vostri figli, fratelli, madri vi vengano portati via. Una vita in cui vi sarà dato solo lo spazio - grande o piccolo non importa - concesso da altri e dove sarete considerati non in quanto soggetti liberi, ma prodotti o macchine produttrici per il profitto e l'interesse di qualun altro (che sia la società nel suo complesso o un singolo imprenditore). Non soggetti della vostra stessa vita, ma strumenti in vista di un fine utilitaristico.
In effetti un qualcosa del genere è già esistito e tutti abbiamo convenuto che fosse una delle massime espressioni del male sociale: il nazismo.
Oggi esiste ancora, riguardo gli altri animali. Si tratta di concetti certamente diversi sotto alcuni punti, ma identici nella stessa aberrante pretesa di gestire, controllare, dominare, schiavizzare la vita di altri individui sol perché di specie diversa dalla nostra.

domenica 9 aprile 2017

Bugie


Convincersi che gli altri animali possano sopportare privazioni, abusi, violenze, reclusione ed essere uccisi senza che ne siano consapevoli è una delle più grandi menzogne sulla quale si regge l'industria della carne e derivati.
Ogni animale, umano e non, a prescindere dalla specie cui appartenga, soffre la prigionia e l'impossibilità di esprimere a pieno le sue caratteristiche etologiche.
Come potete pensare che una gallina nata per volare possa stare bene chiusa dentro un capannone e ammassata insieme ai suoi simili? O che un vitellino non voglia stare con sua madre?
Ma, cosa più importante, se anche questi animali fossero tenuti nel migliore dei modi, è inaccettabile pensare che siano fatti nascere apposta per diventare prodotti. Vi ricordo che al mattatoio ci finiscono tutti e tutti giovanissimi. 

giovedì 6 aprile 2017

Di moscerini e dintorni



Anche la questione dei moscerini può essere risolta. Con la banale, semplice, logica.
Un conto è l'azione intenzionale (far nascere, imprigionare, uccidere individui per trarne profitto e per ignoranza culturale che ci fa credere che mangiare animali sia necessario e naturale); un altro è l'atto casuale, non prevedibile, di pestare una formica mentre si cammina. 
Purtroppo il vivere di per sé non è mai a impatto zero. Il semplice muovermi e agire può causare la morte e il danno altrui. Ma questa non è una giustificazione per accettare e tollerare anche lo sterminio e il dominio sistematico degli altri animali.
Poi, ovvio che potremmo evitare di compiere delle azioni che prevedibilmente causeranno danni ad altre specie; potremmo non andare in auto, in aereo, prestare attenzione quando camminiamo, ma tutto ciò rientra nel discorso antispecista solo marginalmente e rimane più una scelta personale (conosco infatti molti antispecisti che evitano il più possibile di andare in auto e che si muovono con cautela negli spazi in cui ci sono insetti sul terreno); comunque sia non indebolisce la lotta animalista che è una lotta di giustizia per il rispetto e la libertà degli altri animali; e non una lotta per la conquista dell'ascesi e della purezza assoluta.
Detto ciò, un margine di specismo c'è in tutti noi. Si fa quel che si può, si lotta per la macro-questione dello sfruttamento animale, non per l'annullamento di noi stessi. 
Non siamo giainisti, ma attivisti per la liberazione animale.

Sempre sullo stesso argomento, tempo fa ho scritto questo articolo

martedì 4 aprile 2017

Di forma, contenuto e sciatteria linguistica (ma anche di animali, come sempre).


Ieri su Facebook ho scritto un post lamentandomi della sciatteria linguistica cui è soggetta la comunicazione sui social e del fatto che si tenda a considerare poco importante la forma. Ne è nata una discussione molto interessante (devo dire in alcuni punti anche abbastanza surreale poiché ha generato tutta una serie di fraintendimenti da parte di un tizio che è o un troll o un analfabeta funzionale) che alla fine mi ha portata alla seguente riflessione: quello che mi preoccupa, alla fine, è questa perdita graduale, accelerata dai social (basti pensare al limite di caratteri che c'è in twitter), di articolazione dei concetti - soppiantata da frasi sempre più brevi, immagini con didascalie, e video dimostrativi per spiegare cose che prima venivano lette sui libri; perdita che porterà con sé, inevitabilmente, una perdita anche nell'elaborazione del pensiero stesso.
Scrivere in maniera articolata, curando la forma, la sintassi, scegliendo con cura le parole e poi rileggersi con la dovuta calma costringe a un'organizzazione del pensiero che nel parlato manca. Non a caso si usa l'espressione "mettere i pensieri nero su bianco per chiarirsi le idee": proprio perché scrivere attiva un'area del cervello che consente di riordinare le idee.
Il paradosso è che tutto ciò sia cominciato proprio nell'era della cosiddetta comunicazione. Invece non ho mai visto tanti fraintendimenti e incapacità di comprendersi come ora. Si comunica di più e con tutti, ma male.
Ora, non mi sto qui riferendo alle persone che non hanno potuto studiare per motivi vari, ma a chi, pur potendo, dismette le proprie capacità o smette di prestare attenzione alla forma poiché ritenuta superflua. Spiegazione non necessaria, ma tant'è. Ribadisco quindi quanto detto ieri: tra contenuto e forma non c'è cesura in quanto è sempre la seconda che veicola e contiene in primo e se la seconda fallisce, è anche il contenuto che ne risente. Ciò è molto evidente ad esempio nel cinema. Contenuti potenzialmente interessanti rimangono inespressi per fallimento a livello formale. 
Un regista che invece non ha mai fallito è stato Kubrick. 
Chiunque conosca Kubrick non faticherà a capire quanto sto dicendo a proposito di forma e contenuto. Guardatevi Barry Lyndon. E poi venitemi ancora a parlare del fatto che il contenuto conti più della forma.
Tornando alla lingua scritta, questa sottrazione graduale cosa comporterà? La perdita del logos stesso, magari? Parlo ovviamente in termini di millenni. 
Voglio essere positiva: magari potrebbe essere ciò che ci riavvicinerà al mondo perduto della natura e degli animali? Scopriremo nuove forme di comunicazione meno antropocentriche e dominanti e più in sintonia con la varietà di linguaggi non umani? 
Se la parola è sempre stata dominio (ti nomino, quindi sei mio, mi appartieni), allora forse il caos potrebbe rimettere tutto in discussione?

domenica 2 aprile 2017

Violenza dilagante


I mattatoi sono contenitori di violenza. 
In quanto tali non è l'eccezione di "maltrattamento aggiuntivo" che dobbiamo condannare, ma l'esistenza stessa di questi luoghi.
Mostrare i maltrattamenti aggiuntivi però ha un suo senso: serve a dimostrare che ovunque la violenza sia la norma, essa non possa che dilagare. Infatti, perché mai un operaio dovrebbe sentirsi autorizzato a sgozzare un vitellino, ma in difetto nel prenderlo a calci nel muso? È ovvio che laddove sia consentito uccidere, ci si senta legittimati anche a compiere qualsiasi altro tipo di violenza, essendo l'uccisione la forma massima di violenza e negazione della vita. 

Corpi in svendita




Secondo me il fatto che la Coop svenda gli agnelli a metà prezzo, al di là della tristezza del considerare individui al pari di oggetti - ma questo lo sapevamo già! - è un fatto positivo: significa che c'è un considerevole calo nelle vendite. 
Chi svende è perché non vende. Per cui si prova ad abbassare il prezzo. 
Infatti nel mondo occidentale si assiste a un'inversione di tendenza rispetto al culto della carne che c'è stato dal dopoguerra in poi: prima era considerata uno status symbol in quanto solo i ricchi potevano permettersela e per l'americano medio - scrive Rifkin in Ecocidio - potersi permettere la grigliata in giardino con gli amici era considerato un punto di arrivo, di svolta, di benessere raggiunto; adesso invece la popolazione benestante si volge al biologico e al vegan - l'ho visto con i miei occhi in California e nei quartiere bene di New York - mentre più ci si avvicina alle periferie povere e più si ritrovano fast food a ogni angolo. 
Il mito della carne sta tramontando. Lentamente, ma inesorabilmente.

Per chi se lo fosse perso, qui il mio racconto del viaggio negli USA da un punto di vista antispecista.