sabato 29 dicembre 2012

Del Diritto e del Progresso Morale



Pubblicato anche su Asinus Novus

Una sentenza emessa dalla V sezione penale della Corte di Cassazione ha stabilito che qualificare una persona con termini che si riferiscono ad animali (nello specifico, barbagianni, babbuino) ha “una obiettiva valenza denigratoria in quanto, assimilando un essere umano ad un animale, ne negano qualsiasi dignità in un processo di reificazione e di assimilazione ad una 'res' comunemente ritenuta disgustosa o comunque di disumanizzazione”. La notizia si legge qui.
Rilevo tristemente che per il Giudice in questione gli animali sono dunque una “res”, vale a dire, una “cosa”, come il termine latino indica; rilevo altresì come il suddetto si sia in sostanza dimenticato che l’essere umano, individuo appartenente alla specie Homo Sapiens, è, egli stesso, un animale. Dunque perché mai dovrebbe essere offensivo assimilare un essere umano ad altri animali, se egli stesso appartiene alla sfera animale?
E perché mai assimilare un essere umano ad un animale dovrebbe racchiudere un processo di reificazione (quindi di riduzione a cosa, ad oggetto) se l’animale è appunto, come le scienze naturali ci insegnano, un animale e non una cosa? Forse perché evidentemente alcuni animali cosiddetti da reddito (ma non è il caso comunque del barbagianni, né del babbuino) vengono effettivamente considerati cose nel nostro ordinamento giuridico? Ammettiamo pure che giuridicamente il Giudice abbia ragione (ma solo giuridicamente!) non si comprende però perché questi animali/cose debbano essere definiti anche disgustosi, ma tant'è.
Restiamo con i piedi per terra e valutiamo la nostra realtà sociale e culturale per quello che è, ossia prendiamo atto del fatto che purtroppo nella nostra cultura antropocentrica e specista gli animali non umani sono,  nella stragrande maggioranza dei casi, di fatto esclusi dalla considerazione morale; sono dei non aventi diritto e considerati solo in virtù dell’uso strumentale che di essi possiamo fare: risorse rinnovabili, cibo, vestiti, accessori, modelli per la sperimentazione animale, schiavi, macchine per produrre latte, uova ed altro ancora; poco più di oggetti, in effetti, e non solo nell'ordinamento giuridico; da sempre relegati nella sfera dell’irrazionalità e degli istinti più brutali, di contro ad una presunta superiorità tutta umana che sola accede al dominio della ragione.
Ma se c’è qualcuno che è stato veramente privato della propria dignità non è questi proprio l’animale non umano? Chi ha ridotto a cosa i membri delle altre specie per fare gli esclusivi interessi della propria in virtù di una loro arbitraria esclusione dalla sfera morale atta a legittimare e giustificare quella prassi di sfruttamento che si è andata consolidando nei secoli grazie al dominio e alla sopraffazione e che si avvale del costante uso della forza per umiliare, abbrutire, sterminare migliaia di altri esseri senzienti dotati del medesimo valore inerente della vita quanto noi?
La sentenza in questione si dimostra quindi a mio avviso del tutto inadeguata agli obiettivi di un paese che intende perseguire il proprio progresso morale e civile perché non fa che confermare e ribadire proprio quegli assunti specisti dai quali è necessario liberarsi per intraprendere un percorso  veramente inclusivo dei diritti di tutti gli esseri senzienti che ponga fine una volta per tutte all’indegno – questo sì davvero indegno! – sfruttamento e sterminio sistematico di migliaia di esseri senzienti. Certamente, mi si fa notare, non spetta al Giudice farsi promotore di un siffatto progresso etico, eppure non penso di dire stupidaggini immaginando che il progresso di una società e la sensibilità comune possano cambiare, in meglio o in peggio, anche in seguito a sentenze giuridiche rivoluzionarie ed innovative rispetto al sentire comune. Vero è che le leggi sono spesso il risultato di richieste e rivoluzioni di pensiero nate dal basso, spesso ottenute dopo accesi dibattiti che hanno visto il coinvolgimento della comunità tutta e non di rado dopo aver comportato un ingente costo di vite spese in guerre e battaglie – così è stato per l’abolizione della pena di morte e della schiavitù ad esempio, per l’estensione del diritto al voto alla donne, per il divorzio ecc. – ma altrettanto spesso avviene il contrario, ossia è la lungimiranza di una sentenza particolarmente illuminata – ed illuminante – ad aprire un dibattito e a sensibilizzare su determinate questioni.
Cito qui, a memoria, il famoso caso dell’Amistad (da cui Steven Spielberg ha tratto l’omonimo film), la nave spagnola che trasportava illegalmente schiavi, ammassati e trattati al pari di merce e che nel 1839, durante un tragitto, fu fatta oggetto di ammutinamento proprio ad opera di uno schiavo che ha incitato e diretto i propri compagni a ribellarsi e quindi a liberarsi. Ri-catturati e sottoposti a giudizio, dopo varie peripezie e processi, furono infine assolti e dichiarati uomini liberi. Questa sentenza, che animò ancor più il già vivace dibattito pubblico sulla questione dell’abolizionismo (poi si arrivò alla guerra civile), di fatto costituì un precedente innovativo e decisamente rivoluzionario capace di scuotere sin nelle fondamenta i pregiudizi razziali ancora all’epoca fortemente radicati, soprattutto negli stati del sud, contribuendo così a creare il cambiamento e ad avviare quel progresso morale universale che ha poi condotto all’acquisizione dei diritti di tutti gli esseri umani.
Sono sicuramente troppo idealista se ho osato sperare che un Giudice particolarmente illuminato potesse emettere una sentenza in grado di validificare la dignità delle altre specie animali scalfendo ed intaccando alla radice il pregiudizio morale che nell’opinione comune ci porta a giudicarli inferiori e ci fa sentire offesi qualora ad essi paragonati, eppure non posso non pensare ad un progresso civile e morale che non sia in direzione del traguardo antispecista.
Aggiungo, come ultima cosa, che in difetto di sentenze particolarmente innovative in tal senso, starà a noi cercare di effettuare quel cambiamento sociale e culturale che ci porti a rifiutare la discriminazione di altri individui senzienti sol perché appartenenti ad altre specie, e potremmo farlo cominciando a smettere di usare appellativi animali con palese intento dispregiativo, contribuendo a scardinare l’associazione animale=inferiore e, quando invece rivolti a noi da altre persone, dovremmo mostrare di non sentirci offesi perché, se veramente siamo antispecisti, verso l’individuo appartenente ad altra specie dovremmo provare solo e nient’altro che curiosità e meraviglia – aprendoci a lui con accoglimento ed empatia -  non già disgusto o riprovazione.  

giovedì 27 dicembre 2012

Flash Mob - No fur

Flash mob del 22 dicembre 2012 organizzato da Parte in Causa e Per Animalia Veritas, con la partecipazione del Coordinamento Antispecista.
Il flash mob, contro lo sfruttamento animale nel campo della moda, si è svolto nelle centralissime Via del Corso e Via Condotti a Roma, nel cuore dello shopping natalizio della capitale.

Nel video seguono le interviste a Maria Giovanna Devetag di Parte in Causa e a Barbara Balsamo di Per Animalia Veritas
.




lunedì 24 dicembre 2012

The Master di Paul Thomas Anderson: tutti abbiamo un padrone, bisogna solo decidere quale

Anche The Master (Leone d'argento per la miglior regia all’ultimo Festival di Venezia), al pari di altri film di Paul Thomas Anderson (uno su tutti, Il Petroliere) può essere interpretato come un’allegoria dell’America, non necessariamente limitata al periodo in oggetto, che è il secondo dopoguerra, pur tracciando la parabola di un incontro/scontro di due volontà: quella di Freddie (Joaquin Phoenix, coppa Volpi per la migliore interpretazione), un marine reduce dalla guerra incapace di contenere la propria vitalità e...



E auguro a tutti i miei amici e lettori buone feste!  

Qui interessanti riflessioni, sempre in merito a The Master, scritte da Massimo, autore del blog Cronache babilonesi.

domenica 23 dicembre 2012

Like me? Mente e Diritti negli altri animali

Scopro che c'è ancora qualcuno convinto che gli animali non abbiano coscienza del vivere e quindi nemmeno della morte. L'ignoranza ed i pregiudizi sono duri a morire, persino di fronte all'evidenza.

Meno male che a febbraio esce il secondo numero di Animal Studies, curato da Domenica Bruni: Like me? Mente e Diritti negli altri animali.

 
Per chi fosse interessato ad abbonarsi, qui l'apposito modulo.

lunedì 17 dicembre 2012

mercoledì 12 dicembre 2012

Senza Respiro - Green Mary

Pubblicato oggi su La Vera Bestia, un brano scritto e composto dal mio amico Tommaso Piperno ed eseguito con il suo gruppo Green Mary.

Indovinate un po' di CHI parla...
A me piace tantissimo, a voi?



martedì 11 dicembre 2012

Miele di Ian McEwan: dove finisce il personaggio e comincia l'autore?

Una spy-story – e come nella più classica delle spy-stories l’inevitabile storia d’amore annessa – in una struttura metaletteraria che si avvolge su sé stessa, densa di citazioni, rimandi e racconti dentro il racconto, a ribadire l’esile confine che separa la realtà dalla finzione.

domenica 9 dicembre 2012

Questa è la realtà dello sfruttamento animale


Questa mattina, in occasione della giornata mondiale per i diritti animali, gli attivisti di Animal Equality hanno organizzato un'efficace e toccante manifestazione per mostrare le vittime reali dello sfruttamento animale: i loro corpi, i loro volti, i loro occhi ormai chiusi per sempre, il loro diritto alla vita negato da chi li considera solo "merce". 
Sessanta attivisti, sessanta ragazzi e ragazze coraggiosi e coraggiose, si sono silenziosamente schierati in Piazza del Pantheon, l'uno accanto all'altro, pronti a ricevere sulle loro braccia i corpicini di sessanti animali morti; animali che la società dei consumi ha stabilito essere rifiuti, non più idonei al commercio, gettati in cassonetti appositi. E invece questi sono i corpi di chi avrebbe voluto solo e nient'altro che correre, saltare, prendere il latte dalla sua mamma, giocare, brucare l'erba, semplicemente, vivere: maialini, coniglietti, topolini, cani, gatti, pulcini, galline: vittime di questo olocausto invisibile che ogni giorno miete migliaia e migliaia di singole ed irripetibili esistenze. 









I tanti passanti si fermavano incuriositi, forse toccati, commossi, certamente sorpresi di vedere la vera realtà di ciò che si cela nella comune bistecca o fetta di prosciutto che sono abituati a trovarsi nel piatto. Ho sentito con le mie orecchie, mentre mi aggiravo a scattare qualche foto, una bambina chiedere: "mamma, perché sono morti quegli animali?" e la risposta un po' imbarazzata, ma almeno sincera, della madre "sono gli animali che vengono uccisi per essere mangiati o per altro", "e che cosa stanno facendo?", "questi ragazzi sono qui per sensibilizzare e far capire..."
L'esibizione si è svolta in un eloquente e quasi religioso silenzio, intervallato da una bellissima lettura volta a spiegare le ragioni ed il senso di questa toccante iniziativa, invitando le persone a riflettere sulla reale sofferenza degli animali e ringraziando gli attivisti di tutto il mondo impegnati nel sostenere la loro liberazione ed il loro diritto a vivere, ricordando che nessuna specie nasce per soddisfare gli scopi di un'altra, ma solo ed unicamente per sé stessa, per vivere libera.
Moltissima commozione, tante persone piangevano, altre, come me, impietrite di fronte allo strazio di quei corpicini, che però, almeno per una volta sono stati rispettati, onorati, commemorati, pianti; per una volta almeno il loro corpo non è stato violato, ma accarezzato dalla dolcezza di tanti sguardi fraterni e partecipi di questo immenso dolore che scaturisce da ciò che a noi, ormai, appare incomprensibile.

Anche io ringrazio tutti gli attivisti di tutto il mondo e in special modo Animal Equality per aver dato vita ad una manifestazione certamente difficile e di forte impatto emotivo, ma anche immensamente significativa ed efficace.

(Le foto sono state scattate da me)

Pubblicato anche su Asinus Novus.

sabato 8 dicembre 2012

Animalista da salotto o talebano?


Per scelta non guardo la tv da almeno quattro anni, con l’unica eccezione di quando vado a trovare i miei genitori che vivono fuori Roma (più o meno un paio di volte al mese). Non che io arrivi a casa dei miei e come prima cosa accenda la tv, ne farei volentierissimo a meno, ma diciamo che arrivo e la trovo già accesa, vado via ed è sempre ancora accesa e questo nonostante abbia provato in tutti i modi a convincerli che tenere tutto il giorno la tv accesa non fa bene al loro cervello. Da un po’ di tempo a questa parte, in queste rarissime occasioni in cui appunto mi capita di soffermarmi su qualche programma, ho notato che è stato sdoganato l’animalismo da salotto, o meglio, è stato sdoganato un certo concetto che la tv intende far passare per animalismo. Si parla di cani e gatti abbandonati; si sensibilizza lo spettatore all’adozione di questi trovatelli; si intervistano personaggi dello star-system, più o meno noti, amanti dei cani; si promuovono campagne contro l’abbandono o il maltrattamento. Mi si dice che anche i conduttori di Striscia la Notizia si diano un gran da fare per denunciare episodi di maltrattamento. E questo va benissimo. Ci mancherebbe. Se non fosse che il tutto, relativo quindi ai soli animali d’affezione, i cosiddetti -  con termine mutuato dall’inglese - “pets”, venga esplicitamente fatto passare per animalismo, veicolando la falsa consapevolezza che basti rispettare ed amare i cani e gatti per potersi definire animalisti e che questo, sia, in sostanza, il fine ultimo da raggiungere nella lotta dei diritti animali affinché una società possa dirsi davvero evoluta. Sul serio, questo è ciò che pensa molta gente, corroborata nelle proprie convinzioni da imbarazzanti dichiarazioni rilasciate dalla starletta o personaggio pubblico di turno amante del proprio cane e quindi magari contraria all’uso dei botti di capodanno, ma a favore del sacrosanto diritto di ognuno di potersi mangiare chi caspita gli pare perché il vegetarianismo è un’altra cosa ed è una scelta personale e beh, che c’entra, io sono animalista, ma mica talebana!; e guai a parlare di veganismo, non c’è bisogno di essere così estremisti!!!
Trovo quindi che questa apparente opera di sensibilizzazione promossa dalla tv (di stato e non) nei confronti degli animali, ma che bada bene a non intaccare minimamente la cultura dello sfruttamento del vivente alla radice perché il veganismo continua ad essere ritenuto una scelta estrema e personale, possa essere alla lunga addirittura controproducente.
Certo, sensibilizzare sull’abbandono dei cani o su altri argomenti a favore degli animali è comunque qualcosa, ma, ripeto, quello che assolutamente non funziona è l’accostamento del termine animalismo e diritti animali a queste, pur lodevoli, iniziative. Non si diventa animalisti adottando un cane da un canile, ma mettendo in discussione lo sfruttamento di tutti gli altri animali. E se non si capisce questa cosa, se in tv si continuerà a far passare il messaggio che essere animalisti sia solo occuparsi di cani e gatti, allora per forza di cose poi chi compie la giusta e sacrosanta scelta di diventare vegano (l’unica maniera per dirsi coerentemente amanti e rispettosi degli animali) verrà visto come un estremista pazzo talebano.
Tizio è contro l’uso degli animali nei circhi? Dunque è animalista e poco importa se la domenica si rimpinza di carne alla griglia con gli amici perché, si sa, il mangiare è anche un momento conviviale e guai a criticare certe tradizioni. Tizia è amante degli animali, guai a chi farebbe del male al suo cane, per lei è come un figlio, ma indossa la pelliccia perché si sa, certi estremismi non vanno mai bene. La mia impressione è che tutte queste dichiarazioni e questi comportamenti al limite della schizofrenia vengano incentivati e promossi in tv perché, sostanzialmente, innocue ai fini dello smantellamento del sistema di sfruttamento, anzi, tese a ribadire e confermare la cultura antropocentrica senza che venga minimamente intaccata, pur concedendo e dispensando a piene mani l’onore del fregio “animalista”, quasi fosse un salvacondotto per sentirsi un po’ meglio con la propria coscienza. In sostanza l’equivalente della “carne felice” e dell’allevamento sostenibile.
Se si cominciasse dalla protezione dei pets per poi arrivare ad un’amplificazione della coscienza animalista forse queste mie critiche potrebbero risultare oziose - se davvero così fosse - ma, ripeto, il mio timore è che invece certe opere di sensibilizzazione solo limitate a proteggere e rispettare alcune specie siano uno strategemma per veicolare un concetto errato e debolissimo di animalismo teso comunque a salvaguardare la logica dello sfruttamento. Una patente di animalismo concessa dal sistema, interna al sistema, confacente al sistema, soddisfacente al sistema. Poiché in sostanza si è capito, specialmente dopo il caso Green Hill, che l’opinione e la sensibilità pubblica stanno mutando, allora le si vorrebbero incanalare, dirottare, risolvere ed inglobare verso una forma molto blanda di animalismo che possa far ritenere i singoli soddisfatti delle proprie azioni caritatevoli (adottare un cucciolo da un canile, non andare al circo) scongiurando al contempo il pericolo che possano interrogarsi più a fondo e più radicalmente sulle pratiche di sfruttamento animale. Si pone l’accento su un qualcosa per annebbiare tutto il resto, ossia la vera radice del problema. L’abbandono del cucciolo è infatti un effetto, non la causa della noncuranza verso gli animali. E la cura dei soli sintomi non è certo il metodo più efficace per minare la malattia alla radice. Che fare? A parte non guardare la tv, invito chiunque a prendere le distanze da questo animalismo da salotto e a smascherare l’inganno dell’apparente protezionismo che lascia inalterato il sistema di sfruttamento.  
Sia chiaro, non sto qui criticando le singole opere di sensibilizzazione, bensì l’uso strumentale che ne propone la tv (ma in generale tutti i media mainstream): un uso volto a mettere l’accento sulla condanna di alcune pratiche, ma ben attento a non scardinare la logica del dominio dell’altro.

domenica 2 dicembre 2012

Immagini da una giornata allegra e colorata per chiedere un circo senza animali

Ieri si è svolta a Roma la manifestazione per chiedere un circo senza animali. Sempre ieri il Papa ha ricevuto invece la delegazione circense e degli artisti di strada, approvando e sostenendo l'impiego degli animali, convinto che essi siano trattati bene, con amore e cure confortevoli. La verità è un'altra e ne ho parlato qui.
Parte in Causa, la neonata associazione Radicale Antispecista, insieme a tantissime altre associazioni, gruppi e singoli provenienti da tutta Italia ha sfilato per le strade della capitale chiedendo di abolire la pratica incivile di addestrare, privare della propria dignità e della libertà gli animali per il divertimento dei bambini ignari di cosa si celi dietro le quinte dello spettacolo (sono convinta che i bambini, se sapessero come vengono trattati gli animali, sarebbero i primi a non voler più andare al circo). 
A seguire alcune immagini scattate in diversi momenti del corteo: un corteo allegro, colorato, caciarone, divertente e divertito, a suon di rulli di tamburi e di slogan per chiedere la liberazione degli animali, di tutti gli animali (non solo di quelli chiusi dentro le gabbie dei circhi, ovviamente).

Maria Giovanna Devetag, Segretaria di Parte in Causa e Maurizio Reina, membro della giunta esecutiva


 Gabriele Ceccarelli, tesoriere di Parte in Causa e io.



 Un'immagine di Piazza della Repubblica, a inizio corteo.

 Maurizio Reina, io e un simpatico pagliaccio.

 I cartelloni parlano da soli.









 Stefania e Sissi, due mie care amiche animaliste.



 Da sinistra, io, Giovanna Devetag, Gabriele Ceccarelli, Maurizio Reina.





Quasi a fine percorso,lo splendido colosseo sullo sfondo, il più famoso circo con animali della storia, retaggio di un passato barbaro, ma non così passato... purtroppo.



 Io e Giovanna, pagliacce per un giorno. :-D






Con l'amico Claudio (Sdrammaturgo).

Foto di gruppo a fine corteo, un po' stanchini, ma soddisfatti!