lunedì 23 novembre 2020

Esaltare gli animali: l'altra faccia dello specismo

 Una faccia dello specismo è ovviamente quella di relegare gli altri animali nell'insieme negativo dell'animalità contrapposto a quello positivo dell'umano/umanità. 

L'altra faccia, molto più subdola, è quella invece di esaltare gli animali attribuendogli caratteristiche mitiche o sacre, misticheggianti, simboliche, seppur in un'accezione positiva.

Lo specismo si rivela laddove gli altri animali non sono mai considerati per sé stessi, come individui con un valore inerente relativo ai loro interessi, ma sempre come "altro" - simbolico o magico - che abbia una qualche utilità per noi, effetto di una narrazione antropocentrica. Gli animali come mito della nostra storia, nella nostra storia, quindi, e non come individui, soggetti dotati di una loro individualità a prescindere dal nostro sguardo. 

Esaltare l'animalità è uguale a denigrarla. In ogni caso non si tiene conto della realtà specifica ed etologica degli animali, ma solo di ciò che noi, quasi leggendariamente o basandoci su stereotipi, proiettiamo sulle loro esistenze.

Gli altri animali non sono i nostri spiriti guida, non hanno proprietà divinatorie, non sono in contatto con l'aldilà o altro. 

Gli altri animali vivono in questo pianeta, semplicemente, e quel che gli dobbiamo è rispetto. Non amore, non adorazione perché non sono Dei, ma soggetti in corpi vulnerabili, mortali, esattamente come noi.

sabato 21 novembre 2020

Oscenità

 Entro in una pizzeria e nei pochi minuti di attesa prima che arrivi il mio turno, alle orecchie mi giungono i suoni deformati di quel che per me ormai è indicibile: prosciutto, salsiccia, porchetta, provola, salmone, gamberetti. 

"Deformati" perché come in un incubo è l'orrore che si fa normalità. 

E vedo quelle pinze afferrare parti di corpi ormai a brandelli, quelle bocche ridere e chiacchierare nell'indifferenza, pagare e mordere avide.

E penso ai novecento maiali cui è crollato un capannone addosso (qui la notizia).

Penso che i più fortunati non sono stati quelli che si sono salvati, ma quelli morti subito, schiacciati, perché gli è stata risparmiata l'oscenità del mattatoio. 

Quando accadono incidenti in cui sono coinvolti gli animali allevati per le nostre orribili tradizioni culinarie - tir ribaltati in autostrada, incendi o crolli nei capannoni - l'azzeramento del valore delle loro esistenze si rivela in tutta la sua brutalità; a partire dalle narrazioni dei media, in cui le vittime non sono conteggiate come tali, ma solo in termini di perdita economica per poi proseguire con la conta dei superstiti che però non possono definirsi "salvati" perché nella destinazione cui sono diretti - il mattatoio - non c'è salvezza. 

Basterebbe riflettere su questo per capire l'insensatezza di tutto ciò. Ma chi lo fa? Riflettere, dico... 

Si entra in pizzeria e si chiede quel che si ha davanti, prosciutto, gamberetti, salmone, salsiccia. 

Un corto circuito cognitivo spaventoso. Osceno.