giovedì 19 febbraio 2015

Siamo tutti animalisti!


Non sopporto più la frase "ma gli animalisti dove sono?" perché indica che degli animali debbano occuparsi solo i cosiddetti animalisti. 
La sorte degli animali e il trattamento che riserviamo loro riguarda tutti noi, la società intera, visto che gli animali non sono delle cose inanimate che stanno da una parte, ma sono ovunque intorno a noi e ci interpellano e intervengono continuamente in quella che non dovrebbe essere, come a torto avviene, una relazione dialettica di inclusione/esclusione, ma una compresenza orizzontale. 
Sbaglia chi crede che gli animali siano altrove e non lo riguardino, visto che continuamente intrattiene con essi relazioni di vario tipo che sono, quasi sempre, di dominio e sfruttamento. Non hanno forse costoro il frigo e gli armadi pieni di animali, anche se morti e fatti a pezzi? Non è forse il loro linguaggio infarcito di riferimenti agli animali, pur sotto forma di metafore e simboli? Non sono forse le storie che si son sentiti raccontare o che hanno raccontato ai loro figli dense di aneddoti che riguardano gli animali? Non è forse l'arte che ammirano nei musei ricca di immagini teriomorfe? Non incontrano forse costoro migliaia di animali ogni volta che mettono il naso fuori di casa?
E allora, come si può dire che degli animali - visto che lo siamo anche noi, animali tra gli animali - debbano occuparsi solo gli animalisti?
Sarebbe come dire che delle donne debbano occuparsi solo le femministe, fregandosene se persistono atteggiamenti discriminatori e violenti da parte della società in cui tutti viviamo e di cui tutti siamo corresponsabili.
È questa divisione delle competenze, questa abitudine alla delega, questa divisione in comparti stagni della collettività che rende il nostro stare al mondo frantumato e parcellizzato e per questo ancor più manipolabile da chi ha l'interesse a dominare e prevaricare.
Infine, i pro-sperimentazione animale parlano tanto di ignoranza da parte nostra, zittendoci ed esortandoci a stare al nostro posto (come se l'etica non dovesse riguardare anche loro). Ma io penso che non esista oggi peggiore oscurantismo e atteggiamento antiscientifico di quello di coloro che continuano a negare agli animali intelligenza, sentimenti, pensieri, capacità di soffrire, gioire ed esperire le diverse situazioni in cui si vengono a trovare e di trarne insegnamento, consapevolezza e libertà di stare al mondo. 
Non è questione di essere sentimentali, ma di conoscere e chi afferma che degli animali debbano occuparsi solo gli animalisti o che la loro sorte non debba riguardarlo è una persona incapace di guardare oltre il proprio naso.

2 commenti:

Eloisa ha detto...

Mi piace il tuo parellelismo con la lotta alla violenza di genere. Per quella che è la mia esperienza, anche quello è un ambito molto settoriale: chi si permette di dire che "abbiamo un problema", visto il numero crescente di femmicidi, viene subito zittito. Bollato come estremista. Come "femminista", appunto.
C'è del marcio, in questo Paese. Un sottofondo di ignoranza - anche emotiva.

Rita ha detto...

Già, hai detto bene, ignoranza anche emotiva.