lunedì 27 aprile 2020

Gilmore Girls


Qual è la serie che vi ha tenuto compagnia in questo periodo di isolamento? Quella che ha alleggerito le vostre giornate o serate, i vostri pensieri, che vi ha tenuto a bada ansie e angosce per qualche ora? Quella che vi ha dato l'illusione di vivere una vita parallela e che quindi vi mancherà tantissimo quando sarà finita?

La mia è appunto Gilmore Girls, (in italiano Una mamma per amica).

Ne avevo sentito sempre parlare, ma pensavo, sbagliandomi, che non fosse il mio genere, e invece mi ha tenuta incollata allo schermo sin dai primi episodi.

La serie è andata in onda dal 2000 al 2006 e poi è stata realizzata una nuova stagione dieci anni dopo, nel 2016, aggiornandoci sulle vicende dei protagonisti.
Si è distinta per l'arguzia delle battute, intelligenti e ironiche, i giochi di parole, le citazioni di film e musica cult e soprattutto per la caratterizzazione dei personaggi, mai scontati o banali.

I contenuti sono abbastanza conformisti e rassicuranti, ambientazione sociale alto borghese, non è certo una serie che offre spunti di critica del reale, (purtroppo in una puntata si prende in giro anche il veganismo che passa per essere un semplice regime alimentare salutistico), però le protagoniste principali sono donne che inseguono e lottano per i loro sogni di carriera e lavoro e sebbene tengano in grandissima considerazione l'amore, non sono disposte a mettere da parte la loro realizzazione lavorativa e personale.
Sono donne che credono in loro stesse. Autonome e brillanti, intelligenti, caparbie. Divertenti e oneste.
Ecco, il messaggio più importante che personalmente penso di aver ricevuto da questa serie è proprio quello dell'autostima.
Le protagoniste non pensano mai di non essere in grado di fare qualcosa (ovviamente nell'ambito delle loro competenze formative), sanno che le cose potrebbero anche andargli male, ma ci provano comunque. Non si tirano indietro. E soprattutto la Gilmore giovane, la ragazzina, non accetta di farsi trattare male dai ragazzi, conosce il proprio valore e sa tenerselo stretto.

A fare da contorno al percorso di formazione di Lorelai e Rory ci sono le vicende di altri personaggi che abitano nella cittadina di Stars Hollow (costruita in studio, quindi non reale). La comunità di questo piccolo paese del Connecticut riveste un ruolo importante all'interno della narrazione perché non è soltanto un luogo geografico, uno sfondo su cui ambientare le vicende, ma scandisce tempi e capitoli. Gli eventi della comunità, le tradizioni stagionali (fiere, feste, party privati), i negozi, il supermercato, il diner principale, le riunioni settimanali sono oggetto di tanti episodi e luogo di incontro dei personaggi; così come il passare delle stagioni che viene sempre evidenziato dalla prima neve, o da ricorrenze come Halloween, la festa del ringraziamento e così via o alcuni siparietti che diventano elementi ricorrenti, tipo l'artista di strada della città che con la sua chitarra e le sue strofe ha la funzione di osservatore esterno e cantastorie.

Alcuni personaggi sono memorabili, come Kirk, il tuttofare della città che svolge svariate mansioni e ruoli.

I personaggi crescono e maturano, stagione dopo stagione, anno dopo anno e le relazioni tra di loro sono in continuo movimento.

Nel complesso è una serie veramente ben scritta, intelligente, vivace e divertente, mai banale, ma leggera.

Sono a pochi episodi dalla fine della settima stagione, quindi, vi prego, non spoilerate.

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