lunedì 17 agosto 2020

La natura come centro commerciale

Dopo il lockdown, le persone che prima trascorrevano le giornate di festa nei centri commerciali hanno iniziato a riversarsi nei parchi cittadini; peccato che si comportino esattamente come se fossero ancora al centro commerciale, consumando in maniera bulimica ogni spazio, ogni centimetro di verde; convinti che sia un loro diritto appropriarsi del luogo, anziché abitarlo e viverlo consapevolmente, scorrazzano per lungo e largo con risciò, macchinine, go-cart e biciclette lanciati a tutta velocità per le discese e nei sentieri sterrati pedonali, alzando nuvoloni di polvere e rischiando di investire gli altri, gettando cartacce e mascherine ovunque, incuranti dei danni ambientali, agli animali e alle persone. La natura non è per tutti, ma per chi la rispetta. Questi non rispettano nemmeno se stessi, figuriamoci gli altri.

Pensano che il mondo sia un enorme parco giochi e ne arraffano risorse come se fossero da Ikea. Strappano fiori, rami, mettono i piedi a bagno nelle fontane, allestiscono tavoli da pic-nic senza poi buttare nei cestini bottiglie e cartoni.

Ragazzini urlanti inseguono piccioni e scoiattoli, lanciano cibo (di qualsiasi tipo) alle anatre nel lago, disturbano con i bastoni le tartarughe mentre i loro genitori pensano a farsi un selfie e smanettano al cellulare o, ridanciani, li incoraggiano a spaventare gli animali.

Mi fa schifo questa umanità insolente, sgarbata, brutta, maleducata. L'aria di sfida con cui ti guardano. Si sentono i re del mondo, ma sono solo degli zombie con la mascherina infilata al braccio a mo' di borsetta.

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