martedì 9 aprile 2013

Occhio non vede, cuore non duole.



"e pensare che mangiamo i salami, va bhe, non dobbiamo pensarci. una volta non ci pansavamo e si viveva bene, adesso ci fanno sentire assassini. non si vedevano, adesso vediamo anke tante assassini di cani gatti, bastardi che uccidono per uccidere, impiccano cani, bastonano animali in genere. non parliamo dei cinesi: fanno vedere cani al macello in italia, lo facciano a casa loro!!!"

Il commento ovviamente non è mio (io non scriverei mai "anke" con la k e soprattutto non esprimerei mai un pensiero del genere), ma, per quanto articolato in un pessimo italiano, esprime un'opinione piuttosto diffusa.
Sembra che tale pensiero rifletta una contraddizione in termini, in realtà, sforzandosi di interpretarlo attentamente, denota un atteggiamento abbastanza comune: ciò che disturba non è tanto il fatto che si uccidano esseri senzienti, quanto che ORA se ne parli e si mostrino le immagini di tale crudeltà. Ragionamento evidente laddove chi commenta dichiara: "non parliamo dei cinesi: fanno vedere cani al macello in italia, lo facciano a casa loro!!!"; come a dire, non importa tanto che lo facciano, ma che lo facciano QUI, vicino a noi. Lo facessero a casa loro quindi perché, come vuole il detto, "lontano dagli occhi, lontano dal cuore".
E ancora: "e pensare che mangiamo i salami, va bhe, non dobbiamo pensarci. una volta non ci pansavamo e si viveva bene, adesso ci fanno sentire assassini."; il problema non è che mangiamo i salami quindi, ma che ora si cominci a pensare che chi lo faccia sia un assassino o possa percepire sé stesso come un assassino.
Se tanto mi dà tanto, noi animalisti diamo fastidio NON perché affermiamo il falso, quindi, o siamo esagerati ecc., ma solo perché andiamo a disturbare la tranquillità di chi vuole continuare a ignorare la terribile e violenta realtà di sfruttamento degli animali.
Ci odiano tanto perché attraverso le nostre scelte nonviolente (veganismo, attivismo per la liberazione degli animali, informazione, sensibilizzazione ecc.) siamo la testimonianza diretta di un dolore che si vorrebbe rimuovere.
Per questo molti reagiscono mettendosi sulla difensiva o addirittura con toni aggressivi.
Riporto un esempio recente: domenica scorsa ero al presidio contro un circo con animali e una signora, in procinto di entrare, ci ha detto: "aho, ma è una bella giornata, ma quanto siete tristi". Indicativo di quanto ciò che nella percezione comune vuole essere rimossa sia la tristezza dello sfruttamento animale, per cui noi che la ricordiamo diamo fastidio e risultiamo tristi a nostra volta.  
Ma ad essere tristi non siamo noi che vogliamo ricordare la tragedia dello sfruttamento animale, quanto appunto la tragedia stessa. 
La si può rimuovere finché si vuole, ma essa rimane come una nube, come un monito a ricordarci che in questo momento miliardi di esseri senzienti stanno conducendo un'esistenza infernale e stanno per essere uccisi, anche in questo istante, una vittima per ogni ticchettio sulla tastiera.
Non sono triste io che vi parlo di queste cose, siete tristi voi che cercate di nasconderle e negarle. È la vostra ipocrisia ad essere triste.
E per questo noi attivisti per la liberazione animale ci diamo tanto fare, affinché tutti potremo un giorno tornare a guardarci attorno senza il timore di scorgere immagini di morte e violenza o di sentire l'esigenza di volerle rimuovere e negare.

4 commenti:

InLeagueWithSeitan ha detto...

Quanto mi piacciono i tuoi post e il tuo stile, sai esprimerti bene e con calma anche quando ci sarebbe da incazzarsi come matti! Quanto hai ragione, tanta, troppa! Non so come hai fatto a mantenere la calma con la SIGNORA che vi ha detto "AHO' MA E' UNA BELLA GIORNATA, MA QUANTO SIETE TRISTI!" perché a me solo a leggerlo mi ribolle il sangue!! Ma basta con questo atteggiamento becero del "se non vedo va bene"! Io ne parlo a tanti dello sfruttamento animale, ma alcuni (parecchi) invece di reagire di conseguenza usano la classica frase "no non me lo dire ci sto troppo male" (LORO ci stanno male eh, non gli animali). Tuttavia mi sembra che le cose si stiano muovendo parecchio :D
Tanti saluti e baci e complimenti per tutto

Rita ha detto...

"la calma è la virtù dei forti" ;-)

Scherzi a parte, il fatto è che io cerco sempre di portare argomenti e poiché gli argomenti in sostegno della lotta contro lo sfruttamento degli animali sono tanti e tutti validi, dunque cerco di ricondurre sempre i miei interlocutori all'evidenza e alla ragione.
Capisco la rabbia, ma bisogna ponderare le reazioni altrimenti si rischia di ottenere l'effetto contrario.
Un bacione a te e grazie. :-)

Volpina ha detto...

Ma perchè è talmente ovvio... per gli umani l'importante è stare bene. Che poi gli altri stiano male, chissene frega. Manca completamente l'empatia.
E' meglio coprirsi gli occhi piuttosto che darsi una svegliata, perchè per non vedere e non sentire non bisogna fare alcuna fatica.
Io non so nemmeno più perchè a volte mi metta a discutere con certa gente.
Sono talmente coglioni che penso di rincoglionirmi anche io.

C'ho due palle così.

Rita ha detto...

L'altro giorno su FB si discuteva se l'empatia sia innata o indotta culturalmente.
Io sostengo che essa sia innata e che sia una componente essenziale senza la quale nemmeno ci saremmo evoluti, ma purtroppo poi la società e cultura portano a reprimerla.
Basti pensare a quanto i bambini siano empatici nei confronti degli animali (almeno la maggior parte), ma sin da piccoli vengono abituati a essere forti, a prevaricare i deboli (il caso del padre che porta il figlio a caccia o a pesca e gli dice che deve imparare la "dura legge della sopravvivenza" e stronzate simili), a rimuovere e negare che quello che hanno nel piatto sia un un pezzo di un animale morto.
Comunque non discuto nemmeno io, solo laddove vedo un interesse sincero.
Poi c'è il discorso della dissonanza cognitiva, le persone pur di non entrare in conflitto con le proprie convinzioni, negano la realtà. Vedono il video dell'animale che soffre, ma poi lo rimuovono o si convincono che non sia proprio così. Questo per mantenere in equilibrio il loro sistema cognitivo con le convinzioni e il comportamento.