domenica 21 aprile 2013

Qualcosa sta cambiando: i gesti che fanno la storia


Questo è un video ottenuto da un'investigazione segreta che è stata condotta da attivisti, nel 2012, in uno dei laboratori in cui si pratica la vivisezione, all'interno di una delle università britanniche più prestigiose.
Un video che risale a meno di un anno fa. Un video che mostra l'orrore istituzionalizzato come avviene oggi, non nel medioevo, o un secolo fa. 
Si vedono soprattutto topi e ratti, gli animali più usati, ma vengono sottoposti a ogni tipo di esperimento e test anche conigli, cani, gatti, primati, maiali, vitelli, rettili, anfibi, uccelli, insetti e... praticamente tutto ciò che respira e ha un cuore che batte. 

Per decenni chi pratica la vivisezione si è dato un gran bel da fare per tenere tutto all'oscuro, impossibile riuscire a visitare uno stabulario, assistere  a esperimenti, far uscire dossier su come vengono condotti e con le descrizioni dei particolari. L'opinione pubblica non doveva sapere. Pensate che molti abitanti di Pomezia, vicino Roma, dove ci sono i laboratori di tossicologia che effettuano gli esperimenti per la Menarini e dove c'è una delle sedi della Menarini stessa, non sapevano cosa avvenisse e cosa, anzi, CHI, fosse tenuto all'interno delle mura di quegli edifici cui passavano davanti ogni giorno, o magari situate proprio a due passi da casa loro. Lo hanno scoperto grazie ai nostri presidi e, una volta scoperta la verità, hanno deciso di unirsi alla nostra battaglia.
Questo è solo un esempio per far capire il muro di omertà, mistificazione, negazione che i vivisettori e altri "professionisti" del settore ergono intorno al loro sporco potere.
Ma potrei farne altri. Ad esempio c'è tutto un settore di attività che ruota intorno alla vivisezione di cui si sa poco e niente: aziende che producono gli apparecchi e strumenti di contenzione e decapitazione - così simili a quegli strumenti di tortura impiegati nei tempi bui della storia; allevamenti che forniscono animali - fatti nascere appositamente per essere seviziati, animali che non vedranno mai la luce del sole nemmeno per un secondo; enti di raccolte fondi come Telethon, AIRC e molte altre, più le banche e tv che diffondono le loro iniziative - tante persone non sanno che questi enti sostengono e sovvenzionano la vivisezione perché, in maniera molto subdola, nei loro siti addirittura scrivono di essere contrari ai maltrattamenti sugli animali, per poi ribadire, qualche riga sotto, che ovviamente la vivisezione oggi è ancora necessaria ecc.. Aziende dunque che indirettamente o direttamente contribuiscono a tenere in piedi e sovvenzionare lo sporco mondo della vivisezione. Sporco sì, sporco perché innanzitutto lurido del sangue delle vittime e poi perché sempre negato, minimizzato, falsificato grazie ai continui inganni e neutralizzazioni semantiche o alle menzogne vere e proprie; a tal proposito ricordiamo il trito e ritrito slogan "preferisci salvare la vita a tuo figlio o al topo?", con tanto di immaginetta retorica del bambino e del topo, animale, quest'ultimo, tanto intelligente e socialmente vivace (sapevate che ride se lo si gratta e che prova empatia, tanto che alcuni esperimenti, purtroppo si parla sempre di esperimenti, hanno dimostrato che, dovendo scegliere tra il liberare un compagno o prendere del cibo, preferirebbe senz'altro la prima ipotesi) quanto giudicato repellente per via di pregiudizi culturali e probabilmente anche inconsci duri a morire ("c'è una continua falsificazione del mondo animale", dice la psicologa Annamaria Manzoni - ossia, essi, non vengono mai raccontati per come sono, ma sempre degradati, denigrati ecc.) e a tal proposito vi invito a leggere questo interessantissimo e lucido articolo di Alessandra Colla).

Ma qualcosa sta cambiando. Sta cambiando perché noi abbiamo deciso di combattere a volto scoperto, certi della giustezza della nostra causa e battaglia, che è una battaglia di civiltà per una società senza violenza e senza sopraffazione. 
Gli attivisti di ieri erano a volto scoperto. La liberazione dei cani da Green Hill (la cui liberazione sarà commemorata nella manifestazione di domenica prossima a Roma... a proposito, venite tutti, partecipate, fate sapere) erano a volto scoperto. La scorsa settimana altri attivisti hanno liberato altri beagles da uno stabulario in Olanda e poi si sono consegnati spontaneamente alla polizia. 
Si chiama disubbidienza civile e assomiglia incredibilmente tanto allo stesso gesto che Rosa Parks fece negli Usa, ai tempi della segregazione razziale, quando si rifiutò di sedersi nei posti dell'autobus riservati alle persone di colore e infranse la legge, andandosi a sedere in quelli riservati ai bianchi. Un gesto pubblico di disubbidienza. Un atto politico. Un segno di una nuova consapevolezza. 
Tom Regan, autore de I diritti degli animali, notissimo e prestigioso filosofo statunitense e uno degli A.R.A. (Animal Rights Activist) una volta - ho avuto il privilegio di sentirlo parlare a una conferenza organizzata dalla LAV, alcuni anni fa - disse: "noi apriamo le gabbie e quando arriverà la polizia, al posto degli animali, sarà noi che troverà.". Un invito questo ad agire nella legalità perché quando si verifica uno scollamento tra ciò che l'opinione pubblica comincia a sentire come ingiusto e le leggi vigenti, allora è il momento di attivarsi per cambiare queste leggi e di farlo scendendo nelle piazze, chiedendo a gran voce a chi ci governa di ascoltare nuove ragioni.

Qualcosa sta cambiando anche perché finalmente quel muro di omertà eretto dai "professionisti" del settore sta per essere abbattuto, grazie al sempre più cospicuo numero di documentazioni che stanno uscendo dai luoghi deputati a questi orrori, grazie ai video che gli attivisti girano, grazie alle immagini che circolano, grazie persino ad alcuni vivisettori che hanno fatto obiezione di coscienza e si sono decisi a raccontare in cosa consisteva il loro "lavoro" (ricordiamo l'esistenza della 413/93, legge sull'obiezione di coscienza, per dare visibilità alla quale Parte in Causa sta conducendo questa campagna).

Qualcosa sta cambiando perché questa mattina, per la prima volta nella storia del nostro paese, un gruppo sparuto di studenti a favore della vivisezione (sì, avete letto bene, a favore della vivisezione), e di "professionisti" del settore, ricercatori, dottorandi (vi vorrei far leggere i titoli e le specifiche di certe tesi) ha deciso di scendere in piazza a manifestare per offrire solidarietà ai colleghi dello stabulario dell'università che ieri è stato occupato dagli attivisti. 
Chi rappresenta la maggioranza - ossia il potere istituzionale che legittima la vivisezione - è sceso per manifestare contro una minoranza, cioè noi. Hanno manifestato a suon di striscioni contro "la cultura dell'ignoranza" - dicono loro - che sarebbe la nostra.
Non sanno quanto si sbagliano, accecati dai dogmi di una scienza immorale.
La nostra è invero una battaglia contro la cultura della violenza e della sopraffazione e per ridare la vita e la libertà a migliaia di esseri senzienti che vengono imprigionati e torturati fino alla loro morte. I più fortunati sono quelli, paradossalmente, sottoposti a quegli esperimenti e test che portano subito alla morte. Sugli altri la legge consente che si può sperimentare a oltranza.
Sono numeri, niente più che numeri segnati su un registro. E poi smaltiti, come rifiuti. E le immagini di ieri tratte dallo stabulario di Milano lo dimostrano, vite impilate sugli scaffali, numerate, l'orrore asettico del raziocinio che ha perso il sostegno del sentimento.
Comunque io sono contenta che stia avvenendo questo, anzi, si può dire che l'aspettassi da tempo. 
Significa che finalmente il potere istituzionalizzato della violenza sui più deboli comincia a sentir vacillare le proprie fondamenta. Significa che finalmente siamo usciti dalla fase della ridicolizzazione e sta cominciando la vera lotta, o dibattito, se preferite ("Tutti i grandi movimenti, inevitabilmente, conoscono tre stadi: il ridicolo, il dibattito, l'accoglimento" - John Stuart Mill).
Qui il video che mostra il coniglietto che ieri è stato portato in salvo dagli attivisti. Non so se coloro che non hanno un account FB potranno visualizzarlo. Mi spiace eventualmente per questi ultimi, se il video verrà caricato anche su youtube, aggiornerò il link.

Nota: giustamente mi fanno notare che le varie azioni di liberazione messe i atto dagli attivisti presentano differenze tra loro, sia nei fini, che nei mezzi impiegati per attuarle; ad esempio la liberazione dei cani da Green Hill non è stata preparata, ma è nata da un moto spontaneo e immediato di persone che si sono trovate lì davanti e a un certo punto hanno deciso di scavalcare i cancelli e di entrare; quella di ieri invece è stata organizzata (gli attivisti inoltre, molto genialmente, hanno usato i loro stessi corpi come ostaggi: si sono praticamente incatenati con la testa alle porte, così che se la polizia fosse entrata - ma che era stata subitaneamente avvertita - sarebbero rimasti strangolati dalle catene, impendendo quindi, di fatto, gli accessi alle forze dell'ordine) ed era mirata non solo, cosa più importante di tutte, a liberare gli animali (e per la prima volta non solo cani, ma topi, ratti, conigli, mandando il messaggio all'esterno di cosa realmente significhi essere antispecisti, alla faccia di quelli che pensano che noi ci interesseremmo solo ai cani e gatti), ma anche a portare allo scoperto, diffondendo immagini e video, la realtà degli stabulari; il presidio permanente davanti a Menarini del mese scorso, durato alcuni giorni, era mirato invece a bloccare l'accesso ad un carico di cani beagles provenienti dal Belgio (impedimento non riuscito, ma azione terminata comunque con successo perché i cani poi sono stati in adozione e di fatto la loro vita è stata salvata). 
Comunque sia quel che mi premeva rilevare è quanto tutto ciò sia il sintomo, il segnale di una nuova consapevolezza e di una nuova maniera - con nuove strategie - di fare attivismo.  

18 commenti:

Emmeggì ha detto...

Sacrosanta la campagna di Parte in causa. A proposito di associazioni impegnate in nobilissimi scopi (citi ad esempio AIRC), diversi anni fa, trovandomi tra i soci promotori di un'analoga associazione di ricerca, mi attivai per far sì che le ricerche finanziate dall'associazione stessa fossero non condotte su animali. Contattai un medico antivivisezionista e diedi parziale seguito alla cosa. Ma ero molto giovane e solo, e poi sono sopravvenuti altri eventi nella mia vita e non feci più parte dell'associazione. Comunque, all'epoca (parlo di quasi vent'anni fa), ero guardato all'inizio come un pazzo ma poi, col tempo, con un po' di fiducia e interesse. L'importante, a mio avviso, è non mettere in contrasto le cose, ma agire dall'interno mostrando come una ricerca libera da crudeltà sia possibile e auspicabie.
ps Non mi sembra incredibile che studenti provivisezione abbiano manifestato. Ne ho conosciuto qualcuno, e compreso -non condiviso- il punto di vista. Purtroppo sono persone che si portano dietro un karma davvero pesante...Spero che prima o poi si risveglino dall'incubo!

Rita ha detto...

Sì, certo.
Il fatto è che attualmente (e di questo bisognerebbe scrivere un altro pezzo a parte) i metodi sostitutivi hanno tempi lunghissimi di validazione, infatti ultimamente abbiamo anche fatto presidi davanti al Ministero della Sanità per chiedere l'accelerazione di queste pratiche, soprattutto rivolgendoci all'ECVAM, che è l'ente preposto a far ciò e soprattutto per chiedere che almeno parte dei fondi vi vengano dirottati perché finora, superfluo dirlo, i finanziamenti se li pappa tutti la ricerca con animali.
Comunque questo lavoro dall'interno lo stanno portando avanti le persone competenti in materia (medici e ricercatori, mentre io mi esprimo sempre e solo sull'antivivisezionismo etico (in gergo differenziamo tra AVS, antivivisezionismo scientifico, e AVE, antivivisezionimso etico) perché se mi esprimessi sull'altro non avrei credibilità, non avendo una formazione scientifica e in materia.
E un po' pure perché, come ho già spiegato tante volte, l'antispecismo (perlomeno quello debole) ritiene la vivisezione condannabile a prescindere, ossia a prescindere dalla sua presunta utilità o meno.
Comunque il dibattito interno c'è, si è aperto un tavolo anche nei giorni scorsi tra medici e ricercatori di ambo le parti.
"Utilità" non ha peso perché allora dovremmo e potremmo giustificare tanti altro orrori solo perché ritenuti utili. Però mi rendo conto che dobbiamo tener presente la realtà e che certe lotte si combattono con varie armi.
Diciamo (e di questo ho scritto un articolo che uscirà a breve), la visione antispecista debole ritiene che ogni antropocentrismo vada abbattuto, che sia necessario assumere la prospettiva animale e quindi gli argomenti indiretti (la carne fa male, la vivisezione è inutile, gli allevamenti inquinano) alla fine comunque continuino a remare in una direzione che è sempre troppo concentrata sui vantaggi della sola specie umana.
Ne parleremo a breve. Sta per uscire il nuovo saggio di Leonardo Caffo: "Il maiale non fa la rivoluzione: manifesto per un antispecismo debole" che tratterà proprio di questo. Aspetto di leggerlo anche io.

Rita ha detto...

P.S.: comunque complimenti per quello che all'epoca avevi cercato di fare. :-)

Alessandra ha detto...

Grazie di tutto, Rita ;-)

Rita ha detto...

Grazie a te. :-)

Maura ha detto...

Anche stamane "l'informazione pubblica" ha dato risalto alla protesta messa in scena dagli studenti-ricercatori provivisezione (a mio avviso persone frustrate dalla mancanza di lavoro a loro pertinente che si vedono in qualche modo "sottratte" possibilità e comunque non per questo giustificabili).
Spero che i servizi lanciati a favore della manifestazione del 20 aprile che ne ha visto un degnissimo epilogo il giorno successivo, sia rimasta nella mente delle persone ignare di quanto succede in questi laboratori-lager e che in seconda battuta il tutto non sia stato fatto scivolare via da questi reportage di basso profilo.
Di basso profilo per il semplice fatto che sappiamo bene da dove siano partiti, chi li ha imposti, ect, ect.
Che delle volte la gente non sia lasciata libera di ragionare col cervello!(il più delle volte usato come optional...)
Assurdo continuare a pensare che le brutalità perpetrate ai danni di esseri che non hanno scelto di fare da cavie servano realmente allo scopo che cercano continuamente di farci credere; solo la sperimentazione diretta su esseri umani può dare risultati veramente attendibili, ma questo noi lo sappiamo già.
Mi ha fatto letteralmente rabbrividire un commento fatto da uno di questi giovani manifestanti (secondo me anche "ingaggiati", permettimi la malizia) che ha definito una non buona cosa la liberazione degli animali detenuti nello stabulario del laboratorio di Milano, poichè non avendo mai conosciuto la libertà gli animali in questione ne avrebbero sofferto più che non contiuare a farsi torturare!
Già, se io sto male e mi maltrattano non è bene che cerchi di migliorare la mia condizione perchè forse sono nata per questo?!
Pazzesco! E c'è di questa gente in giro...

Vedo di mangiare un boccone che poi devo uscire; ci sentiamo stasera intanto buona giornata, Biancaneve.

CosmicMummy ha detto...

gli animali in questione sono immunodepressi. moriranno presto. solo una domanda: avete mai avuto una persona cara malata di cancro? così, per curiosità...

Rita ha detto...

Non è vero che moriranno presto, conosco tantissimi casi di animali recuperati dai laboratori. E comunque sia almeno non saranno più sottoposti a torture e moriranno dopo aver assaporato un po' di libertà e affetto.

Sì, ho avuto molte persone care malate di cancro, alcune sono anche morte, purtroppo. Entrambe i miei nonni sono morti di cancro, così un mio zio, e mia madre ha avuto un cancro quattro anni fa (fortunatamente guarita).
La tua domanda è tendenziosa perché io non sto dicendo che la ricerca non debba essere fatta, dico solo che non debba essere fatta sugli animali.
Gli animali soffrono esattamente come noi e hanno una complessità cognitiva e emotiva di cui purtroppo non si parla per mantenere lo status quo del loro sfruttamento. Lo scorso anno, non ricordo in quale città degli USA, è stata tenuta una conferenza di neuroscienziati che hanno parlato a lungo di questo, solo che i media gli hanno dato scarsissima rilevanza.
Non capisco perché inorridiremmo al solo pensiero di tenere esseri umani rinchiusi dentro gabbie (impilati come oggetti), ma accettiamo che tutto ciò venga fatto agli animali solo perché "utile". Il concetto di utilità non può sempre giustificare ogni orrore, non trovi? Altrimenti dovremmo ammettere che forse anche gli esperimenti che facevano i Nazisti una qualche utiltià forse l'avevano, no?
Ti invito ad informarti meglio sulle capacità di provare emozioni e stati psicologici complessi degli animali, oltre che il dolore. Ti invito a guardare i video sulla vivisezione. Dopodiché, magari, ne riparliamo.
Mi rendo conto che sono secoli che si sfruttano gli animali e che la cultura specista in cui siamo immersi non ci fa rendere conto della violenza e sopraffazione che vi è implicita (ci sono tanti meccanismi di rimozione e autodifesa che normalizzano questa violenza), ma ciò non significa che non ci sia.
Saluti.
P.S.: ho io una domanda per te, ora. Hai qualche animale domestico? Cane, gatto? Che differenza c'è tra il tuo, eventualmente, e tutti gli altri che stanno soffrendo nei laboratori?

Martigot ha detto...

Ho visto ieri sera al tg regionale della Lombardia un servizio su questo evento. Mi è sembrato che nel complesso si desse più spazio e quindi importanza ai manifestanti pro-vivisezione... I media raramente si schierano apertamente contro gli esperimenti sugli animali, mi sembra, a meno che non si tratti dei teneri beagles di Green Hill. Ma topolini e conigli, nell'immaginario collettivo, sono in fondo sacrificabili.
Ho visto le gabbie sistemate una sopra l'altra, nello stabulario, ognuna con il suo triste occupante, un coniglio o dei topi. Penso a Clint, il mio criceto che vive "agiato" con noi, circondato dall'affetto, e vorrei che anche quegli sventurati animali potessero avere una vita come la sua...Perché quelle "cavie" sono ESSERI VIVENTI, non cose.

Vorrei dire a CosmicMummy qui sopra che farli ammalare non ci farà guarire. Essere contrari alla vivisezione non significa essere dei fanatici che osteggiano la ricerca. Ben venga la ricerca scientifica, ma non quella fatta sulla pelle e sulla sofferenza di esseri viventi (tra l'altro, oltre al problema etico, con organismi molto diversi dal nostro, il che produce spesso effetti "indesiderati" quando certi farmaci efficaci negli animali passano all'uomo).

Rita ha detto...

Ciao Maura,
conosco (non di persona ovviamente, io ai vivisettori non darei la mano nemmeno la mano per sbaglio) i tipi che hanno messo su la protesta: sono gestori e commentatori di una pagina FB che si chiama "A favore della sperimentazione animale", ne esiste anche il relativo sito, ma lascia stare, non farti il sangue amaro a visitarlo perché poi usano dei sistemi cosidetti di propaganda per dare all'esterno un'immagine fuorviante degli animalisti - sono gli stessi che ci hanno paragonati ai Testimoni di Geova, che dicono che sia minorati mentali e tante altre belle cosette - in quanto prendono solo quegli esempi particolarmente "coloriti" di animalisti rabbiosi che urlano "a morte il cacciatore" e così via, con l'intento di farci passare per persone violente. Un po' come fanno i media quando danno risalto solo agli atti delinquenziali compiuti dagli extracomunitari, mentre le statistiche dicono cose diverse.
La verità è che l'occupazione dello stabulario, così come altre liberazioni che sono state fatte sono tutte iniziative nonviolente perché siamo contro la violenza. Ma ovviamente questi vogliono farci apparire come terroristi ahahahahhaha. Chissà il topo nello stabulario cosa penserà, chi vedrà come terrorista, se noi o i vivisettori. ;-)
Ragionano tutti con lo stampino perché sono indottrinati, già al secondo anno di università li portano ad assistere a decapitazioni di topi, li desensibilizzano in pratica. Negano l'evidenza (ossia che gli animali soffrono, che anelano alla libertà), o almeno questo è quello che dicono all'esterno per convincere la gente.
Come mai non mostrano gli esperimenti? Come mai non dicono come uccidono i topi, ad esempio con dislocamento delle vertebre? E come mai non informano adeguatamente gli studenti sulla legge sull'obiezione di coscienza e anzi, ridicolizzano chi ci si appella?
Ci raggiorniamo carissima. Un abbraccio.

Rita ha detto...

Ciao Martigot,
io ho visto i due minuti di video del servizio di Roberta Badaloni (TG1, lei è animalista ed è l'unica che si batte per mandare in onda servizi sullo sfruttamento animale, suo è quello che è stato fatto sulla mattanza degli agnelli, quello sugli allevamenti per il foie gras e quello sugli allevamenti di visoni... ovviamente deve sempre tagliare le parti più cruente) e lì si è parlato solo dell'occupazione dello stabulario. Degli altri non so. Comunque mi pare ovvio che il potere istituzionale delle case farmaceutiche, della ricerca pura con animali ecc. farà di tutto per osteggiarci. Era da aspettarselo. Ma intanto è un'ottima cosa che comincino a girare video, immagini e dossier che mostrano questi orrori. Così sempre più gente verrà a sapere.
Su FB sta girando anche la radiocronaca in diretta degli attivisti quando si trovavano all'interno dello stabulario. Se riesco poi lo posto. Descrivono ciò che vedono ed è allucinante.

Il tuo Clint è fortunato (così come il mio Marty, i miei gatti e tanti altri animali che sono stati liberati, salvati, adottati), ma tutti gli altri... povere creature.
Che mondo terribilmente sbagliato, ma il mondo diviene con noi, siamo noi a "farlo" e per questo dobbiamo lottare per metterne in luce gli orrori e provare a cambiarli.
Un bacione, a te e a Clint. ;-)

CosmicMummy ha detto...

rispondo con qualche giorni di ritardo ma solo per mancanza di tempo. e ci tengo a precisare che ti rispondo perchè a differenza di tanti altri animalisti sei gentile e aperta al dialogo (per quanto non credo aperta al cambiamento di opinione, ma lo stesso si può dire di me, anche se penso che confrontarsi con persone che la pensano in maniera diversa da noi sia comunque uno stimolo a ragionare sulle proprie convizioni). credo però che siccome partiamo da presupposti completamente diversi ed incompatibili ti scriverò ancora oggi e poi sarà meglio finirla qui, anche per non annoiare nessuno. tu credi nell'uguaglianza di tutte le specie (immagino ti limiti agli animali), io no. e non perchè ritengo l'uomo "superiore", sia ben chiaro, ma perchè è la NOSTRA specie. la vedo in termini evoluzionistici: la sperimentazione animale rientra nelle strategie di CONSERVAZIONE della specie. come per il gatto fare le fusa e quindi ricevere da mangiare dagli esseri umani. mi chiedi se ho animali domestici: no, non li ho ma ho due bambini. sinceramente non vorrei che per proteggere topi si rinunci a salvare la vita a bambini o altri esseri umani. gli animali domestici sono, come si dice "animali d'affezione", gli si vuole bene in quanto tali, sono i "nostri" animali, è vero che non sono diversi da quelli dei laboratori ma quando si parla di sentimenti la razionalità viene meno. non venirmi a dire che esistono alternative, perchè al momento non ce ne sono. e comunque la ricerca lavora anche per cercarle, queste alternative e proprio voi animalisti potreste impegnarvi in maniera costruttiva su questo fronte. se oggi sono vietati i test dermatologici sugli animali non è certo perchè qualche animalista si è incatenato o ha caompiuto atti di teppismo come questo, ma perchè la scienza è arrivata a un livello tale da permetterlo. importante lavorare quindi per ridurre sempre più l'utilizzo di animali (e di fatto sta già succedendo). la vivisezione poi è vietata per legge, sicuramente lo sai ma ti piace usare quella parola perchè fa scena. bè, è molto sleale.

Rita ha detto...

CosmicMummy, non condivido affatto la tua visione, comunque ti invito semmai ad approfondire il dibattito sull'antispecismo che ormai è arrivato anche in ambito accademico (nei paesi anglosassoni già da molto, in Italia siamo sempre un po' in ritardo). Ora sarebbe inutile approfondire qui.

Ti contesto una cosa però, la vivisezione non è affatto vietata per legge, in quanto il suddetto termine è oggi considerato valido da usare nella sua estensione semantica, come riportano l'enciclopedia britannica e americana, la Treccani e molte altre (potrai verificare tu stessa, ma ne ho parlato spesso qui). Oggi sperimentazione animale e vivisezione sono quindi considerati sinonimi (sebbene il secondo nella sua estensione semantica, ripeto).
E per vivisezione (o sperimentazione animale) si intende qualunque esperimento venga fatto sugli animali vivi, quindi test di sostanze farmacologiche, esperimenti persino di natura psicologica, frattura di arti e colonna vertebrale per provocare lesioni ecc. ecc.
Metodi sostitutivi ne esistono e si è in attesa della loro validazione (validazione che ha tempi lunghi per i continui ostacoli e anche per mancanza di fondi in quanto vengono sempre dirottati verso la ricerca con l'uso di animali).
Comunque io non contesto la SA sotto il profilo scientifico, ma sotto quello etico. Avresti dovuto capirlo ormai.
Il discorso dell'utilità è molto pericoloso perché potrebbe giustificare molti altri orrori, ad esempio guerre, invasioni di paesi (in nome di una presunta utilità economica, ad esempio).

Diciamo che per me il discorso sulla SA comunque non può essere disgiunto da quello sull'antispecismo in generale. Ciò che gli animalisti e antispecisti contestano è la legittimazione della specie umana di usare e sfruttare le altre per propri vantaggi. E si contesta la violenza e sfruttamento istituzionalizzato, non la predazione naturale che avviene tra altre specie.
Lo specismo è un costrutto culturale basato sul dominio e l'oppressione. Ma qui entriamo in una discussione teorica che ovviamente non posso riassumerti in poche parole. Insomma, se vorrai approfondire (tanto informarsi non significa mica dover necessariamente cambiare idea) posso consigliarti dei saggi e siti e riviste filosofici e scientifici sull'argomento.

Rita ha detto...

P.S.: e ciò che è molto sleale è l'oscurantismo messo in atto dai ricercatori che fanno vivisezione, visto che non permettono che trapelino immagini e video su ciò che realmente avviene e continuamente negano e minimizzano il numero di animali uccisi, disinformando la gente sull'effettiva sofferenza che moltissimi esperimenti procurano su esseri senzienti.

Rita ha detto...

P.P.S.:
ti faccio riflettere sulle conseguenze implicite in questa tua affermazione:
"la sperimentazione animale rientra nelle strategie di CONSERVAZIONE della specie. come per il gatto fare le fusa e quindi ricevere da mangiare dagli esseri umani."

Dunque mi stai dicendo che il dominio e l'oppressione sui più deboli, nonché forme di violenza istituzionalizzata rientrano nelle strategie di conservazione della specie? Dunque secondo te la violenza e il dominio sono attributi imprescindibili dell'evoluzione della specie umana?
Attenzione che non sto parlando della predazione, che considero naturale, ma dello sfruttamento e del dominio legalizzato e istituzionalizzato (che è ciò che si vuole combattere, ma per comprendere quello che sto dicendo dovresti avere chiara in mente la genesi storico-politica e culturale dello specismo).
Dunque, se rientra tra le nostre qualità, questo dominio e oppressione dei più deboli, perché non giustificare anche le guerre?

E dell'empatia, caratteristica grazie alla quale si è altrettanto evoluta la specie umana, che ne è? Perché considerare lecite quelle strategie che solo prevedono la sopraffazione delle altre specie e non quelle che invece potrebbero condurre alla solidarietà e rispetto di tutti i viventi? Perché coltivare solo il ramo della violenza e aggressività?

Caterina LibereLettere ha detto...

"il dominio e l'oppressione sui più deboli, nonché forme di violenza istituzionalizzata rientrano nelle strategie di conservazione della specie?"

secondo me in parte sì;
mi viene in mente quanto raccontato nei libri di jared diamond ad esempio ...
però non capisco, come dici bene tu, perché da una simile premessa si arrivi a rifiutare (almeno esteticamente..) solo una parte di questa violenza, cioè quella intraspecifica.
se si pensa che sia funzionale alla specie e dunque accettabile, si accetta tutta, altrimenti si rifiuta in toto perché lo si pensa giusto e chissenefrega della sua presunta funzionalità, del resto da noi completamente incontrollabile e quindi al massimo utilizzabile come giustificazione, appunto.

Caterina LibereLettere ha detto...

PS. ovviamente sull'ultima parte del tuo commento sono completamente d'accordo. l'empatia, almeno per piccoli strappi dovuti a minoranze, c'è sempre stata, e mi sembra l'unica cosa degna di essere coltivata.
purtroppo non riesco ad essere molto ottimista, ma pazienza.

Rita ha detto...

Ciao Caterina,
io direi che lo sia stata, una forma di conservazione della specie, indubbiamente. Ma direi anche che oggi siamo arrivati al punto di riuscire a poter rifiutare questa aggressività e proprio perché, paradossalmente, stiamo avendo la possibilità di renderci conto di quanto troppo oltre ci siamo spinti (capitalismo che affama più di metà della popolazione mondiale, sfruttamento selvaggio delle risorse, esseri viventi trattati come mere risorse rinnovavili, distruzione dell'ecosistema, alienazione).

Jeremy Rifkin nel suo saggio La civiltà dell'empatia teorizza un nuova forma epocale, prossima a venire, in direzione di un ritrovato equilibrio e riconciliazione.

Inoltre non dobbiamo pensare che il mondo, la nostra evoluzione e cultura siano statici, appunto, enti astratti immodificali. Se anche è vero che ci siamo evoluti indubbiamente grazie a una buona dose di oppressione e violenza sui deboli (ma dunque un vero progresso per tutti non si è mai davvero raggiunto, né si sono avverati i presupposti dell'illuminismo, come scrive Adorno ne La dialettica dell'illuminismo), non vedo perché oggi non dovremmo o potremmo invece pensare ad un tipo di evoluzione diversa, più empatica, più inclusiva e rispettosa di tutti i viventi.
Io sicuramente sono un'ottimista per carattere e so che vale la pena provare a lottare per questo. ;-)

Grazie per i tuoi commenti, un saluto. :-)