venerdì 4 ottobre 2013

Open di Andre Agassi: una non-recensione



E così ieri sono entrata in una grande libreria in cerca di ispirazione, cercavo un romanzo, uno di quelli che tengono lo sguardo incollato alle pagine, di quelli che poi da quando lo cominci non pensi ad altro, ma ero scazzata, non mi andava di cercare, mi capitavano sotto gli occhi tutti i grandi classici che ho già letto, oppure quelli che non leggerei mai nemmeno a pagamento e poi c'era Open, l'autobiografia di Andre Agassi che mi occhieggiava da uno scaffale posto al centro della stanza intorno a cui continuavo a gironzolare.
È da quando è uscito che volevo prenderlo, un po' perché ho seguito e giocato a tennis per un periodo della mia vita e Agassi era, come per tutte le ragazzine dell'epoca, il mio idolo, e un po' perché ho letto diverse recensioni positive (non è solo un'autobiografia, ma un vero romanzo di formazione ecc. ecc..) e un po' perché così, a pelle, mi andava, mi solleticava l'idea di ficcare il naso nei fatti privati di questo personaggio che ha avuto una vita abbastanza movimentata e intorno alla quale sono circolate diverse leggende.
Lui era un vincente e un perdente al tempo stesso, di lui si diceva che avesse paura di vincere i tornei davvero importanti, troppe pressioni, troppa insicurezza, instabilità emotiva. In questo libro, pare, da quello che ho letto in giro, che si racconti di quanto in realtà odiasse il tennis e di quanto avesse sempre voluto smettere, ma senza mai riuscire a farlo perché in fondo il tennis era la sua vita. 
Insomma, sono lì in libreria che continuo a soppesare questo libro, un bel mattoncino edizioni Einaudi, costicchia anche, ho veramente voglia di leggere l'autobiografia di Agassi, mi dico? A rafforzare i miei dubbi si aggiunge la voce della ragione in fatto di libri, quella del mio compagno, ché se fosse per me svaligerei librerie intere senza controllo, quando, dice lui, a casa praticamente non abbiamo più un posticino uno per metterli, siamo invasi da libri, perché devi comprarne altri?
La biografia di Agassi poi - mi fa - ma davvero vuoi leggere la biografia su Agassi? Un libro sul tennis? Davvero vuoi leggere un libro sul tennis? Ma non è meglio se ti compri un bel romanzo come avevi detto allora? Sì, ma cosa? - faccio io. E mi guardo intorno sconsolata, come se non fossi una lettrice veterana, come se fosse la mia prima volta in una libreria e mi sentissi sperduta in mezzo a tutta quella cellulosa scritta. 
La lettrice snob che è in me mi dice che no, non posso leggere l’autobiografia di Agassi, la lettrice verace che pure è in me mi dice invece va bene tutto, ché nella lettura bisogna essere anarchici, ché in fondo non sai mai se un libro può essere bello o brutto fino a che non lo hai letto.
E poi ho voglia di farmi sorprendere, anche in negativo, purchessia, ultimamente ho letto solo saggi e robetta anche pesante e quindi senza pensarci un secondo di più arraffo al volo il mio Agassi e mi dirigo alla cassa, soddisfatta come una che ha appena deciso di fare l’acquisto della vita.
A piazza della Repubblica il mio compagno si ferma a scattare alcune foto per provare un obiettivo – dice -  così io mentre aspetto, tiro fuori il mio libro nuovo di zecca e comincio a leggere, lì in piedi più o meno in mezzo alla piazza, incurante del fatto che le persone ci guardino, una strana coppia dobbiamo sembrare, lui che scatta foto ad angoli improbabili di palazzi e io che gli sto accanto con questo librone in mano e pure strizzando gli occhi, ché sono senza occhiali.
Ricomincio lo stesso periodo per cinque volte di seguito, tante sono le volte che il mio compagno mi interrompe per chiedermi di tenergli la macchina fotografica mentre cerca gli obiettivi da provare nella borsa, ma intanto vado avanti, scorro le prime due e tre pagine e a un certo punto mi pare che non mi importi di niente se non di sapere come proceda la vita di Agassi.
Faccio fatica a sovrapporre le immagini dei miei ricordi dei suoi match più famosi ed estenuanti con quelle intime che trapelano da queste pagine e poi a un certo punto succede qualcosa di magico e inaspettato e capisco che in fondo quello che sto leggendo è proprio il romanzo che ero andata cercando quando sono entrata in libreria, uno di quelli che una volta cominciati non riesci a metter via e che ti tengono sveglia la notte.
Open non l’ha scritto Andre Agassi, lo dichiara apertamente nei ringraziamenti, pure se ovviamente ha partecipato all’intera opera di stesura, raccontando, ricordando, ricostruendo aneddoti, storie, eventi, dialoghi, ricompattando la memoria dei tanti incontri, numeri, cifre, giorni, tornei, sentimenti, emozioni, vita privata.
È scritto bene, con ironia e attenzione dei dettagli, realistico ed epico al tempo stesso, più che un’autobiografia sembra un romanzo di fantasia e il fatto che ci siano nomi conosciuti di persone che hanno fatto la storia del tennis rende tutto ancor vagamente surreale, stranito e avvincente.
Arrivano le quattro del mattino e nonostante gli occhi brucino e domani mattina – questa mattina – devo alzarmi presto, sono ancora lì che leggo. Il mio compagno ogni tanto mi guarda mi fa: ma puoi fare le tre del mattino per leggere l’autobiografia di Agassi? Un libro sul tennis... ma si può?
Sì, si può, faccio io. 
Sono felice di aver ritrovato la lettrice anarchica che ero, quella che i libri un po' li sceglie anche a istinto, attratta da un argomento o da un titolo, quella che delle recensioni si fida, fino a prova contraria, che ascolta consigli e pareri amici di esperti, ma anche meno esperti. 
E ora scusate, ma Open è lì che mi aspetta e quasi quasi sono contenta di mandare anarchicamente affanculo tutti gli impegni presi della giornata per sprofondare nel divano cercando di ricordarmi quella pienezza inconfondibile del suono che fa la pallina quando colpisce bene il telaio.

9 commenti:

Emmeggì ha detto...

Indovina che libro sto leggendo?

Rita ha detto...

Non mi dire che stai leggendo proprio questo... non ci credo. ;-)

Anonimo ha detto...

Anche io ho avuto un periodo in cui ero tennis dipendente ed era proprio nel periodo in cui Agassi stava diventando un campione. All'epoca andava pazza per Lendl (mi chiedo ancora perchè). Da un po' mi stavo chiedendo come sarà sto librone di Agassi e adesso quasi quasi un pensiero ce lo faccio...il tuo post mi è piaciuto molto.
Sara

Anonimo ha detto...

guardando il tuo blog un po' più a fondo, c'è decisamente ben più del tennis e sono sempre più convinta di essere vegetariana.
Sempre Sara

Rita ha detto...

Ciao Sara, secondo me il libro merita, è veramente avvicente, non si riesce a smettere di leggerlo. ;-)

Mi fa piacere che sei vegetariana. ;-)

Erika ha detto...

vegetariana non basta , è uguale a mangiare carne, devi essere vegan

Rita ha detto...

Erika, anche tu hai cominciato diventando prima vegetariana, no?

Se ci mettiamo a bacchettare una persona che magari sta facendo un percorso e che già ha fatto il passo di diventare vegetariana, poi veramente rischiamo di far passare la voglia alle persone di approfondire e informarsi.

Emmeggì ha detto...

CREDICI!! ;-) Ne parleremo...

Rita ha detto...

Io l'ho quasi finito, mi sta piacendo molto e proprio perché le riflessioni che vengono fatte non sono applicabili solo al tennis, ma a tantissime altre situazioni, così che ognuno riesce ad applicare un po' a sé stesso, ci si ritrova insomma, pur vivendo una vita del tutto al di fuori dell'agonismo sportivo.

E comunque lui è una personaggio che mi piace molto, lo trovo autentico, sincero, perlomeno dal ritratto che ne vien fuori.