sabato 26 aprile 2014

Ai confini dell'antispecismo


Uno degli argomenti usato più di frequente per contestare l’antispecismo è che esso sia impossibile nella prassi perché nessuno può evitare di uccidere insetti quando cammina o va in macchina.
Penso che questo argomento meriti di essere preso in considerazione e che non lo si possa liquidare con leggerezza, ma penso altresì che non sia valido o sufficiente per poter dire che l’antispecismo non esista.
Nella sua teorizzazione originaria l’antispecismo si occupa di combattere lo specismo, ossia la discriminazione morale degli animali non umani che di fatto ne giustifica e legittima il loro sfruttamento e la loro uccisione per i più svariati scopi e per un nostro tornaconto; è un pensiero e una prassi, quello dell’antispecismo, che mira a combattere quindi lo sfruttamento degli animali e tutte quelle pratiche di dominio intenzionale della specie umana sulle altre (quindi allevamenti, zoo, circhi, vivisezione, caccia e pesca “sportive”, corrida ecc.) così come li abbiamo istituiti e istituzionalizzati a livello sistemico e sistematizzato nelle nostre società.
L’uccidere insetti con la macchina o camminando non rientra invece in una pratica intenzionale di dominio o sfruttamento, è solo l’effetto sciagurato del nostro esistere e muoverci sul pianeta terra. Si tratta cioè di un effetto indiretto del nostro agire e del nostro esistere. Potremmo quindi fermarci qui e dire che tale questione degli insetti morti per errore non riguarda l’antispecismo.
Eppure qualcosa mi dice che se invece di insetti, a finire spiaccicati sul parabrezza delle auto fossero bambini o mammiferi, non liquideremmo così tanto facilmente la questione. Quindi forse è vero che un po’ di specismo continua a restare sedimentato anche in chi è pronto a dichiararsi antispecista (come me, del resto!) e che non è vero che consideriamo degni di ugual valore e considerazione proprio tutti tutti gli individui senzienti. Alcuni animali sono più uguali degli altri, scriveva Orwell, e forse questa è qualcosa di più di una mera legge sociale e politica. Sembra essere piuttosto una legge di natura necessaria e immodificabile. Detto in altre parole: alcuni animali sono più sfortunati di altri. 

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