lunedì 16 novembre 2015

Tonnare e manganelli


"Nel punto più basso e più dimenticato della nostra società opulenta, dove si consuma una violenza silenziosa, accettata come naturale dalle grandi masse dei consumatori inebetiti da un mondo ridotto a mercato, si trovano i nostri fratelli animali. Mai la loro condizione è stata così aberrante come nella società capitalistica contemporanea, una mega-macchina del consumo che li ha ridotti a mera merce da produrre, far crescere ed eliminare in serie, togliendo senso e dignità ad ogni atto vitale, dalla procreazione alla cura dei cuccioli fino all'espansione della propria indole.
Sentirmi tonno, sia pure per poco, mi ha aiutato a capire che battersi per la giustizia, e per giustizia intendo il diritto a una vita dignitosa e libera, comporta comprendere che vi è un legame stretto, indissolubile, fra le tre dimensioni - geografica, sociale, di specie - del dominio contemporaneo.
È in questo quadro che vanno collocati i progetti, i sogni, le battaglie che ci stanno a cuore. Credo di aver capito, insomma, che battersi per i diritti animali non è, come pensavo un tempo, un lusso o una forma di dedizione e di impegno civico notevole ma tutto sommato minore, bensì una lotta, se inquadrata in chiave antispecista e nonviolenta, che ha un enorme potenziale come fattore di cambiamento, sia in senso politico, sia per la vita dei singoli individui. Allo stesso modo, la lotta contro la società dei consumi, contro il capitalismo finanziario, per una società capace di giustizia sociale e di futuro per il pianeta, non può prescindere da una visione d'insieme, che includa gli altri animali come compagni di strada sulla via del cambiamento e della liberazione".

Da Restiamo Animali di Lorenzo Guadagnucci - editore Terre di Mezzo

Lorenzo Guadagnucci è quel giornalista che rimase coinvolto nel pestaggio della scuola Diaz durante il G8 a Genova del 2001. Dieci anni dopo, ricordando un'espressione da lui usata per descrivere quel pestaggio - "sembrava una tonnara" - realizza che in quel frangente anche lui si era sentito come un tonno, ossia un semplice corpo animale sottoposto alla violenza, al dominio assoluto, un corpo tra tanti dove ogni diritto - chi sei, cosa hai fatto, da dove vieni - viene negato. E qui realizza e mette a fuoco quanto sia profondamente ingiusto ciò che gli animali non umani subiscono ogni giorno. E diventa attivista antispecista, oltre a proseguire il suo impegno come attivista contro il razzismo, convinto che essere un giornalista impegnato non solo non precluda l'obiettività e l'imparzialità dei propri scritti, ma sia anzi condizione necessaria per opporsi alle ingiustizie sociali.

"Nelle due ore trascorse dentro la scuola Diaz eravamo pura carne, sottoposti al dominio senza condizioni di un gruppo di persone che potevano permettersi, in quelle precise circostanze, di disporre pienamente dei nostri corpi, della nostra sorte (...) Mi sentivo più che nudo, come se nulla più contasse, né il tuo nome, né la tua storia, né i tuoi diritti di cittadino. In quel momento ero ridotto alla pura materialità del mio corpo ferito, prostrato, sanguinante."

Non è forse così che si sentono tutti gli animali non umani?

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