domenica 26 febbraio 2017

Rimozione come difesa


Ieri durante il presidio NOmattatoio è passato un camion di cavalli. Non siamo riusciti a riprenderlo perché il semaforo era verde e andava troppo veloce.
Ho fatto in tempo però a incrociare gli sguardi di quelle creature - le criniere mosse dal vento, l'espressione di paura e ansia - prima che il camion girasse a destra per entrare al mattatoio. 
Ancora una volta ho pensato che persino noi che siamo lì, consapevoli dello sterminio di miliardi di animali in atto in ogni parte del globo, comunque sia mettiamo costantemente in atto una rimozione di quello che realmente accade. La rimozione è la nostra salvezza altrimenti saremmo annientati dal dolore e dalla disperazione e non avremmo più energie per agire. 
La mia speranza è che anche tutti coloro che continuano a mangiare gli animali lo facciano non per cattiveria, sadismo, o indifferenza, ma per non venire annientati dalla consapevolezza di quanto accade agli altri animali con il sostegno delle proprie scelte.
Una volta lo disse anche Melanie Joy: le persone amano gli animali (basti pensare a come essi siano presenti nello nostre vite sin da quando siamo bambini: li abbiamo avuti nei nostri giochi, sulla carta da parati delle nostre camerette, sui vestitini) e se sono indifferenti al loro sterminio è proprio perché prenderne veramente atto provocherebbe troppo dolore e costringerebbe a fare delle scelte che vengono percepite come difficili e problematiche (come quella di diventare vegan). 
Per noi non è stato difficile fare una scelta coerente con il nostro sentire, ma per molti lo è perché c'è ignoranza, disinformazione, pregiudizi e perché l'industria della carne, del latte, delle uova, del pellame e quella farmaceutica remano contro il sorgere di questa consapevolezza e accrescono la rimozione, negazione e dissociazione. 
Anche il considerare gli altri animali come oggetti, o comunque individui inferiori fa parte di questo pacchetto che è il suddetto meccanismo di rimozione, negazione e giustificazione. 

Questa mia riflessione (peraltro nulla di nuovo, sono cose che ho già detto tante volte) non è una giustificazione, ma un tentativo di spiegazione del perché vengano commessi crimini tanto atroci con la complicità di tutti.

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