martedì 1 agosto 2017

Sein und Zeit


The arrival di Villeneuve è uno dei migliori film che ho visto negli ultimi anni.
Finalmente una fantascienza che torna a dire qualcosa. L'impianto filosofico è evidente (Heidegger), così come le contaminazioni di Tarkovskij e Malick.
Le grandi domande che l'umanità pone agli alieni sono le stesse che dall'origine ha sempre posto a se stessa: chi sono, perché sono qui, qual è il mio scopo.
Molto interessanti le riflessioni sul linguaggio dalle quali deriva la linearità o meno del pensiero, la quale, a sua volta, determina la percezione del tempo.

4 commenti:

Giovanni ha detto...

rece-lampo, la tua, Rita. :) Però densa e colta. Malick si vede benissimo, in tanti campi e tempi di ripresa di immagini, visi e e spazi e luci. Tarkovskij (di Solaris?), nel tipo di comunicazione umani-alieni?
Ma Heidegger? sono carente in proposito, pensa che io ci vedevo molto di più Nietzsche! che ne pensi? e mi spiegheresti perché Heidegger? :)

Rita ha detto...

Ciao Giovanni,
ci siamo sentiti anche su FB, quindi in realtà ti ho già risposto. Se vuoi possiamo copia-incollare qui lo scambio che abbiamo avuto, per uno spunto ulteriore in chi legge. Dimmi tu. :-)

Giovanni ha detto...

per me va benissimo. approfittiamo della tecnologia :-)

Rita ha detto...

Ti copio il commento che ho scritto su FB: nella decisione di Louise di far nascere comunque la sua bambina, anche sapendo che dovrà morire prematuramente. Quando dice: e ho vissuto ogni momento. Nel valore dell'esperienza del vissuto, dell'esistenza, che è il solo antidoto alla disperazione della consapevolezza di dover morire. E poi nel fatto che il tempo è sostanzialmente esperienza.