venerdì 21 dicembre 2018

Liberarsi dal patriarcato

Per difendere la regolamentazione della prostituzione sul modello tedesco (che tradotto significa: liberalizzare lo sfruttamento, depenalizzare i papponi e favorire i clienti, mentre le prostitute diventano merce regolata dal libero mercato, quindi soggette poi a fenomeni come quelli dei bordelli all inclusive: orribili capannoni su più piani - ogni piano un tipo di donna che si può scegliere anche sul menu - in cui per cento euro si possono comprare corpi da usare, cibo da mangiare e qualcosa da bere) bisogna avere proprio una mente bacata intrisa del più becero patriarcato. Perché solo una mente bacata intrisa di becero patriarcato può pensare che una donna che non sia spinta da gravi necessità economiche possa scegliere come lavoro, come progetto di vita, ma anche come occupazione momentanea quella di farsi usare, umiliare, toccare, e spesso picchiare da uomini sconosciuti che vanno con le prostitute proprio perché gli piace avere un corpo tra le mani malleabile come un oggetto e trovano faticoso evidentemente relazionarsi con individui.

Solo una menta bacata intrisa del più becero maschilismo può paragonare la "scelta" di lasciar usare il proprio corpo (non vi servono i disegnini per capire cosa richiede sottoporsi a questa pratica, vero? Ricordo comunque che tra le "abilità richieste" Rachel Moran, ex prostituta, autrice di "Stupro a pagamento!", dice: abilità nel reprimere l'istinto di vomitare, abilità nel riuscire a dissociarsi da quello che si sta facendo, abilità nel sopportare il dolore) a quella di servire un caffè al bar e questo perché è stata interiorizzata una certa considerazione della donna come di un corpo sempre pronto all'uso, disponibile, al bisogno, a lasciarsi usare in ogni modo fantasioso espresso e richiesto dal maschio superiore e padrone; in fondo, sembrano pensare costoro, una donna, a parte a procreare e a farsi scopare, a cosa serve?

Non capire che non si tratta di moralismo, ma di evitare che le donne diventino ancora di più corpi sfruttati dal libero mercato è veramente imbarazzante. Del resto ci sarà un motivo se invece nella libera Svezia (che di certo non è un paese bigotto) la legge punisce i papponi e penalizza i clienti aiutando le prostitute a uscire dal sistema prostituente? 
E come non si fa a non capire che la tratta delle schiave non è un fenomeno esterno al sistema prostituente, ma un pilastro che lo sorregge? Perché senza profonda necessità economica non ci sarebbe abbastanza "carne da macello", dato che le "volontarie" sarebbero veramente poche (e che comunque nessuno vieterebbe loro di fare sesso a pagamento in una transazione privata). Pensare che si possa regolamentare la prostituzione proteggendo le donne coinvolte nel sistema prostituente da violenza, umiliazione, profonda sofferenza, riduzione a oggetto, annullamento dell'individualità (è questo che richiede il cliente, non un soggetto pensante, ma un corpo malleabile da usare) è come pensare che possa esistere un sistema di allevamento e uccisione degli animali senza violenza e in cui veramente vengano tutelati i loro interessi. Non a caso, sempre Rachel Moran ricorre spesso a questa analogia: corpi usati nel sistema prostituente=carne da macello.

Come dice un'altra ex prostituta citata nel libro dalla Moran: sì, il capitalismo sfrutta tutti e anche la persona che gira burger da Mc Donald's è sfruttata, ma nel sistema prostituente la donna non è quella che gira burger (o che serve il caffè o che fa le pulizie), la donna è il burger stesso.

Faccio veramente fatica a comprendere come ci si possa dichiarare femministe e poi sostenere che entrare nel sistema prostituente possa definirsi un lavoro, dal momento che si tratta di una pratica di antichissimo sfruttamento da parte del patriarcato, che annulla e ostacola quindi il riconoscimento della donna in quanto individuo. E che lo ostacolo per tutte noi, non solo per la donna stessa che si prostituisce. 
Come si può pensare che reprimere la propria soggettività e farsi carne malleabile nelle mani di uomini che cercano solo di usarti come un oggetto possa in qualche modo contribuire alla propria autodeterminazione? Come dice la Moran, lasciarsi usare è l'esatto opposto del controllo su se stesse. Significa farsi oggetto, in tutti i sensi.

Sugli uomini sedicenti femministi che difendono il "sex-work" non mi pronuncio: in fondo stanno solo difendendo i loro privilegi e, come ho detto sopra, hanno la mente bacata da secoli di patriarcato. Basta che non sia la loro figlia, sorella o mamma, e poi va bene. Si sa che il resto delle donne sono tutte troie da scopare, come cantano i tipi della trap.

Ora, prima di venire qui sotto a dire la propria, vi prego di informarvi su cosa si intenda per regolamentazione secondo modello tedesco e su quello che invece ci auspichiamo sul modello svedese. Andatevi anche a leggere le recensioni dei clienti dei bordelli per rendervi conto di come vedono queste donne, cosa pensano di loro, cosa si aspettano da loro. Infatti, più che parlare della donna nel sistema prostituente, di come è trattata e usata, qui serve un cambio di mentalità e il vero necessario cambio per mettere in discussione la pratica patriarcale di sfruttamento più antica è quello di focalizzarsi sul cliente, su chi usufruisce di certi servizi. Chi è il cliente tipo? Chi sono gli uomini che pagano per avere un corpo da usare? Nessuno vuole danneggiare le donne in stato di necessità, infatti serve parallelamente di inserirle in un progetto di fuoriuscita dal sistema prostituente e di instradamento nel mondo del lavoro. Noi vogliamo invece penalizzare i clienti, impedirgli di continuare a usare i corpi delle donne. 
Quello che serve, soprattutto, è un cambio radicale di mentalità per cui si smetta di vedere, pensare, immaginare come "normale e naturale" comprare corpi a pagamento perché questo è quello che vuole il patriarcato, questo è un pensare da maschilisti. Le donne non sono oggetti e il loro corpo non è merce.

La regolamentazione non protegge le donne, ma solo i papponi e gli interessi dei clienti sfruttatori.

Smettiamola di pensare al sistema prostituente come a un sistema in cui le donne possano autodeterminarsi e iniziamolo a vedere per quello che è: un sistema in cui gli uomini possono invece usarle, violentarle, fargli male, mercificarle, annullarle.

Pensare di liberarsi dal patriarcato legittimando la prostituzione è come pensare di liberare gli animali legittimando il welfarismo.

3 commenti:

Erika ha detto...

Infatti sotto il fascismo ci stavano i bordelli e il fascismo non era certo un sistema liberale.

Erika ha detto...

Rita fai un post su questo argomento: come mai il movimento vegano si interessa solo di promuovere uno stile di vita ma non fa' nulla per ottenere la liberazione degli animali che ORA stanno venendo uccisi

Erika ha detto...

Intendo dire che se io fossi uno degli animali in allevamento intensivo destinati al mattatoio vorrei che qualcuno mi liberasse ;-(((( e subitoo