giovedì 19 marzo 2020

Un micio al giorno e la sua storia - quinto giorno


E per la rubrica una foto di un micio al giorno e la sua storia, oggi vi propongo Ariel, anche lei inizialmente data per maschietto (ma qui l'errore è stato della veterinaria che non aveva saputo vedere bene), anche detta micia-pertugio per la sua propensione a infilarsi in pertugi strettissimi, per lo meno da piccina e infatti è proprio di fronte a un tombino che facciamo la sua conoscenza.

È una splendida mattinata di fine primavera quando lo squillo prolungato del citofono ci distoglie dalle nostre abituali attività. Chi sarà, il postino, un vicino, un Testimone di Geova, qualcuno che ci vuole vendere qualcosa? È Vito, l'allora parcheggiatore di zona, un signore che si era inventato il mestiere di farsi lasciare le chiavi degli abitanti del quartiere per poi sistemarle man mano, evitando al contempo che i vigili facessero le multe.

- Signor Andrea, signor Andrea, scendete, c'è un gattino piccolissimo che attraversa la strada e scappa, abbiamo cercato di prenderlo, ma ora si è nascosto dentro un tombino.

Noi siamo i gattari/animalisti del quartiere, non gli unici, ma comunque quelli a cui spesso citofonano per emergenze di questo tipo.

Scendiamo giù, ci abbassiamo e sbirciamo dentro la fessura del tombino; due occhietti luminosi ci guardano, il resto non si vede, è tutto nero. Chiamiamo, micio qua, micio qui, mettiamo la pappa vicino, ma niente, ha troppa paura e non si sposta di un millimetro.
Ho un'idea: salgo in casa e prendo Emily, la metto dentro a un trasportino e la porto giù. Lei miagola. Il batuffolino nero che è dentro al tombino lentamente sporge la testolina ed esce fuori. Andrea Festa l'afferra al volo e si becca persino un morso tremendo - ma non molla la presa! - e tra gli incoraggiamenti e gli hurrà del capannello di persone che nel frattempo si era fermato a guardare, portiamo a casa il premio: una gattina nera nera come la pece (che però pensavamo fosse un maschietto, chiamato Ariel, come lo spiritello de La Tempesta di Shakespeare, che per fortuna è un nome abbastanza neutro).

La mettiamo dentro a un bagnetto, le diamo acqua, cibo, insomma, la rifocilliamo un po'. Poi chiudiamo la porta e la lasciamo in pace per farla riprendere dallo spavento, lasciare che si tranquillizzi un po' ecc.

Dopo un'oretta circa, forse anche meno, torniamo a dare un'occhiata.

La gattina è sparita. Cerchiamo ovunque, ma nel minuscolo bagnetto non c'è traccia. Controlliamo la finestra: chiusa. Controlliamo sotto al mobiletto, dietro al water e in ogni dove, ma niente. Silenzio. Chiamiamo, ma non un miagolio in risposta, nulla di nulla.

Ci viene un dubbio: controlliamo la colonna del lavandino, che in effetti ha una piccola apertura. È difficile infilare la testa lì dentro, fare luce con la torcia, controllare. Andrea riesce a malapena a infilare la mano, sente qualcosa di morbido, immobile, sembra un cencio, un pezzetto di stoffa. Temiamo il peggio. Riesce ad afferrarla per miracolo, e la tira fuori. È stordita, ma si riprende, sta bene. Aveva infilato il corpicino a testa in giù, se fosse scesa un centimetro più in fondo non sarebbe stato possibile prenderla. Ovviamente avremmo rotto la colonna, l'avremmo comunque liberata, ma la mancanza di aria e la posizione in cui stava e che le impediva qualsiasi movimento avrebbero potuto essergli fatali.

Oggi Ariel è una micia ancora tremendina, vivace e dispettosa, ma comunque affettuosa. Molestissima, si mette d'impegno a fare tutte le cose che sa che non deve fare. Faccio un esempio: nelle scorse settimane avevamo una micia malata (Nora, scriverò anche di lei) che tenevamo in una camera separata dagli altri, un po' perché doveva stare tranquilla, un po' perché doveva mangiare cibo particolare. E niente, Ariel, la micia-pertugio, in quei giorni pareva che vivesse per entrare in quella stanza, riuscendoci puntualmente. Ogni volta per farla uscire diventava un problema. Scappava e si nascondeva, saltava sugli armadi, sulle mensole, si infilava negli angoli più remoti sotto al letto. Alla fine abbiamo mollato e l'abbiamo lasciata. Ha perso subito interesse. Certi gatti sono così. Dei bastian contrari di natura.

Rispettate gli animali, tutti, sono sensibili e senzienti. Non li mangiate, aiutateli, imparate a conoscerli, siate curiosi e rifiutate i pregiudizi.

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