martedì 22 dicembre 2020

La città dei vivi di Nicola Lagioia


Non riesco a smettere di leggerlo da ieri. Non è una semplice ricostruzione di un omicidio efferatissimo, ma il tentativo di comprenderne il perché partendo dall'analisi di una città già di suo incomprensibile come Roma. Dicono che a Roma non succeda mai niente, e invece è una città che sotto sotto ribolle, non sta mai ferma, come le acque torbide del fiume che la attraversano.

L'inizio è come una sorta di messa a fuoco, si parte dal luogo più iconico di Roma, il Colosseo, e si racconta la corruzione e il lassismo amministrativo con poche, efficaci battute, poi si stringe il campo sull'interno di un ufficio e dal pubblico si passa al privato, all'interno di una casa con una TV accesa da cui provengono le immagini del fatto di cronaca, dell'omicidio, assurdo e insensato, di un giovane ragazzo. Questo movimento dall'esterno all'interno e fino al privato, ai personaggi, corredato da interviste, messaggi su WhatsApp ecc. è la trama che Lagioia intesse per cercare di tenere insieme e dare un senso a questa tragica vicenda e ci riesce magnificamente, senza retorica, senza indugio nel morboso, senza bisogno di effetti speciali, semplicemente ponendosi domande e scrivendo con sincerità.

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