venerdì 11 giugno 2021

Il doppio inganno dell'alevamento sostenibile

 Ieri mi è comparsa sulla home di Facebook la pubblicità della LIDL. L'immagine conteneva una bistecca e sopra, a caratteri cubitali, la scritta IL BENESSERE ANIMALE, poi a seguire, a caratteri leggermente più piccoli NON CONOSCE STAGIONI, ANCHE QUANDO ARRIVA IL MOMENTO DI GRIGLIARE.

Il bello è che le persone, i consumatori, molto spesso sono disposti a lasciarsi prendere in giro in questo modo. Credono alla menzogna del benessere animale perché, da una parte, ci vogliono credere, e dall'altra perché comunque hanno introiettato lo specismo, cioè non mettono in discussione il fatto che gli animali si usino e si mangino.

A tal proposito, oggi è stato pubblicato questo mio articolo sul blog di Progetto Vivere Vegan. 

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L’allevamento cosiddetto sostenibile – definito etico, biologico, estensivo – volto a edulcorare la facciata dello sfruttamento, inganna due volte: i consumatori e gli animali.

Benessere degli animali o delle tasche degli allevatori?

L’inganno nei confronti dei consumatori è abbastanza complesso ed è legato al concetto di benessere animale.

Per benessere animale si intende un apparato normativo concepito all’interno dell’industria zootecnica, quindi all’interno di una cornice specista, che dovrebbe tutelare appunto la salute e il benessere degli animali. Animali a cui da una parte si riconosce la capacità di sentire, soffrire, provare dolore e piacere, ma a cui dall’altra continua a venire negata la possibilità di essere pienamente soggetti della loro stessa vita e di esprimere e soddisfare gli interessi relativi alla loro specie, non solo da un punto di vista fisico, ma anche psicologico ed etologico e che, soprattutto, verranno comunque mandati al mattatoio quando il costo del loro mantenimento in vita supererà quello del valore del loro corpo stabilito dal mercato.

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