martedì 26 giugno 2012

Lucernario di José Saramago

È uscito un nuovo romanzo di Saramago. Sì, proprio lui, José Saramago, morto esattamente due anni fa, uno dei più grandi scrittori del novecento, Premio Nobel nel 1998, autore di alcuni capolavori tra cui Il Vangelo secondo Gesù Cristo, Cecità, Le intermittenze della Morte ed ora questo, Lucernario, che non è un romanzo qualsiasi, ma è il primo romanzo che scrisse, tra il 1949 ed il 1952, rimasto inedito fino ad oggi.
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14 commenti:

Massimo Caccia ha detto...

Saramago è un autore che dovrei riscoprire e con maggior attenzione di quando lo lessi qualche annoi fa. Bell'articolo, quello che hai proposto.
Buona giornata

Rita ha detto...

Grazie Massimo.
Io non ho letto tutto di Saramago, ma almeno Cecità, Il vangelo secondo Gesù Cristo, Le intermittenze della morte e anche quest'opera prima (ma già incredibilmente matura nei contenuti e nello stile) sono imperdibili.
Ti seguo sempre, eh, pure se non commento. :-)

Anonimo ha detto...

adoro Saramago..
Ovviamente non avrei mai immaginato di poter leggere di lui qualcosa di inedito e postumo, ma la trama che hai descritto nel link mi incuriosisce.
non vedo l'ora di leggerlo!

ciao!!

Rita ha detto...

Ciao Rò, infatti anche a me ha colpito tanto questo fatto di poter leggere di lui qualcosa di inedito.
Sai, quando muore un bravo scrittore, un bravo regista, artista ecc. si prova sempre un dispiacere al pensiero che non si potrà più fruire della sua opera e scoprire che invece, in certi casi, non è così, rinfranca l'animo.
Sua moglie sostiene che forse in lui c'era proprio questo desiderio, di offrire al lettore qualcosa di suo anche dopo la sua morte e che anche per questo non aveva voluto che Lucernario fosse pubblicato finché era in vita. Come una pianta che continua a crescere, anche dopo che chi l'ha seminata se n'è andato...

eustaki ha detto...

pesante il sara, mi è piaciuto la zattera di pietra, ma lo trovo uno scrittore, sì, di pietra. altri rimasti chiusi sul comodino dopo le prime pagine. in ambito 'lusofono' il mio preferito è guimaraes rosa, un immenso fiume di pianura in piena...

buona estate

Rita ha detto...

Ciao Eustaki,
non conosco lo scrittore che citi, vedrò di approfondire.
Io non lo trovo pesante Saramago, forse inizialmente ho avuto un po' di difficoltà con la prosa de Il Vangelo secondo Gesù Cristo per l'uso particolare della punteggiatura (e pure in Cecità, se non ricordo male), ma se si riesce ad abbandonarsi al suo stile, poi riserva sorprese infinite.
Un saluto e grazie per essere passato. :-)

Dinamo Seligneri ha detto...

Cecità mi piacque tanto, ma La zattera di Pietra l'ho abbandonato ed anche un altro Il viaggio dell'elefante. Mi è piaciuto invece Saggio sulla lucidità, per la sua qualità artistica anche se devo dire che la qualità dei contenuti - centrale nel romanzo - è poco lucida, secondo me, in quanto assistiamo a una vaga e sterile denuncia del potere, declinato nelle forme più comuni e ridondanti tra quelli offerti dalla fabbrica dell'immaginario culturale contemporaneo: il qualunquismo, lo stragismo di stato, il palazzo, la corruzione politica ecc...

Saramago, per me, è un bravo scrittore, ma molto molto sopravvalutato. Anche la sua poetica, che nasce dalle suggestioni latinoamericane del realismo magico, oltre a qualche artificio ben calibrato (e non sempre) e ad alcune sonorità inconfondibili, non sposta molto in avanti il cammino della letteratura: c'è da chiedersi come abbia vinto il Nobel...

Rita ha detto...

Ciao Dinamo,
secondo me le opere migliori di Saramago - premettendo che non ho letto comunque l'intera sua produzione - rimangono Il vangelo secondo Gesù Cristo e Cecità perché lì ha una visione più universale e lucida dell'esistenza (anticipata peraltro in questo primo Lucernario). Le altre mi pare che rimangano, come dici tu, un po' troppe legate a determinati stereotipi, anche condizionati dalla politica del suo tempo. Certamente ci sono autori che meritano Nobel e non li prendono (io penso sempre al mio adorato Philip Roth... inconcepibile per me che non l'abbia ancora preso, ma penso pure di conoscerne le ragioni, è uno scrittore ebreo che non parla dell'Olocausto e che è contro Israele), altri che pur essendo ottimi autori non danno poi comunque un contributo così rivoluzionario alla letteratura nel senso, come dici tu, nel senso di innovarla o farla procedere oltre, invece lo prendono. Credo comunque che il Nobel lo si dia anche - anzi, soprattutto - quando si rende un servizio all'umanità tipo far conoscere anche la determinata situazione politica di un paese o quando si scardinano alcune convinzioni culturali mostrandone una visione inedita. Ecco, ne Il Vangelo secondo me ha compiuto una rivoluzione di questo tipo. Senza scrivere un saggio ideologico, con la sola fantasia, ha messo in discussione il cristianesimo. Romanzo godibilissimo peraltro.
Un'altra cosa, gli autori premi Nobel che conosco comunque vedo che riescono ad arrivare anche ai lettori meno esigenti, ossia si rivolgono ad un pubblico molto esteso, non sono intellettuali che parlano ad altri intellettuali. Ecco, forse una delle condizioni per il Nobel è anche questa, non si cerca l'opera appunto rivoluzionaria, ma l'opera che possa arrivare a tutti.
E allora Borges? Pare che a lui il Nobel non l'abbiano dato perché fosse andato a cena con Pinochet. Certo, discutibile l'andare a cena con un dittatore, ma la validità di un'opera è un conto, l'etica dell'autore un'altra. Insomma... i requisiti per il Nobel sono tanti e non tutti rivolti solo all'opera in sé, mi sembra di capire.
Buona giornata. :-)

Dinamo Seligneri ha detto...

Biancaneve, ti mando un link sul premio Strega, è un post scritto da un bravo scrittore italiano, Garufi.

Ora, se queste sono le condizioni che ci vogliono per vincere un premio nazionale di letteratura, figurati a livello internazionale quanti altri ce ne servono.
Joyce cmq il Nobel non lo prese, Céline non lo prese e ce ne sono a iosa... però l'hanno dato a Dario Fo. Cioè, voglio dire, va bene farsi pigliar pei fondelli ma si dessero pure na regolata.

il link al blog di Sergio Garufi che vorrebbe che lo Strega quest'anno lo vincesse Emanuele Trevi che mi pare hai intervistato per Mentinfuga (bella intervista tra l'altro):

http://lavienbeige.wordpress.com/2012/06/30/il-premio-strega-a-trevi/

Rita ha detto...

Alla fine non ha vinto Trevi, ma Piperno. Uno scarto di pochissimi punti peraltro. Solo di due, se non erro.
Grazie mille per il link, poi lo voglio leggere con calma perché mi incuriosisce molto questa cosa della condizioni.
Quindi alla fine si tratta di partecipare ad un concorso, tipo quelli statali? :-D
Scandaloso che Joyce e Céline non abbiano preso il Nobel, ma l'abbia preso Fo. In effetti sì... l'ho sempre pensato anche io.
E invece di Pamuk, premio Nobel anch'egli, che mi dici? Lo conosci? Io ho letto un suo breve saggio che poi è il discorso che scrisse proprio in occasione del Nobel, ma ogni volta che ho provato a prendere in mano qualche suo romanzo in libreria poi l'ho sempre rimesso giù, non mi ispirava.

Dinamo Seligneri ha detto...

E' tutto no scandalo sto mondo delle lettere... è una noia mortale. Ritrovare al suo interno le stesse volgarità che ci sono dietro ai concorsi pubblici, alle assegnazioni delle cattedre universitarie, alle beghe e ai maneggi sul lavoro, al sistema clientelare delle assunzioni... e poi ci meravigliamo che alcuni decidono di vivere isolati, almeno la loro vita di scrittori... ci credo.
oggi, tra l'altro non si può nemmeno più fare l'eremita, ci ho scritto anche un raccontino brevissimo che fa così (rubo poco spazio):

EREMITA E' BELLO

Questa è la storia di un tipo che gli piacerebbe assai a fare l'eremita ma siccome si è iscritto a fb, a tw, a blog, e ha il pc, l'eremitaggio gli è diventato un mestiere proibitivo.
Allora, alla fine, rinuncia.

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Pamuk non l'ho letto nemmeno io... non saprei aiutarti.

ciao

Rita ha detto...

Ah, bellissimo il raccontino. Un aforisma dei nostri tempi quasi.
Per fare l'eremita l'unica è scrivere e tenersi tutto nel cassetto, oppure bruciarlo, con gesto davvero nichilista. :-D

Io per ora ho solo il blog. FB e TW non mi avranno mai. Pure se indirettamente poi comunque su FB uno ci va a finire perché magari pubblichi un pezzo che viene condiviso e "piaciuto".
Mah, che ti devo dire, mi pare che sì, il mondo delle lettere non sia diverso da qualsiasi altro settore. Non so se solo in Italia o anche altrove funzioni così. Ma penso anche altrove.

Donna con Fuso ha detto...

stavo cercando una recensione su questo libro e sono capitata qui
e ne sono molto felice perchè hai usato le parole in modo splendido, per descrivere qualcosa che non lo è per niente, purtroppo :(

un saluto letterario da NYC
Dcf

Rita ha detto...

Ciao Donna con Fuso,
ti do il benvenuto sul mio blog innanzitutto.
Ti ringrazio per i complimenti, ma non ho capito esattamente a cosa ti riferisci quando dici "per descrivere qualcosa che non lo è per niente": al romanzo in sé o alle miserie quotidiane di cui si parla nel romanzo?
Ricambio il saluto dall'afosa Italia (ma mi sa che anche New York in estate è parecchio torrida, no? Non ci sono mai stata, ma è una delle prossime mète che mi sono prefissa di visitare).