giovedì 12 ottobre 2017

Il danno del procrastinare


Per tanti anni ho rimandato a domani quello che avrei potuto fare subito.
Sapevo che il prosciutto, i salumi, la carne che mangiavo in generale venivano prodotti in modi terribili e che tantissimi animali dovevano soffrire e morire per questo. Però mi focalizzavo sul discorso degli allevamenti intensivi, ossia non mettevo in discussione il concetto stesso di mangiare carne, ma dicevo soltanto che sarebbero dovute cambiare le condizioni di allevamento.
Intanto però, nell'attesa di un miglioramento di queste condizioni - che non avverrà mai poiché inconciliabile con il fine del profitto - continuavo a mangiare prosciutto, salame e carne provenienti da lager infernali. Così sostenendo e restando complice di sofferenza inimmaginabile. E, quel che è peggio, continuavo a dichiarare di amare gli animali. 

E tu, cosa pensi di fare? Continuare a rimandare ancora o dissociarti oggi stesso da un sistema che produce orrori indicibili? 

Nella foto: un'immagine ottenuta dal team investigativo Free John Doe all'interno di uno dei tanti allevamenti italiani fornitori di prosciutto. L'immagine, pubblicata sulla pagina Facebook del gruppo di supporto, riporta la seguente didascalia: "La morte dimenticata di un maiale in un allevamento. Ha circa quattro mesi di vita, un'emorragia al naso e vari lividi sul corpo. Probabilmente è stato calpestato dai suoi simili all’interno di un recinto di pochi metri quadrati dove sono stati rinchiusi troppi animali. Quanto ci vorrà perché il suo decesso venga notato dagli allevatori? Quante ore ancora la sua carcassa rimarrà per terra, immersa nei suoi stessi escrementi? Quanto passerà prima che gli altri maiali si accaniscano sul suo cadavere e lo divorino?
Per il team investigativo di Free John Doe il momento più difficile è trovarsi di fronte a scene come queste. Testimoniare la morte e la sofferenza affinché la gente sappia, affinché le cose possano cambiare."

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