venerdì 30 marzo 2018

Il mio rapporto con la religione

Da piccola chiesi al prete che mi insegnava catechismo come avesse fatto la terra a popolarsi, dal momento che dalla prima coppia creata, Adamo ed Eva, nacquero due maschi. "Si sono accoppiati con la madre?", chiesi, con una certa ingenuità, ma anche evidente senso critico accompagnato da un pizzico di sarcasmo.

Mi sono sforzata per un po' di "credere" per essere come le mie amichette che andavano a messa e qualche volta ci andavo anche io, ma non sono mai stata convinta dell'esistenza di Dio e della verità delle cosiddette sacre scritture, nemmeno da bambina.

Mia madre era credente, ma più che una fede bigotta, aveva una fede semplice e irrazionale/scaramantica, più vicina al pensiero magico, che non ai dogmi religiosi; confidava nella protezione dei santi, nella divina provvidenza che non abbandona mai, nella preghiera diretta e senza intermediari. Mio padre una volta mi disse che i preti gli sembravano dei "bacarozzi neri", per scherzo, e da quella volta anche io li ho sempre chiamati così. 
Memorabile quella volta che accesi la radio e capitò per sbaglio di sintonizzarsi su una stazione che stava mandando una messa in diretta e io, molto piccola, dissi: "papà, spegni, ci sono i bacarozzi neri che parlano".

Le feste religiose mi sembrano reliquie di un passato oscuro che ancora sopravvive.

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