lunedì 25 giugno 2018

Il leone e la gazzella in versione intellettuale

Una delle obiezioni più comuni che i carnisti muovono a chi tenta di fargli capire quanto sia ingiusto sfruttare, uccidere e mangiare animali è che i moderni allevamenti, per quanto aberranti, in fondo sono soltanto la maniera in cui noi ci siamo naturalmente evoluti, in quanto specie intelligente e che usa la tecnologia, rispetto agli altri animali predatori. Quindi non faremmo nulla di più o di diverso rispetto a quello che fanno gli altri animali predatori.
La fallacia logica di questo ragionamento, soltanto leggermente più articolato rispetto a quello del "leone e la gazzella" consiste nel ritenere naturale la pratica di allevare animali, che invece è un prodotto culturale; certo, mi si obietterà, ma la cultura è il modo in cui si evoluta la nostra natura. Peccato che la nostra natura non sia quella di essere predatori e ritenere naturale opprimere, uccidere e schiavizzare è come ammettere che siamo una specie davvero malvagia, irrazionale, incapace di reprimere i nostri istinti più brutali. 
Si cade dunque qui nella seconda fallacia logica del ricorso alla natura per giustificare la violenza, salvo poi, in altre occasioni, ritenere la nostra presunta natura più evoluta, morale, logica, razionale, intelligente e dotata degli altri animali.

Delle due l'una: o siamo belve inferocite (ma allora perché adottare l'etica in altre circostanze? Perché allora non uccidere sempre e comunque per il solo piacere e bisogno della violenza? E inoltre le belve diventano feroci solo quando si sentono attaccate o hanno fame e non è il caso nostro, dal momento, che abbiamo a disposizione un'enorme quantità di alimenti, oltre alla carne e derivati), o siamo animali capaci di discernere e adottare comportamenti più giusti e equi.

Dal momento che allevare, uccidere e mangiare animali non è necessario, fatevi una domanda (chi sono, chi penso di essere, come voglio essere?) e datevi la risposta.

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