giovedì 22 agosto 2019

Antispecismo ed economia

Se i governi avessero veramente a cuore le sorti del pianeta dovrebbero tassare tantissimo i prodotti d'origine animale, aumentarne i costi in modo esagerato, così da disincentivarne il consumo e smettere di dare incentivi agli allevatori,  favorendo invece le aziende che accettano di riconvertire la propria produzione; poi dovrebbero tassare tutto ciò che consuma risorse idriche, energetiche e terreni con un rapporto sbilanciato di produzione. Produrre vegetali consuma risorse idriche, ma il rapporto è inferiore rispetto alla produzione di carne che si ottiene con gli stessi quantitativi di acqua ecc.

Questo che sto facendo non è un discorso propriamente antispecista perché l'antispecismo mette in discussione lo specismo, ossia il diverso sistema di valori in cui inquadriamo gli altri animali - e questo a prescindere dall'impatto che l'allevamento ha sul nostro pianeta -, ma sicuramente la liberazione degli altri animali passa anche attraverso un ripensamento dell'attuale economia, purché non si avalli il concetto di carne felice del contadino o metodi di allevamento più ecologici.

Diciamo che a una lotta dei consumi di prodotti che derivano dall'uccisione e sfruttamento degli altri animali va necessariamente affiancata anche quella contro lo specismo inteso come pensiero antropocentrico che considera gli altri animali inferiori e quindi sacrificabili per i nostri interessi.

Io non penso che ci sia un antispecismo politico e uno non politico, l'antispecismo è uno; semmai ci sono diverse strategie da applicare per arrivare alla liberazione animale e una può essere appunto quella di combattere l'economia attuale. Ma la lotta all'economia slegata da un discorso etico che includa il rispetto degli altri animali, lascerà sempre aperta la questione della sacrificabilità degli altri animali che potrebbero essere usati in modo meno impattante o in altri modi.

2 commenti:

Filippo ha detto...

Apprezzo leggere le tue posizioni antispeciste, ma le trovo davvero radicali. Ad esempio la mia fede in Cristo non può non farmi avere una visione antropocentrica. Però tale fede difende anche una visione di convivenza armonica tra le specie.

Rita ha detto...

Beh, l'antispecismo è radicale perché mette in discussione proprio l'antropocentrismo e il nostro rapporto con gli altri animali. Io non sono credente, mi definisco agnostica, ma se anche lo fossi non penso che per questo rifiuterei l'antispecismo. Voglio dire, non c'è nessuna ragione sensata per giustificare il dominio e lo sfruttamento degli altri animali, no?
Anche a voler pensare dal punto di vista di un credente che creda che l'essere umano sia superiore agli altri animali, non è motivo sufficiente per ucciderli, schiavizzarli, usarli. Poi non ricordo che nel messaggio di Cristo ci sia un qualche elemento riconducibile alla giustificazione dello sfruttamento degli animali, anzi, ci sono diversi cristiani delle origini che addirittura sostengono che Cristo fosse vegetariano. Io non sono la persona più adatta a discutere di questo, ma conosco diversi studiosi di teologia antispecisti e vegani, per esempio Alma Massaro ed Enrico Giannetto. Prova a leggere qualcosa di loro, magari troverai posizioni simili alle mie, ma più condivisibili dal punto di vista della tua fede.