venerdì 22 gennaio 2021

La frustrazione del carnista

 


Oggi voglio perdere qualche minuto a provare ad analizzare quel fenomeno cui assistiamo spesso noi persone vegane.

Il fenomeno è quello di ricevere, sotto ai nostri post sullo sfruttamento animale, commenti del tipo: "Ah, stasera mi mangio una bella bistecca al sangue!", oppure altri in cui vengono postati, senza aggiunta di parole, fotografie di maiali arrostiti, grigliate varie ecc. Come se, peraltro, in vita nostra, non avessimo mai visto foto di maiali arrostiti... Basta fare un giretto all'interno di un supermercato per vedere corpi di animali confezionati o appesi al gancio di una macelleria. Quindi dove sarebbe la novità? Cioè, che tipo di informazione pensa di darmi la persona che commenta così? Che gli animali continuano a venire sfruttati e uccisi? Beh, lo sappiamo.

Purtroppo non lo fanno soltanto i troll, ma anche amici e conoscenti e persone che reputiamo intelligenti.

(Beh, a volte si tratta anche semplicemente di idioti, ma non è su queste che vorrei soffermarmi).

Non so cosa sperino di ottenere, probabilmente infastidirci e allora  spendiamo due minuti anche sul fenomeno di chi gode nell'infastidire gli altri, come se questo potesse portare chissà quale arricchimento nelle loro vite o sottrarli alla frustrazione che stanno provando in quel momento.

Di recente in un commento a un post di un mio blog, una persona ha scritto "Stasera mi farò una bella pizza al gorgonzola e salame dolce", mancava poco che aggiungesse "alla faccia tua". 

Non so cosa sperasse di ottenere con questo commento, forse la possibilità che le mie convinzioni franassero o suscitarmi invidia o cosa? Sicuramente infastidirmi. Ma infastidirmi per cosa, dal momento che sono perfettamente consapevole di esser parte di una minoranza esigua e so benissimo che nel mondo è ancora considerato normale uccidere e sfruttare animali anche se non c'è più necessità alcuna di farlo?

E veramente il piacere di qualcuno può risiedere nell'infastidire gli altri?

Che vita povera che dev'essere! Io provo piacere quando mi realizzo, quando porto a termine un mio progetto, quando sono felice insieme alle persone che amo, quando faccio qualcosa che mi piace, di certo nei miei desideri di autorealizzazione non c'è quello di infastidire gli altri.

Peraltro il fastidio dato da questi commento è minimo perché più che di fastidio si tratta di un sentimento di disagio e pena per queste persone. Disagio e pena scaturiti dal fatto di assistere a qualcosa di totalmente insensato e stupido.

Io ho mangiato il salame in passato, so cosa sia, mi piaceva anche parecchio, ma quando ho riflettuto a lungo sul tipo di violenza che è necessaria a produrlo, ho deciso che l'attaccamento a un sapore e a un'abitudine non sono più importanti del diritto alla libertà e alla vita di un maiale. E poca importa il modo in cui questo maiale venga allevato e ucciso, è importante invece che continui a vivere e a soddisfare tutti gli interessi tipici della specie cui appartiene, anche se a noi sembrano interessi di poco conto. 

Quello che le persone che lasciano questi commenti forse non comprendono è che noi non rimpiangiamo il fatto di non poter più mangiare bistecche o salame, non ci appare come una rinuncia, esattamente come non ci è mai sembrata una rinuncia non mangiare cani e gatti, bere latte di gatta o mangiare uova di pavone.

I maiali, i polli, i pesci, il latte di mucca, le uova delle galline non li vediamo più come cibo, come prodotto da consumare. Vediamo i polli e le galline e i pesci per quello che sono: esseri intelligenti e capaci di fare esperienze del mondo, esperienze diverse dalle nostre, ma lo stesso piene di significato e valore.

Gli altri animali si mangiano per cultura, per tradizione, perché così ci insegnano da quando nasciamo e ovviamente i prodotti animali vengono messi in commercio per ottenere profitto. 

Tra produttore e consumatore c'è il solito patto della domanda e dell'offerta. Gli animali vengono visti come prodotti. 

 Oltre a questo desiderio di infastidire, c'è dell'altro: sicuramente quello che questi commentatori stanno mettendo in atto è un comportamento di difesa della loro identità carnista e specista. 

Di fronte all'informazione di poter fare un certo tipo di scelta, cioè affrancarsi dal consumo di prodotti che provocano molta sofferenza agli animali - e questa scelta viene presentata attraverso le nostre testimonianze - queste persone si sentono attaccate e giudicate (anche se l'intento del post è magari solo quello di informare sulle procedure di una pratica) e quindi avvertono il bisogno di difendere quella che a loro continua ad apparire come normalità. È una reazione comprensibile, anche se molto superficiale e immediata.

Quello che ci vogliono dire è: noi siamo normali, voi siete pazzi. 

Certo, una scelta così di nicchia che mette in discussione tutto quello che crediamo sia normale - e lo crediamo pure perché supportato da una maggioranza - noi appariamo come dei pazzi estremisti perché va bene amare gli animali, ma addirittura smettere di mangiarli pare un po' troppo. 

Ma se è possibile, perché appare troppo? Appare troppo perché se veramente dovessero ammettere che quello che si fa da secoli è sbagliato, allora dovrebbero rivedere tutte le loro scelte e in primis autogiudicarsi. La domanda che si dovrebbero fare è: davvero con i miei comportamenti e le mie scelte quotidiane sono corresponsabile di tanta sofferenza provocata agli animali e parte di un sistema che annienta migliaia di esistenze e maciulla migliaia di corpi in un batter di ciglio?

Siccome la risposta farebbe troppo male perché a tutti piace pensarsi come brave persone che non arrecano dolore ingiustificato, allora si fa ricorso a tutte le solite obiezioni speciste che conosciamo (e che la letteratura antispecista ha smontato radicalmente). 

In sostanza, il commento "Bistecca tutta la vita!" o la foto della grigliata non è altro che la resa di fronte all'incapacità di approfondire la realtà e le dinamiche che regolano i rapporti tra i viventi, nonché il rifiuto di assumersi la responsabilità delle proprie azioni e delle proprie scelte. 

La foto dell'animale grigliato ribadisce l'ovvio. "Gli animali si mangiano perché si sono sempre mangiati, e non mi importa di approfondire se si possa o meno fare in modo diverso o di conoscere la loro sofferenza, continuo a farlo perché posso farlo, perché è facile, perché la legge me lo consente e tu che invece mi stai suggerendo altro meriti di sparire e di essere ridicolizzato e bullizzato".

Il bullismo, di qualsiasi tipo e in qualsiasi contesto, è sempre un meccanismo di difesa, una risposta, ma non dà soddisfazione piena perché non costruisce nulla, non cura ferite e traumi precedenti, ma si basa solo sull'immediata gratificazione di saper di aver ferito gli altri che, per un attimo, vengono quindi trascinati sullo stesso piano di disagio di chi colpisce. Una sorta di ricerca di malessere condiviso. Come a dire, io sto male, provo disagio, ora ti ferisco, ti bullizzo, così stai male anche tu; e questa momentanea consapevolezza pare alleviare momentaneamente il proprio, di dolore, ma in realtà lo sposta soltanto.

Le persone che più insistono con questo tipo di commenti a volte sono proprio quelle che maggiormente sentono il disagio delle conseguenze delle loro scelte, si sentono in colpa, comprendono di essere responsabili, ma poiché, per vari motivi, non riescono a cambiare, se la prendono con chi invece è cambiato.

Il senso di colpa si trasforma in rabbia e odio. 

Senso di colpa verso gli animali, senso di colpa, impotenza e inadeguatezza verso chi è riuscito a cambiare e ha dimostrato di fare delle scelte adulti e consapevoli. 

Per questo noi vegani diamo così fastidio e infastidiamo: con la nostra presenza ricordiamo agli altri che quello che facciamo agli altri animali è sbagliato e gli provoca sofferenza, ma soprattutto che si può cambiare e agire diversamente. Siamo testimoni scomodi perché facciamo appello a convinzioni profonde e le sradichiamo con la nostre semplici scelte quotidiane.

Mangiamo piselli anziché una bistecca. Si può fare e lo facciamo responsabilmente perché abbiamo detto no alla violenza sugli animali.

9 commenti:

Sergio Pellegrini ha detto...

È vero Rita,mi ha fatto riflettere,quel tipo di risposte fa pensare proprio all'atteggiamento di un bullo,che vuole ferirci.del resto,me ne rendo conto solo adesso da persona umana vegana e antispecista trovare degli argomenti che possano decustruire l'ideologia originaria del veganismo etico non è semplice, più facile passare all insulto piuttosto .la cosa come dici tu alla fine non mi infastidisce neppure più di tanto,quello che trovo giusto è portare alle persone non vegane un messaggio corretto , quello della verità,su cosa realmente facciamo agli altri Animali. non è importante cercare il consenso in quello che diciamo e farsi accettare dal mondo specista e per questo dover sminuire il messaggio.piuttosto spesso rifletto sulle risposte che ho dato o gli atteggiamenti che ho avuto nel mio passato dove mi cibavo di tutto;eccome, se ci penso bene credo di averne dette di cose stupide e riconosco , adesso,che quello che mi dava fastidio era il disagio che provavo davanti ad una realtà per me scomoda da giustificare, insomma non volevo sentirmi accusato.non posso rimediare a questo sono solo felice di aver affrontato la questione seriamente e aver deciso di cambiare il mio modo di vivere e spero che questo accada a tantissime persone che oggi ignorano la questione sofferenza Animale.concludendo aggiungo che mi rattrista molto il comportamento di persone a me vicine che non provano a fare una seria riflessione e piuttosto mi liquidano con sorrisetti e passano con disinvoltura ad altri argomenti.saluti antispecisti, Sergio

Anonimo ha detto...

Comprendo la tua rabbia, ma ti è mai capitato di perdere amici carnivori perchè sei diventata vegana? Io per contro posso dirti che tempo addietro commisi l'imperdonabile errore di postare su fb la foto di una cena dove avevo cucinato un pollo arrosto, e una mia amica, che poi ho scoperto pure essere diventata tua lettrice, mi ha prima rimproverato e poi rimosso dai contatti.
Esiste anche il bullismo dei vegani verso i carnivori, dipinti sempre come dei mostri privi di sentimento, intelligenza e morale. Il consumo di carne è talmente radicato nella società che non può essere preso a cartina unica di tornasole per giudicare se una persona sia buona o malvagia. Ho visto grandi atti di solidarietà commessi dai carnivori e grandi atti di crudeltà commessi dai vegani, e anche viceversa naturalmente.
Una domanda: come mai nella vignetta il carnivoro è dipinto come se fosse un uomo brutto e sciatto? L'assioma quale sarebbe? Tra i carnivori è pieno anche di uomini piacenti eh :) perchè quel body shaming?

Rita ha detto...

@anonimo

Io non sono arrabbiata. Non mi è mai capitato di perdere amici onnivori, dico nella realtà, cioè amici con cui esco e che frequento, ma ho tolto il segui sui social ad alcuni miei contatti che postavano sempre foto di animali ammazzati e cucinati e ne ho rimossi altri con cui ho discusso, ma dove c'è stata una mancanza di rispetto. Non elimino chi non la pensa come me, ma chi mi offende. Il segui a chi posta foto di animali ammazzati lo tolgo perché semplicemente quel tipo di immagine mi dà fastidio, io evito anche di passare davanti al banco frigo del pesce e della carne quando sono al supermercato ed è un mio diritto decidere che tipo di immagini voglio vedere nella mia bacheca; difatti segnalo anche le pubblicità di ristoranti con questo tipo di foto, le segnalo cioè come non pertinenti per me, dal momento che non vado a mangiare in bisteccherie o ristoranti di pesce.
Sì, alcuni vegani possono essere un po' aggressivi e rompiscatole, ma lo fanno perché vedono e comprendono l'oppressione subita dagli altri animali, ma del resto le discussioni accese sono presenti anche in contesti di altri tipi di lotta. Io per esempio ho discusso moltissimo con contatti antispecisti ma non femministi e devo dire che la maggior parte dei contatti li ho persi per questo motivo. Postavano foto sessiste e andavo a commentare, non trollando, ma sempre argomentando, però poi siccome mi rispondevano male, del tipo "ma fattela 'na risata", finivo per toglierli;
Secondo me sono dinamiche normali, quando c'è una discussione animata alla base, ci sta che si possano perdere alcuni contatti. I social funzionano così. Nella vita non virtuale però non ho perso amici onnivori.
Certamente l'essere vegani o meno non è l'unica cartina al tornasole per giudicare se una persona è una brava persona o meno, questo io non l'ho mai pensato, quello che voglio far capire è che però uccidere e mangiare animali, quando non è necessario, rimane di fatto, al netto di tutte le giustificazioni facilmente smontabili che vengono date, una pratica crudele e purtroppo molte persone per bene, brave persone, sono complici di questa pratica crudele, come lo sono stata anche io prima di diventare vegana. Un po' la famosa banalità del male di cui parla la Arendt.
Poi ci sono anche tante persone piene di contraddizioni che aiutano gli animali, pur mangiandone altri, tipo i volontari nei canili e gattili. Ne conosco tantissime e cerco sempre di fargli capire, senza aggredirle, che un pollo non ha meno diritto a vivere del gatto per cui si prodigano tanto.
La vignetta presenta un uomo abbrutito, vero, diciamo sciatto, brutto non saprei, considera che il mio compagno è in sovrappeso, ma a me piace lo stesso. :) La vignetta non l'ho fatta io, se fossi capace avrei potuto metterci anche un uomo bellissimo secondo i canoni attuali, tipo palestrato ecc. e la vignetta avrebbe avuto senso lo stesso, secondo me, perché il punto è far vedere che dietro allo schermo c'è una persona che si sganascia dalle risate solo perché ha scritto "bacon" sotto a un post in cui si parla di veganismo e quindi si ritorna all'analisi del mio post, cioè al fatto che è molto triste che qualcuno si senta gratificato dall'aver trollato - perché questo ha fatto.

Rita ha detto...

@sergio
Certo, giustificazioni stupide ce le siamo date un po' tutti. Io me la raccontavo dicendo "questa è la cultura in cui sono nata e cresciuta, una cultura in cui mangiare animali è normale, quando cambierà, sarò pronta a smettere di mangiarli". In pratica, riconoscevo che si trattava di cultura, ma non volevo assumermi la responsabilità individuale di attuare io stessa quel cambiamento e aspettavo che fossero altri a farlo per me.
Poi ho letto il saggio di Tom Regan I diritti animali e ho capito che non avevo più scuse. Decisi, all'epoca, di diventare vegetariana (all'epoca di veganismo ancora non si parlava molto e veramente pensavo che fosse un po' estremo perché non avevo informazioni sulla produzione del latte e delle uova), poi dopo qualche anno, approfondendo, sono diventata vegana.
Posso dire però di aver sempre avuto una certa empatia per gli animali, cioè gli animali mi piacevano, mi rendevo conto che erano esseri sensibili, intelligenti, con una loro vita e dei loro interessi. Ero una stronza, diciamolo, perché ci ho messo tanto a fare il passo di smettere di mangiarli. Le mie colpe e responsabilità me le assumo tutte.
Rattrista anche a me che le persone a me vicine (parenti, amici stretti) non prendano in considerazione la questione animale e continuano a fare battutine o a parlare in modo specista degli animali, con luoghi comuni e frasi fatte. Comunque almeno, negli anni, alcuni sembrano aver capito meglio. Mio padre, che ora è morto, negli ultimi anni della sua vita mi seguiva su FB e mi diceva che aveva capito il punto, mentre inizialmente mi dava della fanatica estremista. Ci vuole tempo.

Anonimo ha detto...

Quindi se io e te fossimo stati amici su fb e io avessi postato la foto di un pollo cucinato da me, mi avresti tolto dai contatti. Oppure, se avessi deciso di criticarmi, lo avresti fatto probabilmente commentando in pubblico, sotto il mio stesso post. Ma magari avresti anche potuto mandarmi un messaggio privato chiedendomi di rimuovere le foto, e io lo avrei fatto. Siccome i social difficilmente fanno cambiare idea, trovo che entrare a gamba tesa nel profilo di qualcun altro per criticare un post pubblicato sulla sua bacheca ormai sia più che altro invadenza, e serve solo a metterlo in imbarazzo di fronte a tutti gli altri suoi amici. Così come rimuoverlo dai contatti è una forma di emarginazione che è speculare a quella con cui gli hater carnisti sbeffeggiano i vegani. "Sei un mostro, non ti voglio frequentare". Nel caso della persona di cui ti ho parlato, ci vedevamo dal vivo, l'ho aiutata in diversi momenti di difficoltà, frequento ancora degli amici in comune con cui lei nel frattempo ha rotto, ma di fronte ai gesti personali che c'erano stati e che avrebbero continuato ad esserci, lei ha preferito fare l'indignata morale. Capisci che una persona così non è che abbia la mia stima in quanto vegana, ha il mio disappunto in quanto ipocrita e ingrata. Preferisco essere come sono fatto io piuttosto che essere come lei, anche se rimango un carnista.
So che la vignetta non l'hai fatta tu, e so che non l'hai postata per shaming verso i grassi, il mio era un invito a notare come l'associazione visiva del mostro corrisponda a quello dell'uomo grasso. Temo che se al suo posto ci fosse stata una donna grassa, qualcuna avrebbe avuto da ridire :) poveri uomini brutti: soli, isolati, incompresi, seduti dalla parte del torto (qua sto esagerando apposta) :) ciao!



Rita ha detto...

@anonimo
Non ti avrei tolto dai contatti, magari avrei tolto il segui, ma sicuramente molto sarebbe dipeso anche dalla qualità dei tuoi interventi. Mi spiego: se un mio contatto posta riflessioni interessanti su argomenti di mio interesse e se ho un rapporto di amicizia reale con lui, non lo elimino da FB solo perché ha postato la foto di un pollo arrosto. Magari sì, gli scrivo in privato dicendogli che mi ha dato fastidio quella foto, ma più che fastidio io direi dispiacere, un pollo è un individuo e vederlo arrostito mi provoca dispiacere. Oppure avrei commentato, ma io difficilmente lascio commenti acidi, in genere scrivo cose come "poverino, mi dispiace per il pollo". Comunque, una cosa importante che mi preme dire è questa: molti vegani possono essere stronzi perché siamo tutte persone di vario tipo e spesso addolorate e frustrate (sì, pure noi frustrati pure se per altri motivi rispetto ai carnisti) per le continue sollecitazioni esterne che subiamo nostro malgrado, ma questo non vuol dire che la causa che difendiamo non sia giusta.
Concentriamoci di più sugli animali, che non sui loro portavoce. ;)
Ciao e grazie per il tuo commento.

Rita ha detto...

P.S.: c'è differenza tra eliminare un contatto e togliere il segui. Togliere il segui è un'opzione diversa in cui accade che la persona rimane tra i tuoi contatti e quando lo decidi tu puoi andare a vedere la sua bacheca, commentare e tutto, ma non ti compaiono più i suoi post in home. Io ho tolto il segui per esempio anche a molti contatti antispecisti perché magari postavano troppi video di violenza sugli animali e poiché io sono già informata su alcune pratiche, non ritengo di dovermi sottoporre a ulteriore stress. Sono ancora miei amici su FB, ma non vedo i loro post in home.

Rita ha detto...

P.P.S.: su Instagram invece togliere il segui ha un altro significato. Ma sopra si parlava di FB.

Rita ha detto...

Comunque sulla vignetta hai ragione, fa uso di uno stereotipo secondo cui gli uomini sciatti, in sovrappeso ecc. siano anche stupidi, rozzi, volgari. Non è così. Si può essere sciatti (poi che vuol dire?) e in sovrappeso per tantissimi motivi e assolutamente non volevo comunicare questo tipo di messaggio. Ormai l'ho postata e la lascio, ma accolgo l'obiezione e non la userò più.